Archetipo della popolana sfrontata e donna colma di umanità, non BELLISSIMA ma con degli occhi penetranti di lucente vividezza, il volto incorniciato da ciocche di capelli neri che si ribellavano al pettine e alle cure e le occhiaie perennemente peste e dolenti.
Fellini disse di lei: «la sua regalità viene fuori soprattutto quando usa parole da trivio, che le escono di bocca con grazia e lievità impareggiabili, perfettamente fuse al contesto, e necessarie».
Temperamento vulcanico e possessivo, Anna Magnani seppe regalare al cinema e al mondo una galleria di personaggi di donne forti e struggenti, popolane che vivevano la loro vita come lei visse la sua, senza mezze misure o condizionamenti e, soprattutto, senza dubbi o incertezze, pagandone spesso le conseguenze per non rinunciare mai alla propria dignità e al proprio orgoglio.
Anna Magnani nasce a ROMA (e non ad Alessandria d'Egitto, diversamente da come scrivono alcune biografia), il 7 marzo 1908, da Marina Magnani, una sarta originaria di Fano e da padre ignoto (si dice un uomo originario della Calabria).
Dopo la nascita della bambina, la madre si trasferisce ad Alessandria d'Egitto (deriva da qui la favola della sua nascita) col nuovo compagno, un austriaco molto facoltoso.
La piccola Anna rimane così affidata alle cure della nonna materna e delle cinque zie, Dora, Maria, Rina, Olga e Italia. L'unica presenza maschile nella casa è quella dello zio ROMAno.
Marina ritorna a ROMA, ma solo per un breve periodo, alla fine della guerra e iscrive Anna in un collegio di suore francesi, dove però la bambina vi rimane solo per pochi mesi.
Spinta dalL'AMORE per la musica, trasmessole dalla nonna, che amava cullarla cantandole la canzone 'Reginella', si dedica allo studio del pianoforte e frequenta per due anni il liceo.
All'età di quindici anni, dopo aver aspettato invano il ritorno a casa della mamma, decide di recarsi da lei, ad Alessandria.
Vi rimane solo un anno perchè l'esperienza si rivela dolorosa in quanto comprende subito che non riuscirà più a recuperare L'AMORE o anche solo l'affetto di quella donna divenutale estranea.
Torna allora a ROMA dalla nonna e comincia a coltivare la convinzione di essere nata in Egitto, anche se, in realtà è molto orgogliosa di essere ROMAna e di essere nata nel cuore di ROMA, nei pressi di Porta Pia.
Abbandonati gli studi, Anna decide di dedicarsi alla recitazione e inizia a frequentare la scuola "Eleonora Duse", presso l'Accademia di Santa Cecilia, diretta da Silvio D'Amico, dove conosce un altro allievo che diverrà molto famoso, Paolo Stoppa.
Nel 1928 comincia a recitare in teatro ingaggiata dalla compagnia teatrale diretta da Dario Niccodemi, con la quale parte per una tournée in Argentina.
Non rivedrà mai più la nonna che morirà qualche mese dopo la sua partenza.
La perdita di quella figura così importante acuisce in lei il senso di solitudine e di abbandono, e rafforza quel lato del suo carattere che fa di lei una donna leale e coraggiosa ma, al tempo stesso, molto passionale e afflitta da una possessività morbosa che renderà difficile e problematici tutti i legami sentimentali che instaurerà nel corso degli anni successivi.
Quando la compagnia si scioglie, Anna viene scritturata da Antonio Ganduso e si ritrova a lavorare con Paolo Stoppa, il vecchio compagno del corso di recitazione.
Il capocomico si innamora di lei e, conscio delle sue qualità, le consiglia di tentare la strada del cinema.
Nel 1934 approda alla rivista con la compagnia di avanspettacolo dei fratelli De Rege e comincia a girare i suoi primi film, anche se in ruoli molto marginali.
Il debutto cinematografico avviene con il dramma strappalacrime "LA CIECA DI SORRENTO", di Nunzio Malasomma, nel quale ha il ruolo di una donna perduta ma generosa; ruolo del quale faticherà non poco a liberarsi.
