monsieur verdoux regia di Charles Chaplin USA 1947
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monsieur verdoux (1947)

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locandina del film MONSIEUR VERDOUX

Titolo Originale: MONSIEUR VERDOUX

RegiaCharles Chaplin

InterpretiIrving Bacon, Marilyn Nash, Isobel Elson, Martha Raye, Charles Chaplin

Durata: h 2.03
NazionalitàUSA 1947
Generecommedia
Al cinema nel Luglio 1947

•  Altri film di Charles Chaplin

•  SPECIALE MONSIEUR VERDOUX

Trama del film Monsieur verdoux

Licenziato dalla banca per cui lavorava, pur di mantenere moglie e figlio, Monsieur Verdoux si inventa una nuova occupazione: seduce donne facoltose, le deruba e le uccide. Con l'ultima vittima designata però non tutto fila liscio e la porte della "santé" si spalancano sul piccolo barbablù per necessità.

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Voti e commenti su Monsieur verdoux, 50 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

DarkRareMirko  @  22/03/2023 00:34:19
   10 / 10
Il capolavoro tra i capolavori di Chaplin (anche l'artista stesso, del resto, lo considerava il suo miglior film); dialoghi perfetti ("Sono i numeri che legalizzano"), scene simboliche riuscitissime, recitazioni perfette, e Chaplin, su soggetto dell'altro genio Orson Welles ispirato alle vicende di Landru, dirige, interpreta, scrive e cura pure le musiche.
Il protagonista Verdoux non è del tutto negativo (si veda ad esempio quando aiuta più volte la donna col marito invalido) e mi son rimaste impresse certe sue considerazioni sulle donne (che reputa fredde e materiali, in sostanza, non stimandole) e sui "numeri" nel finale, che a suo dire legalizzano, riguardo a guerre, conflitti, ecc...
Una perfetta lezione di cinema, che ha resistito perfettamente al tempo, ed un lungometraggio che non perde smalto anche se rivisto più volte a distanza di tempo.

kafka62  @  07/04/2018 11:29:07
   6½ / 10
All'inizio del film, nell'inquadratura sulla quale scorrono i titoli di testa, si staglia, un po' a sorpresa, l'inconfondibile profilo di Charlot, ma a giudicare dagli esiti di "Monsieur Verdoux", questa ombra sembra simboleggiare più il senso di vuoto provocato nell'autore dalla scomparsa del suo personaggio che non un rapporto di naturale continuità con il passato. Infatti, anche se Bazin afferma provocatoriamente che Verdoux altri non è se non Charlot travestito del suo contrario, nel film si sente, eccome, la mancanza dell'omino con la bombetta e il bastone di bambù cui Chaplin è da sempre, direi quasi ontologicamente, legato. Non è solo una retrograda nostalgia per qualcosa che si è cristallizzato nella dimensione incorruttibile del mito, ma la constatazione, a mio parere ineccepibile, che il cinema di Chaplin perde moltissimo sia dalla assenza della maschera di Charlot che dalla non più procrastinabile "sonorizzazione" che ne deriva. I film di Chaplin sono sempre stati caratterizzati da una certa fragilità narrativa, insita, credo, nella loro struttura a gag in sé del tutto concluse e autosufficienti; essi sono però salvati dalla straordinaria fantasia e dall'inesauribile creatività (in una parola, dal genio) dell'autore. Venuta inevitabilmente meno la "vis comica", indispensabile per sopperire alla sostanziale mancanza di unità stilistica delle singole sequenze, Chaplin ha cercato di dare un maggior peso specifico al messaggio e all'intreccio, ricorrendo a delle costruzioni drammaturgiche maggiormente elaborate. In "Monsieur Verdoux" il risultato appare però deludente: l'andamento del film è didascalico, diseguale, semplificatorio, debitore per giunta di una logica teatrale del tutto superata (vedi la scena introduttiva in casa Cuvais). Tutta la prima parte del film è fatta di scene che non hanno alcun valore se non come "facili" espedienti di sceneggiatura per mettere direttamente "in situazione" il protagonista (l'arrivo improvviso del postino, che rivela, insieme con l'inceneritore in funzione, che Verdoux ha appena ucciso una delle sue mogli), per farne risaltare i tratti "apparenti" del carattere (la visita della signora Grosnay, che dà spunto all'asfissiante corteggiamento del neo-vedovo) o ancora per spiegare il suo passato (l'incontro con l'ex-collega della banca, che funziona un po' da flashback). Quando poi Chaplin decide di far entrare in scena dei personaggi secondari, è solo perché gli serve un pretesto per far progredire la storia (così l'amico farmacista è strumentale per ispirare a Verdoux l'idea del veleno). Per non parlare poi delle clamorose semplificazioni e schematizzazioni distribuite lungo l'intero arco della storia (dalla farmacia situata proprio dirimpetto al night fino al non certo casuale mestiere – fabbricante d'armi – dell'amante della ragazza). Peccato, perché in certi passaggi Chaplin mostra invece un notevole gusto per l'ellissi (l'assassinio della signora Floray è descritto con la semplice entrata e uscita di Verdoux dalla camera della donna) e per il paradosso (Verdoux deplora la violenza contro i gatti dopo aver massacrato con totale indifferenza un essere umano).
Da un punto di vista formale, il film risulta pesantemente condizionato dalla macchinosità della struttura narrativa. Dai campi-controcampi meccanici e ripetitivi ai raccordi eccessivamente "guidati" (per fare un solo esempio, quando inventa il gag del contrappunto sonoro tra Verdoux che suona il pianoforte e la domestica che bussa alla porta, Chaplin si sente in dovere di mostrarci anzitempo un'inquadratura della donna fuoricampo, prima di ritornare al protagonista nel salotto), dall'uso eccessivamente teatrale della macchina da presa alla scarsa incisività delle trovate comiche (alcune delle quali, come quella del tentato uxoricidio in barca, sono di dubbio gusto, mentre altre, come il gag dello scambio della tazza con il veleno, sono migliori, ma di stampo fin troppo tradizionale). "Monsieur Verdoux" dimostra di essere nel suo complesso un film involuto e senile, incapace di aggiungere alcunché alla fama del regista de "La donna di Parigi". Messe da parte le preoccupazioni stilistiche, Chaplin ha potuto dare libero sfogo alla duplice vena che da sempre serpeggia nei suoi film: quella melodrammatica e quella dell'invettiva sociale. Sotto il primo aspetto, si segnala una sovrabbondanza di elementi patetici (la moglie di Verdoux e l'uomo amato dalla ragazza che si vuole suicidare sono entrambi paralitici, la crisi economica getta sul lastrico lo sfortunato protagonista, ecc.), che sembra prefigurare il ben più spinto sentimentalismo di "Luci della ribalta", mentre sotto il secondo aspetto "Monsieur Verdoux" appare preordinato a un messaggio di critica sociale che, pur condivisibile nella sostanza, lo rende un film a tesi dalla chiara, e a tratti ingombrante, impronta ideologica (al processo, Verdoux, che ha ucciso per puro istinto di sopravvivenza e che la Società ipocrita e bacchettona condanna a morte per esorcizzare la propria cattiva coscienza, afferma: "In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più perfetti per lo sterminio in massa della gente. E quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà, e magari in modo più scientifico. Come sterminatore sono un misero dilettante al confronto… Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo, il numero legalizza"). A differenza di quanto avviene ne "Il dittatore", la sequenza finale di "Monsieur Verdoux" è tuttavia la migliore del film, pervasa com'è da una incontestabile dignità e da un senso di nichilistica grandezza (negli occhi di Verdoux scorgiamo per un istante la tragica volontà di morire). In fondo, Verdoux che si avvia, con le mani legate, verso la ghigliottina percorre, anche se in direzione contraria, la stessa strada del Charlot di "Tempi moderni".

