un giorno devi andare regia di Giorgio Diritti Francia, Italia 2013
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un giorno devi andare (2013)

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locandina del film UN GIORNO DEVI ANDARE

Titolo Originale: UN GIORNO DEVI ANDARE

RegiaGiorgio Diritti

InterpretiJasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Sonia Gessner, Amanda Fonseca Galvao, Paulo De Souza, Eder Frota Dos Santos, Manuela Mendonça Marinho, Federica Fracassi

Durata: h 1.50
NazionalitàFrancia, Italia 2013
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2013

•  Altri film di Giorgio Diritti

Trama del film Un giorno devi andare

Dolorose vicende familiari spingono Augusta a lasciare l'Italia. Su una piccola barca e nell'immensità della natura amazzonica, inizia un viaggio tra i villaggi indios. Dalle favelas di Manaus fino all'isolamento in foresta, Augusta affronta l'avventura della ricerca di se stessa.

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Voto Visitatori:   6,71 / 10 (19 voti)6,71Grafico
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Voti e commenti su Un giorno devi andare, 19 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  19/04/2016 21:19:17
   7½ / 10
Altro ottimo film di Giorgio Diritti. Pellicola che dipinge molto bene il disagio dell'Occidente e la miseria che scorre in quei posti esotici dove qualcuno va ad atteggiarsi da missionario. Sullo sfondo la potenza della natura che torna prepotentemente al centro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  07/11/2014 11:39:56
   7 / 10
Il dramma famigliare di cui è stata vittima induce Augusta a partire alla volta della foresta Amazzonica. Diventa imperativo per lei ritrovarsi, esorcizzare quel dolore insopportabile affiancando una missione cattolica guidata da Suor Franca con l'incarico di aiutarla ad evangelizzare gli indios.
Augusta entra in contatto con un mondo immenso e lussureggiante sperando di anestetizzarsi, di dimenticare, di cancellare quell'orrenda pagina intrinseca ad un mondo che la madre le ricorda esistere.
La parola di Dio e il sostegno all'indios però non bastano a mettere a tacere la sua disperazione, soprattutto quando capisce quanto l'ingenuità dei locali venga manipolata dai poteri forti con il silente benestare delle istituzioni ecclesiastiche.
E allora via, verso la città di Manaus, dove trova alloggio nella favela di Palafitta. Qui recupera la voglia di sorridere, di relazionarsi con il prossimo. Diventa punto di riferimento di una comunità afflitta da problemi d'ogni genere e sull'orlo della cancellazione eppure in grado - in curiosa antitesi col primo film di Diritti "E il vento fa il suo giro"- di regalare conforto, gentilezza e sorrisi senza esigere alcun tornaconto.
Ma anche questo idillio è destinato a esaurirsi. Augusta riparte e si isola, come a volersi negare o nascondere, a non farsi più rintracciare da quel dolore che è sempre in agguato, pronto a divorarla da dentro e a colpire sfruttando il minimo cedimento.
Terzo film per Giorgio Diritti, forse il meno folgorante in quanto eccessivamente stratificato e risolto solo in parte. Caratterizzato da spiritualità che si fa disillusione, da intimismo e impegno civile, simbolismi di varia natura, il tutto gravante sulle spalle di una Jasmine Trinca non sempre all'altezza
Il bandolo della matassa sembra più volte smarrito, per poi riapparire condensato in una narrazione ellittica di indubbio fascino, in cui l'autore conferma il rapporto simbiotico con quella natura da sempre componente centrale delle sue opere; non a caso imperversano le inquadrature a campo largo in cui si estremizza il parallelo tra la bellezza colossale del panorama con la piccolezza dell'uomo e dei suoi affanni.
Tuttavia il regista bolognese conferma di avere poco o nulla da invidiare a colleghi più pubblicizzati/blasonati. Sicuramente è esponente di un cinema poco immediato e quindi meno visibile, ma vale davvero la pena immergersi nella sua idea cinematografica sempre molto rigorosa, compassata, eppure generosa di emozioni materializzate in contesti scenici piacevolmente intimorenti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  25/05/2014 22:19:12
   6 / 10
Dopo lo splendido "L'uomo che verra'" Giorgio Dritti alza l'asticella della difficolta' cercando di raggiungere le vette del cinema d'autore Italiano... forse, pero', non è ancora pronto per questo e la pellicola, seppure affascinante, non è del tutto riuscita.
Sicuramente meno coinvolgente del precedente film, forse dovuto alla prova scialba della Trinca, assoluta protagonista, praticamente presente in ogni scena.
Forse anche perche non si sa da dove si arriva (Si conosce pochissimo della precedente vita della Missionaria) e dove si va'... per il finale incompiuto.
Quasi un documentario sulle Favelas Brasiliane... e il regista fa del suo meglio per farci sentire il fetore di quei luoghi come se uscisse dallo schermo.
Ritengo "Un giorno devi andare" un film incompleto che magari puo' essere apprezzato con il tempo e con qualche altra visione...ma sinceramente, almeno per ora, non ho il coraggio...

