Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.
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Oggi ho deciso di recuperare questo pregevole film, definito thriller, invece è un film drammatico con idee qua e là sarcastiche con viste sentimentali. Il film tutto offre, una doppia visione della realtà: cosa è reale e cosa non lo è... Il film ti trascina infondo, t'incentiva a voler la verità... buon finale !
Fabrice Luchini, interpretazione buona, convince, una figura di ottima fattura Kristin Scott Thomas, la signora diva, ha il giusto fascino e carisma per una signora della sua età! Emmanuelle Seigner, ottima interpretazione, alto fascino, "piace" molto ! Ernst Umhauher, ottima interpretazione, convince
Il regista Ozon, svolge un signor lavoro, un ottima prova di dimostrazione di saperci fare, di giocare con l'intero sistema, chiamalo tale, cosa è reale e cosa è immaginario.. giudicatelo voi, questo è un gran film, di fattura pregevole!
bel fil dell'altalenante Ozon. Tiene lo spettatore ben inchiodato al divano per saper come va a finire questo gioco di realtà e finzioni tra un professore e il suo allievo .. Incoraggiato a scriver per merito della sua buona fantasia ed esposizione il ragazzo si fa prendere la mano da un gioco più grande di lui.. fino ad arrivare a un finale sorprendente per tensione,melodramma,cinismo e anche un pizzico di speranza.. Bravi gli attori,Ozon come già detto alterna le sue prove ma qui è convincente con un ritmo serrato,coeso,coinvolgente e mai banale.
Interessante il gioco tra realtà e fantasia dello scrittore....e, come dice il buon vecchio Oskarsson, un po' troppo facile giocarci...tuttavia non annoia e, anzi, tiene abbastanza incollati allo schermo
Tiene alta la tensione e la curiosità per tutta la durata, ma forse è un film un po' troppo "facile", nel senso che è facile giocare su cosa è vero e cosa no lasciando allo spettatore la scelta. Insomma, un buon film ma non convincente al 100%
Una storia che profuma fin da subito di voyeurismo e di proibito, una costruzione eccezionale che non svela mai più di una carta alla volta, rapendo lo spettatore nel vortice degli eventi senza quasi che quest'ultimo se ne renda conto. Se ci si pensa è la stessa cosa che succede al professore protagonista, a conferma della straordinaria capacità di racconto del regista. In alcuni passaggi sembra di essere di fronte ad un film di Woody Allen ( i battibecchi della coppia borghese, intellettuale ed un pò distratta; il look del professore fatto di occhialoni neri e maglioni sformati che ricorda quello di Woody; i coniugi che si recano al cinema a vedere Match Point ), in altri ad uno di Chabrol, per come la borghesia francese ne esce a pezzi. Sono però influenze e suggestioni abbastanza superficiali, il lavoro di Ozon è maturo in quasi tutti gli aspetti, dalla scrittura alla regia alla direzione degli attori, e fortunatamente è privo di quegli inutili orpelli - solitamente a sfondo sessuale - a cui l'autore ha fatto spesso ricorso in passato. Luchini e Scott Thomas in grande forma ma la vera sorpresa è Ernst Umhauer, che ha proprio la faccia dell'inquietante furbetto.
Questo è veramente un buon film...storia di un ragazzino complicato che inizia a scrivere un tema al suo professore, narrato tramite i racconti del giovane viene messa in crisi completamente l'esistenza del protagonista...
film molto originale...un ragazzino inizia a raccontare una storia al suo professore fino a non far capire dove finisce l'invenzione e dove invece è reale... Interessante e ben fatto, bel finale.
Interessante film francese. Storia simpatica ed originale, la sceneggiatura mischia bene cinema e letteratura con citazioni particolari. Molte le tematiche interessanti che si possono estrapolare: il rapporto realtà-finzione, insegnate-allievo, vita-letteratura, il voyeurismo... Un film leggero ma non banale, divertente ma non buffo, semplice ma intelligente. Da vedere.