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Ultima risposta 07/04/2018 14.17.40
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topsecret  @  29/08/2017 14:12:53
   8 / 10
Ottimo film scritto, diretto e interpretato da Charles Chaplin, capace di miscelare drammaticità narrativa con scene comiche dal gusto classico, unite dalla mimica sempre efficace del protagonista. Intelligente, arguto e ironico, Chaplin riesce, ancora una volta, a imbastire una commedia che fa divertire e riflettere allo stesso tempo.
Una sorta di commedia nera (o thriller comico) da vedere e assaporare con garbo.

Filman  @  31/03/2016 20:36:11
   9 / 10
Dimostrando notevole monumentalità anche nel cinema sonoro, il maestro Charlie Chaplin sfoggia una brillante storia che trasuda, tra disamine sociali contestualizzate e poetico nichilismo, dramma e arte cinematografica da ogni fotogramma, col suo perfetto modo di trasformare ciò che la pellicola mostra sullo schermo in un elemento tanto intuitivo quanto didascalico che perfora la narrazione stessa. MONSIEUR VERDOUX si appresta, con questa sua incredibile potenza comunicativa, ad essere uno dei lavori più folgoranti del regista londinese e, per quanto risulti meno innovativo e importante all'interno storia del cinema rispetto ad altri suoi capolavori, accanto ad essi non sfigura per profondità tematica e si erge, per alcuni versi, al di sopra per la propria filosofia e la sua poetica, guide unitarie socio-politiche che spingono l'autore a tramandare la sua visione parallelamente alla caduta morale del protagonista, centro di disperazione che genera un teatro di situazioni spesso comiche ma di opposta natura, prive di speranza e colme di pessimismo verso il futuro e verso il significato del termine "giustizia".

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  08/12/2013 21:11:33
   9½ / 10
Orson Welles vantava di aver suggerito a Chaplin l'idea di questo capolavoro. Ma Forse si trattava solo di un suggerimento che riguardasse lo spunto, l'aneddoto, un po' come Gogo'l ebbe la "dritta" sulle sue Anime Morte da Pushkin. Ma che aneddoto è la storia di Barbablù? Più difficile, per Orson Welles, che forse è stata la controparte negativa di Chaplin, o perlomeno è l'unico artista del cinema (e ce ne sono pochi di "artisti" nel cinema) a essere degno di stare alla pari con l'unica vera mitologia della storia della pellicola, più difficile per lui aver intuito in che cosa la storia di Verdoux avrebbe segnato una meta tanto inquietante nell'impeccabile filmografia di Charles Spencer Chaplin.

L'aneddoto è ciò che rende questa storia appetitosa? O è vedere, come osservava Bazin, che Monsieur Verdoux è un'immensa, totale, irraggiungibile, maestosa, inquietante resa dei conti con la società innanzitutto, ma soprattutto con se stesso, con il mito di Charlot. Nessuno come Chaplin ha saputo riassumere in se stesso l'idea di artista impegnato, mente animoque, nell'interpretare il suo ruolo fino in fondo. Inevitabilmente i suoi film hanno sapore autobiografico. Indicare una fenomenologia chapliniana è lavoro di una vita, forse due. Chaplin è andato oltre ogni concetto, ha incarnato il suo personaggio e l'ha reso un alter-ego della società. Sarebbe curioso trovare chi diventi alter-ego da se stesso. Forse è impossibile, forse l'unico alter-ego che possiamo concepire, l'Autre, è la società. Ricordo una puntata dei Soprano dove uno scienziato arriva a parlare di Schroedinger, del fatto che è solo la coscienza che divide, separa, discerne, e che in realtà è tutto indissolubilmente unito. Chaplin è un corpo estraneo alla società e perciò abbiamo, sul finevita, l'immenso personaggio di Verdoux. Un personaggio davvero interessante è un personaggio non integrato. Ancora più interessante se perfettamente integrato eppure estraneo. L'analisi di André Bazin è imprescindibile per parlare di questo film, che è una sorta di preludio a Breaking Bad. Come non pensare a Walter White, al suo "cervello", l'intelligenza con cui si supera il confine, con cui si sconfigge il destino fino al gran finale? Gli eroi negativi devono sempre morire, nella morte essi si integrano con ciò che essi hanno distrutto. Essi sono dei ex machina che si sono divertiti con il giochino della società. Sono esseri automatici eppure umani fino all'inquietante. Il cervello e il cuore. Chaplin era logorato da questa dicotomia organica e sentimentale. I suoi personaggi sono estremamente dolci e diabolici. Tifano per la vita a tal punto da opporsi a un'intera società. Parlare di questo film è difficile, troppo per un commento. Io penso che Chaplin sia stato tra i pochi geni del cinema, per averne compresi gli sviluppi futuri, per aver ideato film che raccontassero un'intera vita, di servizio e opposizione alla Società, e per farlo egli concepì la magnifica e totalizzante idea di perdersi dietro a un personaggio, di sfumare i bordi dell'immaginario, di diventare celluloide, di farsi concretamente personaggio. Orson Welles era un attore immenso, ma nessuno quanto Chaplin riuscì a sporcarsi le mani con l'arte. Verdoux è solo la summa di un'arte consumata, quella di ingannare tutti, e insegnare. Verdoux è uno dei veri falsari wellesiani, ringraziamo che sia solo un personaggio.