Seguono, sempre in ruoli di secondo piano, la commedia sentimentale "TEMPO MASSIMO", di Mauro Mattoli, con Vittorio De Sica; e "QUEI DUE", di Gennaro Righelli, con Eduardo e Peppino De Filippo.
Il 3 ottobre 1935 sposa il regista Goffredo Alessandrini.
Ma la sua morbosa gelosia, motivata dai frequenti tradimenti e da una certa superficialità del carattere di lui, faranno ben presto naufragare il matrimonio.
Alessandrini peraltro si dimostra poco propenso a considerare le qualità artistiche della moglie, ritenendo la sua recitazione più adatta per le scene teatrali.
Nell'unico film che girerà con lui, "CAVALLERIA", affianco ad Amedeo Nazzari, Alessandrini le farà fare solo una breve apparizione nelle vesti di una cantante, ma non le dedicherà nemmeno un primo piano.
Dovrà attendere la fine del cinema dei 'telefoni bianchi' e la nascita di un nuovo genere più vero e vitale, il neorealismo, per avere il modo di dimostrare al pubblico tutto il suo valore di interprete.
Nel 1938 recita 'La foresta pietrificata' e 'Anna Christie' al teatro delle Arti di Anton Giulio Bragaglia.
Tra il 1940 e il 1944 è assieme a TOTÒ a calcare i palcoscenici dei teatri italiani con una compagnia d'avanspettacolo che, a detta dei critici, ha scritto una delle pagine più belle del teatro di rivista in Italia.
Nel 1940 conosce un attore giovane e bello, Massimo Serato, di nove anni più giovane di lei, e se ne innamora perdutamente.
Ma anche con lui L'AMORE si consumerà in fretta, perchè, gelosa com'era, voleva tenerlo legato a sè, mentre lui voleva la sua libertà e non accettava i legami troppo possessivi.
'Dovevamo stare insieme in piena libertà, questi erano i patti, e invece lei voleva tenermi legato a sè', dichiarerà l'attore dopo la fine del loro rapporto.
Nel 1941 Vittorio De Sica le dà la possibilità di abbozzare il suo primo personaggio di spesore, anche se in un ruolo secondario: quello di Loretta Prima, bizzarra canzonettista di una compagnia di avanspettacolo, di cui si innamora il medico dell'orfanotrofio in cui è rinchiusa "TERESA VENERDI'", la trovatella che spasima per lui.
Nel 1942 si separa dal marito in concomitanza con la nascita del figlio Luca, avvenuta il 23 ottobre, frutto del suo amore con Serato.
Nascita che lei, ormai trentatreenne, considera una benedizione del cielo e una gioia che allieta la sua vita non troppo felice.
Il lieto evento che poteva e doveva costituire il motivo in grado di consolidare il suo legame con Massimo Serato, si risolve invece nel pretesto che fa allontanare definitivamente da lei il giovane attore.
Durante la gravidanza, Anna perde la grossa occasione di girare 'Ossessione' con Luchino Visconti restando confinata in ruoli da popolana, come quello della fruttivendola di "CAMPO DE' FIORI", di Mario Bonnard, affianco di Aldo Fabrizi.
Una sera, mentre era sul palcoscenico assieme a TOTÒ, viene chiamata urgentemente a casa perchè il piccolo Luca ha la febbre alta e sta molto male.
Trasportato di corsa all'ospedale, la diagnosi per il bambino è terribile: poliomielite.
Ancora una volta un tragico destino si accaniva contro la Magnani: la malattia del figlio, che rimarra offeso nella deambulazione, sarà per lei motivo di grande dolore e di tantissime preoccupazioni.
Intanto la sua carriera cinematografica prosegue con il film "L'ULTIMA CARROZZELLA", di Mario Mattoli, ancora accanto Aldo Fabrizi; e prosegue con "LA VITA E' BELLA", di Ludovico Bragaglia, in cui duetta splenditamente con il comico Carlo Campanini.
Nel 1945 è sugli schermi con "ABBASSO LA MISERIA!", di Mariano Righello, una tipica commedia dolce-amara postbellica sull'arte di arrangiarsi e sulle differenze caratteriali degli italiani.
