Paula ha sposato Gregory, che molto tempo prima ha strangolato la zia per impadronirsi dei suoi gioielli. La coppia abita nella casa in cui il crimine fu commesso. Anton cerca di rendere folle la giovane moglie per mezzo di una messa in scena destinata a terrorizzarla: rumori notturni, luce delle lampade che si abbassa senza motivo e altre cose simili. Fortunatamente interviene un giovane ispettore che intuisce quanto sta avvenendo, ma...
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Ottimo esempio di "thriller" dell'epoca, che tiene desta l'attenzione dello spettatore sin dal principio. Impossibile non citare la recitazione sublime di Bergman, ma anche Boyer è degno di nota. Piacevoli le ambientazioni e i costumi ottocenteschi.
Se dovessi ipoteticamente scegliere un solo titolo come mio preferito di Cukor sceglierei "Philadelphia Story" ma è indubbio che "Gaslight" sia l'altro più papabile concorrente e certamente uno dei film migliori nella carriera di questo grande artigiano della Vecchia Hollywood. Si tratta di un grande film, che manca di essere un capolavoro per qualche forzatura e qualche caratteristica narrativa non invecchiata troppo bene, che ad oggi può risultare debole e poco credibile; tuttavia ho apprezzato moltissimo il film nel suo mettere in scena il terribile fenomeno del "Gaslighting", la manipolazione e la violenza psicologica, centrando i riflettori su un tema che di certo non era comune nella Hollywood degli anni '40, cosa che fa guadagnare certamente punti ad un film coraggioso, oltre che molto ben realizzato nel complesso. Proprio da questa forma di prevaricazione deriva il titolo del film (vittima di un pessimo titolo nella versione italiana) oltre che naturalmente dai lampioni a gas sparsi nelle strade di Londra e che costellano significativamente le scenografie esterne del film (abilmente ricostruite negli studios) così come l'illuminazione a gas anche, anzi forse soprattutto, degli interni, elemento fondamentale nella costruzione dell'atmosfera di "Gaslight". Un thriller con tinte del melodramma che pesca qua e là dall'estetica noir, soprattutto nell'uso delle ombre e che costruisce tutta la sua narrazione sul meccanismo della suspense hitchcockiana: un colpevole già conosciuto allo spettatore che impotente può solo assistere al crescendo drammatico di pericolo per la protagonista, aspettando di vedere quando, come e se uscirà da quella situazione; qui però la regia di Cukor e la sceneggiatura presentano un contesto che è più crudo e spietato, più violento di quelli mediamente presenti nei coevi film di Hitch. Molto bella la fotografia di Ruttenberg che usa divinamente l'illuminazione come chiave di volta per la creazione di un'atmosfera indimenticabile, mentre la direzione di Cukor è solida e precisa come al solito, con uno sguardo centrale e sistematico posto sul crollo psicologico di Paula, scandagliato con spietata cura, reso in tutto il suo angosciante decorso, usando molto primi piani o mezzi primi piani per esaltare le variazioni, gli sguardi smarriti e il deterioramento impressi nel volto di Ingrid Bergman. Bergman che, nemmeno a dirlo, è stata protagonista di un'interpretazione strepitosa, fortemente voluta e preparata con cura, documentandosi in prima persona e studiando da vicino pazienti di un istituto di igiene mentale (aka manicomio, era il '44...) per assimilarne espressioni del viso e degli occhi. Naturalmente lo stile recitativo può sembrare a volte sopra le righe, perché è quello molto teatrale del vecchio cinema americano, ma in questo caso è verosimilmente piuttosto adeguato al personaggio e al tipo di stress psicologico continuo al quale è sottoposto. Ingrid Bergman è, oserei dire, in uno dei punti più alti della sua carriera, in questo film. La figura salvifica di Joseph Cotten l'ho forse trovata un po' troppo forzata, ma era una chiave forse necessaria per risolvere positivamente la spirale infernale nella quale era stata gettata la protagonista, tale da non poter essere spezzata con le sue sole forze. Boyer è perfetto, un ottimo ritratto di subdola, schifosa perfidia senza alcuno scrupolo. Il film è tutto concentrato sull'abuso subito da Paula, con una componente thrilling-drammatica molto riuscita, l'antefatto della zia e il pretesto dei gioielli non sono che dei contorni, per quanto necessari a dare il via al nucleo centrale del film. Devo dirlo, lo sfogo finale di Bergman in faccia a Boyer mi ha dato molta genuina soddisfazione, segno che il film con me ha funzionato pienamente. Come non citare poi la memorabile interpretazione di una giovanissima (appena diciannovenne) Angela Lansbury, se non sbaglio qui al suo primo ruolo importante al cinema. Bravissima. Mi è piaciuta poco invece la presenza di May Whitty, nel personaggio della vecchietta impicciona che dovrebbe essere un portatore di maggior leggerezza nel contesto fortemente cupo del film ma personalmente mi è parsa un po' fuori luogo. Bellissimo film di Cukor che crea un gran bel thriller vecchio stampo diversificandolo grazie al tipo di minaccia mostrata e rendendolo così anche piuttosto personale e originale per l'epoca, e confezionando anche un'opera affascinante esteticamente, tra penombra, luci delle lampade a gas che si abbassano e si alzano, chiaroscuri e danze tra luci e ombra, scricchiolii sinistri e tutto il resto del campionario, come ingredienti perfetti di una recita macabra e maligna atta a far impazzire una vittima ignara. Molto bello.
