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Immagini sublimi di Godfrey Reggio come nel primo capitolo. L'uomo che prende dalla natura e si appropria delle risorse... alcuni primi piani a seguire dei bambini veramente incredibili.
Mi risulta difficile dare un voto. Questo secondo capitolo diretto da Reggio mi ha colpito più del primo sotto molti aspetti, specie la prima parte che ho guardato con le lacrime agli occhi per la bellezza visiva sfolgorante. Al contrario poi non si mantiene su questa lunghezza d'onda per tutta la sua durata, e la seconda parte è meno incisiva. Insomma, se devo fare un paragone lo trovo bello quanto il primo, né più né meno.
Sarà perché l'essere umano che viene rappresentato è soprattutto quello dei paesi meno civilizzati, intrisi dello sporco e della vitalità della loro terra. è pur sempre un'umanità che scompare lentamente, oppressa da qualcosa più grande di essa per continuare a vivere.
Powaqqatsi è un progressivo distacco dell'uomo dalla natura stessa che fornisce frutti e risorse. Partendo dalle cosidette comunità del terzo mondo, si avvia un processo perverso che le conduce verso quell'orizzonte alienante tipico della civiltà occidentale avanzata. L'ho trovato meno affascinante di Koyanisqatsi, probabilmente perchè possiede un approccio più didattico, più ragionato e emotivo del precedente lungo metraggio.
Non mi ha convinto in pieno come il suo predecessore, colpa alcuni punti eccessivamente morti. Rimane comunque un'ottima opera. Affascinanti come sempre le musiche di Glass.
Powaqatsi: vita in mutazione. Il secondo capitolo della trilogia è secondo me il meno bello. Questa volta l'attenzione è spostata più sull'uomo, ma pur avendo ancora una splendida fotografia il film resta meno impresso nella memoria rispetto al primo. Infatti anche essendo più raffinato in alcune riprese e in alcune scelte di montaggio, il film non colpisce come il precedente. La pecca principale del film è di non riuscire a mantenere lo stesso fascino per tutta la sua durata e ciò probabilmente è dovuto ad alcune "attrazioni" che risultano forzate nel voler a tutti i costi inserire un messaggio. Resta un'opera di assoluto interesse, ma non raggiunge le vette del primo.
Che dire? Il secondo della trilogia che isegna a tutti come debba essere girato un film...
Musica, immagini che corrono...
Concepire e girare solo i primi 10 min. che poi sarebbero la presentazione prima dei titoli di testa... è assurdo... Con una fotografia che ha del sublime un enorme "cantiere" di uomini di colore trasporta dei sacchi nel fango... finchè l'immagine si allarga all'inverosimile facendolo apparire identico ad un grande formicaio... bisogna vederlo per capire... mestoso!
Da li, si dipana il tema principale del film che stavolta è dedicato alla persone, alle diverse etnie, con particolare focalizzazione sulle popolazioni del sud del mondo, ed il loro rapporto con il lavoro/progresso.