Tre camionisti texani vengono a diverbio con uno sceriffo loro vecchio amico e lo stendono assieme ai suoi aiutanti. Devono poi fuggire dallo Stato per evitare rappresaglie. Durante la corsa verso il Nuovo Messico, al terzetto si uniscono molti amici e colleghi, in una carovana che getta lo scompiglio nell'intera contrada.
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Uno dei film tamarri più eleganti che abbia mai visto, perché si questo Peckinpah di fine carriera ha l'anima tamarra, tra camionisti, birre, s*****ttate, ma risulta essere stilisticamente elegantissimo, Peckinpah impone una regia di estremo valore alla pellicola, non rinunciando mai del tutto al suo stile e crea uno dei suoi film più scanzonati che però si tiene dentro anche diversi significati, una sorta di rivolta nei confronti delle forze dell'ordine che coinvolgerá anche i camionisti di altri stati, con questo sceriffo infame, villain principale del film e tutta la sua meschinità, l'autore ci regala diverse sequenze di valore, dalla s*****ttata che fa scoppiare tutto e costringerà i protagonisti alla fuga verso il new Mexico, a bei momenti action, tra volanti che si ribaltano, altre che vengono schiacciate tra i camion, fino allo splendido uso di immagini sovrapposte dei camion con la musica classica in sottofondo.
La seconda parte prende connotati più socio/politici con la rivolta che viene sostenuta da tante altre persone che si uniscono, l'intervento della stampa che sta lì a mistificare, le forze politiche che cercano di volgere la situazione a loro favore, fino ad un finale in cui il protagonista viene come santificato e diventa un eroe del movimento.
Divertente, rozzo, dal buon ritmo, un Peckinpah minore ma che tutto sommato intrattiene più che bene tra questi scontri di camionisti sudati tra il Texas e il New Mexico, birre e s*****ttate.
Particolare questo film di Peckinpah, molto "maschio" tra s*****ttate e inseguimenti dal ritmo sempre avvincente. Un road movie con poche pretese, con il classico stereotipo del camionista (probabilmente se uscisse adesso verrebbe immediatamente censurato e boicottato dall'unione sindacale dei camionisti): a me le parolacce nei film non danno alcun fastidio, anzi, però qui specialmente nella prima parte si è esagerato, è una continua volgarità gratuita in qualsiasi dialogo, anche quando non è necessario.
Buona però la caratterizzazione dei personaggi, nonostante siano tutti camionisti stereotipati come detto prima, ognuno ha la sua caratteristica peculiare e si distingue dagli altri. Sempre piacevole poi vedere il mitico e compianto Burt Young.
Nonostante l'azione sia sempre altamente godibile, c'è un eccessivo abuso della tecnica del rallenty che non mi ha entusiasmato.
On the road anarchico e scanzonato, ricco di disavventure divertenti ed un pugno di personaggi per il quale sarà impossibile non simpatizzare. Non è girato benissimo, vero, ma che lo stile grossolano sia voluto o meno, risulta men che mai adatto al contesto ed allo spirito della storia, e maggiore cura tecnica non credo gli avrebbe donato la stessa energia. Si presenta come un film sui camionisti (per generalizzare) ed in quanto tale deve essere come minimo lercio. Birra, scazzòttate, cameratismo, risate, lotta all'ingiustizia dell'autorità e tanta voglia di libertà in un film semplicissimo e per niente impegnativo che, per quel che è, funziona alla grande; il colmo, è che lo reputo il miglior film di Peckinpah, o almeno quello più accessibile a chiunque ci si imbatta. Personalmente, l'unico film del regista che non mi abbia fatto addormentare dentro i primi trenta minuti.
Un Peckinpah minore, ma senza dubbio godibile, per un film spettacolare e divertente, che punta ai valori dell'amicizia e della lealtà. Ma non sempre il film centra il bersaglio, essendo alla lunga troppo fracassone e confusionario. Fa specie poi sapere che è il film del regista ad aver incassato di più ai botteghini, pensando che le sue migliori pellicole, hanno avuto meno successo ("Il mucchio selvaggio", "Cane di Paglia", "Voglio la testa di Garcia"). Però sono rimaste più nel tempo nella memoria dello spettatore rispetto a "Convoy", che risente degli anni e mi sembra uno di quei film realizzati soprattutto per il pubblico statunitense. Appena ho visto la s*****ttata nel bar, ho pensato a Bud Spencer e Terence Hill. Buono il cast.
