koyaanisqatsi regia di Godfrey Reggio USA 1982
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koyaanisqatsi (1982)

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locandina del film KOYAANISQATSI

Titolo Originale: KOYAANISQATSI

RegiaGodfrey Reggio

Interpreti: -

Durata: h 1.20
NazionalitàUSA 1982
Generedocumentario
Al cinema nel Luglio 1982

•  Altri film di Godfrey Reggio

Trama del film Koyaanisqatsi

Crolli di palazzi, disastri naturali, visioni accelerate di tramonti: tutti luoghi in cui il mondo sta in precario equilibrio, cioé in ""koyaanisqatsi"", come dicono gli indiani Hopi.

Film collegati a KOYAANISQATSI

 •  POWAQQATSI, 1988
 •  NAQOYQATSI, 2003

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Voto Visitatori:   8,95 / 10 (33 voti)8,95Grafico
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Voti e commenti su Koyaanisqatsi, 33 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  18/04/2025 11:06:12
   9 / 10
Fu un fulmine a ciel sereno l'uscita di KOYAANISQATSI (per il quale bisogna anche ringraziare il visionario Coppola) così come fu fulmineo il rapporto tra il cinema e Godfrey Reggio che, senza averlo studiato ma semplicemente avendolo scoperto, esordì con un vero capolavoro. Si tratta di cinema o di videoarte? E' un film o un documentario? Queste domande, nel periodo storico in cui ci si chiede cosa sia arte e cosa no, sono fin troppo scontate ma non vanno liquidate.
Parliamo certamente anche di un cinema concettuale e di un cinema primordiale, cioè di un cinema che vuole "mostrare qualcosa" senza raccontarlo in altri termini, soprattutto nella prima parte dove si lascia spazio ai paesaggi, al trittico terra-acqua-aria e alla magnifica quantità di dettagli che solo la natura può regalare.
Poi si passa all'impatto dell'uomo e alla presa di posizione dell'uomo sul mondo. Ecco: qua il concetto di videoarte già si dissolve, perché inizia ad essere raccontato qualcosa, anche senza una storia, e viene raccontato con una determinata logica discorsiva ed un movimento ed una transizione emozionale che generano più di qualche "percussio animi". Le musiche di Philip Glass sono stratosferiche, sono di un synth e di un elettronico puri e mai forzati, sono scurrili come la più bella delle melodie e sono letteralmente ipnotiche. Come le immagini del resto: è mai stata immortalata una metropoli in maniera così bella? La sua notte, le sue luci, il suo traffico. E' mai stato utilizzato il time-lapse in questa maniera prima di questo film? Quanto sono belle queste sequenze velocizzate che immortalano né più né meno la nuova società di massa, sulle note di organi e tastiere!
E qua sorge un'altra questione, molto interessante artisticamente, che parte dalla crisi delle intenzioni. L'autore vuole mostrare un mondo che si sgretola, che più va in tumulto e più si auto-distrugge, paragonandolo ad un razzo che fa un gran trambusto per poi cadere. Ma chi non ha quest'idea anti-capitalista può vederla al contrario, tranquillamente, ed osservare degli aspetti del nostro pianeta e della nostra specie tutt'altro che terribili ma miracolosi e stupefacenti, che mostrano come siamo diventati degli animali che dominano un caos indicibile e capaci di cose megalitiche e fantascientifiche: in altri termini gli esseri perfetti. Il bello dell'arte, quando c'è ed è di ampio respiro, è anche la libertà interpretativa.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/04/2025 13.09.30
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MM11  @  21/01/2009 06:43:09
   10 / 10
Dovremmo solo ringraziare chi ci ha permesso di vedere il mondo in questo modo..
Senza parole.

Il mio primo 10, Koyaanisqatsi.

1 risposta al commento
Ultima risposta 30/01/2013 00.42.49
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Titto  @  15/12/2006 03:28:01
   6 / 10
Film riuscitissimo per le intenzioni del suo creatore Reggio, il quale a differenza di quanto si pensi non è il regista vero e proprio dell''opera ma l''ideatore, insomma il padre. Le inquadrature e lo stile visivo vennero affidate a un direttore della fotografia di cui non ricordo il nome.. cmq Reggio lo ha dichiarato apertamente in molte interviste, tessendone le lodi spesso in modo esagerato, quasi ad attribuirgli sibillino tutti i pregi e i difetti. Reggio del resto non è regista.
Reggio è un frate.
Ebbene si, un giorno della sua giovinezza l' adolescente (e poco palpitante) Reggio si illuminò e decise di passare molti anni della sua vitaa riflettere in una specie di convento religioso di clausura. Quando usci nel mondo esterno in uno stato simile al Nirvana partori quest''opera e, come fece Gesù duemila anni fa, ci schiaffò la verità in faccia.
In realtà la sua verità non era molto innovativa, anzi era piuttosto usata e abusata gia all''epoca, tutti sappiamo che il disequilibrio nel società aumenta sempre più a causa della tecnologia, e negli anni ''80 si cominciava a divulgare in modo massiccio questa opinione che oggi è diventata di dominio pubblico...infatti.

