naqoyqatsi regia di Godfrey Reggio USA 2002
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naqoyqatsi (2002)

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locandina del film NAQOYQATSI

Titolo Originale: NAQOYQATSI

RegiaGodfrey Reggio

Interpreti: -

Durata: h 1.39
NazionalitàUSA 2002
Generedocumentario
Al cinema nel Luglio 2003

•  Altri film di Godfrey Reggio

Trama del film Naqoyqatsi

L'opera che chiude la trilogia di Qatsi, è strutturata in tre movimenti: il primo, Numerica.com, è un viaggio attraverso l'evoluzione del linguaggio dell'uomo; il secondo, Circus Maximus, mette in risalto il fatto che la fama di successo e il denaro siano in testa ai valori dell'uomo globalizzato; il terzo, vuole evidenziare i danni della velocità.

Film collegati a NAQOYQATSI

 •  KOYAANISQATSI, 1982
 •  POWAQQATSI, 1988

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Voto Visitatori:   7,94 / 10 (9 voti)7,94Grafico
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Voti e commenti su Naqoyqatsi, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  21/01/2013 23:33:53
   7½ / 10
Terzo capitolo della trilogia di Reggo, affascinante come sempre grazie anche alle musiche di Glass, le immagini un pò meno perché questa volta si rifanno più al "virtuale" di un'umanità completamente artificiale.
Ma sempre un grande esempio di cinema oltre ogni barriera linguistica.

Weltanschauung  @  23/05/2012 10:59:27
   8 / 10
Godfrey Reggio è una delle figure di spicco del cinema d'avanguardia statunitense.
Convinto sostenitore dell'inadeguatezza del linguaggio come mezzo espressivo, dopo anni trascorsi in contemplazione e meditazione, cominciò a considerare la creazione di una forma cinematografica massimalista.

Risalgono agli anni '80 le sue prime sperimentazioni di cinema inenarrabile, basate su un massiccio connubio tra musica ed immagini. Il concept di base, seguendo la lezione di Dziga Vertov, era quello di andare a selezionare alcune situazioni della vita reale e di riproporle poi su schermo, senza un filo logico, senza narrazione e creando una sorta di spettacolo visivo.

Divenne famoso per la trilogia "Qatsi", che si aprì nel 1982 con il controverso "Koyaanisqatsi" ("vita in disequilibrio"), in cui la rappresentazione ipnotica di una società urbana nordamericana, sopraffatta dalla tecnologia e totalmente slegata dall'ambiente naturale, si andava ad amalgamare eccellentemente con l'empirismo musicale di P.Glass.

Seguì "Powaqqatsi" ("vita in trasformazione), un lavoro molto più cadenzato, con un largo utilizzo dello slow motion, in cui Reggio scelse di andare in alcuni paesi in via di sviluppo quali Perù e Kenya, con il preciso intento di scorgere la collisione viscerale dei nuovi elementi tecnologici nelle relazioni tra le persone del posto. Nel 2002 infine, presentato fuori concorso alla 59a Mostra del Cinema di Venezia, chiuse la trilogia con "Naqoyqatsi ("una vita di reciproci omicidi"), prodotto dal noto Steven Soderbergh.

In quest' ultimo lavoro il regista americano decide di dedicarsi ad una silente osservazione del modus vivendi dei Paesi sviluppati. La colonna sonora è ancora una volta opera del fedelissimo Glass che a sorpresa, però, stavolta la scinde volutamente dalle immagini, ed invece dell'elettronica, che avrebbe legato perfettamente con l'astrattività del film, vira su musiche acustico-sinfoniche con venature esotiche.

Il film si divide concettualmente in tre parti. La prima, intitolata Numerica.com è un trionfo di codici alfanumerici e di frattali: è l'allegoria della comunicazione moderna, ridotta ad informazione binaria fredda, idrofoba e pervasiva.

La seconda, Circo Massimo, presenta immagini di sportivi in competizione: è la metafora dell' incanalamento della competitività animale corrotta e sfruttata per denaro.

La terza, Navicella spaziale XX, chiude alludendo alla corsa vertiginosa su cui viaggia l'esistenza del XXI secolo.

Rispetto ai 2 predecessori, la differenza principale di realizzazione sta nell' utilizzo della computer-grafica, scelta criticata da molti, in quanto "raffreddante e poco genuina".
Non si è compreso però, che si è volutamente optato per l'utilizzo di immagini ad alta definizione tecnologica, plasmate attraverso la manipolazione digitale, proprio per mostrare il mondo in cui viviamo attraverso le lenti deformanti create dalla tecnologia stessa. E così osserviamo effigie completamente rimodellate attraverso la fotografia termica e la solarizzazione, estese, compresse, velocizzate, stoppate, sgranate, insomma ritoccate in ogni maniera.

Ed è appunto questo utilizzo manipolato delle immagini, la base per la critica agli effetti del progresso che sta snaturando ogni cosa, dall'etica, all'arte, passando per la cultura, allo sport fino ad arrivare alle deturpazioni del corpo umano.

L'inizio è poderoso, un enorme edificio sorretto mirabolosamente da ingenti colonne e sfavillanti finestre, con quadri che si trasformano in figure sempre iridescenti, si affaccia con supponenza su una grande città.
Ma la sua potente autorevolezza è illusoria, esso è in rovina. Al suo interno tutto è in frantumi, non vi è traccia di umanità. Un vortice di acceleratissme figure, distinte e apparentemente slegate tra loro, si uniscono attraverso un montaggio circolare dove dettagli e colori ne generano altri espandendoli a loro volta, ed osserviamo così: anelli di fumo, piramidi che s'innalzano, primi piani di volti noti del millennio, loghi di multinazionali, simbologie religiose e politiche, notiziari, bombe, alimenti nocivi, sigarette, alcool, droga, McDonald's, psicofarmaci, Tv, telefonini, formule scientifiche, atleti in tensione, maree, edifici neoclassici, grafismi elettronici e cronometri.

