ricky - una storia d'amore e liberta' regia di François Ozon Francia 2008
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ricky - una storia d'amore e liberta' (2008)

 Trailer Trailer RICKY - UNA STORIA D'AMORE E LIBERTA'

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locandina del film RICKY - UNA STORIA D'AMORE E LIBERTA'

Titolo Originale: RICKY

RegiaFrançois Ozon

InterpretiAlexandra Lamy, Sergi Lopez, André Wilms, Mélusine Mayance, Arthur Peyret, Jean-Claude Bolle Redat, Julien Haurant, Eric Forterre, Hakim Romatif, John Arnold, Marilyne Even

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia 2008
Generecommedia
Al cinema nell'Ottobre 2009

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Trama del film Ricky - una storia d'amore e liberta'

Divisa tra la figlia Lisa e il lavoro in fabbrica, la vita di Katie cambia all’improvviso quando conosce Paco, un collega con cui inizia una relazione piena di passione. Il frutto del loro amore, Ricky, è un bambino con un dono inaspettato: due piccole ali, che crescono giorno dopo giorno. Dopo lo sconcerto iniziale, Katie prova a nascondere al mondo questo segreto, ma le cose si complicano quando la storia finisce in mano ai media: s’impone allora nei confronti del bambino meraviglioso la scelta tra possesso e amore.

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Voto Visitatori:   7,16 / 10 (19 voti)7,16Grafico
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Voti e commenti su Ricky - una storia d'amore e liberta', 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Goldust  @  01/10/2020 16:12:58
   7 / 10
Non il film più facile da interpretare di Ozon, autore anticonformista che ha però sempre optato per una linearità di racconto che qui invece viene un pò a mancare, probabilmente per una sua precisa volontà di intorbidire le acque e rendere la vicenda leggibile su diversi livelli. L'incipit può quindi fare o no tutta la differenza del mondo, a seconda del modo in cui si vuole leggere il film, se come favola edificante sul diverso con annesse connotazioni fantastiche oppure come un racconto dalle mille zone grigie ben più profondo e oscuro di quanto possa sembrare a prima vista. Bravissima comunque la Lamy nella parte della madre - coraggio e simpatiche le sequenze del bimbo volante all'interno del supermercato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  23/10/2014 18:32:28
   7½ / 10
Ozon è decisamente un regista originale.
Con questa favola, solo apparentemente favola, cerca di far riflettere lo spettatore sulla realtà che lo circonda: esibizionismo mediatico, condizioni lavorative insalubri, ecc...
Un film non privo di un elegante cinismo.
Bravi i protagonisti.
Idea davvero eccellente magari non sempre supportata da una messa in scena così incisiva.
Visione consigliata.

Zanibo  @  08/02/2014 19:25:35
   8 / 10
Un film da 7 come realizzazione, ma originalissimo e per questo merita un 8.

Clint Eastwood  @  30/09/2013 23:47:49
   7 / 10
Una zappata sui piedi che forse non subito fa sentire i suoi effetti ma pian piano arrivano e fanno riflettere che non è poco per un film moderno di questo genere. Discutibile rimane però il ruolo/la scelta di Ozon come regista (l'incipit e come lega questo con il resto del film) che si presta a fare il prestigiatore (?). Da vedere

TheLegend  @  27/05/2013 04:07:06
   6 / 10
L'ho trovato uno tra i film più deboli di questo regista.
Non si capisce bene cosa voglia dire e la storia a tratti assume troppo i toni della favoletta.

sandrone65  @  10/12/2011 10:35:35
   9 / 10
Non si può proprio dire che questo film non sia originale!!! Confesso di non averlo capito immediatamente. Ho dovuto rifletterci e leggere i commenti degli altri per inquadrarlo bene e quindi apprezzarlo. Il film è profondamente cinico e cinicamente profondo.

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Una favola delicata (la straordinaria bellezza del bimbo riconduce obbligatoriamente la nostra mente alla favola, astuzia perfida del regista) come elaborazione di una realtà che non lascia spazio alle aspirazioni umane.