saffanu  @  15/05/2014 08:45:25
   6 / 10
la cosa migliore forse è proprio il titolo

un film sicuramente lento, (non che questo sia sempre un difetto) che non trasmette quanto vorrebbe. La regia, sebbene soporifera, è tutto sommato buona, nell'osservare, nel soffermarsi su certi particolari; la colpa maggiore forse è di Jasmine Trinca che offre una performance poco cinematografica, per lo più con lo sguardo immusonito che possono avere realmente le persone depresse o in crisi, ma che rende difficile l'empatia del pubblico. Questo può essere effettivamente un limite nello stile estremamente realistico di Diritti, soprattutto quando il dramma non ha la forza dirompente di "L'uomo che verrà". Il risultato è un piccolo film, noioso, pesante. che regala però spunti di riflessione interessanti ed inconsueti.
Il viaggio di Augusta è una fuga e una ricerca al tempo stesso, disseminato di delusioni e disillusioni, le ferite del cuore non svaniscono se non nei brevi momenti un cui le risate di un bambino sono capaci di nasconderle.

TheLegend  @  05/03/2014 03:36:52
   6½ / 10
Film ben girato e dalla trama affascinante ,peccato che a visione finita lasci poco allo spettatore.

sandrone65  @  21/01/2014 23:18:07
   4½ / 10
Una donna segnata da perdite importanti vaga con un barcone per il Pantanal brasiliano insieme ad una suora dedita all'evangelizzazione delle popolazioni locali. Da un pantano ad una favela e da una favela ad un pantano il film si trascina stancamente mostrandoci il muto mal di vivere di questa donna che ogni tanto riesce persino a ritrovare il sorriso nel contatto con i bambini e con la realtà locale. Il film è tutto così, non succede praticamente nulla e ben presto anche lo spettatore avrà accesso ad uno stato mentale in cui gli sembrerà di galleggiare in un pantano... la regia non è nemmeno male, ma è una roba veramente troppo noiosa...

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  15/05/2013 19:29:45
   6 / 10
Un bellissimo titolo di esortazione e speranza per un film noioso e irrisolto, ambizioso e risaputo. La riflessione corre il rischio di schiantarsi nei territori pericolosissimi dell'ultimo Malick e il messaggio ultimo lascia indifferenti, contrariamente alla bellissima fotografia e al coraggio di Diritti, che osa un film antipopolare e intimista. Poco riuscito, per quanto mi riguarda.

max_1974  @  04/05/2013 14:10:51
   6 / 10
Analogamente a quanto detto per "Come un Tuono" la storia male non è ... però è sviluppata in modo soporifero ed il film non decolla mai.

gianni1969  @  01/05/2013 19:47:58
   8 / 10
ottimo prodotto italiano,con una grande attrice e una storia toccante e avvincente

paride_86  @  29/04/2013 00:49:07
   4½ / 10
Tra splendidi paesaggi sudamericani si articola una storia che una storia non è: quella di una giovane donna che ha perso un bambino e il compagno, in cerca di se stessa.
A parte il fatto davvero inverosimile di una bella ragazza che, in giro da sola per le parti più degradate del mondo, non viene mai minacciata di stupro, il film gira a vuoto e spaccia questo vuoto per introspezione.
Tante sono le incoerenze della protagonista, a partire da come facilmente si affeziona e altrettanto facilmente dimentica tutte le cause cui si vota per dimenticare se stessa; vengono sfiorati temi come la vita, la religione, il senso del dover andare, ma non si sviscera nessuno di essi.
Alla luca di tutto ciò mi stupisco di chi paragona Giorgio Diritti a Terrence Malick: non hanno proprio nulla in comune.

