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Classico film d'autore che non riesce a coinvolgermi, per quelli che sono i miei gusti, non riesce a interessarmi o esaltarmi per quello che racconta e per come lo presenta. Gli riconosco comunque una certa intensità interpretativa, soprattutto nella parte finale, che appare degna di nota e di apprezzamento, grazie al duo protagonista Mastr0ianni- Perrin. Uno di quei film che faticherei a rivedere.
Dramma da dopoguerra raccontato sulle memorie di Pratolini, un film molto sentito ed interpretato in modo magistrale dai due protagonisti. Resta nella messa in scena un certo compiacimento della sua vena drammatica sempre enfatizzata nonostante la storia di per sè probabilmente avrebbe richiesto un lavoro per sottrazione. Va anche detto che è cinema prettamente figlio del suo tempo. Un bel mattone ma di qualità
Buon film di Valerio Zurlini(il primo che vedo di questo regista)dal libro omonimo di Vasco Pratolini.
Storia di due fratellli diversi, ma che si scoprono profondamente legati ed amici.
In un arco di tempo che va dal periodo fascista agli anni del film vede un magnifico quartetto di protagonisti eccellenti (Mastroianni, Perrin, Randone e Sylvie)
Straziante e bellissima cronaca di una famiglia, separata dalla morte e riunita da un destino ancora più beffardo della morte stessa. La povertá, la malattia, la vecchiaia, il decadimento dell'alta borghesia, tutto nella vicenda dei due fratelli e della nonna riflette quel senso di smarrimento ed impotenza che solo l'Italia straziata dalle due Guerre poteva provare. Zurlini ri-narra Pratolini dando nuova forza al suo romanzo autobiografico del '47, anche grazie alla grande interpretazione di Mastr.oianni (e al bravissimo Perrin), meritandosi in pieno il Leone d'Oro a Venezia - e di contendenti validi ce n'erano eccome -. Certamente l'impostazione della messinscena é classica e a volte marcatamente teatrale - non stupisce vista la formazione di Zurlini - ma il "rigore" di molte scene é funzionale alla storia raccontata, incentrata sul dualismo Enrico-Lorenzo e al rapporto che intrattengono con il loro passato (la nonna). Cronaca Familiare accoltella senza ricucire nessuna ferita, é un dramma che non concede nessuna speranza se non quella del ricordo e dell'evocazione. Stupendi i dialoghi, sempre quieti e sottovoce..da rivalutare e da recuperare
Biografia di uno scrittore che racconta la propria vita nella miseria e quella del fratello che morirà. A mio parere si tratta di uno dei più riusciti film di Zurlini. Assolutamente consigliato.
Mi ero persa questo bellissimo film, fortunatamente oggi ho rimediato. Storia intensa e drammatica. Incredibili i personaggi, magnifici gli attori. Perfetto l'equilibrio tra dolore famigliare e privato e contesto storico. Assolutamente da recuperare.
La drammatica esistenza di due fratelli, praticamente orfani e saparati fin dalla nascita del piu' piccolo, tra precarieta' economica, crisi di coscenza nei confronti della nonna abbandonata in un ospizio e malattia...insomma un drammone Italiano, forse eccessivo nella durata ma che colpisce al centro del cuore grazie anche all'ottimo lavoro del cast!
Molto toccante e poetica la storia di questi due fratelli, cresciuti separatamente, e le differenze che ne vengono fuori tra i due, le difficoltà del vivere diverse per l'uno e per l'altro, le difficoltà del fratello adattato a farsi una vita una volta crollato il mondo degli allori in cui era cresciuto, la figura della nonna che cerca di tenere unito ancora il nido familiare. Insomma una gran pellicola, dai toni molti sentimentali e dai ritmi piuttosto blandi, che non lo fanno rientrare nella mia categoria prediletta, ma che denotano certamente gran qualità. Bravo Zurlini!
