Una serie di audaci rapine in banca e furti d'auto semina il terrore nelle comunità del Pacifico nord-occidentale, ma un agente FBI sospetta che i colpevoli non siano semplici criminali, bensì pericolosi terroristi interni.
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Un poliziesco di quelli di un tempo (non per altro è ambientato negli anni '80), dai toni forti, rude e violento. Mescola la vera storia dell'omonimo gruppo di estrema destra, di Bob Mathews e delle loro azioni, a finzione cinematografica, per dare una struttura solida al film (il libro a cui si ispiravano è reale, così come, nelle linee essenziali l'escalation e la fine del gruppoe, il personaggio di Jude Law è inventato). Per l'aspetto cinematografico non aggiunge nulla di innovativo, merita per il valore storico e per i bravissimi interpreti (spicca la bravura di Jude Law).
Fiacco, lento e con poco mordente.... due ore soporifere con una regia quasi didascalica che mette insieme gli eventi ma non crea convolgimento al racconto; migliora leggermente sul finale con le scene d'azione e la caccia all'uomo ma nel complesso troppo poco. Peccato nonostante un cast di tutto rispetto con gli ottimi Jude Law e Nicholas Hoult difficilmente resterà nella memoria rispetto ad altri film ben più famosi e belli che trattano lo stesso argomento. Non consigliato
Idaho Burning, Suprematisti bianchi da rapina. In certe casistiche io debbo mettere subito in chiaro le reminiscenze che una pellicola può darmi direttamente (o indirettamente, per vie traverse) in questo caso sono tre grandi film di tre grandi registi: Mississippi Burning di Alan Parker (del 1988), Talk Radio di Oliver Stone (anch'esso del 1988, basato sul libro "Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg" da Eric Bogosian) e infine BlacKkKlansman (guarda caso trent'anni dopo i primi due, del 2018) di Spike Lee. I film che ho citato poc'anzi formano la base sulla quale la pellicola, può manifestare il suo fascino storico, d'attualità e d'ambientazione tra personaggi e luoghi che può suscitare in me. In questo il regista Justin Kurzel si rivitalizza ai miei occhi applicando la sua raffinata scelta di riprese e fotografia (assieme al fido Adam Arkapaw) di stampo europeo ad una storia thriller/investigativa tipicamente americana (vedasi Alan Parker già citato), non perdendosi neanche in citazioni dirette o meno a "The Deer Hunter" di Michael Cimino o "Sicario" di Villeneuve e Taylor Sheridan. Lo sceneggiatore Zach Baylin, attraverso il soggetto preso dal libro In certe casistiche io debbo mettere subito in chiaro le reminiscenze che una pellicola può darmi direttamente (o indirettamente, per vie traverse) in questo caso sono tre grandi film di tre grandi registi: Mississippi Burning di Alan Parker (del 1988), Talk Radio di Oliver Stone (anch'esso del 1988, basato sul libro "Talked to Death: The Life and Murder of Alan Berg" da Eric Bogosian) e infine BlacKkKlansman (guarda caso trent'anni dopo i primi due, del 2018) di Spike Lee. I film che ho citato poc'anzi formano la base sulla quale la pellicola, può manifestare il suo fascino storico, d'attualità e d'ambientazione tra personaggi e luoghi che può suscitare in me. In questo il regista Justin Kurzel si rivitalizza ai miei occhi applicando la sua raffinata scelta di riprese e fotografia (assieme al fido Adam Arkapaw) di stampo europeo ad una storia thriller/investigativa tipicamente americana (vedasi Alan Parker), non perdendosi neanche in citazioni dirette o meno a "The Deer Hunter" di Michael Cimino". Lo sceneggiatore Zach Baylin, basandosi come soggetto il libro "The Silent Brotherhood" di Kevin Flynn e Gary Gerhardt, mette in campo temi attuali americani (vedasi in questo caso il già citato Spike Lee) utilizzando fatti storici accaduti per portare un senso alle motivazioni dei personaggi (e qui scatta Oliver Stone). Nel cast brilla un Jude Law totalmente trasformato in Gene Hackman (complimento gigantesco, in cui spazia fisicamente in un po' dei suoi ruoli più famosi) e un Nicholas Hoult totalmente dentro le vesti di un leader separista/nazista americano, non male pure le prove di: Tye Sheridan, Odessa Young, Marc Maron e Jurnee Smollett. Un gran bel film, che mostra un lato americano tutta da concepire nel suo essere totalmente assurdo.
Film con un buon cast, manca un pò di mordente. Non c'è una qualsiasi evoluzione dei personaggi principali. Anche nella scena finale aperta il protagonista non è detto che abbia imparato una mezza lezione. Parte fiacco per via di una scrittura dei personaggi un pò troppo minimal, nonostante la buona caratterizzazione da parte di Jude Law. L'investigazione riguarda fatti realmenti accaduti, ma non approfondisce più di tanto l'evento storico. Il ritmo sale quando parte la caccia all'uomo, la tensione si palpa anche grazie ai frequenti scleri di tutti gli investigatori, un pò gratuiti forse.
Non si capisce come il personaggio di Jude Law assuma la direzione delle indagini, nonostante si prenda troppi rischi, che porteranno anche alla morte del suo giovane partner di lavoro.
Poliziesco vecchio stile questo del bravo Kurzel. Per quanto il film effettivamente coinvolga e interessi, non ci sono particolari elementi da ricordare, forse per il fatto che ricordi pellicole già realizzate. Comunque è un prodotto ben fatto e può meritare una visione, anche grazie all'apporto di un cast di livello. Di Kurzel ho preferito "Snowtown" e "Nitram".