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Uno dei migliori film italiani del 2011. Quasi tutti ottimi attori esordienti e della zona di Taranto, alla faccia delle raccomandazioni!!! Crudo al punto giusto (non è Gomorra insomma..). Assolutamente da vedere!
grande nel modo di raccaontare del regista della bravura degli attori anche le donne non principali alla storia che poi lo diventano sono brav issime!!! complimenti!!!
Saranno forse tanti i fattori che, in codice spiccatamente cinematografico, graffiano le dinamiche del Cinema italiano ma una cosa è certa… E' certo, ad esempio, come i film in Italia siano effettivamente sempre meno "cinematografici" e sempre più radenti, per stile e per esigenze, alla realtà, passando, alle volte anche come una specie di documentari. Comunque, nel caso di "MarPiccolo" il tutto è inesorabilmente un pregio, un grosso punto di vantaggio da sfruttare fino in fondo.
Di Robilant è il regista di questo piccolo ma tremendo spaccato sulla criminalità e il malessere che pure oggi affligge zone del Sud, è la volta di Taranto… "MarPiccolo" attraverso una scarsa spettacolarità riesce a trasportare lo spettatore a pieno nelle dinamiche esistenziali che affliggono un povero ragazzo, una disperata famiglia in cui i problemi sono all'ordine del giorno, e forse questo già è un eufemismo… Di Robilant propone un quadro beffardo, violento e drammatico, sotto i riflettori personaggi "dannati" e incredibili, si va dal ragazzo (il protagonista) spregiudicato che passa all'azione perché non ha chance di sopravvivenza nella sua vita lì a Taranto; c'è il solito Boss che detta il buono e il cattivo tempo; seguono altri personaggi come il padre del ragazzo un cronico giocatore bersaglio della mala, verrà picchiato a più riprese. In questo tragico contesto altri personaggi come la mamma una povera signora alle prese con un mondo "infame" e difficile. In tutto bravissima la regia ad evidenziare i problemi della distruzione ambientale che lacera il Sud con la creazione, territorialmente sproporzionata, di industrie nocive che provocano malattie.
"MarPiccolo" nella sua breve proiezione è assai efficace nel rappresentare tutti i mali che angosciano il povero Tiziano, martire e scheggia impazzita di un pessimo quadro generato dall'alto. Il film cruento e oscuro lascia dopotutto una speranza per chi nella vita dopo sbagli clamorosi vuole aprire la propria mente a qualcosa di nuovo e costruttivo. Questi sono i film da produrre, basta con le baggianate come "Gomorra" ove l'apparato, la rappresentazione teatrale e festosa nasconde il vero problema, il vero messaggio di schifo e di denuncia. Problema che invece in questo film ("MarPiccolo") emerge a voce alta, lunga vita a chi marcia per la verità e non per il clamore…
Condivido la leggera stereotipazione dei personaggi però la storia raffigura la realtà locale in maniera ottima; il cinema italiano che si occupa di realtà sociali disagiate ancora una volta risulta sicuramente più che apprezzabile
Questo film mi è rimasto impresso,mi ha aperto la mente a svariate riflessioni tra cui quella di pensare quanto sia triste che una città meravigliosa come Taranto posso vivere all'ombra dei fumi cancerogeni dell'ILVA
Questo film mi sembra un'altra occasione mancata per ritrarre Taranto e la sua disperata vitalità ammorbata dai fumi dell'ILVA, del petrolchimico e della marginalità sociale. "Marpiccolo" si perde nella retorica neo-neorealista di frasi messe in bocca a protagonisti visti come li vorremmo vedere dall'esterno: cattivi di una cattiveria imposta, ancestrale, ma pronti, ben disposti alla redenzione; cattivi per necessità e per (in)giustizia sociale. Su questo si può anche essere d'accordo ideologicamente, ma il naturalismo al quale il film di Di Robilant si rifà stilisticamente viene intriso di moralismi fictionari, spesso didascalici, che non fanno bene sia all'estetica del film, sia alla storia dei protagonisti, intesi questi non solo come quelli del film, ma della realtà tout court. Per intenderci, o si prende a modello il cinema dei fratelli Dardenne in tutto e per tutto, o è meglio lasciar perdere. E poi... Taranto. Questa meravigliosa città plurimillenaria, che ha una bellezza struggente e disperata nel suo degrado (estetico-morale) e una bellezza fiera e delicata nascosta nelle rovine del centro storico, coperta e sfregiata dagli scempi della speculazione edilizia - che è lo specchio avvilente della mostruosità, anch'essa ossimoricamente affascinante e squallida, del colosso industriale che l'assedia -, quest'altra "stupenda e misera" città, in "Marpiccolo", non trova, a mio avviso, tutto lo spazio che merita. Taranto basta mostrarla così com'è, ché da sola è capace di raccontare di una realtà senza aver bisogno di parole che spieghino storie.