L'altro film del '45 è "QUARTETTO PAZZO", di Guido Salvini, tratto da una commedia teatrale di Ernest Eklund, sulle vicende di due sorelle che, nel corso di 24 ore, cercano di dare stabilità ai propri legami sentimentali.
Nel 1945 finalmente arriva la grande occasione, quando Roberto Rossellini, insieme agli sceneggiatori Sergio Amidei e Alberto Consigli, aiutati da Federico Fellini e Celeste Negarville, decidono di raccontare, con "ROMA, CITTA' APERTA", l'Italia del dopoguerra, l'Italia uscita con tante sofferenze e con tanti sacrifici dal fascismo e dalla tragedia della guerra fascista.
Girato nella ROMA appena liberata, tra tante difficoltà e in condizioni precarie (uso di pellicola scaduta, set di fortuna), il film, che determina la nascita del Neorealismo, racconta l'incubo dell'occupazione nazista nella capitale, dove si intrecciano le storie della popolana Pina, che sarà uccisa, sotto gli occhi del figlioletto, nel tentativo di raggiungere il camion che si stava portando via, verso la deportazione, il suo uomo, con quella dell'ingegnere comunista Manfredi, arrestato in seguito ad una soffiata dell'amante, e con quella del prete del quartiere cha aiuta i partigiani e sarà fucilato davanti ai bambini della parrocchia.
Diventata di culto, la scena dell'uccisione di Pina da parte dei nazisti, diede alla Magnani l'occasione di dimostrare tutto il suo valore artistico e le regalò la fama mondiale e il primo dei cinque Nastri d'argento della sua carriera, mentre il film trionfò al festival di Cannes '46, vincendo la Palma d'oro, guadagnandosi l'apprezzamento, tra i tanti, di Otto Preminger.
Diventata l'emblema del neorealismo, per Anna si spalancano le porte del cinema, mentre i registi iniziano a contendersela; sono di questo periodo: "LO SCONOSCIUTO DI S. MARINO", di Michael Waszynski; "IL BANDITO", di Alberto Lattuada; "DAVANTI A LUI TREMAVA TUTTA ROMA", di Carmine Gallone, rilettura melodrammatica di temi e fatti antinazisti (il film si svolge al tempo della liberazione di ROMA) che avvengono parallelamente alle situazioni e ai personaggi della Tosca pucciniana, come a sottolineare che, anche nei momenti storici più bui, i temi melodrammatici possono essere fonte di ispirazione per azioni libertarie ed eroiche.
Altro lavoro del nuovo filone cinematografico è "L'ONOREVOLE ANGELINA", di Luigi Zampa, in cui Anna (Coppa Volpi a Venezia e Nastro d'argento) interpreta la borgatara ROMAna di Pietralata, moglie di un vicebrigadiere e paladina della povera gente, che si batte contro gli speculatori della borsa nera, ma poi, quando tenta di buttarsi in politica, ingannata e manipolata dai potenti, torna a fare la donna di casa.
Nel 1948 gira con Rossellini (ed è l'ultima volta insieme), "L'AMORE", due episodi e due diversi tipi d'amore per 'rendere omaggio all'arte della Magnani' (cit.).
Il primo, 'La voce umana', trasposto dall'atto unico di Jean Cocteau, è un lungo ed angoscioso soliloquio al telefono della Magnani che cerca di trattenere a sè l'uomo che sta per lasciarla.
Nel secondo, 'Il miracolo' (in cui recita un giovane Federico Fellini), tratto da 'Flor de santitad' di Ramón Maria del Valle Inclán, è una ingenua pastora che incontrato un vagabondo e credutolo S. Giuseppe sceso in terra per parlarle, si lascia sedurre da lui.
Con "ASSUNTA SPINA", di Mario Mattoli (tratto dalla commedia omonima di Salvatore Di Giacomo), Anna torna nei panni della popolana generosa e sanguigna che si accusa dell'omicidio dell'uomo che l'ha ingannata, pur di salvare l'uomo che ama, sospettato del delitto.