Quella che all'inizio puo' sembrare semplice curiosita' comincia a diventare qualcosa di alquanto morboso e ossessivo. Le vicende della famiglia in questione interessano anche noi malgrado queste raccontino di comuni situazioni familiari, almeno inizialmente. Quando il ragazzo decide di interagire con la fragile routine si distrugge il meccanismo e l'esistenza di tutti i protagonisti subira' un'inaspettata evoluzione. Capita questo al professore che spinge un suo alunno al classico "cortile". Una sceneggiatura avvincente e originale. Una, chiamiamola commedia, che ha uno sfondo molto piu' nero di quanto faccia pensare. La scena finale ricorda come l'idea è un po' "rubata" a Hitchcock, che non si offendera' di certo...
Cosa non si farebbe per una bella storia? Una commedia nera oniricamente morbosa. Se Ozon è in stato di grazia non ce n'è. Colto, curato, originale, sorprendente. Perla rara.
Trama semplice ma intrigante. Attori all'altezza dei ruoli per un film in cui nulla è scontato e che di certo non manca d'originalità. Definirlo thriller è esagerato. Diciamo che si tratta di una commedia con tocchi di noir. Qualche minuto in più avrebbe chiarito alcuni aspetti e colmato qualche buchetto di sceneggiatura. Ma è anche vero che alla spicciola la storia poteva essere snocciolata con una pellicola di durata ben inferiore all'originale. Alla fine va bene così.
Decisamente un Ozon al massimo della forma. Il film riesce a esprimere l'apparizione dei primi turbamenti esistenziali, erotici e letterari di un adolescente, attraverso lo sguardo e la scrittura di un enfant terrible, dotato non solo del dono della scrittura ma anche di una precoce capacità di manipolazione. Il giovane protagonista, ottimamente interpretato da Ernst Umhauer, finirà per stravolgere in maniera sottile e inesorabile gli equilibri consolidati della borghesia familiare che lo attornia, rappresentata dalle figure del compagno di classe e del professore di francese. Un film dal sapore letterario ma molto inquietante, dall'atmosfera intensa, magnificamente sostenuto dalla fotografia e dalla sceneggiatura eccellenti.
E' un film magistrale: per i dialoghi, la ritmica coerente e lineare tra immagini e parole. Sofisticato, intimista, piacevole....ma nello stesso tempo velatamente inquietante. Secondo me la sceneggiatura è più adatta alla formula teatrale, piuttosto che cinematografica. Tutto parte da un gioco morboso e curioso, e le vite iniziano ad incastrarsi l'una sull'altra. La casa è sicuramente il simbolo pioniere di questo film, nonché alcova dei segreti e delle trasparenze umane.
François Ozon confeziona con maestria un omaggio a Hitchcock che è soprattutto un'analisi di come il voyerismo conduca all'esibizionismo nel processo creativo, e di come l'artista e il suo fruitore scelgano ciascuno il proprio ruolo: il primo esibizionista e sadico, il secondo masochista. Come il buon Freud insegna.
Ho sempre avuto una profonda ammirazione per Francois Ozon, Nella casa è un film che da un pò di tempo mi incuriosiva..L'idea di base nasce da una geniale intuizione a mio parere, il concetto di Voyeurismo ha delle radici profonde e subisce diverse forme interpretative, il regista mette in luce qualcosa che in fondo ognuno di noi almeno una volta ha immaginato, introdursi come un fantasma silente all'interno di una casa per spiare e catturare le emozioni di alcuni personaggi di nostro interesse. Il racconto di Claude affascina e consuma quello del suo professore, la realtà e immaginazione si fondono in un unicum dando vita ad un coinvolgimento quasi morboso che porta il protagonista a entrare in un vortice dominato dalla curiosità delle vicende narrate. Interessantissima la tematica e ben sviluppata, nota dolente ahimè il finale banale,scontato e apparentemente buttato li a caso. Comunque da vedere
Buona l'idea, ma non ha dei guizzi particolari che lo rendano eccellente. Un po' prolisso e verboso a tratti, da farti cadere la testa nella posizione dell'abbioccato. Però se avete pazienza e sangue freddo, ve lo consiglio.
