Una serie di audaci rapine in banca e furti d'auto semina il terrore nelle comunità del Pacifico nord-occidentale, ma un agente FBI sospetta che i colpevoli non siano semplici criminali, bensì pericolosi terroristi interni.
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Non infierisco. Il pastore Butler contro il terrorista Mathews. Mentre Kurzel si concentra su quest'ultimo realizzandone la volontà finale ("Il gregge muore, i congiunti muoiono, anch'io morirò, ma l'unica cosa che so che non muore mai è la fama delle gesta di un uomo morto"; "Cattle die, kinsmen die, I too shall die, but the one thing that I know that never dies, it's the fame of a dead man's deeds"), ossia facendone un personaggio carismatico, martire glorificato per i posteri, proprio quelli dell'assalto a Capitol Hill che invece pretenderebbe di denunciare, liquida in una frase ciò ch'è davvero successo e che Butler aveva preconizzato: "Tra 10 anni avremo dei membri sia al Congresso che al Senato. Così si fa il cambiamento. Ma il progresso richiede tempo"; "In 10 years, we'll have members in the Congress, the Senate. That's how you make change, but progress takes time"). Problemi fra i Dem? Forse le copertine su Vogue non hanno giovato né al di là né al di qua dell'Atlantico (10 gennaio 2021, Harris: https://www.vogue.com/article/kamala-harris-vogue-cover-backdrop-meaning-alpha-kappa-alpha; 25 aprile 2023, Schlein: https://www.vogue.it/article/elly-schlein-pd-intervista-esclusiva; 11 ottobre 2024, Harris bis: https://www.vogue.com/article/kamala-harris-digital-cover-october-2024-interview), anche se nel frattempo si polemizza sull'opposto, la scarsa attenzione rivolta ai centristi. Quest'anno, durante le celebrazioni per il giubileo dall'uscita del 1° Fantozzi, c'è chi finalmente ha notato che Villaggio non ha mai proposto un'uscita dalla più classica delle battaglie fra poveri in nome d'uno slittamento paradigmatico verso modelli politici anti-spencerismo sociale come a es. il collettivismo francese di Saint-Simon, Fourier e Owen. Al contrario, una volta resa edotta di tale meccanismo, la classe sfruttata preferisce agire all'interno del paradigma preesistente lasciando l'ultimo posto a qualcun altro. È ciò in cui si compendia l'offerta elettorale di Trump e ha funzionato benissimo per almeno due volte. PS: non tirerei in ballo Spike Lee. Troppo impegnato a curare il suo look, tifare i Knicks e presenziare alle finali degli Slam.
La storia ha una certo interesse soprattutto se visto in chiave odierna. Il ritmo è tenuto sempre abbastanza alto. L'asso nella manica del film è però la scelta dei due protagonisti, il sempre magistrale Jude Law e il bellissimo Nicholas Hoult. E' chiaro che far interpretare la parte del cattivo ad uno così rende tutto più magnetico e affascinante.
Non male questo poliziesco di Kurtzel, a partire dalla bella ambientazione dell'America di provincia, nell'entroterra tra l'Oregon e lo stato di Washington nel bel mezzo degli anni ottanta, teatro di diversi crimini, tra furti d'auto, rapine e che sfociano in qualche omicidio, da parte di quella che si rivelerà essere un'organizzazione di suprematisti bianchi, una sorta di successori del Ku Klux Klan, tramite questo il film, tra l'altro tratto da una storia vera, viene intriso di critica sociale, prendendo la prospettiva di un detective, interpretato da un buon Jude Law, che sarà l'unico a scavare a fondo a questi eventi, inizialmente ritenuti non correlati.
Il film spinge bene su due frangenti, quello prettamente poliziesco, con un discreto intreccio riguardante le indagini, i collegamenti tra i personaggi, comprendendo anche diverse scene d'azione ben dirette, devo dire particolarmente sobrie, con inseguimenti, rapine, sparatorie con un buon tasso di adrenalina, ma presenta anche un forte aspetto sociale, tramite la sua indagine il detective verrà a contatto con una realtà di provincia che mostra il dramma di questa vita da criminali da parte dei membri, che si riflette anche sugli affetti più vicini ed allo stesso tempo la mentalità chiusa, xenofoba e bigotta della popolazione, che ha portato il proliferare della banda stessa, con addirittura una chiesa che rivendica la sovranità bianca, incorporando questo pensiero alla religione, che si rivela avere le mani in pasta più di quanto possa sembrare - arrivando a toccare anche questioni filopolitiche, con l'organizzazione di criminale che complotta per destituire il governo degli Stati Uniti e creare un governo suprematista bianco - spoiler, oggi ci sono riusciti -
Dai ritmi dilatati, ma mai noioso, una discreta regia, è un poliziesco di stampo classico che funziona molto bene nel descrivere il contesto del periodo, non particolarmente originale - ad esempio, uno dei primi film che mi vengono in mente molto vicini a questo è "Mississippi Burning" di Alan Parker - ma funziona bene sia come intrattenimento che come analisi del periodo.