Goldust  @  19/07/2013 15:30:52
   9½ / 10
Dico la verità, ho deciso di vederlo solo perchè nei titoli di testa compariva il nome di quel genio di Orson Welles come autore del soggetto... Questo banale pretesto mi ha permesso di imbattermi in uno dei più clamorosi film che abbia mai visto, un'opera in cui commedia, tragedia e denuncia sociale si miscelano perfettamente, tratteggiando così il singolare ed a tratti inquietante mondo del signor Verdoux. Che questi sia un personaggio fuori dal comune è indubbio, al pari del fatto che nasconda qualcosa: Chaplin ci prende allora per mano e ce lo fa scoprire poco per volta, senza rinunciare agli sprazzi di buffoneria tipici dei suoi film comici e fasciando il racconto di una grazia leggera che a tratti incanta, come quando il protagonista deve fare conti con il suo ineluttabile destino. Poc'altro da aggiungere, è un film da vedere.

7219415  @  29/05/2013 18:16:41
   7½ / 10
Valido Chaplin moderno!

Oskarsson88  @  29/05/2013 01:01:24
   8 / 10
Molto bene. Chaplin qui nei panni dell'assassino. Non mancano scene divertenti e ironiche. Critica alla società, seppur non sia chiaramente giustificabile tutto il fare dell'assassino. Ispirato al famoso Barbablù!

BrundleFly  @  23/01/2013 11:54:51
   7½ / 10
Un film più attuale che mai: cosa è disposto a fare un uomo pieno di valori pur di salvare la sua famiglia dalla crisi finanziaria?!
L'ho trovato più lento e meno incisivo rispetto ai precedenti lavori di Chaplin, ma sicuramente è un film da vedere, anche perchè ha segnato una svolta nella filmografia del regista che per la prima volta smette i panni del vagabondo che tanto l'han reso celebre.

vieste84  @  11/01/2013 19:09:50
   9 / 10
Grande messaggio, grande Chaplin, grande la sceneggiatura e dialoghi compresi. Primo film che vedo di questo regista e sono rimasto subito colpito dal personaggio che ha un educazione e delle capacità oratorie fuori dal comune, ha dei modi di fare molto raffinati, uno dei personaggi meglio caratterizzati e ben trasposti sullo schermo della storia del cinema. Quasi Commovente se si pensa a tutta la sua storia che è un misto di cattiveria, furbizia, istinto di sopravvivenza, senso di carità, dialoghi intelligenti(lo stesso regista ha affermato che fosse il suo film più colto), non mancano alcune scenette un po comiche. Bravo soprattutto il regista a mostrare una storia del genere senza correre a scene violente o particolari passaggi drammatici. Carino il finale e la delusione di Verdoux dopo che ha perso tutto. Capolavoro assoluto, il mio voto è 8,5, mezzo voto in più per il coraggio, l'anno di uscita e l'incomparabile bravura nella sceneggiatura regia e qualsiasi cosa abbia fatto chaplin per questo film. Media del sito mai così giusta, comprendo tutti i 10 messi per questo grande capolavoro. Ripeto che il film andrebbe visto solo per i modi, per le frasi e per il modo di fare raffinato, affabile e per l'intraprendenza di Chaplin e per tutta la cura delle scene e dei dialoghi, Applausi per uno dei più grandi uomini di cinema della storia

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  15/09/2012 15:29:05
   8½ / 10
Forse colto dall'orgoglio (o dalla vanità?) Chaplin negò la regia a Welles (ideatore della storia) e prese in mano questo film in ogni suo aspetto. Si tratta di una delle prime commedie nere del cinema, con in più la forte critica alla società del tempo. Alcune battute sono leggendarie. Forse la sceneggiatura soffre un po'della riscrittura di Chaplin (qualche buco c'è), ma quel che resta è comunque un gran film, coraggioso per i suoi tempi (il suo flop lo testimonia)

baskettaro00  @  05/08/2012 16:04:23
   8½ / 10
ho visto alcuni film di chaplin risalenti all'epoca del muto,ma questo gli è superiore,probabilmente la mia commedia nera preferita,chaplin non perde il suo smalto e alcune scene come quella in barca son eccezionali.illuminanti gli ultimi minuti.

C.Spaulding  @  16/07/2012 11:41:59
   9 / 10
Diciamo che non amo Charlie Chaplin ma questo film è davvero stupendo. Rivisitazione in chiave di commedia della figura di Landrù. Una commedia nera divertente ma che fa riflettere. Un quasi capolavoro da non perdere.

Lory_noir  @  06/01/2012 12:42:08
   9 / 10
Un tassello inestimabile del cinema di Chaplin che mi mancava e che ho apprezzato tantissimo. Uno dei suoi film più impegnati e dal messaggio più forte contro la guerra, la religione, le barbarie degli ultimi secoli. Inizia come una qualunque commedia leggere e poi insegna molto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  26/12/2011 23:36:35
   10 / 10
Grandissima commedia nera, tanto amara quanto splendida. Chaplin esprime il suo genio a 360°, sceneggiando, dirigendo, interpretando e musicando questo meraviglioso film il quale poggia su un soggetto di un certo Orson Welles.
Opera fantastica, c'è poco da dire solo recuperarla e rivederla.

"Un delitto è un crimine; un milione è eroismo. Il numero legalizza"

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  05/11/2011 15:50:31
   10 / 10
Indubbiamente uno dei migliori Chaplin; la sola scena del bicchiere vale il voto.