Tratto dal romanzo autobiografico di Vasco Pratolini, è un film di rara intensità, che nel rapporto tra due fratelli vede due grandi interpretazioni (primo fra tutti Mas*****nni) rinvigorite dalla spendida fotografia autunnale di Rotunno e dalla struggente colonna sonora di Petrassi. Davvero commovente la sequenza della visita alla nonna (Sylvie). Jacques Perrin, qui nel ruolo giovanissimo del fratello Lorenzo , sarà il futuro protagonista di "Nuovo Cinema Paradiso". Un cinema intimista che si vede sempre più di rado.
Un'opera di una poesia, delicatezza e sensibilità immense. Zurlini firma un film intimistico (dal romanzo di Pratolini) e recitato sottovoce. La tristezza infinita che riesce a trasmettere è addirittura angosciante... si appiccica alla pelle. La desolazione dell'impotenza di fronte alla morte di un proprio caro; l'inutilità dei nostri sforzi di fronte alla vita che inesorabilmente ti trascina via, sono tematiche che ritroviamo anche in altre pellicole di Zurlini, un regista che usa il mezzo cinematografico per riflettere e far riflettere e mai per intrattenere o fare spettacolo. I due protagonisti sono eccezionali così come i personaggi di contorno (da ricordare il grandissimo Salvo Randone, uno degli attori più straordinari del novecento). Le musiche sono nientemeno che di Goffredo Petrassi, e devo dire che se qualcosa non mi ha sempre convinto sono proprio quest'ultime.
Riuscire a trasporre sul grande schermo un romanzo come “Cronaca familiare” non è cosa da poco ma Zurlini c’è riuscito alla grandissima regalandoci un film potente e delicato allo stesso tempo, che intreccia dramma personale a dramma generazionale, la ricostruzione di un tormento personale a quella di uno smarrimento di un paese che usciva dalla guerra. Zurlini è riuscito a fare tutto questo raccontando non i fatti, le azioni concrete dei personaggi ma raccontando i loro rapporti, le sottigliezze psicologiche che vi soggiacciono e analizzando in maniera autentica il dolore, sempre in equilibrio sul sottile confine tra sentimento e sentimentalismo. Se poi aggiungiamo una delle più intense interpretazioni di Mas*****nni e la bellissima fotografia, dal sapore vagamente crepuscolare, e il modo in cui immagini e parole si fondono eccovi uno dei migliori film italiani degli anni Sessanta.
Tra i migliori film del bravo Zurlini; qui il film, ovviamente secondo me, pare anche ricordare, almeno visivamente (per la fotografia scura e tendente al marrone), La famiglia di Scola, che comunque verrà realizzato successivamente.
Lungometraggio molto triste e pessimista, realizzato egregiamente anche perchè alle spalle si han già ottime basi, leggasi libro di Pratolini.
Capolavoro facente parte del ciclo risaputissimo "La vita è dura", ma in genere conta anche molto il modo di esporre le cose, e l'equilibrio del regista sotto questo punto di vista è eccelso.
Qualcosa mi ricorda l'accoppiata Fellini - Mastro.ianni forse per il modo di interpretare il ruolo di quest'ultimo. Film pacato mai banale che racconta una storia triste ma lo fa con molto garbo. Magnifica la sua fotografia anche se due ore sono troppe. C'è anche il grande Salvo Randone.
film sofferto di Zurlini. come molte sue opere anche questo film conserva la rara capacità di una pellicola di trasmettere tristezza indipendentemente dal tema trattato. amo definirlo il cinema del disincanto verso la vita, ma non alienazione passiva, ma analisi semplice e chiara di tutte le disillusioni dell'uomo. non sarò mai obiettivo nel giudicare un film di Zurlini, troppa è la mia stima per il suo modo di fare cinema. poi va da se che Mas*****nni alimenta di valore questo film, per non parlare di Randone che ha spesso interpretato ottimi film.
Di questo film conservo un ricordo vago, ma doloroso. E? uno dei migliori film italiani degli anni Sessanta e un raro esempio di come cinema e letteratura possano funzionare. Anzi, sono certo di aver visto piu' volentieri questo film rispetto alla lettura del romanzo di Pratolini, troppo ancorato a un passato "reducista". Il confronto con l'oggi è evidente, nel discusso e bellissimo "così ridevano" di Gianni Amelio, che ne ha in parte recuperato la trama e (in parte) le atmosfere