Nonostante tra le sue numerose interpretazioni ci siano quelle di Joseph K. in "IL PROCESSO" di Orson Welles e una nomination agli Oscar per il suo Josh Birdwell di "LA LEGGE DEL SIGNORE" di William Wyler, non ci sarà nessun altro ruolo, per Anthony Perkins, dopo Norman Bates.
Talmente convincente e caratterizzante è la sua interpretazione che il pubblico identificherà per sempre il suo volto inquietante con quello dello psicotico e squilibrato personaggio di "PSYCHO".
Lui, certo, non farà nulla per venirne fuori, continuando ad interpretare ruoli al limite della sanità mentale, sia nei tre sequel che girerà negli anni, di cui uno, "PSYCHO III" anche in veste di regista, che in molti degli altri 54 film interpretati nel corso della sua carriera artistica.
Anche la vita di Anthony Perkins contribuirà a dare l'immagine che il pubblico voleva da lui.
Il suo bel viso di giovane nevrotico e angosciato, che faceva innamorare le donne, il suo aspetto fragile e allampanato, dai gesti insicuri e lo sguardo fisso, assieme alla sua ambigua natura sessuale, lo ingabbieranno nell'infelice e limitante definizione di 'l'attore che ha fatto PSYCHO'.
E pensare che dopo la nomination agli Oscar, molti lo pronosticavano come il 'nuovo Gary Cooper', invece lui continuerà a privileggiare ruoli di personaggi tormentati e introversi, dal fascino vagamente sinistro, ben lontani da quelli interpretati dal vecchio attore.
Figlio unico di Osgood e Janet Rane Perkins, Anthony Perkins o, più semplicemente, Tony Perkins, era nato a New York il 4 aprile 1932.
Suo padre, attore di buon successo (Scarface - lo sfregiato, Madame DuBarry) muore prematuramente quando Anthony ha solo cinque anni, e questo influisce negativamente sulla sua già fragile personalità.
Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore presso la prestigiosa Buckingham Browne & Nichols High School di Cambridge, nel Massachusetts (dove, tra gli altri, aveva come compagni di studi l'attrice interprete de I Soprano, Ari Graynor, il musicista jazz Nate Peterson e l'attrice di Broadway Lizzie Rose), nel 1950 si è iscritto all'Università presso il Rollins College di Winter Park in Florida.
Non ha mai completato gli studi, ma venti anni più tardi l'Università in virtù dei suoi meriti artistici, gli ha conferito la laurea ad honorem.
Giovanissimo, a soli quindici anni, comincia a recitare in teatro, mentre risale al 1953 il debutto nel cinema, con il film "L'ATTRICE", di Gerge Cukor, in cui interpreta il ruolo del compagno di Jean Simmons, una battagliera ragazza a cui Spencer Tracy, l'irascibile padre, vuole impedire di andare a New York per realizzare il suo sogno di calcare le scene.
Tornato agli studi, poco tempo dopo, Tony ha la fortuna di sostituire John Kerr a Broadway nella famosa commedia di Robert Anderson, 'Te e simpatia', con cui ottiene un grosso successo nel ruolo del giovane studente di college che i compagni prendono in giro perchè alla compagnia delle donne preferisce quella dei libri.
Dopo la felice parentesi teatrale nel '56 torna al cinema accanto a Gary Cooper, con il film, Palma d'oro a Cannes, "LA LEGGE DEL SIGNORE", di William Wyler, in cui interpreta il ruolo di Josh, il maggiore dei figli della famiglia quacchera dei Birdwell, che non accetta il pacifismo ad oltranza dei genitori, e allo scoppia della guerra di secessione si arruola nell'esercito. La falsa notizia della sua morte spinge il padre ad imbracciare il fucile.
Dopo questa superba prova d'attore, che gli è valsa la nomination agli Oscar, Anthony dà il via alla sua personale galleria di personaggi fragili e tormentati, proprio come lui che viveva una vita turbata dalla sua angosciosa sessualità, che lo caratterizzerà e che caratterizzerà per sempre la sua carriera.