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Ultima risposta 24/10/2013 12.45.34
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  10/07/2011 22:39:22
   10 / 10
La più macabra fra tutte le sue commedie fu il primo a progettare un documentario drammatizzato sul leggendario sera killer Landru. Chaplin diede alla storia un nuovo e acuto risvolto sociologico e satirico, in risposta alla crescente paranoia politica di quegli anni. Verdoux é un personaggio stilizzato che di fronte alla giustizia egli accusa la società di ipocrisia, dato che condanna l'assassinio ma glorifica la guerra. Come egli stesso dichiara a un giornalista negli ultimi minuti di vita nella sua cella:"Un omicidio é delinquenza, un milione é eroismo. Il numero legalizza". Verdoux , accompagnato dal suo allegro tema musicale, é un personaggio intenso e colorito. Il risultato di questa pellicola é una delle sue narrazioni più incalzanti, che anche lui considerava senza imbarazzo "il film più intelligente e brillante della mia carriera".

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  10/06/2011 19:30:32
   10 / 10
Grandissimo film di Chaplin.Grande commedia con humor nero una sorta di Landrù è il personaggio che Chaplin dipinge con grande abilità.Alla fine si scaglia anche contro la pena di morte

censurableah  @  29/05/2011 23:52:12
   9½ / 10
Unp dei miei film preferiti in assoluto, l'ultimo capolavoro di Chaplin

dave89  @  03/08/2010 11:38:30
   9 / 10
ottimo film...assolutamente da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  07/04/2010 12:03:12
   8 / 10
Premessa doverosa. Chi scrive è visceralmente chaplinista tanto da considerare Chaplin, senza appelli, il più grande uomo di cinema mai vissuto. Anche Monsieur Verdoux è uno straordinario film, forse un capolavoro, ma non posso metterlo sullo stesso piano degli Charlot. Il motivo è semplice e cercherò di spiegarlo.
Monsieur Verdoux è un uomo fallito, licenziato dalla sua banca. Si trova allora un'altra attività, sedurre vedove facoltose per poi ucciderle e intascare o rubare il malloppo.
Senz'altro le tematiche affrontate da Chaplin sono come al solito tante e forti: il fallimento, l'avidità, il capitalismo, l' omicidio, ma anche l'amore, la pietas, la tenerezza e la presa di coscienza. Non si potrà (quasi) mai discutere sul valore morale ed umano dei film di Chaplin, straordinario accusatore della società in cui viveva, capace di usare il fioretto e quasi mai la spada. No, la mia predilezione per la serie del vagabondo è puramente tecnica, per essere precisi, sonora. Insomma, per me il Chaplin inarrivabile è il Chaplin muto. A mio parere la parola, il sonoro, la forza della voce, si è rivelata invece una debolezza. Nessuna scena del Verdoux, nessun discorso ha la forza dirompente, anzi, la Magia, delle migliori scene de La Febbre dell'oro e compagnia bella, anzi bellissima. Avete fatto caso che le due sequenze più riuscite (almeno secondo me) in Verdoux sono le uniche 2 mute (barca, vino avvelenato)? E non sembra anche a voi che il discorso di Hynkel ne il Dittatore (primo sonoro della voce di Chaplin) sia la parte più pesante e debole del film? Chaplin non ha bisogno di parlare, le sue accuse sono devastanti anche se non esplicitate in parole. Direi addirittura che con il verbo, rischia di essere retorico a volte, magari senza volerlo. Rimane inarrivabile e Verdoux una grandissima opera, anche se non è vero che sia una sceneggiatura perfetta (mi liquidi moglie e figlia con "li ho persi"?). Del resto quanto sia legato al Vagabondo lo dimostra il destino. Ci ha lasciato nel Natale del 1977, io festeggiavo il mio primo...

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Ultima risposta 11/04/2010 01.02.41
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Loomis  @  23/02/2010 20:06:42
   9 / 10
Avrebbe meritato tutti gli oscar per il quale era stato candidato. è stata una grande prova di Chaplin, sia come regista che attore nel sonoro.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  14/08/2009 20:08:30
   9 / 10
Commedia nerissima, uno dei migliori di Charlie Chaplin, non ancora filosofico come nel successivo "Luci della Ribalta" (che preferisco), ma altrettanto disilluso. Purtroppo, non so perché, ma trovo troppo evidente e sottolineato l' impegno sociale nel finale, in una sceneggiatura fin troppo perfetta fino a quel momento, in una caratterizzazione di Verdoux chiara fin dall' inizio, a "salvare" un piccolo animaletto mentre sta bruciando nel giardino una delle ultime vittime. Momenti come: -"Devo andare" -"Come, non viene?" -"Credo di avere un appuntamento con il destino" (più o meno), rimangono tra i più emozionanti di tutta la filmografia del Genio inglese.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  22/04/2009 20:19:38
   9½ / 10
Come è stato ampiamente sottolineato e sviscerato, “Monsieur Verdoux” è il film di Charlie Chaplin che segna il “venir meno delle illusioni”. Smessi i panni di Charlot e abdicando a qualsiasi tipo di soluzione “favolistica”, il regista inglese si sofferma ad enucleare una visione del mondo negativissima, fondata su un realismo quanto mai lucido che intride tutta la narrazione, salvo qualche caduco sprazzo di moderata speranzosità. Se Frank Capra aveva ritenuto opportuno rispondere alle catastrofi appena concluse con un’opera ottimistica di carattere “fiabesco”, che faceva leva sul proposito di stimolare un sentimento di fiducia verso il futuro e, più in generale, verso l’uomo, evidenziandone gli aspetti positivi: su tutti, quello legato alla solidarietà; il periodo post-bellico costituisce, invece, per Chaplin l’occasione di mettere in luce la disumanità imperante e senza soluzione cui è destinato il vivere sociale, partendo dalla storia personale del protagonista, coattivamente avvinto a una catena di sfruttatamenti, per poi allargarsi fino alla nefaste esperienze storiche dei regimi e della seconda guerra mondiale. Ad animare tutte le vicende, da quelle particolari di cui è protagonista Verdoux a quelle generali vissute tragicamente nella realtà, sono gli affari quali simbolo del senso di sopraffazione e della cupidigia innati(?) nell’uomo. E dalla presa di coscienza sulla negatività insita in tali vicende scaturiscono le riflessioni esistenzialiste di Chaplin, le quali costituiscono il “discrimen” rispetto alla portata ideologica dell’opera di Capra: dal sì alla vita incondizionato di quest’ultimo si passa ai dubbi dilaceranti sull’opportunità di venire al mondo che, al contrario, sono radicati nel pensiero di Verdoux. Se, dunque, ne “la vita è meravigliosa” l’esistere del soggetto (incarnato dal protagonista George Bailey) è, a conti fatti, benefico per sé e per gli altri, nell’opera di Chaplin si assiste ad un ribaltamento della prospettiva: qualsiasi proponimento volto a far del bene è schiacciato dallo svolgersi infausto degli eventi, il cui decorso induce coattivamente l’individuo a compiere ed a subire il male. Ed, alla fine, anche la purezza d’animo, rappresentata dalla ragazza soccorsa (e risparmiata) da Verdoux, quella che sembrava la zona franca in una mare di ingiustizie e che dava vita ad un barlume di speranza; ebbene anche tale purezza si macchierà piegandosi alle lusinghe ed alla necessità (imposta) del denaro (peraltro proveniente dalla compravendita di armi) che, ancora una volta, si rivela, nella sua valenza metaforica, il “terzo” vincitore nelle umane vicissitudini.
Nel finale si assiste alla lucida, pacata e sarcastica requisitoria di Verdoux contro l’ipocrisia delle istituzioni, che si accaniscono per i delitti perpetrati quasi “per costrizione” dal singolo e giustificano quelli arbitrari, e di proporzioni incommensurabilmente più grandi, commessi dal Potere.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  04/04/2009 16:34:36
   9½ / 10
"Il più intelligente e brillante dei miei film" lo definì il suo creatore.
Da un'idea di Orson Welles, Chaplin realizza questo capolavoro.
Il film è una sorta di commedia nera ma la definizione è riduttiva, è un film che va visto, spiegarlo sarebbe inutile.
Straordinario finale con un sacrosanto attacco alla società borghese, capitalista, perbenista e guerrafondaia.
Purtroppo bisogna dire che all'epoca della sua uscita il film subì notevoli critiche dalla società stupida e mediocre dell'epoca. Come quasi sempre accade ai geni, essi vengono capiti molto dopo perché i contemporanei non sono abbastanza evoluti per comprenderli.
Grazie Charlie per questa grandissima pellicola.

