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Nel 1995 Kean Loach distoglie per un momento lo sguardo dalla "sua" Inghilterra e lo rivolge alla Spagna, per raccontarci la sua versione della guerra civile, che negli anni '30 insanguinò il paese, e soprattutto per ricordarci cosa significò per il movimento operaio quella tragedia dolorosissima, che finì per consegnare la nazione nelle mani della dittatura franchista.
In quegli anni la Spagna usciva dalla impopolare dittatura militare di Miguel Primo de Rivera e assegnava la vittoria elettorale alla sinistra repubblicana e socialista, che si impegnò ad attuare una serie di riforme laiche e progressiste, rivolte, principalmente, a modernizzare il paese e ridurre l'influenza del clero e dei latifondisti nella vita della "nuova Spagna repubblicana".
Queste riforme, però, scontentarono sia i radicali (perché troppo avanzate) che gli anarchici (perché troppo moderate) e il Governo venne costretto alle dimissioni.
Le successive elezioni politiche del 1933 videro l'affermazione delle destre, che abrogarono subito le riforme già attuate e bloccarono quelle in corso di attuazione, inoltre cominciò a farsi sinistramente sentire la forza della "Falange", un gruppo fascistoide, che si ispirava agli ideali del fascismo italiano, fondato e guidato da uno dei figli di De Rivera. Cominciò così il "bienio nigro", che vide il fallimento del processo di laicizzazione dello stato avviato dal passato governo delle sinistre.
Nel 1935, però, il governo conservatore entrò in crisi per le fratture insanabili tra la destra moderata e quella estremista. Nelle successive elezioni politiche la sinistra (in ottemperanza del "Direttivo Dimitrov") si presentò unita nel "Fronte Popolare" ottenendo la maggioranza relativa e il conseguente incarico di formare il nuovo governo.
Nonostante la sconfitta elettorale, però, la destra conservatrice che faceva capo alla "Falange", appoggiata dai fascismi d'Italia e Germania, e dalla chiesa cattolica, rimaneva molto forte perchè poteva contare, anche, sull'appoggio incondizionato delle forze armate. Ben presto il blocco delle forze reazionarie trovò un Caudillo nella persona del Generale Francisco Franco, che, sbarcato dal Marocco spagnolo, occupò parte della Spagna e diede inizio alla guerra civile.
Sanguinosa, cruenta, destinata a durare tre lunghi anni e a provocare oltre un milione e mezzo di vittime, soprattutto civili, la guerra fratricida spagnola rappresentò una delle pagine più buie della storia europea e il prologo della successiva II guerra mondiale.
I governi dell'Europa democratica restarono a guardare il massacro, facendosi scudo del "Trattato internazionale del non intervento"; Hitler e Mussolini, invece, non tardarono ad inviare aiuti, sotto forma di uomini e munizioni, al Generale Franco.
La solidarietà al popolo spagnolo fu offerta da qualche migliaio di giovani volontari di tutto il mondo, che diedero vita alle "Brigate Internazionali" (tra cui si distinse la Legione garibaldina, composta da fuorusciti italiani) allo scopo di difendere la democrazia della Repubblica spagnola.
Dopo tre anni di sanguinosi combattimenti e di feroci rappresaglie (il cui emblema risiede nella forza pittorica del celebre "Guernica", il quadro di Pablo Picasso che immortala la strage di civili a seguito del bombardamento nazista sulla città della Biscaglia), la vittoria delle forze falangiste portò alla instaurazione della dittatura fascista del Generale Franco. Dittatura che si protrasse per oltre trent'anni.
I tre sanguinosi anni della guerra civile spagnola, nel film di Kean Loach vengono raccontati idealmente alla nipote da uno di quei ragazzi di allora, David, un giovane operaio disoccupato di Liverpool, membro del Partito Comunista inglese, accorso in Spagna come volontario, per arruolarsi nelle brigate del POUM (Partito Obrero de Unification Marxista) e difendere la rivoluzione socialista contro i fascisti di Francisco Franco.
Siamo nella Liverpool del 1994, alla morte di David, la nipote, Kim, trova in una vecchia valigia, appartenuta al nonno, i suoi antichi cimeli, che ne rivelano la personalità tutt'altro che insignificante e la sua militanza nel Partito Comunista inglese: documenti, ritagli di giornali, lettere dal fronte, vecchie foto ingiallite e una manciata di terra avvolta in un fazzoletto rosso.
Cimeli che narrano la sua storia di combattente rivoluzionario per la libertà in terra di Spagna.
Il film di Loach si sviluppa, pertanto, in un lungo flashback, racchiuso tra un prologo ed un epilogo, entrambi contemporanei: il malore e la morte del vecchio miliziano e il ritrovamento delle sue vecchie reliquie; il suo funerale e l'estremo saluto della nipote, che butta sul feretro una manciata di quella terra spagnola e gli rende onore, insieme agli altri partecipanti, alzando il pugno chiuso.
La voce di David torna così a rievocare per la nipote (alter ego degli spettatori) i tragici fatti accaduti nel lontano 1936, quando, giovane comunista disoccupato, lascia Liverpool e arriva in Spagna per combattere contro Franco, tra le fila della Milizia rivoluzionaria del POUM, di cui fanno parte tanti giovani europei e americani, con i quali stringerà forti legami di amicizia e ne condividerà le sorti.