Xavier666  @  28/04/2013 00:02:03
   6½ / 10
Un viaggio interiore, uno scontro di contesto, lei che parte a cercare se stessa e trova la miseria, il dolore ma anche l'allegria in una favela. Il contrasto con la ragazza brasiliana che se ne va nella fredda neve del nord a fare la badante è una delle dicotomie che più mi hanno colpito del film.
Non male. Bel film. Bellissima Jasmine Trinca già ammirata come la donna del Freddo, nel film Romanzo Criminale.

opeth74  @  18/04/2013 18:57:56
   4½ / 10
Cozzaglia di banalità ! Esposte male e recitate peggio! Ma possibile che non riuscite a vedere come recitano male questi attoruncoli italiani che non vanno bene neanche per spot pubblicitari! Film al limite del guardabile , suscita estrema irritazione il modo in cui si affrontano argomenti di una banalità indiscussa con la presunzione di raccontare segreti dell'animo umano e della vita. Parole parole inutili su cose che tutti sappiamo....

N.B.: il regista dovrebbe guardarsi tutta la filmografia di Kim Ki-duk e soprattutto "Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera" da oggi fino al 2020 e pio pensare se fare il regista sia veramente il suo mestiere!!!

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  14/04/2013 21:43:58
   7 / 10
Il film è interessante con spunti di riflessione, peccato che a volte fatichi molto a progredire, dando l'impressione di staticità e ripetizione. Non tutti i personaggi poi sono adeguatamente presentati e spiegati. La recitazione di Jasmine Trinca a mio giudizio lascia molto a desiderare. Molto buona invece la regia di Diritti.
Il tema principale del film è il confronto/contrasto fra il modo di vivere occidentale (ricco, stabile, regolato, freddo, distaccato, individuale, formale, ma anche doloroso e dissociato) e quello degli indios della foresta amazzonica (povero, semplice, sorridente, spensierato, spontaneo, comunitario, libero, ma anche miserevole, instabile, difficile e destinato a soccombere all'avanzare del "progresso").
C'è poi il tema religioso, su come si possa realizzare in concreto un'esistenza in nome di Dio.
Il punto di vista nel film è quello di Augusta, una giovane donna fuggita dall'Italia Settentrionale (Friuli?) dopo che ha saputo di non poter avere bambini e che cerca nella foresta amazzonica nuove ragioni e stimoli spirituali per vivere (ma la questione è poco chiara perché Augusta non spiega, né motiva mai la scelta, né esprime compiutamente il suo pensiero).
Diritti cerca però di mantere equidistanza fra le diverse "posizioni" espresse nel film. L'opzione cattolica militante (rappresentata dal personaggio della suora missionaria Franca) è fatta apparire a volte come prevaricante, formalista, opportunista; altre volte invece (grazie a suggestive immagini panoramiche dall'alto) si ammira il coraggio, la forza, la fede. Il mondo degli indios è quello trattato con maggiore simpatia e adesione, non mancano però accenni alla sporcizia, alla precarietà, alla delinquenza, alla promisciutà e soprattutto al desiderio stesso degli indios di vivere come gli occidentali, distruggendo di fatto il loro tessuto vitale. Augusta cerca di integrarsi in questo mondo, ma non ci può riuscire, è pur sempre un'estranea, tanto più che viene accusata di negare se stessa ("sembri un maschio", le risponde un indios).