Anche in "MOLTI SOGNI PER LE STRADE", di Mario Camerini, una classica commedia nella quale ricorrono i temi tipici del neorealismo, come la disoccupazione e la cattiveria dei borghesi, Anna interpreta il ruolo della popolana che, prima accusa il marito di non fare abbastanza per guadagnare, poi, dopo averlo pedinato perchè lo sospetta di essere infedele e di avere un'appuntamento galante, quando questi ruba un'auto nel garage dove lavora un amico, gli impedisce di rivendere la refurtiva.
Terminate le riprese del film termina burrascosamente anche L'AMORE con Rossellini, a causa dell'arrivo in Italia di INGRID BERGMAN, che la sostituirà nel cuore del regista.
Delusa e amareggiata, rosa dalla gelosia, in polemica risposta al film 'Stromboli' che i due stanno girando insieme nell'isola delle Eolie, Anna, nella vicina isola gira "VULCANO", di William Dieterle.
Una storia esagitata e folcloristica, in cui ricopre il ruolo di una donna, Maddalena, che tornata sull'isola si prodiga affinchè la sorella non faccia il suo stesso errore, togliendola dalle grinfie di un losco palombaro. Alla punizione finale provvederà l'eruzione del vulcano.
Nel 1951, dopo la mancata occasione di 'Ossessione' di qualche anno prima, c'è l'incontro con Luchino Viscinti con cui gira "BELLISSIMA", straordinario e feroce esempio di neorealismo, e magnifica prova della Magnani che interpreta il ruolo di una mdre che sogna un futuro nel cinema per la figlioletta e, per raggiungere lo scopo, non esita a mettere in crisi il suo matrimonio. Ma l'incontro con un trafficone che, con la scusa di aiutarla, le ruba i risparmi, le fa cambiare idea e comprendere il senso della realtà.
Con Goffredo Alessandrini, il suo ex marito, nel 1952 gira il film storico "CAMICIE ROSSE - ANITA GARIBALDI", tentativo non del tutto riuscito di raccontare la vita e le imprese dell'eroe dei due mondi (ottimamente interpretato da Raf Vallone), dalla caduta della Repubblica ROMAna alla fuga verso Venezia, fino alla morte di Anita.
Un film oleografico che rende omaggio all'arte della Magnani ma non alla figura dell'eroe a causa della incerta sceneggiatura e alle bizze del regista, che abbandona il set in seguito a contrasti con la produzione. Il film verrà poi terminato da Francesco Rosi.
Visconti avrebbe dovuto dirigere anche "LA CARROZZA D'ORO", e invece a sorpresa la direzione venne affidata a Jean Renoir, che ne fece uno dei sui capolavori e un omaggio all'italianità della commedia dell'arte. Siamo nel XVIII secolo alla corte del Perù, dove una compagnia di guitti si esibisce con successo, e Camilla, la primadonna, è contesa dal vicerè, da un torero e da un cavaliere.
Ma lei sceglie il teatro e restituisce la carrozza d'oro, ricevuta in dono dal sovrano, che servirà al vescovo per visitare gli ammalati.
In "SIAMO DONNE", del 1953, un film a episodi, la Magnani interpreta il quinto capitolo, diretto da Visconti, dove è una sciantosa che litiga con un tassista che vuole farle pagare un supplemento per il suo cagnolino e va a cantare 'Come è bello far L'AMORE quando è sera' in un varietà.
Nonostante il valore dell'episodio di Visconti (e anche di quello di Rossellini che dirige INGRID BERGMAN), il film resta a livello di bozzetto, a conferma che la fine del neorealismo è già cominciata.
Nel 1955 la Magnani è ormai un'attrice celebrata e completa e, chiamata ad Hollywood, parte alla volta dell'America, dove l'aspetta un testo scritto appositamente per lei da Tennessee Williams.
Nonostante il dolore di dover lasciare a casa il figlio Luca, Anna si lancia con entusiasmo in questa avventura che le darà il modo di farsi conoscere anche oltreoceano.
Durante i dieci giorni di traversata in nave, lo stesso Williams la aiuta ad imparare in inglese (lei che non conosceva una parola di quella lingua) la sua parte.
Il film è "LA ROSA TATUATA", diretto da Daniel Mann. e Anna vi interpreta il ruolo di Serafina, una italoamericana che fa la sarta e vive della memoria del marito defunto.