Thriller psicologico tra i più raffinati che abbia visto, merito della sceneggiatura ed un cast veramente impeccabile. La fragilità del personaggio della Bergman opposta alla volontà manipolatrice del marito, interpretato da un perfetto Boyer, donano quel grado di empatia coinvolgente ed appassionante. Stupenda tutta la ricostruzione e la fotografia in bianco e nero. Un titolo irrinunciabili per gli appassionati di questo genere.
La giovane e ingenua Paula incontra l'affascinante Gregory e se ne innamora così tanto da convolare a nozze con lui; alla fine della luna di miele, con perplessità di lei, il marito suggerisce di trasferirsi entrambi nella casa della defunta zia di Paula, uccisa molti anni prima. Giusto il tempo di arrivare lì, che una misteriosa serie di eventi che si susseguono ogni notte inizia a far dubitare Paula sempre più della propria sanità mentale... Un altro gioiello cult del genere noir degli anni '40, stavolta è il veterano George Cukor a dire la sua al riguardo, producendo una pellicola che viene anch'essa annoverata da tanti esperti in materia fra i migliori del suo genere. In effetti, sulla carta, questo "Gaslight" (orrendamente distorto il titolo italiano) ha tutte le carte in regola per essere l'ennesimo vincente, fra storie d'amore venate di ambiguità, atmosfere gotiche e tenebrose e anche un po' di sano mistery thriller, giusto per non farci mancare niente. Fin dall'inizio, il film da l'impressione di mantenere intatte le potenzialità della premessa: la regia di Cukor è ispiratissima ed è coadiuvata magistralmente da una fotografia favolosa ad opera di Joseph Ruttenberg, capace di trasformare una villa vittoriana nell'equivalente di una fortezza gotica e rendere le strade di Londra venate di mistero perfino durante una giornata di sole. I forti contrasti luce-ombra e gli altri classici stilemi portati dall'espressionismo tedesco vengono qui portati all'estremo, rendendo il film una gioia per gli occhi; è uno di quei casi dove il bianco e nero costituisce un elemento fondamentale per la riuscita dello stile visivo, impossibile da replicare a colori. Le musiche di Bronislaw Kaper aiutano inoltre anch'esse a creare l'atmosfera giusta. Di per sé, anche la storia è congegnata in maniera brillante (o quasi), con l'iniziale idillio dei due sposini che viene progressivamente sostituito dalla crescente tensione per l'apparente insanità mentale della moglie. Sotto questo aspetto, gli attori fanno la parte del leone, con Charles Boyer che svetta su tutti gli altri, carismatico e mefistofelico, supportato dalla sorprendente prova dell'esordiente Angela Lansbury, futura signora in giallo. Cotten invece resta un po' in disparte, merito anche del risicato screentime che gli viene riservato. Arrivati a questo punto, dopo quella che è stata essenzialmente una serie di elogi sfrenati, vi starete forse chiedendo perché, alla luce di questi pregi, io mi sia deciso per un voto così basso; ebbene, il motivo è da ricercare nell'unico, enorme, gargantuesco difetto che ho trovato nel film. Potete indovinare quale, visto che è l'unico che ancora non ho menzionato: Paula, ossia Ingrid Bergman. Badate, non metto in discussione l'abilità dell'attrice, che oltre ad essere un'icona di bellezza femminile per una buona ragione, dimostra qui capacità non indifferenti considerato il ruolo che è chiamata ad interpretare. Il punto è che il suo ruolo è, per farla breve, un insulto all'intelligenza umana. Come era stato il caso per "Rebecca", anche qui la protagonista si rivela il solo anello debole della catena, ed è talmente debole da far quasi crollare tutta la baracca, per motivi simili eppure diversi: la protagonista del film di Hitchcock si limitava ad essere passiva e paurosa all'inverosimile, mentre qui si va nella direzione opposta. Paula è l'apice dell'ingenuità, delle urla e degli strepiti, delle scenate melodrammatiche e dei piagnistei; più il tempo passa, più ogni singolo evento le causa un attacco isterico che sembra non voler finire più, annullando qualsiasi empatia lo spettatore potrebbe avere per la sua situazione. Il dramma vero, però, è che il suo personaggio, oltre ad essere tutto ciò che ho appena descritto, per tutta la durata del film non mostra la benché minima intelligenza, forza interiore o minima capacità di ragionare.