Tenendo a mente lo Spielberg di Duel e soprattutto di Sugarland Express ( quantomeno per l'aspra contrapposizione cittadino/polizia ), senza dimenticare l'ironia e i contenuti western di cui è maestro, Peckinpah gira un road movie sporco e violento affidando le redini del gioco al rude antieroe Kristofferson ed al truce sceriffo Borgnine. La carovana di truckers che dall'Arizona muove in New Mexico non lascia indifferenti e ha ormai colpito il cuore di diverse generazioni, con buona pace dei non meglio precisati motivi che l'hanno scatenata: Rivolta per le continue angherie subite dai camionisti da parte dei poliziotti? Gesto di ribellione fine a se stesso? Solidarietà con colleghi inguiati con la legge? Clamorosa rivendicazione sindacale ? Non è dato sapersi, ma forse anche dentro questo piccolo mistero risiede il fascino del film.
Non mi aspettavo assolutamente nulla da un film di questo genere. Nulla di nulla. Eppure mi sono divertita proprio, nel senso più vero del termine. Intrattiene bene, e lo fa con leggerezza e senza prendersi molto sul serio, alternando momenti assurdi, ad altri stupidamente folli, fino a certe chicche non dico epiche, ma quasi. Posso capire il perchè sia diventato un piccolo cult del genere.
E poi bravi gli interpreti, che riescono con pochi tratti e battute a delineare dei personaggi reali a modo loro, anche se non c'è poi tutto questo tempo per grandi approfondimenti di sorta: risultano comunque riusciti e credibili. E anche carismatici. Davvero bella la colonna sonora.
Un Peckinpah minore comunque godibile nel suo genere avventuroso e anche un po' western sebbene i protagonisti siano camion e cingolati. Un film dal forte impatto visivo che punta molto sui valori dell'amicizia e della libertà. Risente però troppo del passare degli anni.
Lo davano stasera in Tv... ma c'era la MotoGp ad Austin (Texas) e non ho avuto dubbi sul cosa scegliere... :-) Il film pero' lo avevo gia' visto (perlomeno un buon pezzo) anni fa e lo ricordo positivamente. Lo spunto con cui inizia questa folle corsa "on the road", ovvero il diverbio con uno sceriffo.. all'italiana (ovvero ben dispoto ad essere corrotto), e' forse un po' debole... ma e' anche vero che a volte le grandi battaglie iniziano per futili motivi... Cio' detto comunque assistiamo ad una piacevole corsa di questi bestioni a 18 ruote lungo strade impolverate che attraversa(va)no "quell'America"... Si tocca il tema razziale, la lotta di una categoria (i camionisti appunto), ma il film non pretende certo dare risposte a queste grandi problematiche... e cio' nonostante si lascia guardare con piacere...
Sarà un cult ma non mi ha fatto impazzire, oltretutto ormai sa piuttosto di vecchio e non si capisce bene in quale genere si collochi....western, avventura, drammatico, commedia?! Ad esempio la s*****ttata nel bar l'ho trovata finta ed ostentata quasi come in un film di Bud e Terence (che tra l'altro adoro). Conosco davvero poco di Sam Peckinpah ma credo non abbia centrato il bersaglio e nessuno me ne voglia ma il suo stile registico pieno di rallenty non è tanto di mio gradimento. Comunque i paesaggi selvaggi e le interpretazioni sono da incorniciare; Kris Kristofferson è un antieroe che mi ha fatto tornare alla mente alcuni personaggi carpenteriani ed in specie di Kurt Russel! Comunque se amate i camion credo sia una tappa imprescindibile.
Una rapsodica composizione di pezzi country che sono l'anima (e l'origine) di questo divertissement sull'asfalto, un western anarchico moderno, in piena fase crepuscolare, nella quale rievoca l'epicità polverosa delle battaglie di strada, gli esordi di Miller(che verrà) e Spielberg, in un on the road dal tono comedy-satirico, dai dialoghi sboccati, ad un antagonista, Borgnine, che fa al caso di 2 iconoclasti come Peckinpah e Aldrich.