L'ossessività del ricordo rende difficile anche il suo rapporto con la figlia, una giovanissima Marisa Pavan, fino a quando non cede alla corte di uno strano personaggio, BURT LANCASTER, con una rosa nera tatuata sul petto.
Il film, un melodramma sanguigno e passionale, ottenne un grossissimo successo e l'interpretazione della Magnani, impeccabile e magistrale, è consacrata con la vittoria, prima attrice italiana in assoluto, al premio Oscar come miglior attrice protagonista.
L'avventura hollywoodiana prosegue con "SELVAGGIO E' IL VENTO", di George Cukor, melodramma che le frutta la seconda candidatura agli Oscar e la vittoria dell'Orso d'argento al Festival di Berlino.
Anche qui siamo nei pressi dell'universo degli italoamericani: la Magnani vi approda per sposare Anthony Quinn, vedovo della sorella che in lei cerca solo di perpetuare l'immagine della scomparsa non accorgendosi che lo tradisce con suo figlio adottivo.
Rientrata in Italia interpreta, per la regia di Mario Camerini, "SUOR LETIZIA - IL PIU' GRANDE AMORE" (quinto Nastro d'argento)
nel ruolo di una religiosa che occupandosi di un bambino abbandonato sente nascere in sè l'istinto materno, ma per non compromettere la sua vocazione si adopera affinchè il piccolo possa ritrovare la sua famiglia.
Ancora in Italia interpreta "NELLA CITTA' L'INFERNO", di Renato Castellani, tutto girato all'interno di un carcere femminile, dove lei, ospite abituale, avvia sulla cattiva strada una ingenua domestica (Giulietta Masina), finita in prigione perchè accusata ingiustamente di furto.
Nel 1959 "PELLE DI SERPENTE" conclude la sua celebre, anche se breve, esperienza hollywoodiana.
Il film, diretto da Sidney Lumet e interpretato dalla Magnani affianco ad un giovane MARLON BRANDO, è tratto, ancora, da un fosco dramma di Tennessee Willams.
La Magnani vi interpreta il ruolo di Lady Torrence, la proprietaria di uno store, malmaritata ad un uomo molto più vecchio di lei.
In città arriva un fascinoso vagabondo, Lady lo assume nel suo emporio e intreccia una relazione con lui, benchè gli abbia messo gli occhi addosso anche la vamp locale, mentre il marito di Lady, che ha scoperto il tradimento, medita vendetta sui due amanti.
Di culto, la giacca in PELLE DI SERPENTE sfoggiata da MARLON BRANDO, citata infinite altre volte, non ultimo da NICOLAS CAGE in 'Cuore selvaggio'.
Tornata in Italia, il successo hollywoodiano non trova il riscontro necessario in patria, ma ritrova TOTÒ, il suo vecchio compagno dei tempi dell'avanspettacolo e, nel loro primo e unico film insieme, interpretano "RISATE DI GIOIA", di Mario Monicelli, una commedia amarognola, piuttosto sottovalutata, tratta da due racconti di Alberto Moravia.
Poi c'è l'incontro, ma non l'intesa con Pier Paolo Pasolini, che la dirige, in una delle sue migliori performance, "ROMA.asp" class="paginazioneA" title="Scheda del film MAMMA ROMA">MAMMA ROMA".
ROMA.asp" class="paginazioneA" title="Scheda del film MAMMA ROMA">MAMMA ROMA è una prostituta ROMAna; quando il suo protettore si sposa, lei decide di cambiare vita assieme al figlio. Ma il protettore torna alla carica e il figlio, messosi a rubare, finisce in carcere.
Tipica opera pasoliniana nel tema e nelle atmosfere, ROMA.asp" class="paginazioneA" title="Scheda del film MAMMA ROMA">MAMMA ROMA è il simbolo della femminilità dolente, il film finì col creare tensione tra il regista è l'attrice che lo accusò di averla 'usata', mentre lui, che paventava un eccessivo condizionamento a causa della forte personalità della Magnani, l'accusò a sua volta di aver dato al suo personaggio più di un tratto piccolo borghese.