pinhead88  @  31/03/2009 16:24:30
   9 / 10
commedia nera interpretata e diretta da quel mitico genio quale Chaplin.forse il suo film più pungente e maledetto.da non perdere.

Neu!  @  21/02/2009 12:40:26
   10 / 10
capolavoro. uno dei migliori Chaplin. bello bello bello bello. poco da dire

Brundle-fly  @  11/12/2008 20:40:56
   9½ / 10
L'INIZIO DELLA FINE (DELLE UTOPIE)

Monsieur Verdoux, ex cassiere di banca licenziato al momento della Grande Crisi, deve arrangiarsi per vivere. Così, per assicurare agiatezza alla propria famiglia, una moglie paralitica e un figlio, seduce, sposa, deruba e assassina donne ricche, mature e sole. Dapprima fa sparire (l'inceneritore di casa sua, alla periferia di Parigi, funziona a pieno ritmo emettendo un fumo denso e scuro) la bisbetica Thelma Couvais. A Marsiglia, dove si spaccia per un capitano di marina sposato all'ex ballerina Annabella Bonheur, i suoi tentativi di eliminare l'esuberante comare vanno a vuoto. Rientrato in famiglia, Verdoux riesce a farsi dare da un amico farmacista la ricetta d'un veleno e, ritornato a Parigi, decide di sperimentarlo su una cavia, una povera ragazza che ospita in casa propria. Commosso dall'infelicità della ragazza, decide di graziarla. Corteggia, invece, con imperturbabile cinismo, la ricchissima Marie Grosnay e la sposa. Al ricevimento di nozze una volgare risata gli segnala la presenza di Annabella. Deve fuggire. Passati alcuni anni ritrova per caso la bella vagabonda che un giorno graziò e che ora è una ricchissima amante d'un mercante d'armi. Mentre è in un locale in sua compagnia, è riconosciuto dai Couvais, i parenti della sua prima vittima, e viene arrestato. Al processo si difende: la sua dozzina di assassinii non è nulla in confronto alle carneficine perpetrate dai potenti. Poi affronta con dignità e senza pentimenti la ghigliottina.

