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Bel corto,diverso dal solito,quì il regista accanto ai suoi soliti effetti utilizza anche attori in carne ed ossa,il risultato è un opera suggestiva ed affascinante che presenta anche un atmosfera a tratti inquietante......... Tra i migliori.........
Jan Svankmajer rappresenta, in modo eloquente, uno stile di far Cinema, spesso attraverso i cortometraggi, surreale e affascinante. Dietro l'immagine, come detto più volte, si cela un qualcosa in più. Svankmajer è un regista psicologo, in scena quindi sono riportate dinamiche di ogni genere inerenti, dopotutto, a ciò che realmente ed inconsciamente produce la mente, specie la mente di un bambino. "Down to the cellar" è il "viaggio" di una bambina in una cantina, probabilmente commissionato da uno dei genitori, per riempire un cesto di patate. Gli ostacoli per la piccola si verificano subito, già sulle scale. I personaggi incontrati dalla bambina stimolano l'innocenza e quindi la timidezza fanciullesca. Il succo del prodotto Svankmajeriano si registra ovviamente nella cantina, luogo oscuro e bizzarro. I personaggi tetri sono persone, animali ed oggetti.
"Down to the cellar", impostato sulle ormai tipiche caratteristiche della regia , è orfano di parole, nel contesto la scena è presa a pieno dal caos acustico, rumori vari e mugolii di un gatto aggressivo. Le sequenze, insomma, rispecchiano quanto mai il mondo psicologico infantile fatto di introversione e diffidenza, l'esempio è perfetto; esso richiama la mente del critico, da bambini tutti, grosso modo, passano per le stesse strade. Altro dipinto psicologico di una regia brillante.
Non sono d'accordo con la media di questo bellissimo corto di Svankmajer! La sua produzione '80 è straordinaria, forse la più interessante della sua carriera. "Giù in cantina" (titolo forse più evocativo per l'immaginario di un parlante italiano) è la realizzazione visiva di un intero stato mentale: la Paura. Ma Svankmajer chiaramente restringe il campo a "la Paura…del buio", poi "la paura del buio…per un bambino", fino ad arrivare alla concretizzazione assoluta delle paure infantili: la Cantina. La cantina, o qualsivoglia luogo buio, umido e freddo, infestato da insetti e animali cattivi, popolato da sottouomini della peggior specie, è il luogo che tutti da piccoli temevamo. Niente d più gustoso per il narratore delle angosce, dei timori inconsci e subdoli, della cattiveria intrinseca agli oggetti e agli animali, ma anche delle stranezze dell'uomo, forse il peggiore. Trovo che questo sia uno dei più articolati, ma anche uno dei più godibili fra i corti di S. inutile sottolineare la grande importanza di Down to the cellar per la produzione cinematografica successiva del regista: Otesanek.
Un Svankmajer diverso da come lo conoscevo ma altrettanto affascinante e spettacolare. Probabilmente uno dei corti che preferisco del regista. Le atmosfere tetre di una vecchia prigione si mischiano alle stranezze prodotte dalla mente Svankmajer
Davvero un ottimo corto. Inquietante al punto giusto, suggestivo e interessante. Sicuramente azzeccato il finale! Più che una discesa in cantina, una discesa all'inferno, con tanto di carboni multiuso.
Alcuni elementi di questo bel corto torneranno in Otesanek come la cantina ed il vecchio (implicitamente pedofilo). Per il resto un bel corto di Svankmajer,con qualche momento di noia solo dop l'incontro con i personaggi nella cantina. Molto carino il finale. Amo i gatti. Specie quelli neri e cattivi.
Una bambina deve scendere giù in cantina a prendere delle patate, ma l'impresa non sarà così semplice come in realtà potrebbe apparire... Il solito visionario Svankmajer, tra personaggi inquietanti, gatti molesti e scarpe affamate.