E' mai possibile che neanche una singola volta, quando il marito le fa candidamente notare che ha perso qualcosa, che si contraddice o altro ancora, a Paula non venga, sia pure per un brevissimo istante, il dubbio che quel viscidone abbia qualcosa a che farci? Lei non ha mai mostrato segni di insanità mentale prima, eppure essi iniziano soltanto dopo che lei ha visto la lettera della zia allo sconosciuto sul pianoforte, che coincidenza pazzesca! Invece no, mai una sola volta che essa metta in dubbio l'integrità di Gregory/Sergio. Invece, ecco arrivare il principe azzurro Joseph Cotten a salvarla. E certa gente poi dice che Biancaneve o Cenerentola non sono dei buoni modelli di protagonista, ma loro in confronto a Paula sembrano John Rambo...
Qui inoltre viene messa in mostra l'unica pecca nella regia di Cukor e, più in generale, nell'impostazione della trama: infatti, una storia come questa aveva il potenziale per esser trasposta in un sublime thriller psicologico, in cui lo spettatore viene calato letteralmente nei panni della protagonista che crede di uscire di senno in seguito agli strani fenomeni che si susseguono nella casa. Invece, fin dall'inizio ci viene mostrato che è tutto una messinscena, che il marito è il vero "cattivo" della vicenda, che di psicologico nella vicenda ci sono solo le sue manipolazioni nei confronti di Paula. Questo ci permette di stare sempre e comunque due passi avanti rispetto a lei, impedendoci di provare la benché minima simpatia per i suoi attacchi isterici e di panico. Certo, la Bergman fa del suo meglio, e in effetti ammetto di non aver mai visto urla e strepiti così teatrali prima d'ora, ma il suo ruolo non merita tanto sforzo. E' solo un difetto lo so, ma trattandosi della protagonista principale della storia, quella con il maggiore spazio sullo schermo e con cui dovremmo identificarci, si rivela una mancanza così grave da rendere la visione spesso una tortura. Per fortuna, l'idea di fondo è abbastanza solida, gli attori talentuosi e il lato tecnico sufficientemente curato da meritarsi almeno la sufficienza; e a conti fatti il finale, dove tutta la trama si svela e i nodi vengono al pettine, riesce ad essere abbastanza soddisfacente.
La scena del confronto finale fra marito e moglie, dove il gioco si ribalta e adesso è lei a schernire e manipolare lui, è capace di redimere, almeno in minima parte, il personaggio della Bergman, mostrando che ha imparato qualcosa da tutta la vicenda e un certo grado di maturità rispetto a com'era all'inizio.
A conti fatti, "Gaslisght" è un prodotto profondamente contraddittorio: infatti contiene tutti gli elementi ideali per un capolavoro, ma essi vengono in parte annullati da un singolo, grave difetto, che per quanto mi riguarda mi spinge a non volermelo riguardare di nuovo tanto presto. Un'avversione come quella che ho provato nei confronti di Paula è davvero rara da provare per un personaggio, tanto meno per un protagonista.