Vedere i film in lingua originale è importante, in particolare quando in questi c'è della poesia come "Nella Casa". I tratti maturi di Claude vengono sottolineati dalla sua abilità nel descrivere la famiglia borghese in cui si "intromette". Un climax crescente dettato dall'incapacità del professore di dare limiti al suo studente e dall'incapacità di questo di andare oltre alla fabula e giocare con la fantasia. Infatti, l'unico esperimento che fa, quando riporta
Fallisce e continua a riportare la sua esperienza romanzata. Ciò che più mi ha affascinato è la capacità di Claude di entrare nella vita delle persone che incontra con un'attaccatura spietatamente sincera e reale. Ho apprezzato molto anche lo stile narrativo. Buon film.
Ammetto, non conosco Ozon, ma leggiucchiando qua e là e avendo visto questo film, posso dire che è un tipetto assai curioso. E' omosessuale dichiarato, e da quanto ne ho capito in parecchi suoi film questa tematica viene inserita (anche se in piccola parte), insieme a molte citazioni e rimandi culturali. Il regista infatti ha una certa cultura, e più di una volta ciò si percepisce durante la visione.
La trama riesce a incuriosire e divertire, intricandosi e stupendo lo spettatore con una facilità mostrusa. Mischia tantissimi temi tra cui il voyeurismo e l'importanza/potenza della scrittura e dona parecchie scene di pura suspance. Offrie inoltre molti spunti per diversi ragionamenti (c'è limite al reale quando si scrive?), ma soprattutto si lascia guardare, semplicemente, catturando lo spettatore in una storiella pregna di concetti e assurdità.
Unica nota negativa è che il pathos va scemando verso il finale, ma prontamente Ozon inserisce una conclusione ragionata, migliore di qualsiasi colpo di scena ! Ottimi gli attori, tra cui la bella Kristin Thomas.
Ozon unisce al suo consueto stile raffinato e anti spettacolare un gioco con lo spettatore che rimanda a Woody Allen. Il risultato convince a metà: i pregi sono la bella interpretazione del sempre ottimo Fabrice Luchini, la capacità di racconto (almeno nella prima parte) e il coinvolgimento con poche studiate mosse; i difetti sono nella mancanza di ispirazione nella seconda parte (è stato sottolineato da molto qui, e sottoscrivo, la poca qualità dell'ultima mezz'ora), un giovane protagonista dalla faccia troppo "bella e dannata".
Ozon gioca con le nostre aspettative, smonta il racconto e ci fa entrare nelle dinamiche costruttive, strizza l'occhio all'erotismo (Emmanuelle Seigner è la vicina di casa che tutti vorremmo), ma evita di scivolare nello più scontato voyeurismo.
Niente di nuovo, ma ripetuto con buona convinzione.
Sottoscrivo il commento di atticus, ma secondo me da un certo punto in avanti Ozon non sa più come proseguire e il film ne risente. Finale non coinvincente.
François Ozon non si smentisce e crea un film intrigante e intelligente, popolato di personaggi manipolatori e a loro volta manipolati. Peccato per il finale che rimane un po' inconcludente.
Bisogna fare i complementi a questo regista e bisogna riconoscere i meriti al cinema francese per il film sfornato. Lo spettatore rimane incollato e curioso (come il professore e la moglie) su come si evolverà il racconto del 16enne. Ultima cosa è sbagliato classificarlo come thriller che è a mio avviso un film drammatico. OTTIMO.-.....
Autore mai banale o prevedibile, spesso irritante per spocchia o lezio, ma capace di diaboliche sottigliezze psicologiche, François Ozon ci accompagna, con questa sua ultima opera, nel magmatico territorio della narrazione a più strati, in un raffinato gioco di specchi dove è facile smarrirsi tra le apparenze, tutt'altro che scontate, di un racconto in cui lo spettatore diventa (in)consapevole complice. "Nella casa" è una straordinaria summa delle mille e una possibilità offerte dalla scrittura su come cambiare, smontare e rigirare una storia, il film è anche un omaggio dichiarato alla letteratura e ai grandi rivoluzionari della narrativa, da Tolstoj a Kafka, fino a Flaubert, Pirandello e Pasolini. Seguendo un'impronta umoristica di matrice alleniana (Germain e Jeanne discutono in fila al cinema come in Io e Annie, ma per entrare a vedere Match Point), Ozon manipola più linee narrative e altrettanti personaggi, fino a centrare un universo di ordinarie solitudini che solo la forza della parola può agitare dal torpore del quotidiano. Lo studio su un soggetto diventa così la novelization di una reclusione voyeuristica cui è impossibile sottrarsi, con ovvio corredo di inquietudini (Hitchcock) e paranoia (Polanski); commedia e thriller psicologico si fondano in una commistione soffice e insinuante che, come da migliore tradizione romanzesca, tiene in trappola senza difficoltà. Non male per essere, in fondo, solo un esercizio di stile, che il regista conduce con indubbia eleganza, tra citazioni colte e coltissime e ammissioni esplicite di incapacità compositive (si sa che il finale è sempre la parte più difficile), coadiuvato da un cast oltremodo mirabile.