Il film finisce senza dare alcuna risposta. Augusta stessa finisce in una specie di vicolo cieco, un'impasse. Di fatto approda a una religiosità di tipo eremitico e contemplativo. Manca però realismo e profondità nelle scelte di Augusta, anche perché Jasmine Trinca non riesce a dare al personaggio convinzione ed espressione.
Diritti sceglie poi un sistema un po' strano di progressione scenica. Si tratta di una successione serrata di piccole e brevi scene, spesso con dissolvenza incrociata fra il Brasile e l'Italia, con inserti contemplativi della natura dei due paesi. Inoltre evita accuratamente ogni spunto drammatico. Sembra che possa succedere qualcosa e invece non succede mai niente. Questo sistema molto ellittico di narrazione rende bene l'idea generale del contrasto fra vari modi di vivere, ma non approfondisce o spiega i singoli personaggi.
Il film si distingue per le immagini molto belle e suggestive.
Insomma lo spunto era buono, peccato non sia stato adeguatamente rappresentato e sviluppato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/04/2013 00:20:16
   7½ / 10
Sono d'accordo sull'impressione che il personaggio di Augusta non sia così lontano, almeno in certi aspetti, dell'Irene di Europa '51. Un ruolo di madre sottratto e negato definitivamente, un dolore atroce e sordo che mai emerge palesemente nel film di Diritti ma che è chiaramente percepibile ad ogni sguardo della protagonista. Il ruolo materno è uno degli aspetti cardine di questa pellicola. Non solo Augusta ma i personaggi femminili, notevolmente più tratteggiati delle controparti maschili, rappresentano il distacco, la perdita oppure la rinuncia a tale ruolo.
Il viaggio di Augusta diviso in tre parti nettamente distinte cerca da un lato di elaborare tale dolore e trovare una nuova spinta alla propria esistenza, ma in fondo non trova risposta. Non riesce a (ri)trovare Dio perchè non si sente troppo "professionista" dello spirito nel proselitismo di Suor Franca, scopre la durezza delle favelas e il senso di appartenenza di una comunità vitale, anche se misera e minacciata dalla speculazione edilizia e quindi destinata a scomparire. Infine l'esperienza solitaria attraverso la Natura, la Madre per eccellenza.
Il finale del film è, con qualche dubbio, volutamente incompiuto e sospeso. Forse la solitudine non è la fine del viaggio ma solo una tappa intermedia, perchè diversamente da Irene più vicina ad una rappresentazione moderna di S.Francesco, Augusta è più vicina a Parsifal alla ricerca di una risposta al senso della sua vita, al cosa fare.
Un giorno devi andare è più ambizioso delle pellicole precedenti, ma allo stesso tempo più frammentario e meno compatto di esse. A volte un po' troppo abbozzato per la mole di temi proposta, ma comunque lontano a mio parere dall'essere una pellicola non riuscita.

daw83  @  09/04/2013 15:23:55
   7½ / 10
Diritti è sempre Diritti. Anche se questo film, rispetto ai precedenti, è sicuramente meno ho comunque apprezzato molto i luoghi, le pause, i messaggi affidati molto più alle immagini che alle parole.
Un giorno devi andare è un viaggio spirituale senza una meta precisa; lo spettatore, come la protagonista, si lascia inizialmente trascinare dalla corrente del fiume, per poi unirsi alla sua "ribellione" e vivere il suo tentativo di affermazione di sé in un luogo ostile. Non è necessario che il viaggio si completi: l'importanza in questo film non è la destinazione, è il viaggio stesso.

annaaldieri  @  08/04/2013 12:09:01
   8 / 10
Il piu' bel film che ho visto quest'anno...finora!