Uno show visivo di novanta minuti, dal sapore sperimentale simile ad un dipinto di Bacon in movimento composto da frequenti sovrapposizioni, ci mostra così il nuovo mondo della massificazione tecnologica che pare risucchiare e deformare tutto: gli uomini perdono la loro identità e vagano smarriti, tra conflitti e false ambizioni, governati e manipolati anche nei loro istinti e temperamenti. Divenuti oramai impermeabili a qualsiasi influenza diversa da quella che va aldilà dei loro sensi, le loro facoltà di comprensione diventano conseguentemente più limitate, oltre che nettamente ristrette nel campo percettivo.
In essi vi è un materialismo divenuto quasi una struttura, e questa predisposizione pare apportare delle notevoli modifiche in tutta la costituzione psicofisiologica dell'essere umano. Senza che la coscienza esterna se ne accorga, essi strozzano ogni possibilità, deviano ogni intenzione e paralizzano ogni slancio.

Naqoyqatsi sembra giungere ad una terribile conclusione: la violenza civilizzata spadroneggia in lungo e in largo nella società post industriale, l' incessante perfezionamento dei mezzi di distruzione avanza e la felicità propagata della corrente scientista è illusoria. La credenza di un progresso indefinito, che mira a moltiplicare bisogni artificiali più di quanti se ne possano soddisfare, pare esser divenuta una specie di dogma intangibile e indiscutibile, ed è così che mentre il logoro e obsoleto Dio viene detronizzato, appare un nuovo tempio di erudizione ed è la scienza la nuova divinità del ventunesimo secolo.
E la sua verità diviene indubitabilmente "La Verità".

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/11/2011 21:41:49
   7½ / 10
Tutto molto più tecnologico nell'ultimo capitolo di Reggio. Le immagini naturali delle due precedenti pellicole scompaiono per essere sostituite da altre artefatte, sovrapposte, deformate, sgranate. E' un mondo artificioso, "virtuale" per usare un termine fin troppo abusato, lontano da quello quotidiano che si deve affrontare quotidianamente. Proprio per questo pericolo di alienazione nell'alienazione si spiega l'uso da molti giudicato eccessivo di questi espedienti poco "naturali". Tuttavia il film rimane sempre molto interessante.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  14/11/2009 18:17:00
   8½ / 10
Secondo in ordine di gradimento personale nella trilogia firmata da Reggio. Un viaggio splendido, da gustare almeno una volta.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  03/10/2005 12:12:57
   8 / 10
Naqoyqatsi: guerra comestile di vita.
L’inizio è in assoluto il più bello della trilogia.
Spettacolare la discesa sul palazzo in decadimento (una moderna torre di Babele?) seguito da una ripresa vertiginosa di una chiesa che sembra collassare su se stessa (ma come caspita l’ha fatta questa ripresa???Che sia ritoccata al computer??) poi dissolvenza sul mare in tempesta.....immaginifico,meraviglioso.
Venti anni prima Kowanisqatsi lasciò un segno indelebile per le riprese ed il montaggio, probabilmente Reggio voleva fare lo stesso per le tecniche digitali.
Esperimento forse non del tutto riuscito.
La pecca del film, a mio avviso,va ricercata proprio nell’utilizzo esasperato di questo mezzo. Molte, forse troppe le riprese ritoccate o totalmente girate sul computer tanto che non si capisce dove finisca la bravura del regista e inizi quella del montatore e alcune sequenze risultano troppo "fredde".
Diciamo che mentre a tratti Reggio riesce nell’intento di coadiuvare le due cose, altre volte il film si lascia prendere troppo dall’utilizzo delle tecniche digitali risultando forzato.
Inoltre la parte finale è un pò troppo lunga e stancante.
Infatti perde in intensità quando ricorre all'ennesimo campionario di varia umanità, soffermandosi sull'espressività di singoli volti.
Resta comunque un’opera di una intensità ed una armonia che raramente si riescono a trovare in un film.

2 risposte al commento
Ultima risposta 05/10/2005 18.03.28
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ulisseziu  @  28/07/2005 11:58:08
   10 / 10
ANcora una volta Reggio insegna a tutti come girare i film...

Si, forse il primo aveva un impatto di originalità e tecnica maggiore, ma non è che "la dama con l'ermellino" non può essere considerato un capolavoro solo perchè Leonardo ha dipinto anche "La Gioconda".

Non so se ho reso l'idea...

gogo  @  10/09/2003 18:34:53
   10 / 10
film impeccabile

The Legend  @  26/07/2003 13:11:25
   4 / 10
Non mi ha detto molto... insipido.

2 risposte al commento
Ultima risposta 01/08/2005 12.36.46
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Invia una mail all'autore del commento martineden  @  26/07/2003 11:42:22
   8 / 10
Meno riuscito rispetto ai due precedenti della trilogia. Tuttavia resta un film di grande impatto visivo e testimonia la possibilità di esplorare strade nuove nel racconto cinematografico.

2 risposte al commento
Ultima risposta 01/08/2005 12.32.49
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