Chaplin, Charles Spencer (1889-1977), è figlio di due sfortunati artisti del varietà. Il padre Charles, guitto del musical, muore alcolizzato nel 1894, lasciando a Londra la famiglia nell'indigenza più assoluta. La madre Hannah, ebrea, cantante di terz'ordine, malata di nervi, trascorre lunghi periodi d'internamento presso una casa di cura. Chaplin e il fratellastro Sidney, abbandonati a sé stessi nella miseria suburbana di Kennington Road, conoscono le precoci esperienze della fame, dei piccoli lavori saltuari, dell'orfanotrofio, della mendicità, con precari inserimenti nel mondo del musical di periferia come aspiranti acrobati, mimi, illusionisti. È il 1907 quando Sidney riesce a farsi ingaggiare nella famosa compagnia di Fred Karno e, dopo molte insistenze, fa assumere anche Chaplin. Con la troupe di Karno, Chaplin gira l'Inghilterra e impara tutti i trucchi della pantomima, le astuzie e le gag dell'attore comico, i giochi di prestigio del fantasista. Ed è sempre Karno a portarlo prima a Parigi e poi negli Stati Uniti. Qui Chaplin ottiene il suo primo successo nella parte dell'ubriaco (poi suo cavallo di battaglia), facendosi notare da Mack Sennett, che lo scrittura per la Keystone. È la fine del 1913. Ma gli bastano pochi mesi per trasformare la macchietta nella figura silhouette del vagabondo senza “causa”. La tipologia clownesca, il successo mondiale del donchisciottesco personaggio, l'anarchismo vitalistico di Charlot scompariranno solo sotto la maschera di “Monsieur Verdoux”. L'opera segna la conversione del personaggio Charlot a una forma consona ai tempi nuovi degli apocalittici disincanti novecenteschi. Ecco allora il paradossale ritratto di Verdoux, inizialmente ideato da Orson Welles sulla falsariga del caso Landru, nel quale la guittesca abilità di Charlot si ridisegna in una più sapiente e adulta ragnatela di movenze dolentemente satiriche e autoironiche. Il film denuncia la fretta con cui è stato realizzato e i pochi mezzi che ha richiesto (molte scenografie sono addirittura ricostruite sul set del ghetto di “The Great Dictator”). Ma il suo clamoroso fallimento commerciale non è tanto legato alla “povertà”, quanto alla scomparsa, ora davvero definitiva, del mito Charlot.
Monsieur Verdoux si apre sull'immagine d'una lapide, con la scritta: “Henry Verdoux 1880-1937”. Una voce fuori campo dice: “Permettete che mi presenti: Henry Verdoux”. È subito un linguaggio di morti, nulla di più adeguato al tono macabro-grottesco del film (tre anni più tardi Billy Wilder avrebbe ripreso l'espediente in “Viale del tramonto”, facendone raccontare la storia al cadavere di William Holden nella piscina, in un analogo flash-back). L'invenzione opera subito uno spostamento dal piano “realistico” del racconto, giustificando l'intera struttura paradossale del film. La tragicommedia, come l'ha definita lo stesso Chaplin, non gioca sulle sfumature, ma sugli approcci brutali, senza pudore, mediata soltanto dal filo continuo dell'ironia. Si pensi alla presentazione del protagonista: Verdoux sta tagliando dei fiori con espressione dolce, in un bel giardino; la camera fa una panoramica verso sinistra fino a inquadrare un camino da cui escono volute di fumo nero. Il film non ci ha ancora detto nulla di Verdoux, ma quel fumo racchiude già tutte le azioni e il carattere del personaggio. Il quale è del resto costruito per accumulazione progressiva di momenti a connotazione opposta ma complementari: le telefonate d'affari, l'uccisione della moglie Lidia, la presentazione della moglie paralitica e via dicendo. La contrapposizione, giocata sui toni d'una noncurante casualità, è rigorosa: ogni momento nega e al tempo stesso arricchisce il precedente.
Al mattino, dopo avere ucciso la moglie Lidia, Verdoux apparecchia per due, con la felicità di chi va incontro a una giornata piena di sole; poi, di colpo, si ricorda e, senza che i suoi gesti manifestino la minima frattura, toglie un coperto. Tutto ciò che c'è di nefando nel suo comportamento non viene mai mostrato ma semplicemente alluso. Quello che viene mostrato è solo la sua esteriorità, la sua faccia sociale. Come quando rimprovera il figlio: “Non tirare la coda al gatto. C'è un po' di crudeltà in te. Non so da chi hai preso”, e subito dopo ammonisce: “La violenza genera violenza”. Il ritratto che ne esce è dunque in grado di recuperare tutte le sue apparenti contraddizioni.
Monsieur Verdoux attua una riflessione critica sulle illusioni umanitarie del passato e, in particolare, una risposta all'appello agli uomini, la più amara possibile. Durante il processo, il pubblico ministero addita Verdoux alla giuria come “un crudele, un cinico mostro”, e lui si guarda attorno per vedere di chi stia parlando. Solo la perdita degli ideali ha stravolto questa normalità. La dichiarazione conclusiva (“Il crimine non paga se condotto su piccola scala. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo”) è introdotta da frequenti sottintese anticipazioni. “Ti sento come disperato di dentro”, gli dice la moglie. “È un'epoca disperata questa”, lui risponde. E più tardi: “Questo secolo: un precipitato di velocità e confusione”. Sintomatico in questo senso è il rapporto che Verdoux ha con la ragazza di strada che invita a casa per fare su di lei un esperimento che dovrebbe ucciderla. “Con un po' di bontà il mondo sarebbe tanto bello”, dice lei (e il desiderio di ucciderla, o meglio la necessità logica di ucciderla, diventa allora, per Chaplin, la liberazione dalle effusioni del passato, l'uccisione stessa di Charlot). Molti anni dopo è la ragazza stessa a invitarlo a “rifarsi una vita”. La risposta di Verdoux è che “la disperazione è un narcotico”. Al che lei conclude: “La vita è oltre la ragione”. Ma il “cuore” di lei (“un mattino di primavera, una notte d'estate, la musica, l'arte, l'amore”) può sopravvivere solo grazie a un fabbricante di munizioni.
Ciò che colpisce in modo immediato del finale è la serenità con cui Chaplin si distacca, lasciandolo al suo destino, da Verdoux: “l'atroce polemica del Verdoux è espressa in modo tutt'altro che violento: mai ci fu un pamphlet più socratico, più triste e quasi crepuscolare” (Fink). Prima dell'esecuzione, Verdoux accetta di bere il rum che gli viene offerto, visto che non l'ha mai assaggiato.
Piano americano: dopo che ha deposto il bicchiere, gli legano le mani dietro la schiena. La porta si apre davanti a lui, la luce del giorno lo illumina; egli respira con voluttà l'aria fresca. Gli inservienti del carcere escono. Verdoux rimane solo con una guardia. Poi anche loro s'incamminano.
Carrellata indietro: Verdoux esce dalla prigione in cortile. La camera lo segue in panoramica verso sinistra, mentre si allontana di spalle con un passo stanco e appena zoppicante. “Un breve secondo, un secondo folgorante che il cinema non dimenticherà mai: sul viso di Charlot passa la volontà di morire” (Bazin). L'esecuzione diventa l'atto culminante del rifiuto, cioè un suicidio. Ai suoi giudici lo stesso Verdoux dice: “Nell'atto di lasciare questa valle di lacrime, voglio dirvi soltanto: a ben rivederci. E presto”. Nel suo ripudio nichilista, Monsieur Verdoux si basa sul rigetto della vita in sé. Gioca sulla morte, cioè sull’antivitalismo come unica espressione possibile. È un circolo chiuso che si preclude alternative che non siano quelle di una sconfortata messa in discussione dell'esistente. “Forse quel che dà fastidio agli americani è il fatto che Monsieur Verdoux sia un piccolo-borghese, un impiegatuccio come tanti di loro, un povero diavolo con la famiglia da mantenere” (Chaplin).
La provocazione arriva a segno, anche se non in modo immediato. Nel 1952 Chaplin intraprende un viaggio per nave verso l'Inghilterra, insieme alla nuova moglie, Oona O'Neill, con cui resterà per tutta la vita (e anche questo matrimonio è oggetto di scandalo, poiché lei è tanto più giovane di lui). Durante il tragitto apprende d'essere stato sottoposto a inchiesta per filocomunismo dal Comitato per le Attività Antiamericane: se farà ritorno negli USA, sarà automaticamente tratto in arresto. Il viaggio si trasforma così in un addio definitivo. Si trasferisce con la famiglia in Inghilterra e poi, nel 1953, al Manoir de Ban nel villaggio di Corsier, presso Vevey, in Svizzera, dove ha vissuto fino alla morte.