S*****ttate alla far west corse con i tir e sparatorie e country music sono gli ingredienti di questo ottimo road movie...molto movimentato e divertente. Bellissimo il paesaggio. Da vedere.
Un Peckinpah anomalo ma sempre di gran pregio. La tensione sale durante tutto il film ma in più punti è ottimamente spezzata da episodi che fanno ridere di gusto oltre a s*****ttate e inseguimenti.
Epico il sacrificio finale e l'elemento (ormai classico e marchio di fabbrica di P.) della mitragliatrice . Epico ma non drammatico : anche quello è uno scherzo di un Peckinpah particolarmente divertito.
Se avete apprezzato Vanishing Point Punto Zero, Duel o la serie di Hazzard vi consiglio questo film. Ottima colonna sonora country con pezzi di Merle Haggard.
Da cineteca!!! spazi infiniti, voglia di libertà e i cattivi che così cattivi non sono mai. Tipica pellicola folle anni '70 sullo stile di punto zero e strada a doppia corsia, unica nota dolente (a mio parere) il finale fin troppo buonista.
Epico road movie sui camionisti. Rozzi, indisciplinati ma dai grandi valori, i camionisti guidati dal carismatico "anatra di gomma" decidono di ribellarsi contro gli "orsi" (i poliziotti) e le loro tariffe ingiuste. La descrizione del mondo degli autotrasportatori è impeccabile, ci si diverte e non ci si annoia mai.
Forse il film più sottovalutato di Peckinpah, probabilmente perchè il regista usa un registro lontanissimo da quello suo usuale. Abbandonata la "poetica della violenza", si muove su un tono satirico e di commedia. Qualche scena potrebbe quasi appartenere ad un film di Hill & Spencer. Eppure, al di là della chiave di lettura più superficiale e smaccatamente umoristica, quella del road movie avventuroso (in qualcosa potrebbe persino anticipare "the blues borthers"), ve ne è una metaforica che rende "Convoy" forse addirittura il film più permeato di anarchia del regista. Basta vedere come sono dipinti il sistema, lo stato, i politici, i tutori della legge e dell'ordine, nullità ottuse che si fanno forti di una divisa per contrastare tutto ciò che possa uscire dal loro controllo, basta vedere come la massa possa accodarsi (letteralmente) ad un leader carismatico diventando un organismo fuori controllo. La forza del film è, poi, nel come Peckinpah tratteggia i personaggi: dai protagonisti a quelli più secondari, sono tutti caratterizzati a meraviglia. A mio avviso primeggiano Burt Young, alias "casino ambulante", e lo sceriffo Borgnine, un personaggio ambiguo e sfaccettato, che sembra volere distruggere Anatra di Gomma perchè rappresenta ciò che vorrebbe essere.
Nonostante la regia, non è che questo film sia poi così eccezionale. Di film di questo genere ne sono stati fatti tantissimi negli anni '70 e questo secondo me è abbastanza medio in tutto. Kris Kristofferson (meglio come cantante, probabilmente) rende un personaggio credibile, ma forse solo perchè fa una parte a lui molto congeniale.
Un road movie tutto sommato stereotipato viene trasformato in un film eccezionale dal talento di Peckinpah, che dirige scene d'azione da antologia. E' un film di fine anni settanta, am ancora oggi ha veramente tantissimo da insegnare. Peckinpah è un regista immenso ma troppo sottovalutato dalla critica ufficiale.
Tamarrissimo ed eroico allo stesso tempo. Lo scontro Kristofferson-Borgnine assume le cadenze di uno scontro epico in cui i duellanti sembrano non conscere le ragioni reali delle loro gesta, come mossi da una forza più grande di loro, pedine di un gioco universale. Per questo mi ha ricordato "L'imperatore del nord" di Aldrich.
