In una guerra futura tra la razza umana e le forze dell'intelligenza artificiale, Joshua, un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie, viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creatore, l'inafferrabile architetto dell'intelligenza artificiale avanzata che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra e all'umanità stessa.
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Un colossale spreco di risorse. Nulla di quel che vedete ha senso, ne la trama, ne i personaggi, ne lo sviluppo. Questo film è Il nulla cosmico girato con la maestosità di un kolossal ma se in qualsiasi momento vi liberate dalla seriosità artificiosa del contesto per domandarvi "Ma questo perchè è così?" ogni volta troverete un unica risposta, ossia "E' una ca**ata!".
Mezzo punto in più per una sottotraccia che pare alludere a una critica all'imperialismo USA, il che non è necessariamente un bene ma almeno è un argomento meritevole d'interesse e discussione.
Premetto che spero - ma non ne posso essere completamente sicuro - che il mio voto non sia influenzato dalla forte presenza di cultura woke, che permea questo film (bianchi e occidentali tutti cattivi; neri, asiatici e "alieni" A.I. tutti buoni; con chiari rimandi ad una brutta pagina di storia americana con scene ricordano molto chiaramente la guerra del Vietnam). Ciò premesso dico che mi sono semplicemente annoiato guardando questo film e non vedevo l'ora che finisse. Anche gli effetti speciali - per quanto tecnicamente perfetti - non mi hanno coinvolto. Idem per il sonoro.
un ottima fotografia contorna una sceneggiatura mediocre ed una regia d'azione che mal si presta all'approfondimento dei temi inseriti, che non da spazio, ad attori e dialoghi, di salvare il film. Dimenticabile.
"Platoon" non è "Apocalypse Now" poiché Stone era interessato alla denuncia politica mentre la critica di Coppola al militarismo imperialista era un pretesto per replicare al "Paradise Now" del "Living Theatre": risalire il fiume Nung come catabasi cercando l'origine della violenza o del male, il conradiano "Cuore di tenebra". Edwards si ferma al 1° step e altrettanto fa col tema dell'IA e della sostituzione evolutiva, fin dalla scena in cui Joshua si beve la balla sulla moglie. Alla resa dei conti il film è un "Avatar" più economico che ruot'attorno a un dramma familiare da "Mulino Bianco" (o "Esselunga"?). In OST avrei inserito i recenti Beatles taroccati di "Now and Then", fra "All You need is Love" e "Give Peace a Chance". L'ipercitazionismo non ha mai colmato la gracilità narrativa, però ammetto di non sapere cosa si poss'ancora inventare nel 2023.
Visivamente non è affatto male (è innegabile che Edwards ci sa fare dietro la macchina da presa) ma il grosso problema di "The Creator" è lo script: apparentemente scritto svogliatamente e superficialmente, con tutti gli elementi buttati un po' lì (dai rapporti tra i vari protagonisti alle nozioni che vengono date sul futuro in cui è ambientato il film), prevedibile in ogni sua fase e con tante cosette e/o sequenze che sembrano presi a destra e a manca da altre opere - quella del protagonista che fa il suo viaggio accompagnato da un bambino/a che in realtà è una sorta di "arma segreta" (o qualche variante simile) quante volte la abbiamo vista ormai?
Dal regista di Rogue One, il più Star Wars della serie dai tempi della trilogia storica, mi aspettavo di più, molto di più. Ne sono uscito molto deluso. L'impatto visivo e le scene d'azione sono notevoli, si vede che si è lavorato per rendere le ambientazioni futuristiche al meglio possibile. Il punto è che tolte queste , resta pochissimo: personaggi poco carismatici, piatti, non si riesce a provare simpatia/antipatia per nessuno, un calderone di situazioni già viste, come se fosse stata una sfida di quanti cliché/luoghi comuni/stereotipi si potessero mettere tutti insieme nello stesso film. Il risultato è che lo spunto di base (che non sarebbe neanche male... anzi... se ben sviluppato aveva potenzialità enormi) resta affogato in questa marea di idee riciclate che travolge lo spettatore per oltre 2 ore.. non ne parliamo i dialoghi... da far cascare le braccia, tanto da preferire che ricominci l'azione.
Ero curioso di vedere il primo prodotto di Gareth Edwards maturo fuori dai franchising famosissimi, purtroppo mi ha deluso parecchio per uno stile altamente borioso quanto per un calderone di tematiche buttate lì e non approfondite per nulla.
The creator spazia velocemente negli argomenti, facendo voli pindarici da tematiche evoluzionistiche, passando per drammi personali e arrivando a sottotesti storico-sociali, nessuno di questi è trattato in maniera originale, anzi sono trattati proprio come ti aspetti siano trattati, come siamo abituati da 50 e oltre anni a questa parte.
L'elaborazione del lutto é forse la parte più terribile, con lui convinto che sua moglie sia morta, con quei flashback da mal di stomaco e la musica drammatica che perlomeno hanno il pregio di fare da intermezzo alle esplosioni di qualsiasi cosa, persone/robot, astronavi, stazioni spaziali, città asiatiche, facciamo esplodere tutto. Ma in ogni caso, sono stanco, terribilmente stanco di queste scene sulla spiaggia con la musica malinconica tra sorrisi di intesa tra i due amanti che guardano i tramonti, santo cielo basta.
Poi c'è tutto il discorso della mistificazione che fondamentalmente riprende anche alcuni film sul Vietnam, quando non li cita esplicitamente, ci sono scene in cui davvero mi sembrava di guardare la versione futuristica e fatta male di film come Apocalypse now, Platoon e The deer hunter, tra palafitte bombardate da astronavi -al posto degli aerei di Kilgore - e poveri contadini maltrattati dagli invasori americani. Come per il Vietnam vige la metafora di una guerra insensata e un orrore ingiustificato in quanto, spoiler abbastanza grosso, l'esplosione nucleare non é stata tanto colpa dell'intelligenza artificiale quanto un errore umano, e l'America come al solito ha lavato il cervello a tutto il mondo e ha convinto tutti del contrario, va bene, discorso interessante, aimé trattato talmente convenzionalmente che fra poco indovinavo i dialoghi in anticipo.
Alla fine di The Creator rimane poco, qualche esplosione - di troppo - una scrittura raffazzonata, delle discrete ambientazioni, dei colpi di scena estremamente telefonati e non mi voglio dilungare sulla bambina e sul classico rapporto col militare disilluso che inizia con un brusco allontanamento da parte di lui.