tumbleweed  @  08/04/2013 11:57:07
   10 / 10
Il più bel film di quest'anno. E' semplicemente immenso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/04/2013 18:30:25
   8 / 10
Che Giorgio Diritti sia un caso a parte nel nuovo cinema italiano, lo si sapeva, ma credo che ormai tutti dovranno farsene una ragione e ribadire che unico legittimo erede di Rossellini sia lui... "Un giorno devi andare" conferma la lucidita' di un autore che per fortuna e' ancora lontano dal manierismo fine a se stesso (quello che ha rovinato Crialese, e che da sempre persiste nel cinema del pur astuto Tornatore). Non che sia un film perfetto, tutt'altro, ma ho avuto l'impressione che oltre a sprigionare una lucida resa affettiva (tra il miglior Amelio e il minimalismo visivo di Piavoli) sia il film giusto al momento giusto. Si parla delle esperienze della fede, in questo paese dilaniato ma risorto solo nella pasqua di un papa controverso e inatteso, dove si celebra il Rito della comunione con una cristianita' forzata, magari un poco avvilente.
In realta' dal film traspare un fortissimo connotato ideologico (laico) piuttosto insolito in un'epoca segnata dalla disfatta generale delle ideologie e della politica italiana in generale... Il degrado puo' essere brutale, diceva Bunuel, ma la Comunita' aderisce a una strana armonia dove il meccanismo si rompe solo attraverso un lutto (con citazione fulminante del Funeralino di De Sica cfr. L'Oro di Napoli).
"Se vuoi cambiare le cose devi andare dove le cose bisogna cambiarle" suggerisce Augusta nel suo cammino verso la conoscenza. E il rischio di Diritti e' di diventare demagogico, come in quei luoghi comuni che vogliono che la Bellezza traspaia unicamente proprio dove non se ne trova. Ma sara' vera attitudine quella di Augusta, o solo un'altro modo primordiale per attutire lo sfruttamento? Le favelas di Manaos con i suoi loschi trafficanti e i meninos ricordano tanto il paese lombardo di Il vento fa il suo giro, come una comunita' che vive unicamente sulla propria armonia o resistenza psicologica, piu' che territoriale... Voler vivere il dolore DA FUORI non fa che accrescere i dubbi tangibili non appena questa squallida realta' odora di vita anche davanti a una discarica, anche una partita di calcio nel mezzo delle inondazioni. Paul Bawles insegna? E poi ci sono immagini che lasciano il segno, come quella del bambino con Augusta, che cita una famosa sequenza de Il ladro di bambini, e la meraviglia di una terra incontaminata proprio perche' ferita. Mi chiedo se tutto questo corrisponda a poesia o ambiguita'. Ma il film non da' risposte, neanche nei personaggi minori come quello della nonna (ricorda tanto, troppo Pupella Maggio in Amarcord) e va comunque assaporato come un'esperienza ora dolcissima ora dolorosa, mentre il tutto rimane sullo sfondo. E' la bellezza di un cinema che ci chiede di perderci

giuditta  @  01/04/2013 14:02:37
   6½ / 10
Ho apprezzato moltissimo Il vento fa il suo giro e L'uomo che verrà, decisamente meno questo ultimo lavoro di Giorgio Diritti.
Terminato il film, le domande che sorgono sono due: "Ah, è finito?!?" e "Sì, è finito. E quindi??".
La storia non finisce (cosa che probabilmente verrà apprezzata da molte persone, a differenza mia), ma soprattutto si sviluppa in malo modo, con "incursioni" in Italia, dove una mamma sofferente e una nonna insofferente cercano di far andare avanti le loro vite, in attesa di notizie della figlia/nipote Augusta, (s)persa in una Amazzonia non sempre ospitale, dove nemmeno lei sa se vuole rimanere ospite o se divenirne abitante a tutti gli effetti.
Sembra che il regista dia diversi spunti di riflessione, senza però farli mai affrontare alla protagonista, che si muove in modo caotico tra una scena e l'altra, tra un suo stato emotivo e mentale e l'altro.
Se nel calderone si aggiungono un laboratorio di restauro delle icone gestito da delle suore, un missionario che vuole costruire un fantasmagorico resort in mezzo al nulla non comprendendo - nonostante anni di missione - la "sua" gente, una pseudo-badante brasiliana che ha il compito di stare accanto alla nonna della protagonista, bambini che spariscono e sgomberi forzati in una comunità che sembra avere in comune solo il desiderio di avere in mano più soldi possibili, le cose che si salvano della pellicola sono la fotografia (bellissima) e la colonna sonora.
Penso sia uno di quei film che, per cadere in un luogo comune, o si amano o si odiano. Io non arrivo a nessuno dei due eccessi, però tendo decisamente verso il non gradimento.

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