Forse Reggio non lo sapeva....
Comunque il film ha una poesia incredibile e innegabile, anche grazie alle musiche di Glass (che è bravissimo ma ha un pò rotto le balle...), ma anche e soprattutto grazie a quella struttura concettuale che lo rende unico in questo genere. Beh insomma proprio unico no, diciamo che ha rispolverato uno stile caro agli anni'' 30 soprattutto nel cinema tedesco. Cmq dopo l''avvento del sonoro questo è stato il primo film a basarsi su regole diverse.

Quindi genio.

Non proprio

Il secondo capitolo ridimensiona un pò tutto: ansimante e fastidioso.
A differenza della prima opera che era seriosa ma candida, questa è "già vista" e saccente.
Troppo

A llivelli di santone....

E'' da questo film che Reggio si fa quasi scoprire.
Si intuisce che, subdolamente, Reggio vuole illuminarci, insomma vuole che impariamo da lui e lo fa tramite la potenza delle immagini e della musica.
Curiosamente infatti il successo di Koyan...(che all''uscita fu considerato un capolavoro...ma nel suo genere...) si interruppe bruscamente all''uscita della seconda parte, che non era di sicuro all''altezza del primo e che sembrava appunto "cospirare" qualcosa... I due film svaniscono e per anni il pubblico se ne scorda l'esistenza.

Reggio non è più candido....
E nemmeno un genio alternativo.
Intanto il mondo va in malora e Reggio si incazza...
Nasce Naqoya..... il punto conclusivo del triangolo della cospirazione reggiana.
Visivamente perfetto e innovativo come il primo capitolo fu all'epoca, tecnicamente un capolavoro, una goduria per i fan... a differenza del secondo, è in piena simbiosi con il periodo anni '90, ma le metafore e i giochi d''immagine diventano troppo grezzi ed evidentii, tanto da far intuire che Reggio non vuole più affascinarne il pubblico con la bellezza ma vuole essere popolare, ci deve dire qualcosa e anche in fretta perchè è diventato un gran casino qui sulla Terra.
E scoppia il pastrocchio, il film passa quasi inosservato nei cinema di tutto il mondo, viene anche deriso per l'ansia espressa... solo dopo qualche anno esplode il bum in tutta Europa, ovviamente in dvd... ovviamente solo per alternativi, anzi alternativissimi. Insomma chi ha la trilogia è avanti un sacco...... e non si ferma a riflettere...

In realtà, almeno per me la trilogia è un mezzo pastrocchio e non sono l'unico,esiste un'ampia corrente di pensiero contro le opere subliminali di Reggio a fini divin-personali... E' uno stile molto delicato, non può essere scorretto...

La trilogia è partita benissimo con il primo, che doveva essere l' unico, poi col successo è nato il secondo, obbiettivamente brutto e con poca fantasia (oltrechè presuntuoso) e in fine il terzo, la gran bagarre... e tutto questo perchè un uomo tanto caritatevole ci ha voluto bene e ci ha voluto dire, grazie alla sua infinita saggezza, che la via del peccato è stata imboccata già da molti anni e che tutto finirà presto se non scegliamo la via della Redenzione.
Reggio Maestro di Vita ricordato nei secoli... avrebbe voluto
Inece no,
Se fosse stato meno saccentello forse si.
Ma è stato rovinato dal primo peccato capitale....
Peccato, un'occasione persa
Ciao Godfrey

Ma ora è giunto il momento della redenzione...
Prostratevi
Chissà poi.....





6
Non male, avrebbe potuto essere migliore.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 14/07/2009 14.52.56
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  03/10/2005 12:03:54
   10 / 10
Koyanisquatsi:la vita in tumulto. Già dal titolo (è una parola del linguaggio Hopi) è evidente l’intento di disegnare una parabola contro il moderno sviluppo della società.
Cerchiamo di capirci immediatamente Koyaniquatsi non è un documentario e non va considerato come tale solo per il fatto di costruire la sua struttura semantica prescindendo in maniera totale dalla parola. D'altronde già Murnau col “Faust” (film muto senza didascalie) aveva dimostrato che si poteva fare a meno della parola perché la purezza del linguaggio cinematografico sta nell’immagine; e Koyanisquatsi si impone innanzitutto visivamente, per le splendide immagini ed una fotografia lucida e immaginifica.
Il metodo usato per costruire un discorso in questa opera è quello noto dai tempi di Ejzenstein ed è chiamato montaggio per attrazioni. Esso fa riferimento all’instaurazione di una relazione di tipo dialettico fra due piani contigui, dalla quale scaturisce un concetto. Come giustamente nota F. Schillaci , in questa opera tale tipologia di montaggio è da intendersi in una accezione più generalizzata, potendo, con uguale efficacia, un tale tipo di correlazione essere instaurato "a distanza" fra piani non contigui, anzi appartenenti a diverse sequenze, oppure essere perfino esteso a livello di sequenza anziché di piano. Perciò oltre ad una grande opera di regia il film è anche una grande opera dal punto di vista del montaggio.

Il film può essere suddiviso in sei sezioni. Mentre nelle prime cinque la struttura crea un “crescendo” e quindi sia le immagini che la musica passano gradualmente dalla rarefazione ad una forte intensità ritmica, la sesta invece è più statica fungendo da introduzione all’epilogo. La tendenza generale dunque è quella di assecondare a livello di montaggio il progredire del dinamismo tematico attraverso un ritmo progressivamente più serrato.

Un'opera d'arte che fece scuola.


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Ultima risposta 03/10/2006 12.34.48
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