Discussione proseguita su:
http://www.filmscoop.it/forum/search.asp?KW=Recensione+MONSIEUR+VERDOUX&SM=1&SI=TC&FM=0&OB=1

Mauro Lanari

2 risposte al commento
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Invia una mail all'autore del commento angel__  @  11/11/2008 20:55:49
   7½ / 10
bel film,il più insolito di chaplin,con una buona dose di moralismo nel finale,che però trovo mal collocata. preferisco altri suoi film a questo verdoux,che comunque tiene due ore senza annoiare.

Pink Floyd  @  30/05/2008 18:17:27
   9½ / 10
A mio avviso la migliore sceneggiatura di Chaplin.
La storia si dipane che è una meraviglia, omicidio su omicidio, frode su frode.
Un classico immancabile del cinema chapliniano.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  18/12/2007 11:09:46
   9 / 10
Ottimo impianto narrativo, con sequenze ricche di tensioni e imprevisti.
Un'interpretazione sopra le righe. Riflette un'atmosfera qua e là un po' romantica che chiama in causa il delitto come male necessario pur du salvare la famiglia in stato di bisogno. Sul piano psicologico e filosofico il solito Chaplin geniale e populisya, romantico e individualista.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/12/2007 00:03:51
   10 / 10
Una commedia nera che offre una riflessione amara sulla società:
"Un omicidio hai l'assassino"
"milioni di omicidi hai un eroe"
"I numeri santificano"

Frasi come queste rimangono indelebili e senza tempo. Il film forse più maledetto di Chaplin, certamente il più controverso e scomodo, visto il difficile periodo che attraversava negli Stati Uniti. La requisitoria al processo contro Verdoux, è lo specchio del suo difficile momento.

Vegetable man  @  06/10/2007 11:26:30
   10 / 10
Un film levigato come un'opera d'arte, che mescola umorismo e spietato cinismo con superba maestria. Superba l'interpretazione di Chaplin.

Dick  @  27/09/2007 20:03:18
   9 / 10
Smessi i panni di Charlot nel dopoguerra Chaplin ha fatto questo film cupo dove nei panni di Verdoux si prende gioco della società piccolo borghese e lancia critiche alle guerre. Non mancano le trovate comiche, tra cui una già vista in non mi ricordo che film, anche s' incentrano

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Dies Irae  @  15/06/2007 11:26:59
   9 / 10
lucido, senza passi inutili, forse una delle migliori unioni del comico e tragico (non però come avveniva con la pantomima, dove il comico diventava poesia). film che porta con se una delle riflessioni più intelligenti del cinema, la distinzione tra l'omicida e l'eroe, triste conclusione dell'inutile travaglio intellettuale iniziato con il grande dittatore.

PetaloScarlatto  @  14/06/2007 01:53:42
   10 / 10
Crudelissimo, cinicissimo, spiazzante "esordio" nel cinema dell'orrore di un Maestro... Perchè qui di orrore di tratta...

Tratto da un soggetto di Welles che si ispirò, mi sembra, ad una storia vera...

Chaplin assassino di vedove è fenomenale e il "vecchio" vegabondo ogni tanto sbuca fuori in numeri comici di altissima poesia

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AKIRA KUROSAWA  @  09/06/2007 15:20:25
   8 / 10
gran bel film del maestro chaplin, tuttavia nn è fra quelli che preferisco. infatti mi piacciono molto di più i film su charlot come la febbre dell'oro, il monello, il grande dittatore, ok mi fermo.
rimane comunque un gran bel film interpretato dallo stesso grandissimo regista, geniale in alcuni momenti, la frase finale è a dir poco meravigliosa e nessuno a mio avviso potrebbe dargli torto, un messaggio esplicitamente pacifista

The Monia 84  @  04/03/2007 15:36:36
   10 / 10
Hands down, the best Chaplin movie so far.
In questo film, Charlot ha veramente dato il massimo, unendo ironia a sarcasmo in maniera travolgente. Riesce a interpretare benissimo la realta storica e sociale degli anni 30 legata in maniera strettissima al dramma umano del protagonista, vero capolavoro di personaggio in grado di scuotere le menti e gli animi.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/01/2007 02:07:17
   10 / 10
Il film più controverso di Chaplin, e probabilmente quello che gli ha dato più grattacapi: una storia à la Landru con un'invettiva ideologica "scomoda" (soprattutto nella requisitoria del processo) usata come atto d'accusa nella persecuzione della "caccia alle streghe" del senatore McCarthy qualche anno dopo: provocò il suo esilio in Gran Bretagna.
Visto oggi, il film è un vero capolavoro, un saggio di illimitata grandezza narrativa e cinematografica, un vero coup de foudre sulla natura del "male"