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  09/12/2011 01:52:22
   9 / 10
Ozon non sbaglia un colpo e anche stavolta sforna una bomba ricoperta di zucchero filato, poetica e happy ending solo x i piu' sprovveduti che non conoscono l'infinito cinismo del regista francese.
L'inizio è in realta'la fine del film,dopo 2 minuti sappiamo gia' che questa storia non potra' avere un lieto fine ma noi non siamo Ozon, abbiamo ancora sentimenti di speranza dentro di noi e quindi man mano che il film prosegue ci lasciamo intenerire dalla favoletta del bimbo con le ali e della madre iperprotettiva ,della famigliola felice, del ''non tutti i guai vengono x nuocere'' e vissero tutti felici e contenti, DIMENTICANDOCI che tutto quello che stiamo vedendo in realta' è frutto dell immaginazione di Katie,la quale abbandonata da Paco ,a livello inconscio non riesce ad accettare l'idea di aver dovuto dare in adozione il proprio bimbo e quindi elabora un sogno/viaggio mentale x sentirsi meno colpevole.
Il film fornisce anche spunti di riflessione ''secondari'' quali il dualismo madre-figlia , la ''castrazione'' dovuta all eccessivo affetto materno e l'emarginazione sociale ma i temi centrali della pellicola secondo me sono proprio l'incapacita' umana di farsi una ragione in seguito ad una perdita importante ( come nel precedente Under the sand), la trasformazione (inconscia?) della realta' al fine di renderla accettabile a se stessi ( the swimming pool ) e il bisogno morboso di maternita' ( regarde la mer).
RIcky è una gelida summa dei + importanti lavori del maestro parigino, un film,come gia' detto, che puo' risultare ''soft'' o superficiale solo ai + sprovveduti ma che in realta' è l'ennesima gemma incastonata nella mostruosa (in senso buono) filmografia del Maestro Ozon

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  09/08/2011 18:11:10
   7½ / 10
Ma che carina che è questa storia! Un bellissimo bambino con le ali, un vero e proprio angelo, cambierà per sempre la vita di una madre disadattata e povera che vive solo con la figlia e convive con lo spagnolo Paco. Un finale pieno di speranza e molto poetico. Ozon è nato per fare Poesia nel Cinema.

2 risposte al commento
Ultima risposta 09/12/2011 02.47.37
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  11/03/2011 02:59:59
   8 / 10
Un film che sulla carta rischia il grottesco involontario e invece riesce ad essere un lucidissimo apologo sulla diversità e sulla libertà.
Ozon sfiora il capolavoro con uno dei suoi film più riusciti.
Tanti i temi toccati, ma due quelli più importanti attorno a cui ruota questa allegoria quasi swiftiana (o voltairiana). Uno: l'oppressione costituito dall'affetto materno, castrante per la libertà individuale. Due: la sostanziale intolleranza e xenofobia sociale verso la stranezza, il diverso: un bambino volante non è un Angioletto, ma quasi un Elephant Man, un fenomeno da baraccone.

Il finale

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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  09/11/2010 18:07:12
   8 / 10
Ozon non si smentisce; Ozon non tradisce mai: è un genio. Ormai è uno dei pochi registi al mondo che sa frustarti in pieno volto anche quando ti racconta una favola delicata... favola per modo di dire.
A essere geniale è il suo consueto ribaltamento dei valori tradizionali delle favole e dei miti, la loro "riduzione" ad un realismo fantastico con sentito - e divertito - cinismo.
Innanzitutto i protagonisti: Katie, la "bella" della favola, è una madre sola, operaia che vive in una scatola di periferia. Il suo principe azzurro è un altro operaio, un immigrato, che lungi dall'avere castelli e cavalli, non ha nemmeno una dimora tutta sua.
Il primo appuntamento, fugace, e il relativo concepimento sono da antologia (appunto, del cinismo): l'inquadratura fissa sulle porte dei cessi della fabbrica, nel quale si sta consumando l'amplesso, lascia sospesa ogni traccia di melenso sentimentalismo e di poesia della passione.
Il fatto che entrambi i genitori lavorino in una fabbrica di prodotti chimici, le cui esalazioni sono continuamente aspirate fino al malore, aggiunge un altro tassello al ribaltamento del quadretto favolistico classico, lasciando intendere che la mutazione genetica del nascituro sia dovuta proprio alla prolungata esposizione a tali agenti chimici...
Quando al piccolo Ricky spuntano le ali, più che a un novello putto alato il neonato assomiglia ad un pollo, come dimastrano le particolari attenzioni e perplessità della mamma. Ozon si prende gioco anche dell'iconografia pagana del dìo dell'eros nel mostrare questo Cupido di periferia che svolazza libero e innocente, sbattendo furiosamente - e comicamente (altro cinismo) - il cranio contro pareti e armadi, o in affollati ipermercati tra lo stupore dei presenti muniti di cellulare con videocamera.
Cosa sarebbe Cupido nell'era dell'onnipotenza mediatica? Un fenomeno da baraccone. Ed è proprio quello che pensano di fare i due genitori del fenomenale pargolo dandolo in pasto alla famelica televisione, avvinti dalla tentazione del guadagno e a fronte della loro misera condizione di operai. Il volo di Ricky, la sottrazione della sua diversità allo sfruttamento del fenomeno (in quanto fenomeno), la sua definitiva trasformazione in putto alato - e quindi nel dìo dell'amore - lasciano alla Madre un senso di misticismo come consolazione per la perdita del Figlio. Ma sarà vera consolazione? Intanto la classe operaia mette le ali...