Quando percorro a mo' di mdp il corso principale (le scorciatoie sono tediose), maree di volti si frangono sul mio obiettivo, scompaiono alle mie spalle. Mi perdo nei "chissà", nei "chissà perché", nei "chissà dove", scrivo centinaia di piccoli romanzi. Devo accontentarmi della strada, lo spettacolo dei dirimpettai non è così interessante; non come quello che s' offriva a James Stewart. La finestra sulla finestra dell' Altro, frammento poligonale di una realtà, stuzzicante teatrino incompiuto. Gli interpreti tiranneggiano lo show, oscurano la scena quando e come vogliono, spengono le luci, chiudono gli scuri, si nascondono dietro le pareti. Lo spettatore desidera la somministrazione completa, divorare ogni cosa con lo sguardo, intrufolarsi "dans la maison". In alternativa, arruolare una spia narrante che irrompa, osservi, contamini. Al fruitore della letteratura/ del cinema interessa il rappresentato, non la rappresentazione, sembra volerci dire Ozon. Oggi toccare preme più del vedere, vedere più dell' immaginare. Il sospeso ("continua") stizzisce, il fuori campo stufa, il tridimensionale s' impone. Claude non è un eccelso scrittore, ma ha la caparbietà di testimoniare e creare situazioni intriganti. Nell' ironizzare sulla propria professione, e sul proprio pubblico, il regista scopre troppo i fili (sin dai titoli di testa, con quella sarcastica grafia da teen-movie), devia dal tracciato, gioca senza classe, ai limiti della presa per i fondelli. Non di meno è interessante come la mancata focalizzazione della realtà (da lontano come da vicino) ristabilisca infine la fiducia nell' immaginazione, nelle infinite probabilità, nel fascino del cassetto chiuso.
Ottimo film, avvincente e seducente, con al centro la seduzione che possono esercitare le parole. Il finale non ad effetto ma a mio avviso un colpo di scena intricato avrebbe indebolito la trama. Bravissimi i due protagonisti , Luchini e Umhauer. Non perdetevelo.
Grazie a dio esiste francois ozon !! Quest'uomo è un genio, a parte l'insipido potiche non ha MAI sbagliato un colpo e questo DANS LA MAISON seppur non raggiunga la perfezione di quello che io reputo il suo capolavoro (swimming pool) è una gemma di rara bellezza che non puo' che lasciare ammaliati e attoniti. Definirlo un semplice thriller vouyerista sarebbe riduttivo, NELLA CASA è soprattuto un dramma che colpisce e scava dentro ad ogni singolo personaggio quel tanto che basta per farcelo apparire ''reale'', simile a noi : lo spettatore si trova immerso nella vita della famiglia rapha e come il prof germain ha la curiosita' di analizzare le loro vite pure se si rende conto che si sta superando il limite perchè la morbosita' è troppa e anche se è scorretto bisogna sapere come continua la storia, storia che forse non segue del tutto i binari della realta' perchè è raccontata, talvolta romanzata dal fattore Claude, vero e propio diavolo tentatore che se inizialmente sembra solo un ragazzino curioso ben presto si rivelera' arrivista senza scrupoli e perfido doppiogiochista dedito ad alterare l'equilibrio precario dei nuclei familiari in cui si insinuera' in un crescendo di tensione che come in ogni romanzo che si rispetti, culminera' con un finale che forse non è quello che vorremmo ma è l'unico finale possibile !