Marpiccolo è tratto da un libro, “Stupido” di Andrea Cotti, e offre un’ampia carrellata sul cattivo stato di salute della città di Taranto e precisamente siamo nel quartiere Paolo IV, uno dei tanti quartieri in cui inquinamento ambientale e malavita la fanno da padroni. Il protagonista, Tiziano (Giulio Beranek), vorrebbe dare una svolta alla sua vita, ma cade nella trappola della criminalità e tutto diventa più difficile.La sua situazione familiare non gli è certo d’aiuto, visto che a 16 anni si ritrova ad essere capofamiglia perché suo padre cerca fortuna nei videopoker, accumulando solo guai. Molto profonda e significativa è la figura della madre che con coraggio cerca di crescere due figli, vuole tenerli fuori dalla malavita e si oppone con decisione all’installazione di un’antenna telefonica proprio davanti la scuola che frequenta la sua bambina. Assieme alla figura materna vi è anche quella della fidanzata di Tiziano, che gli darà la forza di cambiare e rivoluzionare la sua vita.Le immagini delle ciminiere dell’Ilva, che fumano continuamente accompagnano l’intero film, scattando una fotografia su quello che accade oggi a Taranto al quartiere paolo VI, la “gomorra tarantina”, mostra la rabbia e la disperazione di diverse generazioni e della città di Taranto.
La trama, in sé, è piuttosto banale, qualcosa già di visto e rivisto almeno un migliaio di volte: il “solito” ragazzo buono (in cuore) ma che diventa cattivo (con le mani) colpa di un ambiente degradato che lo costringe ad infilarsi in casini sempre più grossi. Ma lui capisce che è “diverso” da un sistema corrotto e malato che non accetta e da cui cerca in ogni modo di fuggire… il finale lo immaginate da soli
Quante volte abbiamo visto in video una storia del genere ?
Ma è recitato benissimo e con uno stile registico sferzante e di forte impatto emotivo… come diceva qualche utente prima di me, questo film non è certo inferiore a “Gomorra”.
Stupendo film indipendente made in Italy, che riconcilia con la voglia di andare al cinema. Realistico, crudo, stupendamente interpretato (per merito di bravissimi attori presi sulla strada diretti davvero molto bene con sapienza registica) e musicato, assolutamente da non perdere. Non ha nulla da invidiare ad un Gomorra.
La bellezza del mare di Puglia,a Taranto, si confonde col cemento dei caseggiati,il senso di vuoto delle cave,il grigiore di un porto,i fumi cancerogeni dell'Ilva. Dove in ogni famiglia c'è almeno un malato di tumore.
"Lo senti che qui non si respira?"
Aiutato dall'evocativa colonna sonora dei Mokadelic e da una fotografia plumbea,Marpiccolo si rivela un film dalla dirompente potenza espressiva,veicolata da attori esordienti di altissimo livello. Il contesto sa essere spietato,ma forse ti puoi ancora salvare. Se hai sedici anni e brilli dentro,forse.