Splendidamente girato in un bianco nero e bianco tenebroso e atmosferico, Angoscia espone tutti i classici elementi visivi del film noir del '40. La sempre perfetta Bergman vinse l'Oscar per questa interpretazione ma Boyer forse ci regala una interpretazione ancora più efficace
ANGOSCIA sotto molti aspetti è un film veramente notevole, rare sono le occasioni di poter assistere a una favola nera e sinistra di tale ammaliante bellezza tanto da ricordare alla lontana gli scenari altrettanto lugubri e cupi di "Rebecca, la prima moglie" di Hitchcock. Cukor ancora una volta si dimostra una validissimo direttore d'attori e sotto la sua sapiente guida il cinico e delirante Charles Boyer e la disturbante ed angosciante Ingrid Bergman raggiungono vette altissime. La linearità e compostezza surreale dell'opera la rendono a tutti gli effetti uno dei più riusciti esempi di "teatro" nel cinema.
Scenografia eccezionale, se si pensa che tutti gli esterni sono stati riprodotti all'interno del set. Ingrid bravissima anche se forse un po' troppo teatrale , non ci sono colpi di scena e la storia è indirizzata da metà film peró lo si può definire capolavoro per l'epoca in cui fu fatto.
Bel proto-thriller degli albori, che basa gran parte del suo fascino sulle scenografie barocche ma claustrofobiche e sulle straordinarie interpretazioni di tutti i suoi attori (Bergman su tutti). In vecchiato purtroppo non benissimo, rispetto ad altri thriller o noir psicologici dell'epoca (come Lo specchio scuro, Vertigine o Io ti salverò). Terribile il titolo italiano.
Film di una tensione unica merito di uno straordinario Boyer..... notevole anche Ingrid anche se la sua passività alla lunga disturba addirittura...... E' un film tremendo, micidiale.... e tecnicamente sublime... lo ritengo il capolavoro di Cukor....
Vale la visione anche solo per l'interpretazione straordinaria di Ingrid Bergman. Per il resto il film è bello, a parte un piccolo calo nella parte centrale che diventa un po' piatta.
Thriller micidiale diretto magistralmente da Cukor, ed é anche uno dei più bei film degli anni '40 con un Ingrid Bergman meravigliosa e bravissima. Una storia tesa che tanto è piaciuta a svariati registi ( come Hitchcock ad esempio ) che ne hanno preso spunto nel corso del tempo. Un bianco e nero glaciale e spaventoso, un Boyer ( che somiglia molto al Jude Law di oggi ) spietato e una sceneggiatura intrecciata in modo perfetto. C'è anche una giovane Angela Lansbury ( mi pare sia il suo primo ruolo importante ) nella parte della domestica. Assolutamente da non perdere.
Esco dal coro che definisce questo film superbo e affermo che secondo me si tratta "solo" di un discreto dramma, invecchiato non benissimo, ingentilito dalla padronanza tecnica di Cukor e dalla presenza di tre attori in ottima forma. C'è qualche debolezza all'origine dello script, ed infatti l'intento del marito è chiaro da subito, i personaggi sono pochi e sempre intorno a quelli gira la storia, l'atmosfera malsana che il regista vuole rappresentare è si buona ma mai travolgente; per tutti questi motivi la definizione di thriller và un pò stretta.
Un film di grandissima atmosfera (dove un po'tutto si intuisce fin dall'inizio e nonostante questo non si perde una goccia della suspance) con ottimi attori (il primo film della Lansbury, già allora a 19 anni con la stessa faccia che avrà tutta la vita!) magari con qualche ingenuità e qualche cartonato di troppo, ma comunque notevolissimo.
Assolutamente splendido, un drammatico thriller in costume teso ed incalzante, interpretato da una Bergman bellissima e in letterale stato di grazia, capace di trasformare semplici momenti di suspense in autentico panico domestico. Formidabile anche il viscido Boyer e la vezzosa camerierina interpretata dalle giovane Angela Lansbury. La regia di Cukor sa infondere la giusta dose di eleganza e di atmosfera, tale da rendere il racconto il più suggestivo e sinistro possibile. Grande classico!