Dopo la banalità di "LA PILA DELLA PEPPA" di Claude Autant-Lara, in "MADE IN ITALY" di Nanni Loy, un film a episodi, molto in voga allora, sugli usi e costumi nell'Italia del boom, la Magnani interpreta il segmento "La famiglia", assieme a Peppino De Filippo e Alberto Sordi.
Nel 1969, Stanley Kramer gira un film in Italia, "IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA", e la Magnani vi sostiene uno degli ultimi ruoli della sua carriera.
Gli anni sessanta non furono per la Magnani, ricchi di soddisfazioni cinematografiche, così si rituffò nel teatro, interpretando 'La lupa' di Giovanni Verga, diretta da Franco Zeffirelli, e poi 'Medea' di Jean Anouilh, diretta da Giancarlo Menotti, che la videro trionfare nei più grandi teatri d'Europa.
Nel 1970 l'ultima occasione gliela offre la televisione, verso la quale l'attrice era stata sempre molto diffidente.
La RAI per 'esaltare l'arte della Magnani' programma una serie di telefilm e ne affida la regia a Alfredo Giannetti.
Il primo, prodotto all'interno di una serie intitolata 'Storie italiane' è "... CORREVA L'ANNO DI GRAZIE 1870", ed è ambientato nella ROMA papalina, alla vigilia della breccia di Porta Pia, quando un rivoluzionario (MARCELLO MASTROIANNI) langue in carcere e la sua donna è costretta a barcamenarsi di fronte all'indifferenza popolare.
"LA SCIANTOSA", fa parte, invece, della serie 'Tre donne' e la Magnani vi interpreta il ruolo di un'ex diva di café concerto che vive ormai in oblio e in miseria. Quando le arriva l'invito a cantare per le truppe italiane in guerra, il debutto coincide con la notte di Caporetto.
Il secondo film della serie è "L'AUTOMOBILE", sempre diretto da Giannetti; l'attrice vi interpreta l'ex prostituta, Anna Mastronardi, che vuole togliersi lo sfizio di comprare una spider. Prende allora lezioni da un amico scalcinato, passa fortunosamente l'esame di guida, ma ha la cattiva idea di dare un passaggio ad un fusto conosciuto per caso ad Ostia.
Il terzo, infine ha per titolo "1933: UN INCONTRO".
In "ROMA" di Federico Fellini, un film che è anche un omaggio alla Città eterna, con i suoi luoghi nascosti ma anche con i suoi squilibri, visti con gli occhi di un provinciale, la Magnani interpreta se stessa in un ruolo cameo.
Alla domanda del regista che la definisce il simbolo della città e le chiede qualcosa sull'Urbe, Anna risponde in ROMAnesco: 'A Federì...va a dormì....va! Nun me fido! ciao....buonanotte!' e scompare entrando nel portone di casa sua in Piazza Santa Maria in Trastevere.
Nei primi di settembre 1973, Anna si sente male e viene ricoverata nella clinica Mater Dei di ROMA.
La sera del 20 settebre la RAi decide di mandare in onda "... CORREVA L'ANNO DI GRAZIA 1870", l'unico dei quattro film non ancora trasmesso perchè destinato al circuito cinematografico prima di passare in televisione.
Anna non riuscirà a vederlo perchè morirà quella sera stessa, uccisa da un tumore al pancreas. Aveva 65 anni.
Nessuno dimenticherà i suoi occhi profondi, le sue occhiaie peste, la sua risata tra il gioioso e il canzonatorio.
Così come nessuno potrà mai dimenticare la Pina che muore sotto i colpi dei fucili dei nazisti in "ROMAcittaaperta.asp" class="paginazioneA" title="Scheda del film ROMA CITTA' APERTA">ROMA CITTA' APERTA".
La folla imponente che accorse ai suoi funerali sta a dimostrare che era rimasta amatissima fino alla fine.
«T'ho sentita gridare 'Francesco' dietro al camion dei tedeschi e non ti ho più dimenticata» scrisse di lei Giuseppe Ungaretti.
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Biografia a cura di _Orion - ultimo aggiornamento 08/01/2007
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