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cronaca di un amore (1950)

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locandina del film CRONACA DI UN AMORE

Titolo Originale: CRONACA DI UN AMORE

RegiaMichelangelo Antonioni

InterpretiMarika Rowsky, Gino Rossi, Massimo Girotti, Lucia Bosé

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 1950
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 1950

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Trama del film Cronaca di un amore

Un industriale milanese ingaggia un investigatore per verificare se sua moglie Paola (Bosé) lo tradisce. Viene a galla così una passione giovanile della donna per un suo compagno di collegio, Guido (Girotti). Costui, resosi conto della situazione, rintraccia Paola per avvertirla e l'antica passione rinasce. Ma Paola adesso propone a Guido di uccidere il marito troppo curioso...

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Voto Visitatori:   7,85 / 10 (10 voti)7,85Grafico
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Voti e commenti su Cronaca di un amore, 10 opinioni inserite

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Filman  @  06/07/2024 16:29:27
   7½ / 10
Si può facilmente capire perché CRONACA DI UN AMORE fosse visto come un film di una certa importanza, dalla critica, al tempo: il formalismo tecnico e narrativo estremamente moderno di Michelangelo Antonioni rompeva con la tradizione. Ma se da una parte troviamo un film quadratissimo, elegante, senza orchestre di sottofondo e con larghi silenzi, che verteva su nuovi temi, dall'altra non si può negare che questo esordio, per quanto brillante, non fosse la conferma di quanto l'Italia fosse secoli indietro nel campo del cinema internazionale, ovvero nei generi melodrammatici e noir.
E quindi si può facilmente capire perché fosse visto come un film di una certa importanza, al tempo: la critic0a in questione e il cinema di riferimento erano quelli italiani.

Goldust  @  18/02/2014 09:50:27
   8 / 10
Il debutto di Antonioni alla regia è un elegante dramma con venature noir, molto attento allo sviluppo della storia d'amore tra Paola e Guido ( sempre in crescendo d'intensità ), allo scavo psicologico dei protagonisti, alla descrizione dell'ambiente annoiato e superficiale dell'alta borghesia milanese, alla rappresentazione della Fatalità come condizione disgregatrice di un rapporto. Ed è anche stilisticamente all'avanguardia con i suoi innovativi piani sequenza, i lunghi primi piani, i silenzi sommessi.
La Bosè è bella da togliere il fiato e perfettamente calata nella sua dimensione aristocratica; le musiche invece sono troppo invadenti, tanto da arrivare a coprire, e quindi rovinare, alcuni dialoghi.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  19/10/2012 22:36:17
   7½ / 10
Il 1950 è l'anno degli esordi di alcuni registi che in futuro avrebbero segnato parte della storia del cinema italiano: c'era Fellini che collaborò con Lattuada, Emmer con UNA DOMENICA D'AGOSTO e infine Michelangelo Antonioni con il suo CRONACHE DI UN'AMORE.
Proveniente dal genere dei documentari, Michelangelo, era un giovanotto che conoscevano veramente in pochi e tra questi pochi c'era anche Marco Ferreri, anche lui giovanissimo allora e futuro grande regista poi. La storia per finanziare questo film è abbastanza risaputa nel mondo cinematografico ma non manco di ringraziare Ferreri perché senza di lui questo capolavoro non sarebbe mai nato (e mi permetto anche di ringraziare che qualche anno fa ne a Roma fece la restaurazione di questo film, un grandissimo lavoro!).

Il film senza alcun'ombra di dubbio riprende alcuni aspetti da L'AMOROSA MENZOGNA e ha determinati parallelismi con capolavori precedenti come CITIZEN KANE, LA FIAMMA DEL PECCATO, LA CITTA' NUDA per non parlare di una certa influenza nel modo di dirigere che proviene da Visconti, ad esempio per i molti piani sequenza de LA TERRA TREMA e di AMLETO, in scene come quella del ponte se non sbaglio il clous-ups dovrebbe esser ben 180 m ca, anche se è riconosciuta in Antonioni una metodologia inversa da Visconti. Oltre a questi lunghi piani sequenza si riscontra anche un'attenzione particolare alla profondità di campo, quella volta usarono infatti un obiettivo 25 con un diaframma 5.6/7!

CRONACHE DI UN'AMORE è una commedia sentimentale, vagamente noir, che esplora la complessità dell'essere umano a livello psicologico descrivendo i personaggi in modo dettagliato mostrandoceli come anime inquietanti, deluse. Ma se questo funziona è anche grazie alle interpretazioni dei due attori protagonisti la Bosè, magnifica nel suo cinismo di nobil donna annoiata e … continuamente indeciso e debole. Entrambi i personaggi esprimono l'impossibilità di amarsi in un'atmosfera di terribile insoddisfazione che rispecchia la personalità del regista stesso.

Come accadde in passato i due sono minacciati da terzi incomodi e come in passato decidono di eliminare il terzo componente del triangolo amoroso. Un passato che porta solo problemi, ma come si vedrà, l'unico modo perché il loro rapporto funzioni è grazie ad un assoluto bisogno di liti, di problemi, di pericoli, di minacce..

