Trama del film Il gatto con gli stivali 2 - l'ultimo desiderio
Il Gatto con gli Stivali scopre che la sua passione per l'avventura è stata pagata a caro prezzo: ben otto delle sue nove vite sono andate bruciate. Dovrà così intraprendere una nuova epica avventura alla ricerca del mitico Ultimo Desiderio, che gli permetterà di recuperare le sue nove vite.
Film collegati a IL GATTO CON GLI STIVALI 2 - L'ULTIMO DESIDERIO
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Rispetto al primo film c'è un netto miglioramento e una correzione del tiro non indifferente. Oltre ad una animazione sempre su altissimi livelli, il buon affiatamento Banderas-Hayek, c'è una storia ben strutturata, divertente e piuttosto adulta per uyn target basso di età perché parla di egoismo e paura della morte. Inoltre c'è una batteria di comprimari di ottimo livello capaci di dare a tutto il film una sensazione di maggiore coralità rispetto al lavoro precedente. Un film molto piacevole, ottimo intrattenimento.
Splendido ed originalissimo sequel del primo, dimenticabile, spin off di Shrek. Tutti i personaggi sono splendidi, le trovate divertenti e soprattutto la sceneggiatura offre spunti inediti per un film di questo tipo, in particolare sulla morte. L'animazione poi è superlativa, forte degli insegnamenti di Miller e Lord.
Meglio del precedente film, è una storia forse poco originale nel messaggio che trasmette ma è altrettanto gradevole, spiritosa e dinamica che non si fatica ad apprezzare. Intrattiene in maniera discreta e senza affanni.
Sono serviti 11 anni per digerire il pessino spin-off di Shrek e devo ammettere che ne è valsa la pena. Questo seguito, oltre ad essere ovviamente superiore al primo, offre qualcosa di piu' di un semplice cartone d'avventura.
Il tema della morte torna protagonista in un film d'animazione dopo l'ottimo "Pinocchio" di Del toro, sicuramente in maniera piu' goliardica, ma il personaggio inquietante del lupo ha il suo perche' considerando soprattutto i dialoghi finali.
L'animazione Dreamworks dopo "troppo cattivi" ha preso una direzione originale e diversa dal solito, promossa.
Peccato non si rida moltissimo, per il resto è uno spettacolo piu' che sufficiente.
Inaspettatamente più bello e divertente del primo. Disegni nettamente migliori del precedente, storia intrigante , più matura e con un villain tra i migliori degli ultimi tempi, inquietantissimo e senza dubbio tra i personaggi migliori della pellicola. Animazione particolare e diversa dal solito, sperimentale direi, vicina allo stile di Spiderman multiverse. Gatto con gli Stivali assoluto protagonista con l'inserimento di altri personaggi ben riusciti. Si ride, ritmo dinamico e scorrevole, buone le citazioni e i collegamenti con Shrek . Sicuramente piacerà ai più piccoli ma appassionerà anche gli adulti.
So che il mio voto potrebbe essere esagerato per alcuni.
Non riponevo molte aspettative su questo film, non mi interessavano i trailer, dato che avevo visto il primo Gatto con gli Stivali che sì era carino ma non mi aveva colpito abbastanza. Bene, dopo averlo visto, posso dirvi con certezza che questo è forse il miglior film del franchise di Shrek (e stiamo comunque parlando di un sequel di uno spin-off), i primi due avranno anche avuto un impatto sul mondo dell'animazione (e anche sulla mia infanzia) e hanno settato uno standard, ma Puss in Boots 2 va ben oltre quel limite.
La prima cosa che risalta l'occhio è la qualità grafica, un misto tra CGI e animazione 2D che ricorda molto la tecnica usata in Spiderman: Un nuovo universo, durante le sequenze action dà sicuramente il meglio di sè.
Trovo che abbiano fatto un lavoro magistrale per quanto riguarda la trama e la caratterizzazione dei personaggi. Il Gatto mostra davvero dei segni di vulnerabilità, dato che ha esaurito otto delle sue nove vite ed è in cerca della stella del desiderio per cercare di riprendersele per ritornare ad essere una leggenda.
Ho adorato la tematica della morte, ed è una tematica che mi rappresenta perché anch'io non riesco ad apprezzare la mia stessa vita proprio per dei problemi personali ed è per me difficile andare avanti, io stesso cerco di tentare di suicidarmi. Ebbene, il film insegna una morale semplice ma efficace, che la vita è degna di essere vissuta e bisogna viverla al meglio perché prima o poi la morte arriva per tutti ed è una cosa inevitabile.