uzzyubis  @  01/11/2010 09:40:48
   6 / 10
Sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio da questo fil il cui tema non è affatto banale, anzi...A mio parere manca quel qualcosa che fa rimanere nella memoria una pellicola, forse tutto troppo lineare.

Estonia  @  17/10/2010 11:52:01
   6 / 10
Per essere un "elogio della diversità" (Crespi), simbolicamente concentrato sulle difficoltà che ne conseguono, oppure una "parabola sulla maternità" (Nepoti), o ancora una "metafora della difficoltà di essere liberi nell'istituzione familiare" (il manifesto), ha dalla sua un'impostazione assai originale e a volte anche commovente. Certamente l'effetto straniante di un evento bizzarro che irrompe nella quotidianità carica di problemi di una famiglia proletaria alla periferia di Parigi è sorprendente. Ma l'eccesso di leggerezza in certi passaggi non è perfettamente funzionale a dare spessore a questa allegoria moderna. Resta l'impressione di una bella favola tra il poetico e il grottesco ma dai toni a mio parere un po' troppo forzatamente consolatori.

paride_86  @  04/02/2010 04:34:56
   7 / 10
"Ricky" comincia con una donna che racconta ad una psicologa di essere stata abbandonata da un compagno straniero di di voler dare in affido un figlio.
Poi, dopo questa scena, ci viene raccontata tutta un'altra storia. Come interpretare tutto ciò?

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Al di là delle interpretazioni possibili, "Ricky" è un film minimalista sia nella sceneggiatura che nelle scenografie e ricorda un po' il cinema dei fratelli Dardenne, anche per il contesto sociale in cui è ambientato.
Non è il mio genere, però è un film interessante da vedere.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  17/12/2009 10:10:48
   6½ / 10
Ozon si conferma un autore perlomeno originale con questo suo ultimo piccolo e curioso film.
Favola metropolitana.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  15/12/2009 16:16:52
   6½ / 10
Ammetto che François Ozon è un autore che apprezzo da sempre con alcune riserve,la sua versatilità ed il suo coraggio ne fanno un regista spesso fuori dal coro e per questo interessante,anche se mio avviso non ancora in grado di utilizzare le qualità di cui dispone in modo maturo.I suoi film mi affascinano ma poi,sporadici casi a parte,mi danno l’impressione di essere spesso inconcludenti o incompleti,come mancasse qualcosa di fondamentale alla quadratura del cerchio.
Non fa eccezione la sua nuova fatica,un film particolare, in grado di unire le influenze più disparate che vanno dal cinema più impegnato a quello di cassetta,sino a sconfinare addirittura in affinità (edulcorate) con l’operato del primo Cronenberg.
L’azzardo è notevole e la scommessa vinta solo in parte,anche perché la pellicola non è facilmente intelligibile ma si presta a numerose chiavi di lettura.La più scolastica è quella legata alla nascita,evento straordinario e variabile,capace di rompere sottili equilibri e al tempo stesso adatto a fortificare legami.Ozon colloca l’evento in un contesto difficile,in cui è più facile la disgregazione di alcune armonie.Il regista inizialmente intende la nascita come fatto problematico,per poi esaltarne l’importanza sino a farne l’epicentro della felicità,sposando per la messa in scena un criterio fantasy molto singolare,diviso tra il serio e il faceto.
C’è anche da aggiungere che il tutto potrebbe essere un excursus onirico,un viaggio a ritroso,con l’ultima immagine della pellicola da interpretarsi come scena introduttiva,da ricollegarsi al prologo che in effetti sembra completamente estraneo al resto della narrazione.In questo caso il contenuto assume sostanza ben diversa, diventa una rimozione del senso di colpa con annessa lettura non certo positiva quanto quella precedente.Allo stesso modo potrebbe anche essere una percezione della primogenita della protagonista,la quale, preoccupata per l’arrivo in casa del nuovo amore della madre,elabora un mondo tutto suo, in cui dopo varie sofferenze e fallimenti la pace regna sovrana.
Stranissimo,un lavoro che poteva essere un capolavoro ma anche un’incredibile fesseria,Ozon si piazza nel mezzo,come suo costume.