Gruppo COLLABORATORI julian  @  10/05/2011 03:52:46
   7 / 10
E' neorealista il primo Antonioni.
Il suo esordio è un interessante ritratto di un'Italia che si avvia, nel migliore dei modi, verso la ripresa economica e l'età del benessere degli anni sessanta.
Il film è un sentimentale velato di noir, la storia di una passione travolgente e torbida, lontana però dai fasti d'oltreoceano.
Un discreto reperto, sicuramente non il mio genere di film. Antonioni sarà destinato a fare altra cosa.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/01/2011 20:58:32
   7½ / 10
Molto interessante l'esordio di Antonioni. La trama si presenta come un melodramma dalle tinte forti con piccole venature di noir, ma in realtà è solo un pretesto per sancire l'impossibilità di un riavvicinamento dei protagonisti. Il passato comune rappresenta più un peso insopportabile piuttosto che un'occasione di riannodare i fili. Troppa differenza sociale separa i due e il finale è inevitabile. Eccellente il contesto della storia, non una Milano caotica, ma grigia come l'esistenza dei protagonisti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/07/2010 19:05:58
   8½ / 10
Dopo alcuni documentari di successo è arrivato il momento per il giovane Michelangelo Antonioni di approdare con merito al grande schermo!
Lo fa',forse per scaramanzia,con un soggetto che ricorda il debutto di un altro grande Italiano,Luchino Visconti ("Ossessione").
Il bellissimo commento di Anterman63 dice gia' tutto!
In maniera casuale si riaccende una passione assopita per anni e anche stavolta sara' una tragedia,altrettanto casuale,ad allontanarli...definitivamente?chi puo' dirlo...
Mezzo voto in piu' perche si tratta di un debutto...Bei tempi per il cinema Italiano...

paride_86  @  11/10/2008 02:04:07
   8 / 10
Metà noir, metà dram,ma sentimentale, "Cronaca di un amore" racconta la storia di due innamorati che per amarsi hanno sempre bisogno di un ostacolo di mezzo. Capricciosa e cinica lei, mediocre e ingenuo lui, alla fine progetteranno un omicidio.
Si tratta di un film molto interessante, atto a ritrarre l'incomunicabilità tra due persone - tema ricorrente del regista - ma anche una frivola altoborghesia.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  27/12/2007 09:24:34
   8 / 10
Film del periodo neorealista dell'autore, ebbe il merito assieme a "Il grido" e "L'avventura" di spostare le tendenze neorealiste verso fasi più introspettive.
Un'altra differenza che lo distanzia da altri registi di quel periodo è l'attenzione data da Antonioni a personaggi abbienti, cosa che può essere vista come critica sociale, senza dimenticare che il regista riesce a trovare negatività anche negli strati sociali più infimi.
Questo film è da vedere perchè nonostante un ritmo piuttosto lento riesce a coinvolgere lo spettatore in questa passione che sembra non voler abbandonare, nonostante gli anni di lontananza, la bella ed elegante Paola dal suo amore Guido.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/09/2007 00:12:40
   8 / 10
Mi sembra che abbia già detto tutto il commento (ottimo) precedente al mio... la prima cosa che mi è rimasta sulla pelle è la descrizione impetuosa degli ambienti milanesi all'indomani del Dopoguerra, oltre alla splendida interpretazione dei protagonisti... un grande esordio di Antonioni, stranamente non distante dalla sceneggiatura del primo Visconti ispirato da Cain ("Ossessione").

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  07/02/2007 23:17:22
   8½ / 10
Con questo film fa il suo ingresso nel cinema italiano l’esistenzialismo. Il tema del film è il disagio di vivere, l’impossibilità di raggiungere una soddisfazione interiore, un senso all’esistenza. La causa è la sfiducia in se stessi e negli altri. Il prezzo da pagare per questa situazione è la solitudine.
La storia si svolge fra Milano e Ferrara, in una Pianura Padana grigia e piovosa. Gli ambienti scenici sono quelli tipici dell’alta borghesia lombarda (lusso, senso di superiorità, vacuità) o delle periferie sordide e rumorose (treni, tram che passano). I personaggi sono introdotti indirettamente, tramite l’indagine di un investigatore privato e questo contribuisce a considerarli con distacco e in maniera critica. Infatti il regista ce li presenta come persone problematiche, non come “eroi”.
Paola è una donna bellissima e di carattere capriccioso, che non sa esattamente cosa vuole dalla vita e oscilla fra bisogno di amore passionale e di ricchezza materiale. Ha sposato per denaro un ricco industriale lombardo, che la tratta come un segno del suo successo. E’ lei la protagonista del film, il carattere che più di tutti rappresenta l’insoddisfazione e il vuoto esistenziale.
Il personaggio di Guido (il suo amante) è lasciato un po’ sul vago, abbastanza però per delineare una persona triste, debole, indecisa, dalla vita fallimentare. La sua lotta interiore è fra l’attrazione per Paola e il suo “orgoglio”. E’ ammaliato ma si sente anche usato. Spesso i due si rinfacciano impietosamente i loro difetti, ma la paura della solitudine impedisce loro di rompere il legame. L’incomprensione reciproca è però così tanta che alla fine entrambi rimangono soli, tremendamente soli.
Il film ha un po’ l’atmosfera dei noir, ma quello che lo distingue dai classici americani è che qui l’accento non è sui fatti criminosi o abnormi, ma sullo sviluppo psicologico dei personaggi. Nel film non avvengono assassinii ma disgrazie (e non vengono mai mostrate) eppure hanno un effetto devastante sulla psiche dei protagonisti. Anche nei loro dialoghi la cinepresa rimane fissa su di un personaggio mentre l’altro parla, come per misurare la reazione psicologica. Così si dà anche la sensazione che fra i due ci sia il vuoto, un muro che li separi.
Il ritmo del film è volutamente lento anche per dare la sensazione di noia e oppressione di cui soffre soprattutto Paola, spesso ripresa mentre si macera nelle sue stanze signorili. E’ un film quindi da vedere a mente sgombra e ben sveglia. Io purtroppo non ho pututo fare a meno ogni tanto di sbadigliare, ma devo riconoscere che si tratta di un gran film.

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