Un poliziesco di quelli di un tempo (non per altro è ambientato negli anni '80), dai toni forti, rude e violento. Mescola la vera storia dell'omonimo gruppo di estrema destra, di Bob Mathews e delle loro azioni, a finzione cinematografica, per dare una struttura solida al film (il libro a cui si ispiravano è reale, così come, nelle linee essenziali l'escalation e la fine del gruppoe, il personaggio di Jude Law è inventato). Per l'aspetto cinematografico non aggiunge nulla di innovativo, merita per il valore storico e per i bravissimi interpreti (spicca la bravura di Jude Law).
Fiacco, lento e con poco mordente.... due ore soporifere con una regia quasi didascalica che mette insieme gli eventi ma non crea convolgimento al racconto; migliora leggermente sul finale con le scene d'azione e la caccia all'uomo ma nel complesso troppo poco. Peccato nonostante un cast di tutto rispetto con gli ottimi Jude Law e Nicholas Hoult difficilmente resterà nella memoria rispetto ad altri film ben più famosi e belli che trattano lo stesso argomento. Non consigliato
Idaho Burning, Suprematisti bianchi da rapina. In certe casistiche io debbo mettere subito in chiaro le reminiscenze che una pellicola può darmi direttamente (o indirettamente, per vie traverse) in questo caso sono tre grandi film di tre grandi registi: Mississippi Burning di Alan Parker (del 1988), Talk Radio di Oliver Stone (anch'esso del 1988, basato sul libro "Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg" da Eric Bogosian) e infine BlacKkKlansman (guarda caso trent'anni dopo i primi due, del 2018) di Spike Lee. I film che ho citato poc'anzi formano la base sulla quale la pellicola, può manifestare il suo fascino storico, d'attualità e d'ambientazione tra personaggi e luoghi che può suscitare in me. In questo il regista Justin Kurzel si rivitalizza ai miei occhi applicando la sua raffinata scelta di riprese e fotografia (assieme al fido Adam Arkapaw) di stampo europeo ad una storia thriller/investigativa tipicamente americana (vedasi Alan Parker già citato), non perdendosi neanche in citazioni dirette o meno a "The Deer Hunter" di Michael Cimino o "Sicario" di Villeneuve e Taylor Sheridan. Lo sceneggiatore Zach Baylin, attraverso il soggetto preso dal libro In certe casistiche io debbo mettere subito in chiaro le reminiscenze che una pellicola può darmi direttamente (o indirettamente, per vie traverse) in questo caso sono tre grandi film di tre grandi registi: Mississippi Burning di Alan Parker (del 1988), Talk Radio di Oliver Stone (anch'esso del 1988, basato sul libro "Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg" da Eric Bogosian) e infine BlacKkKlansman (guarda caso trent'anni dopo i primi due, del 2018) di Spike Lee. I film che ho citato poc'anzi formano la base sulla quale la pellicola, può manifestare il suo fascino storico, d'attualità e d'ambientazione tra personaggi e luoghi che può suscitare in me. In questo il regista Justin Kurzel si rivitalizza ai miei occhi applicando la sua raffinata scelta di riprese e fotografia (assieme al fido Adam Arkapaw) di stampo europeo ad una storia thriller/investigativa tipicamente americana (vedasi Alan Parker), non perdendosi neanche in citazioni dirette o meno a "The Deer Hunter" di Michael Cimino". Lo sceneggiatore Zach Baylin, basandosi come soggetto il libro "The Silent Brotherhood" di Kevin Flynn e Gary Gerhardt, mette in campo temi attuali americani (vedasi in questo caso il già citato Spike Lee) utilizzando fatti storici accaduti per portare un senso alle motivazioni dei personaggi (e qui scatta Oliver Stone). Nel cast brilla un Jude Law totalmente trasformato in Gene Hackman (complimento gigantesco, in cui spazia fisicamente in un po' dei suoi ruoli più famosi) e un Nicholas Hoult totalmente dentro le vesti di un leader separista/nazista americano, non male pure le prove di: Tye Sheridan, Odessa Young, Marc Maron e Jurnee Smollett. Un gran bel film, che mostra un lato americano tutta da concepire nel suo essere totalmente assurdo.
Film con un buon cast, manca un pò di mordente. Non c'è una qualsiasi evoluzione dei personaggi principali. Anche nella scena finale aperta il protagonista non è detto che abbia imparato una mezza lezione. Parte fiacco per via di una scrittura dei personaggi un pò troppo minimal, nonostante la buona caratterizzazione da parte di Jude Law. L'investigazione riguarda fatti realmenti accaduti, ma non approfondisce più di tanto l'evento storico. Il ritmo sale quando parte la caccia all'uomo, la tensione si palpa anche grazie ai frequenti scleri di tutti gli investigatori, un pò gratuiti forse.
Non si capisce come il personaggio di Jude Law assuma la direzione delle indagini, nonostante si prenda troppi rischi, che porteranno anche alla morte del suo giovane partner di lavoro.
Poliziesco vecchio stile questo del bravo Kurzel. Per quanto il film effettivamente coinvolga e interessi, non ci sono particolari elementi da ricordare, forse per il fatto che ricordi pellicole già realizzate. Comunque è un prodotto ben fatto e può meritare una visione, anche grazie all'apporto di un cast di livello. Di Kurzel ho preferito "Snowtown" e "Nitram".