Comincia nel '57 interpretando il ruolo di John Piersal, il ragazzo costretto dal padre, contro la sua volontà, a diventare giocatore di baseball, nel film drammatico "PRIGIONIERO DELLA PAURA", di Robert Mulligan.
Anche lo sceriffo Ben Owens, il ruolo che Perkins interpreta nello stesso anno nel western "IL SEGNO DELLA LEGGE", di Anthony Mann è un personaggio schivo e introspettivo, a cui un ex uomo di legge, divenuto cacciatore di taglie, trasmette la sua esperienza, prima aiutandolo a catturare degli assassini e, poi, a proteggerli dalla folla inferocita.
Tratto dal dramma di Eugene O'Neil è "DESIDERIO SOTTO GLI OLMI", di Delbert Mann, un triangolo edipico del '58, che Anthony, chiamato a sostituire JAMES DEAN morto da poco, interpreta accanto a Burl Ives e SOPHIA LOREN, nel ruolo di Eben Cabot, il giovane figlio di un agricoltore sposato con una donna molto più giovane, interessata più all'eredità che al marito, e per questo avversata dal figlio; ma ben presto l'avversione si trasforma in passione e poi in dramma.
Ancora un cast in parte italiano (Silvana Mangano, Alida Valli, Yvonne Sanson) per "LA DIGA SUL PACIFICO", di René Clement, storia amara, tratta dal romanzo omonimo di Marguerite Duras, del disfacimento di una famiglia di proprietari terrieri nell'Indocina Francese. Solo dopo la morte della madre, una intensa Jo Van Fleet, i figli, che se n'erano andati in città per vivere una vita meno faticosa, accettano di tornare e costruire quella diga, sogno irrealizzato della madre, che possa proteggere la proprietà dalle inondazioni del fiume.
Subito dopo si concede alla commedia con "BELLA, AFFETTUOSA, ILLIBATA, CERCASI", di Joseph Anthony, un divertente intreccio di amori e inganni tratto da una piece teatrale di Thornton Wilder, di grosso successo sui palcoscenici.
Nel successivo "VERDI DIMORE", '59, di Mel Ferrer, Perkins affianca AUDREY HEPBURN, allora signora Ferrer, nella storia un po' surreale di un giovane esploratore, il quale, nelle foreste dell'Orinoco, si innamora di una ragazza semiselvaggia che gli indigeni temono perchè ritenuta spirito del male.
Pure del '59 è "L'ULTIMA SPIAGGIA", che sfrutta l'incubo atomico per raccontare la storia di un gruppo di superstiti dell'olocausto atomico, e di un amore senza speranza che, nonostante tutto, nasce tra AVA GARDNER e GREGORY PECK, comandante del sottomarino su cui si sono rifugiati.
Nel 1960, l'anno che segna la punta massima della sua carriera, Perkins interpreta prima "IN PUNTA DI PIEDI", di Joshua Logan, in cui, a fianco dell'esordiente Jane Fonda, interpreta il ruolo di un giocatore di pallacanestro della squadra del College, che non accetta di truccare la partita decisiva, conquistando così il cuore della studentessa magiauomini.
Poi c'è l'incontro con Alfred Hitchcock, incontro che costituisce la sua fortuna ma anche la sua maledizione, perchè lo relega in una gabbia espressiva dal quale non riuscirà più ad uscire: il tormentato Norman Bates, che turba ancora i sogni degli spettatori per la sua apparente superficie di normalità che nasconde un abisso di follia, rimase con lui fino alla fine.
Il film capolavoro di Hitchcock, ma anche dello stesso Perkins è il leggendario cult del brivido "PSYCHO".
L'attore qui è nei panni dello psicotico e sessuofobico Norman Bates, nella cui casa buia con annesso motel si rifugia Marion/Janet Leigh, in fuga da Phoenix con 40.000 dollari nella valigia. Mal gliene coglie perchè la sua fuga finisce tragicamente con la celeberrima scena della doccia. Fatto sparire il corpo, prima che si sappia il suo segreto, anche un detective privato farà una brutta fine. Sarà poi la sorella di Marion a mettersi sulle sue traccie in un crescendo di orrore e suspence, fino all'epilogo finale in cui si svela l'identità dell'assassino.
