Negli anni '30 Monroe Stahr (De Niro), carismatico e dispotico capo della produzione di una grande società hollywoodiana, entra in crisi quando incontra una ragazza che gli ricorda la moglie defunta.
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E' stato un po' sfortunato, Elia Kazan, ad assistere solo in vecchiaia ad un periodo di libertà e novità artistiche come la New Hollywood. Difficile dire quale sarebbe potuto essere il suo contributo. Ad esempio, con THE LAST TYCOON gira un film tendente al cinema di Robert Altman e quindi voglioso di essere esistenzialista, ma senza distogliere l'attenzione dalle storie d'amore e dai sentimenti più puri, rimanendo coerente con quello che è sempre stato il suo cinema. Qui il risultato non è vicino ai suoi lavori migliori, ma è comunque il lascito di un immigrato che si scopre artista, il quale diventando parte del cinema classico americano lo ha rotto un po' dall'interno. Non è stato uno dei protagonisti della New Hollywood, ma forse Elia Kazan è stata una miccia invisibile, accesa molto tempo prima, che ha dato il via a dei cambiamenti importanti.
Non bastano un ottimo De Niro e le belle scenografie per salvare un film sconnesso e includente. Le scene da gustare ci sono, il problema è l'insieme che non convince, il cui risultato finale delude. Kazan nel suo ultimo film, dimostra che non è riuscito a rimanere al passo coi tempi nell'era della "New Hollywood", lui che aveva fatto faville negli anni '50.
un cast incridibile e un grande regista per un film che avrebbe potuto essere migliore .. Appare infatti poco legato la fine di un'età di Hollywood con il disagio del protagonista , cosa che invece nel libro di Fritzgerald è molto più accentuata. Grande DeNiro e grandissimi i 10 minuti di Nicholson
Un cast veramente stellare, l'incontro della Vecchia e nella Nuova Hollywood, il declino di un modo di fare cinema, la cosidetta golden age degli studios cinematografici. Il film di Kazan ha delle buone frecce al suo arco, momenti sublimi (la scena del nichelino), ma nella sostanza è una pellicola rigida che non trova fluidità nelle sue componenti. Se l'atmosfera da crepuscolo degli dei descrive in maniera efficace il rapido decadimento di un modo di fare cinema, il discorso metafilmico sulla storia d'amore di Monroe trasposto quasi come un film nel film ed il suo dramma personale che lo porterà alla rovina appaiono distanti fra loro come due corpi estranei, come passare da una pellicola ad un'altra. Bravissimo comunque De Niro, perfettamente all'altezza del ruolo.
Sarebbe stato un ottimo film se non avesse insistito troppo sulla storia d'amore che nasce tra un giovane e brillante producer e una ragazza vista casualmente su uno dei suoi set. Non si percepisce bene nemmeno il finale ovvero la rovina del protagonista. O è un film sentimentale oppure d'autore, non è facile distinguere in questo caso. Kazan è bravo, tant'è che l'inizio è molto promettente per come si sviluppa la storia fino alla misteriosa ragazza e quello che ne consegue.
Bisogna dire però che senza l'ottima presenza di De Niro GLI ULTIMI FUOCHI sarebbe un film da dimenticare.
Con un cast simile il film avrebbe dovuto fare scintille. Bravissimo De Niro, regge tutto da solo. Certi dialologhi sono così banali da lasciare storditi. Certo che non c'è niente che faccia diventare scemo un uomo, anche un grande come Monroe, come una donna che pare o è inafferrabile. E Nicholson? Una particina-ina-ina.
Nonostante una fotografia molto bella e una grande interpretazione di Robert De Niro, il film non riesce a essere convincente: troppo diluita e dispersiva la trama, poco chiaro l'argomento (è un film d'amore, un film esistenzialista o un film sul mondo del cinema?), troppe lungaggini e scene inutili. Anche il finale delude in quanto è interlocutorio. E' vero che il film è tratto da un'opera incompiuta, ma si poteva fare di più e meglio. Soprattutto l'interiorità e le ragioni dei personaggi rimangono inespressi e questa è una pecca gravissima in un film in cui i sentimenti sottili, nascosti, le ragioni interiori contano così tanto. La storia si svolge nell'Hollywood di fine anni '40 (ma in realtà il film è così poco caratterizzato temporalmente che è come se si svolgesse oggi). Il protagonista è un rampante direttore che sceglie le scenografie, supervisiona le produzioni, ecc. La sua esistenza è segnata dalla morte di un'attrice di cui era follemente innamorato. Reagisce buttandosi nel lavoro, in cui è duro, deciso, cattivo ma onesto ed efficace. Odia però le ipocrisie e aspira a genuinità, purezza, sincerità. Le trova in una donna misteriosa incontrata per caso. Scoppia una passione trattenuta e travolgente allo stesso tempo, piena di misteri, blocchi, rimozioni. Purtroppo il non detto, il non chiarito, l'inesplicato rovina quella che è una delicata e bellissima storia d'amore. Nel mezzo discorsi vari sul modo di fare cinema e pure una excusatio non petita da parte di Kazan sul suo passato di delatore di comunisti (categoria rappresentata in maniera schematica e poco credibile dal personaggio interpretato da Jack Nicholson). Insomma troppo dispersivo, troppi tempi morti, troppo inconcludente. Poco serve la passerella di star del passato. Si salva la splendida fotografia, quella tipica degli anni '70, modellata sul Padrino, fatta di colori pieni, intensi che bucano lo schermo e l'occhio dello spettatore. Visivamente i film degli anni '70 hanno una marcia in più, non c'è che dire.