Fondamentalmente è un buon film di genere, con molto movimento e azione, tipico degli anni ’70. Sono molte le scene spettacolari in cui dei camionisti (amanti della libertà, della velocità, della birra, degli scherzi e delle battute salaci) cercano di fregare i poliziotti e in genere l’ottusa burocrazia. Inseguimenti, corse su strade impolverate, sandwich fra i camion, scherzi, sfottò, battute, sfide, ecc … Insomma non si rischia di annoiarsi e il divertimento è assicurato, anche se ci si mantiene sempre sul genere leggero e su binari di prevedibilità. Se si scava più a fondo ci si accorge che questo è il film in cui meglio si capisce l’etica individualista, anarchica e libertaria alla base del mondo ideale di Peckinpah. Infatti il valore che viene messo in evidenza nel film è la libertà: la libertà da regole (gli odiosi e insensati limiti di velocità), la libertà dai maneggi della politica, la libertà di movimento (le cavalcate con i camion). Viene fuori anche qui lo stile di vita che era dei cowboy, cioè senza fissa dimora, senza agi, duro e anche violento, ma che dà così tanta pienezza di vita! Certo che queste figure sono abbastanza idealizzate e generiche. Intanto si scava poco nella vita materiale spicciola dei camionista. Tra l’altro meraviglia la poca cura che hanno del lavoro che devono svolgere (il carico arriverà mai a destinazione?). Anche in “Convoy” quello che conta sono le regole non scritte della solidarietà di gruppo. I camionisti formano fra di sé un legame tipo che quello che univa il Mucchio Selvaggio e non esitano ad abbandonare tutto pur di correre in soccorso di un loro membro umiliato. In questo film si delinea netto il sentimento di avversione per le regole legali e di sfiducia nella politica. La legge non è altro che l’arbitrio di chi la applica (vedi anche Getaway) ed è nelle mani di gente sadica e frustrata, oppure di mezze calzette. La satira della polizia qui è decisamente forte. Anche i politici ci fanno pessima figura e appaiono come puri e semplici opportunisti da evitare come la peste. Il messaggio di tipo anarchico è molto chiaro. C’è da dire che Peckinpah ci tiene a ritrarre il protagonista come un tipo di buone maniere, anche moderato e che sa perdonare; è piuttosto il poliziotto quello che insiste e non si dà pace per vendicarsi. Tutto sommato però l’uno non può fare a meno dell’altro, per questo sotto sotto si apprezzano a vicenda. Anche stavolta si dà allo spettatore la soddisfazione di vedere il protagonista poter continuare imperterrito a perseguire il proprio ideale di vita piena, avventurosa e libera, l’utopia di quasi tutti i film di Peckinpah.
Degli ultimi film del grande regista americano, uno dei più belli in assoluto.E certamente uno dei più divertenti. Condito con una splendida colonna sonora country, una pellicola on the road condito un pizzico di umorismo. Divertente, esente dai tempi morti e con un gruppo di attori in splendida forma. Menzioni d'onore per i due protagonisti, un eccellente Kristofferson e un inarrivabile Borgnine nel ruolo di Wallace. Due o tre momenti, compreso il finale,sono da antologia. Classico.
I camionisti non sono certo una categoria che stimo, tuttavia in questo film si fanno amare per la loro solidarietà e la voglia di combattere insieme contro un nemico comune (lo sceriffo), che non perde mai tempo per abusare del proprio potere. Bravi gli attori, Kristofferson e Young su tutti, i quali pongono il sigillo su film emozionante dai dialoghi "coloriti" (non poteva essere altrimenti essendo un film sui camionisti!) e mai banali. Consigliato!
Un Sam Peckinpah minore rispetto ad altri suoi lavori. Un road movie tipico degli anni 70 che presenta forti venature western, con i suoi eroi solitari, l'avversario di turno carogna ma leale, forte senso dell'amicizia e una critica a quella politica intenta al solo mantenimento della sua bella poltrona. Compito svolto con diligenza ma Peckinpah è ben altro, anche se il film è godibile.
L'avrò visto una decina di volte quando avevo all'incirca 10-11 anni... non tanto per la trama del film(non un granchè...)ma per i camion 18 ruote presenti,davvero bellissimi!!! 7 alla memoria!
Gli appassionati di film On The Road americani possono anche apprezzare questo film dal montaggio abbastanza modesto e dalla trama piuttosto banale. Soltanto la mano sapiente di un regista dello spessore di Peckinpah riesce comunque a rendere il film piacevole anche con un cast di attori un pò povero. Pellicola prettamente americana si fa apprezzare per i bei paesaggi ed anche, a chi piace, per della buona musica country.