Il film che ha terrorizzato gli spettatori più di chiunque altro sia stato mai realizzato, pietra miliare nella storia del cinema del brivido, e rappresentazione di un classico caso clinico di sdoppiamento della personalità con implicazioni edipiche e sessuofobiche, ha battuto tutti i record d'incassi del 1960 e ha fatto letteralmante fuggire il pubblico dalle sale in preda al panico.
"PSYCHO" è tratto da un romanzo di Robert Bloch, che, a sua volta, si ispirava a fatti realmente accaduti nel 1957, nel Wisconsin, ad opera di un uomo, psicotico e pluriomicida di nome Ed Glin.
Per girare i 45 secondi della famosa 'scena della doccia' ci sono voluti sette giorni di lavorazione, 72 posizioni della macchina da presa e una controfigura per Janet Leigh.
La cosa buffa è che durante l'omicidio di Marion, in cui la tenda della doccia viene lacerata come un sipario strappato, 'l'assassino' Anthony Perkins non era nemmeno presente sul set, volato a New York per provare un'altra parte.
L'attore riprenderà il ruolo di Norman Bates in altri tre film, "PSYCHO II", "PSYCHO III" e "PSYCHO IV". Non avranno successo ma il personaggio sarà già nell'immaginario collettivo, facendo crollare la vendita di tende da doccia, sostituite dalle più rassicuranti cabine in vetro.
Nel libro di Bloch, il personaggio principale è descritto come piccolo, brutto e molto più vecchio; fu Hitchcock a volerlo giovane e bello, con gli occhi tristi come Anthony Perkins e con la passione per la tassidermia.
Da ricordare ancora la straordinaria colonna sonora di Bernard Herrman, che trasformò letteralmente l'andamento della pellicola, accrescendone la suspence unicamente con l'uo degli strumenti ad arco.
Smessi gli abiti di Norman Bates, Perkins si aggiudica la Palma d'oro a Cannes come miglior attore protagonista, interpretando per Anatole Litvak, la commedia sentimentale "LE PIACE BRAHM?", nel ruolo di Philip Van der Besh, il giovane che consola INGRID BERGMAN, matura arredatrice parigina, trascurata da Yves Montand, suo fidanzato e impenitente play boy.
Con "FEDRA" di Jules Dassin, una revisione moderna del dramma di Racine, Perkins torna al melodramma e interpreta il ruolo del sensibile figlio di primo letto di un armatore greco, interpretato dal nostro Raf Vallone, che vive un'appassionata e impossibile storia d'amore con la seconda moglie del padre, una intensa e bravissima Melina Mercuri.
Sempre del '62 sono "IL COLTELLO NELLA PIAGA" di Anatole Litvak, dove torna a recitare accanto a SOPHIA LOREN; e "IL PROCESSO" di Orsono Welles. Il primo, un thriller di sapore vagamente hitchcockiano, è la storia di un ex pilota scampato ad un disastro che si finge morto per incassare l'assicurazione contando sulla complicità della moglie, che però progetta di sbarazzarsi di lui; il secondo, tratto dal dramma omonimo di Kafka, narra la storia dell'impiegato Joseph K. che un oscuro potere processa per un misterioso reato, costui, dapprima incredulo, rifiuta la realtà e i servizi di un avvocato, poi, a poco a poco, si cala nel ruolo di vittima e accetta la condanna a morte.
Cast europeo anche per il noir di Andre Cayatte, "UNO DEI TRE", in cui interpreta UNO DEI TRE ragazzi che la polizia ritiene responsabili del rapimento e ucisione di un bambino. Al processo ciascuno si proclama innocente e accusa gli altri due tanto che finiranno per essere assolti per mancanza di prove, ma non sfuggiranno alla giustizia degli uomini.