Potrei fare il critico fico e dire che sto film di Ozon è un gioiello. Potrei farlo perchè forse lo è davvero. Ma non sono un critico fico (al massimo affascinante, ma fico no) e probabilmente non ho il giusto background culturale per apprezzare al massimo questo film che in alcuni momenti mi è parso andare oltre le possibilità di mia (piena) comprensione. Non che sia un film difficile di per sè, ma è senz'altro un film colto, molto colto. Tra l'altro il soggetto mi attirava da matti, un mix tra cinema e letteratura fantastico. Uno studente, attraverso dei temi scritti, racconta al suo professore di lettere la sua morbosa ossessione verso la casa di un suo amico, quella casa grande e bella come quelle di una normale famiglia borghese. Inizialmente l'interesse sembra solo per la casa ma più i temi (e le visite dall'amico) aumentano più il ragazzo sembra entrare in intimità con gli abitanti della stessa, il suo compagno di classe e i suoi genitori. Il professore, affascinato dalla scrittura del giovane e anch'esso oramai morbosamente attratto da quella famiglia costringe il ragazzo a proseguire, andare sempre più avanti, entrare sempre più spesso nel cuore di quella casa e di quella famiglia. Il soggetto è strepitoso. La prima mezz'ora è un omaggio straordinario alla letteratura. Qual è la differenza tra realtà e romanzo? E' possibile raccontare la prima? Colti discorsi tra naturalismo (descrivere la realtà così com'è), parodia della stessa o pura invenzione sono al centro dei dialoghi tra lo studente e il professore. Claude racconta davvero quello che accade in quella casa o il tutto è filtrato dalle sue parole, dal suo punto di vista, dalla letteratura? All'inizio al professore sembra interessare la verità ma più si va avanti più la vita di quella famiglia diviene un romanzo che Claude in qualche modo deve scrivere per lui. Bisogna aggiungere conflitti, dare più spazio ai personaggi, porsi un obbiettivo, creare un finale. In una parola inventare. E lo spettatore da questo punto in poi rimane anch'esso confuso, i confini tra ciò che è vero e ciò che Claude potrebbe essersi inventato non esistono più. Claude siede in fondo alla classe, è il posto dove lui vede tutti ma nessuno lo vede. E' il ruolo dello scrittore per eccellenza, quello onnisciente ma fuori dalla vicenda. E anche a casa dell'amico Claude è sempre là, ad osservare tutto, ma perlopiù nascosto. Ascolta tutto,vede tutto. O almeno così racconta. Ma piano piano il suo ruolo nel romanzo diventa quello di protagonista della storia, le sue azioni non sono più passive ma tremendamente decisive ed importanti. Nel frattempo la vita del professore va a rotoli, la sua ossessione per il ragazzo e per quello che va scrivendo lo allontanano dalla vita reale. Il film a mio modo di vedere sarebbe stato fantastico se avesse premuto l'acceleratore su questa atmosfera opprimente, morbosa, pericolosa, sfuggente. Ne sarebbe venuto fuori un noir sui generis senza vittime di altissima fattura o un thriller psicologico molto ansiogeno. Ozon inizia invece a stemperare la tensione inserendo sequenze irreali -quelle in cui il professore entra in scena fisicamente pur non trovandosi là veramente- che se da un lato danno più valore alla dicotomia romanzo-realtà che sta raccontando dall'altro rischiano di far cadere tutto il castello. E la stessa cosa capita con alcune scene del ragazzo con le due donne accompagnate da musichette da commedia. Meno sarcasmo, meno gusto per la commedia nera avrebbe giovato, così il rischio di un cortocircuito tra generi è stato troppo alto. Come nel miglior romanzo aspettavo il guizzo, aspettavo che il racconto crescesse ma invece Ozon non riesce a chiudere la vicenda nel migliore dei modi. Anche se il dubbio che ci rimane alla fine di chi manipolasse chi è davvero suggestivo. E quelle parole che i due mettono in bocca a quelle donne sul terrazzo, quella scena, è davvero potente. Ancora una volta viene fuori il potere del racconto, dell'inventiva e la millenaria impossibilità di conoscere la realtà così com'è. La vita è un romanzo da scrivere. O, come ci suggerisce il finale, una semplice rappresentazione teatrale.
volontariamente non ho letto recensioni prima di questo voto. Il film è intrigante e sicuramente merita la visione ma sinceramente non trovo un messaggio, una morale, un qualcosa su cui riflettere. Attendevo nel quarto d'ora finale una svolta, un evento che allacciasse i fili ma, per quanto mi riguarda, non è arrivato.