forzalube  @  29/10/2009 13:40:57
   7½ / 10
Allo stesso tempo semplice e sofisticato, realista e fiabesco. Un film non facile da interpretare (

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER), ma che sicuramente coinvolge ed appassiona lo spettatore.
Ottimi gli interpreti.
Insomma Ozon si conferma un regista decisamente interessante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  21/10/2009 23:08:51
   7 / 10
Si affida alla bellissima voce di Cat Power un'epilogo francamente deludente (v. spoiler) di un film davvero grazioso che avrebbe potuto (ma forse non ha saputo) affrontare un tema come questo senza soffermarsi, come invece fa, sull'aspetto fiabesco e sul nodo poetico della vicenda.
Di solito il cinema di Ozon brilla proprio quando mette in risalto l'interiorità dei personaggi e non la sua bizzarra creatività (è il caso di Sotto la sabbia, del Tempo che resta, per es.), ed effettivamente tutta la prima parte ci parla di un'opera anche rigorosa nel suo impatto sociale, quasi raggelante nell'alludere drammaticamente a certi sviluppi che lo spettatore percepisce con una partecipazione emotiva quasi dannosa (i sospetti sul padre, sulla sorella, etc.).
Ma quando Ricky spicca il volo, l'impressione è che il regista francese si adagi sulla metafora morale e materna della vicenda, o sull'ennesimo tema della figura paterna assente ("Non si va via quando si vuole bene" dice la figlia maggiore della protagonista).
Insomma, dalla quotidiana drammaticità à la Cantet/Dardenne delle prime immagini, si passa alla leggerezza anche amara (ma vissuta come un fenomeno della natura da esplorare e di cui gioire) del "volo", e tutto questo mentre ci sono fin troppi elementi che possono condividere le giovani coppie con prole nei primi mesi di vita del neonato (es. i singhiozzi ossessivi di giorno e di notte che tengono svegli e desti i genitori, ma anche la gelosia della sorella, che si sente trascurata).

Forse il limite del film è di persuaderci di credere in quello che avrebbe potuto essere: invece i toni rassicuranti si vestono davvero di favola, rendendo inconciliabili il mondo di Ricky e della madre, però accidenti resta un graditissimo ritorno per un regista come Ozon: che nell'atto di prendersi sul serio perde di vista i suoi obiettivi, ma riesce a centrare pienamente un dolce ritratto di umanità genetica

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Gruppo COLLABORATORI paul  @  16/10/2009 12:50:47
   6 / 10
La penso esattamente come il commento sottostante: difficilissimo trovare significati precisi a questo film. Del resto non è il primo Ozon che vedo: un regista che definirei un "soft Zulawski", meno estremo ma non certo meno ermetico e pazzerello.

Violabianca  @  14/10/2009 17:18:53
   6½ / 10
Trovandomi all'estero ho visto il film assolutamente per caso su una cable TV russa. All'inizio mi sembrava un film alla fratelli Dardenne: donna sola con figlia che affronta una vita difficile e triste, poi quasi in un battibaleno e' accasata e alle prese con pupo piagnone che le rende la vita ugualmente difficile. Poi, colpo di scena! Spuntano le ali. (E non avendo mai sentito niente su questo film e' stata una vera sorpresa). E li' non sapevo piu' cosa stavo guardando: inizialmente ho temuto un horror, poi ho pensato ad un fantasy, poi ho temuto nuovamente che diventasse un lacrimoso film con sfondo religioso-new age. Impossibile da inquadrare. Ma la storia procede e non si puo' non essere curiosi di seguire la crescita del piccolo Ricky, che anche senza ali sarebbe bello come un angelo. Ho cercato di trovare un significato al film ma si possono vedere mille messaggi cosi' come solo una storia fantastica. Tuttavia l'ambientazione prosaica e lo straordinario affrontato con semplicita' (e forse fin troppo poco stupore) non disancorano mai totalmente lo spettatore da una sensazione di realismo. Fino ad un finale che conclude a mio parere nel modo piu' giusto possibile il film. Cosi' come e' difficile inquadrarlo, cosi' pure e' difficile dire a quale pubblico si rivolga. Io l'ho trovato curioso e affascinante. L'aggiunta italiana al titolo: una storia d'amore e liberta, mi pare un po' pomposa ma di fatto c'e' un po' dell'uno e dell'altra.

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