Accanto a Brigitte Bardot nel '64 gira la commedia "UN ADORABILE IDIOTA", di Eduard Molinaro; poi dopo un oscuro "THE FOOL KILLER", torna in Francia, e sotto la direzione di René Clement, che dirige un cast chilometrico e stellare, gira "PARIGI BRUCIA?", che racconta gli ultimi giorni di guerra nella Parigi del '45, risparmiata dall'incendio grazie alla disubbidienza del generale tedesco Dietrich von Choltitz che non eseguì l'ordine impartitogli da Hitler in persona, poco prima che l'insurreezione permettesse al gen. De Gaulle di entrarvi trionfalmente.
Altro film francese è "LE SCANDALE - DELITTI E CHAMPAGNE", un giallo di Claude Chabrol del '67 che, ispirandosi a Hitchcock, racconta di un azionista di una fabbrica di champagne che, riavutosi da uno choc, si ritrova al centro di una sere di delitti, con la moglie di un amico che vorrebbe entrare in possesso dei suoi beni.
Dopo "DOLCE VELENO" del '68, conclusa la lunga parentesi europea, incerto, allucinato, Perkins torna in America e con Mike Nichols gira, con molta efficacia, "COMMA 22", un film antimilitarista che rispecchia il clima creatosi negli USA del dopo Vietnam, in cui il titolo allude alla norma del codice militare che rende quasi impossibile sfuggire al servizio di leva.
In "UN UOMO OGGI" di Stuart Rosemberg, Perkins, accanto a PAUL NEWMAN e Joanne Woodward, interpreta la storia di un cronista radiofonico che entra in crisi quando la sua donna, arrestata perchè testimone di un delitto politico, si suicida in carcere scoprendo così la forza delle manipolazioni delle informazioni.
Forte del suo amore per il cinema europeo, nel '71 torna a lavorare in Francia e con Claude Chabrol gira il giallo, tratto da Ellery Queen, "DIECI INCREDIBILI GIORNI", con Orson Welles e Michel Piccoli, un tragico conflitto familiare, di sapore edipico, fra padre, figlio e matrigna, a cui assiste, impotente, un professore di filosofia.
Intensa ed efficace anche la sua partecipazione al film di John Huston, "L'UOMO DAI SETTE CAPESTRI", con PAUL NEWMAN e AVA GARDNER; ed anche nel bel giallo "ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS", di Sidney Lumet, tratto da Agatha Christie, con un cast prestigioso , in cui è uno dei passeggeri del lussuoso treno, sospettato dell'assassinio avvenuto durante il viaggio verso Parigi.>/p>
Piuttosto opaca, invece, la prova offerta in "MAHOGANY", di Berry Gordy, uno dei film minori di Perkins, che si riscatta subito dopo con "RICORDA IL MIO NOME" di Alan Rudolph, nel ruolo del marito di Geraldine Chaplin, una donna uscita di prigione che si vendica dell'ex marito, rientrato nella sua vita per poi lasciarla nuovamente.
Dopo la partecipazione allo sceneggiato TV "I MISERABILI", nel '79 Anthony Perkins torna al cinema con il bel giallo politico "REBUS PER UN ASSASSINIO", di William Richert, storia di un uomo che dopo venti anni torna ad indagare sulla morte del fratello, accusato dell'assassinio di un presidente e, con sorpresa, scopre che il padre vi è coinvolto.
Contemporanei sono: "IL SOGNO DI LAURA", di George Sluizer; e "BLACK HOLE", fantascientifico, di Gary Nelson, sul viaggio di una navicella spaziale che, in prossimità di un buco nero, si imbatte in un'astronave comandata da uno scienziato pazzo che ha trasformato il suo equipaggio in automi meccanici.
Ugualmente spettacolare è "ATTACCO: PIATTAFORMA JENNIFER" di Andrew V. McLaglen, con Roger Moore, eccentrico agente inglese del controspionaggio, inviato nel Mar del Nord per combattere alcuni terroristi che vogliono far saltare le piattaforme petrolifere.
Dopo due film TV, nell'83, a distanza di ventitre anni, Perkins riveste nuovamente i panni di Norman Bates in "PSYCHO II" di Richard Franklin, il primo dei tre sequel del film di Hitchcock che lo ha consegnato alla storia.