Davvero un piccolo capolavoro, quest'ultimo film di Elia Kazan, interpretato da un immenso Robert De Niro in un'interpretazione brillante e profonda, veramente degna di nota. Molto curato è il lato tecnico, con una grande fotografia, un ottimo montaggio e un magnifico sonoro, completati in modo perfetto dalla precisa e lineare regia di Kazan, che conferisce al film un impatto minuzioso ed accurato. Memorabili sono alcune sequenze, come lo splendido e poetico incontro tra il protagonista e Kathleen Moore negli ''studio's'', durante un forte temporale; così come le scene dialogate nella casa sul mare di Stahr (De Niro); per giungere alla straordinaria scena conclusiva del "nichelino", scena semplicemente da antologia, per il ritmo con cui è narrata, per la regia, per l'intensa recitazione di De Niro e per la filosofia enunciata dal personaggio Stahr. Davvero un profondo omaggio all'arte cinematografica in sè per sè, diretto splendidamente da un sempre efficace Kazan.
L'ascesa e il declino di Monroe Stahr è reso magnificamente da uno dei migliori De Niro mai visti, ma quest'ultimo film di Kazan risulta nel complesso statito, pretenzioso e privo di vera passione. Forse davvero Fitzgerald è un autore ostico al cinema (non ricordo un suo adattamento cinematografico completamente felice), nonostante il grande regista e un cast a dir poco superlativo. Le cronache riferiscono anche di una certa divergenza di vedute tra Kazan e Harold Pinter, sceneggiatore del film. Troppa carne al fuoco o troppi talenti tutti in una volta? In ogni caso qualche frammento di grande cinema c'è sicuramente
Salto all'indietro di Kazan all'epoca degli studios per riflettere sulle origini e il significato del cinema. Qualche lungaggine, una storia d'amore accessoria cui viene concesso infinito spazio, ma anche una sequenza indimenticabile in cui De Niro spiega a Pleasance cosa sia il cinema e un duetto da antologia tra lo stesso De Niro e Jack Nicholson.
Il cinema che insegna il cinema. Questo signori per me è grande.....cinema. Un De Niro impeccabile in un film che dovrebbe far parte di qualsiasi cineteca.
Ultimo film del grande cineasta con un cast stellare ma che fatica a decollare.Alcuni momenti pregevoli come il duetto De Niro-Nicholson sono da vedere,tra l'altro e l'unico film che hanno fatto insieme.Insomma,mi aspettavo un pochino di piu da un maestro come Kazan.
Cast stellare per un film troppo fiacco. Sceneggiatura adagiata e rattoppata, recitazione superflua e nessuna sequenza memorabile,tranne forse quella di De Niro sul cinema...solo un gran noia. Mi spiace buttarlo giù, ma forse sono io che non l'ho capito considerato anche il fatto che è molto tempo che non lo vedo. Perla di rarità mancata...
che palle!!!! film che riesce a farti sanguinare latte dalle ginocchia, una noia immensa, merita solo la ormai famosa scena di De Niro che fa del cinema nel suo studio... per il resto nulla da elogiare, tutto da rigettare... sceneggiatura approssimativa e fin troppo sottile, interpretazioni non sempre ottimali... discreta la fotografia...
Fitzgerald-Kazan ci mostrano e descrivono la debolezza dell'uomo che, per quanto possa essere autoritario e dispotico, diventa fragile e disarmato al cospetto della potenza dell'amore, presentata come la più profonda forma di "dittatura" esistente. Monroe (impersonato da un carismatico De Niro), abituato a imporre agli sceneggiatori dipendenti della casa produttrice di cui è socio i suoi dettami e il suo personale punto di vista, si troverà, in una sorta di ribaltamento delle parti, ad essere il comandato: ciò lo destabilizzerà e ne determinerà un crisi che sembra irreversibile, tanto da fargli perdere il controllo della sua vita, che fino a poco tempo prima era salda nelle sue mani. "The last tycoon" contiene indubbiamente dei momenti di alto cinema (come quello in cui Monroe enuclea la sua idea di cinema con una straordinaria metafora che fa finzione l'essenza dell prodotto cinematografico, o le sequenze intense e poetiche degli incontri notturni tra i due effimeri amanti), ma la sua eccessiva prolissità ne fa un'opera riuscita solo in parte. Peccato, probabilmente si tratta di un capolavoro mancato.
da ricordare solo la scena citata dal mio predecessore poi ne rimane una semplice storia d'amore che allunga troppo il brodo...e all'ennesimo bacio non vedevo l'ora che finisse...mi aspettavo di piu
La scena in cui De Niro spiega allo sceneggiarore cos'è il cinema è da antologia assoluta. Per il resto buon lavoro di kazan. film che ogni studente di cinematografia deve assolutamente vedere.
p.s. Mentre seguo Siviglia-Parma (forza ragazzi) consiglio anche di aggiungere alla lista altri film di Kazan, regista controverso ma che riesce ancora a trasmettere grandi emozioni. un classico il suo tipo di cinema.