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  25/12/2006 17:27:42
   9 / 10
Fa impressione vedere Chaplin interpretare un personaggio così diverso da Charlot. E’ cambiato totalmente il punto di vista. Non è più una persona ai margini della società, che ha così la possibilità di farci ridere e pensare con le sue disavventure da escluso. Non è più il candido e onesto vagabondo che crede nell’opera rigeneratrice della solidarietà. Adesso fa piena parte della società e ne subisce fino in fondo le deleterie conseguenze. Crolla così qualunque illusione di felicità piccolo-borghese. La conclusione è amarissima: questà società è troppo spietata, è impossibile riuscire a sopravvivere senza fingere, rubare, ingannare, uccidere. L’ipocrisia è il sentimento imperante. Tutto è pura apparenza, dietro le belle maniere c’è solo il gretto interesse. E poi perché condannare il singolo che ha ucciso, se la morte in grande scala è diventata il metodo di risoluzione delle contese planetarie? La sibillina profezia di Verdoux condannato a morte - “presto ci rivedremo tutti” - prefigura una catastrofe nucleare imminente.
Non poteva che venirne fuori un film osteggiato, evitato, capito solo dalle persone veramente aperte alla comprensione del reale. Lo stile poi è un’altra ciliegina sulla torta. Una satira leggera ma molto corrosiva. Il contrasto è quello dell’accostamento normale dei tronfi modi sociali con l’assassinio. Anche qui si sente sempre qualche cosa di agghiacciante dietro la risata.
Chaplin, bisogna dirlo, non ha più la grande agilità compositiva e scenica dei grandi film. Il film è un po’ pesante e rischia di essere monotono.
Rimane comunque un film sconvolgente, sempre attuale. Pensavo che Costa Gavras con "Cacciatore di Teste" avesse fatto qualcosa di originale. Invece no! Chaplin ci aveva pensato prima di lui!

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Gruppo REDAZIONE maremare  @  03/11/2006 20:24:39
   10 / 10
Magnifico film di un grande regista.
Da non perdere.

Invia una mail all'autore del commento domeXna79  @  03/11/2006 20:15:28
   8½ / 10
Altro grande capolavoro del sonoro di Charles Chaplin.
Film come sempre intenso, capace di coniugare la leggerezza del racconto giallo, che solo in apparenza sembra fine a se stesso ma che in realtà vuol svelare una verità assoluta che non conosce tempo, “l’orrore della guerra” in un tempo in cui i valori sembrano smarriti (“in un mondo spietato bisogna essere spietati”) ..intriso di ironica saggezza, di spietata verità che mal si combinano con la cecità di una collettività egoista, incapace di guardarsi dentro.
Alcune scene sono espressione di una pura genialità, dal camino che fuma nel giardino di casa (proprio all’inizio del film) alla riflessione conclusiva "Il crimine non paga se condotto su piccola scala. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo" ..così d’innanzi ai massacri di uomini, donne e fanciulli che le guerre portano con se, dettate da interessi economici, la sua attività criminosa, determinata anch'essa da ragioni economiche, è stata una cosa modestissima.
Magnifica l’interpretazione di Chaplin, con la sua maschera tragi-comica ..così come la curatissima colonna sonora (composta dallo stesso attore-regista), capace di rendere un messaggio che non conosce ne tempo e ne spazio ..imperdibile capolavoro di uno dei maestri del cinema.

superburp  @  12/03/2006 01:43:16
   10 / 10
E' il film più bello che abbia mai visto: commedia, giallo, dramma. C'è tutto. Ed è tutto ad altissimi livelli. Grazie, ovviamente, al grande Chaplin che recita divinamente (come al solito).

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  16/02/2006 23:14:48
   7½ / 10
ancora un film tagliente e sorprende ancora di piu per l'anno in cui è stato girato se pensiamo che "il grande dittatore " è uscito prima della guerra...
il fine del film si capisce solo alla fine...io infatti mi chiedevo "ma con tutta questa storia di barbablu dove vuole arrivare?"...beh l'ho capito proprio nell'ultima parte...non mi sento pero di dare di piu perche ho visto di meglio e dieci minuti non fanno un film eccezionale che per il resto è un film bello ma non superiore ad altri

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Ultima risposta 27/09/2007 20.11.10
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  09/01/2006 01:21:18
   10 / 10
Stupendo, non è il mio preferito assoluto di CC, ma trattasi di ennesimo suo capolavoro. Bellissima la frase riportata riguardo il fatto che chi commette un crimine è un assassino, chi uccide milioni di persone un eroe: chiaro riferimento alla guerra ed al periodo che si stava vivendo.

cinefilomalato2  @  27/12/2005 11:48:48
   10 / 10
Forse, come disse lo stesso Chaplin, "Monsieur Verdoux" è veramente il suo miglior film. Un inno alla libertà anarchica, dove il concetto di necessità viene messo genialmente a nudo; e nel contempo una denuncia all'ipocrisia e al moralismo che regola la politica e gli stati (specie i regimi dittatoriali, ma pure i cosidetti stati democratici, vedi Stati Uniti e maccartismo...). Bellissime le sequenze finali, dal processo di Verdoux al suo avvio (con la tipica camminata di Charlot, dal significato metaforico) verso la ghigliottina.

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Ultima risposta 31/12/2005 11.21.01
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Invia una mail all'autore del commento cinefilo malato  @  08/12/2005 20:55:47
   10 / 10
Pazzesco! Chaplin si è reinventato killer!

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Ultima risposta 27/09/2007 20.07.35
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ds1hm  @  07/12/2005 18:33:18
   10 / 10
il caminetto che fuma in giardino al posto dei campi di concentramento: basta solo questo per non dimenticare tutto il film.

Ch.Chaplin  @  30/10/2005 14:03:34
   10 / 10
il miglior sonoro di charlie dopo il grande dittatore...
un'ironia sottile e tagliente..solo lui avrebbe potuto sorridere d fronte alla morte. Immortale, non accolto felicemente per via dell'anno in cui è stato realizzato (1947), troppo vicino alla guerra, la gente non era preparata a ridere su certi temi. Da riconoscergli il coraggio d averlo girato senza problemi. Eccezionali le riflessioni prima della morte di Verdoux, in tribunale e poi ancora in cella con l'avvocato e il prete. "Il crimine non paga se condotto su piccola scala. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo". Nel 1947 niente di così attuale. Nel 2005 ci troviamo nella stessa situazione. L'uomo non ha smesso di fare la guerra. Voto 10. Diretto.

Zoso87  @  23/09/2005 15:23:02
   8 / 10
Bel film, mi stupisce ke qualcuno non lo abbia ancora votato. Chaplin era di almeno trent'anni avanti rispetto ai suoi tempi, un film ke amalgama bene sarcasmo e umorismo pur parlando di temi assai meno divertenti. Eccezzionale il finale con il discorso conclusivo di Verdoux: per tutti coloro che odiano la guerra...

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