La galleria dei suoi personaggi allucinati si arricchisce sempre di più, e nell'85 Perkins è il Rev. Peter Shayne, in "CHINA BLUE" di Ken Russel, il quale è ossessionato da una prostituta, una eccezionale Kathlen Turner, e vorrebbe redimerla a tutti i costi, anche ricorrendo alla violenza.
Poi è nuovamente Norman Bates in "PSYCHO III", l'unico film anche come regista della sua carriera, in cui lo psicopatico assassino torna a lavorare nel suo motel e, purtroppo, ad uccidere tenendosi ancora in casa la mummia della madre.
Ancora un ruolo 'malato' in "DOTTOR JEKILL E MR. HYDE SULL'ORLO DELLA FOLLIA", in cui lo scienziato dalla doppia personalità usa una comune droga per cambiare vita e migliorare le sue prestazioni erotiche. Diretto da un regista, Gerard Kikoine, specializzato in film erotici, di erotismo si tratta anche qui, ma Perkins è talmente bravo che non necessita di alcun trucco particolare per trasformarlo in Mr. Hyde.
Un horror modesto per la TV, "VESTITO CHE UCCIDE", di Tobe Hooper lo separa dalla quarta e ultima volta in cui indossa i panni di Norman bates, in quel "PSYCHO IV" in cui il regista Mick Garris cerca di spiegare l'origine della follia di Norman: una madre ossessiva e castrante come da manuale. Un prequel, quindi, girato per la TV, che nulla aggiunge alla sua carriera, ormai arrivata al capolinea e non solo per motivi strettamente artistici.
Un thriller di routine, "L'UOMO DELLA PORTA ACCANTO" di Petra Hafte, chiude definitivamente la sua carriera cinematografica, anche se ci saranno ancora altre due lavori per la TV, nel 1992.
Muore a Hollywood, di AIDS, il 12 settembre 1992.
Il suo corpo è stato cremato e le ceneri riposano in una piccola urna, su cui sono state incise la parole 'Don't Fence Me It'.
Anthony Perkins aveva contratto il virus della malattia sei anni prima, nel 1986, all'epoca di "PSYCHO III", ma era stato tenuto all'oscuro della gravità del male per permettergli di vivere una vita normale, continuando a svolgere il suo lavoro, senza suscitare le preoccupazioni dei suoi amici e, soprattutto, dei suoi due figli, Osgood, come il nonno paterno, ed Elvis; l'unica ad esserne a conoscenza era la moglie, Barry.
Anthony ha scoperto la sua sieropositività nel 1990, in seguito ad un articolo scritto dal National Enquirer, che aveva fatto analizzare illegalmente un campione del suo sangue, prelevatogli durante una visita medica, in cui si imbastiva una storia, totalmente inventata, circa la battaglia che l'attore stava silenziosamente combattendo contro l'AIDS.
Nel 1996, Charles Winecoff ha scritto la biografia di Anthony Perkins, intitolata 'Split Image: The Life of Anthony Perkins', nel quale svelava la presunta bisessualità dell'attore ed elencava le sue supposte relazioni con personaggi famosi come, ad esempio, l'attore Tab Hunter, il ballerino Rudolf Nureyev, lo scrittore e modello Alan Hehus, il coreografo Grover Dale con cui ebbe una relazione durata sette anni, fino al suo matrimonio.
Esattamente nove anni dopo la sua morte, l'11 settebre 2001, sua moglie, l'attrice e modella Barry Berenson, sorella dell'attrice Marisa Berenson, sposata con lui dal 1977, morirà sul volo 11 da Boston dell'American Airlines, dirottato dai terroristi contro le Twin Towers del World Trade Center.
Lo scrittore italiano Michelangelo Capua nella sua biografia 'Anthony Perkins: prigioniero della paura', ha scritto della vita, per molti versi sregolata, dell'attore e del suo fragile equilibrio psicologico, soffermandosi soprattutto sul suo privato e in particolar modo sui gusti e le frequentazioni sessuali, lasciando intendere come queste abitudini abbiano condizionato non solo la vita ma, soprattutto la carriera di uno straordinario interprete, che ha lasciato un segno profondo nella storia del cinema; segno che non si è ancora sbiadito.
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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 15/12/2005
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