Giunto in Aragona entra nella compagnia comandata da Lawrence, che si batte per difendere la libertà e la giustizia, dove, tra gli altri, conosce e fa amicizia con molti ragazzi venuti da tutta Europa (un francese, un italiano, un irlandese) e subisce il fascino di Bianca, la ragazza dell'irlandese, giovane ideologa del gruppo e autentica Pasionaria.
La vita sulle montagne è dura e difficile, al gruppo mancano armi e munizioni e ben presto i componenti hanno modo di sperimentare gli orrori della guerra, e assistere ai primi contrasti tra le diverse anime del fronte antifascista, soprattutto in materia di collettivizzazione delle terre.
Nel corso di un'azione il ragazzo irlandese rimane ucciso, e Bianca, successivamente, si lega a David che se ne innamora perdutamente.
Intanto le lotte interne al partito comunista si fanno sempre più aspre e culminano nello scioglimento drammatico, ad opera del Governo, del POUM (accusato ingiustamente di non essere eccessivamente determinato nella lotta al franchismo) che viene assorbito e inquadrato nelle forze regolari.
Frattanto David rimane ferito al volto mentre insegna ad una recluta l'uso del fucile e viene trasportato in ospedale a Barcellona. Qui viene raggiunto da Bianca e insieme passano una notte d'amore, ma l'incanto si spezza in seguito ad un'aspra discussione seguita alla decisione di David di passare nelle Brigate internazionali, col risultato che la ragazza lo abbandona e torna a battersi tra le fila della compagnia di Lawrence.
Appena ristabilito, David la raggiunge sulle montagne, dove la brigata è ancora impegnata in aspri combattimenti contro i falangisti, quando arriva l'ordine governativo di scioglimento della compagnia, accusata di collusione col franchismo.
Naturalmente è un falso clamoroso, ma l'ordine di consegnare le armi è perentorio. Nel corso del conseguente tafferuglio, Bianca viene colpita da un proiettile e muore. Viene sepolta sotto quella terra bruciata dal sole, che tanto amava e che sperava fosse ripartita tra tutti.
Una manciata di quella terra, avvolta nel fazzoletto rosso che la ragazza portava al collo, verrà conservata gelosamente da David per tutta la vita.
Ambientato, come già detto, durante la guerra civile spagnola, "Terra e libertà", il cui titolo riprende il motto "Tierra y Libertad" impresso sulla bandiera nera dell'anarchia che, nel lontano 1910, sventolavano i guerriglieri messicani di Emiliano Zapata, è un film in cui Ken Loach esprime il suo credo politico, senza cadere mai nella retorica più convenzionale, anche se le note dell'Internazionale cantato dai resistenti, o il motto "No pasaran", urlato dai guerriglieri, restituiscono al film valore di documento storico e memoria del nostro presente.
Alcune scene di straordinaria forza emotiva (la partenza di David da Liverpool, l'incontro con i compagni rivoluzionari, la storia d'amore, dolcissima ma contrastata, con Bianca, le lotte intestine all'interno del Partito Comunista, la morte di Bianca, la vittoria del franchismo, la fine degli ideali, il ritorno in Inghilterra di David, carico di rabbia per la rivoluzione fallita) e i dialoghi, che spesso raggiungono la perfezione anche stilistica, specie nelle discussioni sulla proprietà terriera, rappresentano altrettanti momenti significativi di un film che si propone di omaggiare la purezza di cuore (pur tra le tante macerie ideologiche) che nobilitava le azioni di quella gioventù, e di capire quali furono le cause che portarono alla disfatta di quegli ideali e di quella esperienza che ha segnato per molti anni la vita e la storia del paese iberico e dell'Europa intera.
Loach, comunque, non ha voluto solo glorificare quei ragazzi che si batterono contro il fascismo, ma, al contrario, con l'intransigenza ideologica che gli è propria e con il realismo duro della sua reminiscenza, ha inteso raccontare gli esiti tragici delle divergenze e degli errori che lacerarono lo schieramento antifranchista, e cioè fra coloro che si impegnarono per battere il dittatore e sconfiggere il fascismo, e coloro che, invece, volevano solo vincere la guerra.
Questa contrapposizione, documentata con rigore anche critico, Loach la affida, oltre che alle parole e alle discussioni, anche, se non soprattutto, ai volti e alle azioni di quelle figure umane che si muovono tra le asprezze del paesaggio iberico.
Agli occhi di David e dei suoi compagni, la guerra di Spagna è stata un'occasione mancata, una rivoluzione tradita, fallita per i dissidi che, come una maledizione, ha pesato e continua a pesare (da noi i dissidi interni della nostra sinistra ci hanno "regalato" vent'anni di berlusconismo) sulle diverse anime del socialismo e sulle speranze rivoluzionarie dei suoi militanti.
Loach, per mezzo di David, sembra che voglia farci intendere che, nonostante il fallimento di quella esperienza, ciò che conta veramente è la comprensione di quei fatti dolorosi, che abbiamo ereditato nella memoria, e che ci devono servire come base di riflessione per il presente, per capire che divisi si perde e uniti si vince, perchè, come cantavano gli Inti Illimani per un'altra resistenza, "El pueblo unido jamas serà vencido".
Cosa che purtroppo ancora non abbiamo compreso e imparato a fare, almeno qui da noi.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 25/06/2010 12.24.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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