Sono d'accordo con la pochezza delle scelte della distribuzione Italiana nel tradurre i titoli dei film dall'inglese, la maggior parte delle volte in maniera a dir poco imbarazzante, penso che con l'elenco dei film "rovinati" dalla traduzione inglese-italiano si potrebbe scrivere un libro, ma devo ammettere che in questo caso il titolo "Angoscia" non mi ha infastidito più di tanto, se analizziamo il termine introdotto dal buon Kierkegaard dagli oscuri meandri della filosofia esistenzialistica scopriamo che essere angosciati significa trovarsi in uno stato di inquietudine metafisica che si avverte attraverso tormentosi stati di oppressione, sensazione di penosa ansietà, sofferenza fisica e morale, paura ed incubi, non credo che Paula si sia trovata molto distante da uno stato d'animo come questo. Violenza psicologica allo stato puro magistralmente orchestrata da Gregory (Charles Boyer) e drammaticamente subita da Paula (Ingrid Bergman) in un thriller visionario diretto in modo impeccabile da George Cukor, nessuno come lui ha saputo sfruttare meglio le capacità delle protagoniste femminili dei set cinematografici, una parte del meritatissimo oscar vinto da Ingrid Bergman come migliore attrice và anche a lui. La Bergman supera egregiamente la prova di una interpretazione tanto difficile quanto impegnativa, riuscire a trasmettere lo sgomento, il terrore, il disorientamento, la pazzia, l'angoscia, non era facile ma basta guardare il film per rendersi conto di trovarsi di fronte ad una grande attrice. Innamoratasi del giovane Gregory in breve tempo convola a nozze venendo, giorno dopo giorno, completamente e morbosamente soggiocata dalla personalità dell'uomo che, in un crescendo angosciante, esercita su di lei una pressione psicologica tale da condurla alle soglie della follia. Anche a rischio di ripetermi segnalo questo film soprattutto a chi non ha mai visto "recitare" ( termine più che appropriato) questa straordinaria attrice; penetrare nel suo sguardo ogni volta che una situazione diversa le fa cambiare espressione equivale a condividere con lei i diversi stati d'animo che si provano quando la psiche umana si trova a combattere tra la razionalità e la pazzia. Bellissimo il finale, sceneggiatura e fotografia impeccabili.
Giallo/thriller notevole, basato su sottili e sinistri giochi psicologici che destabilizzano la protagonista sul piano razionale, lo spettatore su quello emotivo. Splendidamente interpretato da tutti, specie la coppia Boyer-Bergman, e sceneggiato benissimo. Tensione al culmine nella parte finale. Splendidi gli esterni in una Londra avvolta dalla nebbia. C'è anche una giovanissima Angela Lansbury.
Un grandissimo noir (non so fino a che punto sia lecito inserirlo nel genere) di Cukor, con un'intreccio che in qualche modo sembra aver contaminato sia Hitchcock ("Il peccato di Lady Considine" sempre con la Bergman e Cotten) e "Dietro la porta chiusa" di Lang. Nonostante il risibile titolo della distribuzione italiana, resta un film superbo, ricco di suspence, con un Boyer letteralmente superbo e detestabile nella sua ambigua crudeltà. Del resto sono convinto che Hitchcock abbia scelto Ingrid Bergman per ben tre volte solo dopo aver visto questo film. Da non perdere
faccio notare come l'altro ragazzo che il titolo è davvero fuori luogo... per il resto il film è ben riuscito e strappa qua e la qualche risata (un bel melodramma vecchio stile)
non capisco xke in italiano il film si debba chiamre angoscia..quando in inglese si chiama gaslight....il titolo angoscia non ti invita vederlo. ora andando oltre il titolo brutto..si nasconde un film bellissimo..tra triller e giallo....george cukor non delude questa volta. ingrid bergman splendida nella parte...spettacolare...vinse l'oscar charles boyer...molto tetro e sinistro..grande anke lui e poi e il prima fil della grandissima angela lansbury. da vedere
Angoscioso melodramma thriller di George Cukor, che abbandona le vesti abituali di autore di commedie sofisticate, perdirigere un film davvero molto riuscito che fonde sapientemente melodramma thriller e Horror.
Il successo del film è anche dovuto all'interpretazione fantastica di una bravissima Ingrid Bergman (che ha vinto l'Oscar). E Hitchcock dovrà qualcosa a Cukor quando due anni dopo, dirigerà la stessa Bergman in "Notorius - l'amante perduta".