Il film di Ozon è intrigante, ma estremamente complesso e stratificato, perchè partendo dalla semplice osservazione di un reale si arriva a partecipare, influenzare o reintepretare ciò che si vede sotto una luce diversa che non è altro la propria visione del reale, a modificare il reale. Una complessità che riesce a catturare l'insegnante, stupito che fra tanta mediocrità spicchi un talento natuale migliore del proprio. E quale compito migliore per un insegnante incentivare il talento e in fondo conoscere il seguito della storia sospesa sempre nel momento giusto con un "continua". Sotto la penna di uno scrittore il banale ha la capacità di diventare straordinario, semplici desideri e aspirazioni diventare lo spunto per imprese epiche. Certo si cade nel classico paradosso dell'impossibilità di descrivere il reale. C'è sempre il filtro dello scrittore che pone comunque un punto di vista. Ottime intepretazioni, soprattutto il duo Luchini/Uhmauer che instaurano un rapporto estremamente complesso di influenza reciproca che si rifletterà sull'opera stessa.
Un film che mi ha stupito per l'abilità e la tecnica narrativa. Capace di catturarti con le parole,coi pensieri e con tutto quello che c'è ma non si può toccare.
Il cinema di Ozon, credo vada bene per gli snob come me e in effetti spesso mi piace, mi piace molto. Scherzi a parte, credo che nessuno possa obiettare qualcosa sulla bellezza delle sue sceneggiature. "Dans le maison" sarà anche altezzoso, pedante, minuzioso e statico, ma ti assorbe completamente, con la sua natura ambivalente, tra thriller e commedia psicologica. La forza della storia revoca referenti letterari e cinematografici su larga scala, da Chabrol al Pasolini di Teorema, da Goethe a Salinger a Flaubert, la letteratura come ossessione (v. Scoprendo Forrester di Van Sant) e il citatissimo Pygmalion. Ma mantiene comunque una sua precisa individualità. E' ancora una volta un cinema fuori dagli schemi, quello che affonda i racconti di "formazione" nei parametri del desiderio (materno?) citando appunto il voyeurismo di Claude come l'ennesima intrusione nella vita altrui. La Seigner è bravissima, per carità, ma forse non ha torto il critico che obbietta quanto la famiglia di Raphael non sia poi così interessante da raccontare o giustificare un'interesse tanto morboso e approfondito. Per questa ragione Nella casa poteva essere anche meglio, accentuando magari l'ambiguità di un rituale - ehm la prigione domestica - che qui viene solo abbozzata. E cmq. pur non toccando i vertici espressivi di altri suoi film esce dai binari per il coraggio di filtrare esperienze nuove e antiche, di modernizzare Pagnol (chi ha ormai il coraggio di farlo? Nemmeno lo conoscono, Pagnol...) e tutti quegli altri che, in un mondo immerso nell'ignoranza, spiccano come germi sopravvissuti a un'epidemia di genocidio mentale
Il film sicuramente conta una pregevole confezione, e del resto Ozon si è confermato essere cineasta raffinato e colto. "Nella casa" è forse il suo film più autoriale, che con uno sguardo a Greenaway e uno a Chabrol, torna a riflettere sul meccanismo del racconto e sulla banalità della borghesia. In tal senso però, il film, soprattutto nel finale, risulta un'operazione più concettuale che non genuinamente spontanea. Siamo nel campo del metacinema e Ozon, passando pure per Renoir, è alle prese con "le regole del gioco" della narrazione e del punto di vista, tentando di rivelarne le sgrete alchimie e morbosità. Interessante per chi ama la riflessione, non di certo una pellicola da prendere troppo superficialmente.
Meraviglioso gioco di metafore sviluppato con notevole perizia tecnica e narrativa. Coinvolgente, seducente ed intrigante, con un cast perfetto. Un'ottima dimostrazione di metacinema. Da non perdere.