Ed è proprio la morte che è stata personificata in quello che per me è diventato il mio villain preferito in un film animato da un sacco di tempo: il Lupo. Nonostante il poco screentime riservato a lui, lui vale tutto il film grande alla sua performance e ai combattimenti. E' praticamente invincibile. Se solo quelli della Disney facessero un cattivo di questo calibro invece di attaccarsi al solito trauma generazionale che ha cominciato a notare dei segni di cedimento...
Comunque, l'ultima scena può anticipare solo una cosa: che ci sarà un quinto Shrek. E io non vedo l'ora.
Divertente e creativo sequel del Gatto con gli stivali,con ottima tecnica d'animazione. Evidenti i richiami di vari film,su tutti quelli di Sergio Leone. Davvero straordinario,si sente la mano del regista dei Croods.
Dopo aver salvato l'ennesimo villaggio dall'ennesima minaccia, il Gatto con gli Stivali scopre di aver appena consumato la sua penultima vita. Nel tentativo di recuperare quelle che ha perso, decide di partire alla ricerca della leggendaria stella dei desideri, costretto suo malgrado a unirsi alla sua ex fiamma Kitty Zampe di Velluto e un allegro cagnolino di nome Perrito e braccato senza tregua da un sinistro lupo bianco e dagli occhi rossi... Non sono il tipo da utilizzare iperboli per descrivere qualcosa che mi è piaciuto o meno, ma d'altra parte non posso neppure negare l'evidenza: tra "The Bad Guys" e ora questo inaspettato seguito su uno dei gatti più amati della celluloide, la DreamWorks è tornata in ballo in grande stile, spazzando via la concorrenza Disney/Pixar. La cosa è insolita per più di un motivo: non solo per gli anni che separano il sequel dall'originale, ma anche il team creativo dietro la pellicola, a cominciare da Joel Crawford e Paul Fisher, regista e sceneggiatore del sequel dei Croods, per non parlare di uno stile animato che, specie se visto sullo schermo del computer, potrebbe spiazzare e apparire poco curato. Invece, meraviglia delle meraviglie, il risultato finale è un prodotto che va al di là di ogni aspettativa, una delle più belle sorprese dell'anno. Lo stile visivo è smagliante, dai colori sgargianti e numerose influenze da parecchie scuole d'animazione diverse tra loro, con un uso di luce e tinte pastello che certo, potrebbe ricordare il famigerato "Into the SpiderVerse", ma richiama alla mente anche lo stile anime mescolato a quello più standard da libro di fiabe. Come il precedente "The Bad Guys", questo dà vita a scene d'azione e combattimenti dall'impatto sbalorditivo, che sfruttano al massimo spartani, essenziali movimenti di macchina e una stilizzata tavola cromatica, rosso, bianco e nero in particolare.
Ogni incontro con il lupo bianco, tra il rifulgere bianco delle sue falci e quello rosso dei suoi occhi, è emblematica in tal senso.
Ma a convincere davvero e a porre questo seguito diverse spanne sopra il mediocre primo capitolo, sono i contenuti: stavolta viene trovata una storia in grado di rendere giustizia non solo al titolare Gatto, ma anche a tutto il cast secondario messo in campo, personaggi a tutto tondo caratterizzati da dinamiche che gli conferiscono inaspettata profondità e tutti dotati di un preciso, anche se prevedibile arco narrativo.
Fra tutti colpisce la dinamica tra Riccioli d'Oro e i tre orsi, in cui la ragazza diventa un'orfana ufficiosamente adottata ma incapace di vedersi come vero membro della famiglia, essendo di fatto non un orso; e in cui anche dopo averlo rivelato con una certa insensibilità, Mamma Orsa decide comunque di portare Riccioli d'Oro fino alla stella solo per renderla felice.
In effetti, è ingegnoso il modo in cui la storia si dipana così da mostrare il carattere di ciascun personaggio senza perdersi in spiegoni o divagazioni, senza mai allentare il ritmo eppure andando a toccare temi insoliti per un prodotto di uno studio che, negli ultimi tempi, sembrava essersi adagiato su prodotti a uso e consumo esclusivo di un pubblico infantile.
Il tema portante del film, in fondo, è la paura della morte e la forza che occorre per combatterla e accettare che una vita sola, vissuta fino in fondo, è più che sufficiente; e il modo in cui viene portato sullo schermo sfrutta al massimo l'elemento visivo, riducendo al minimo le battute che lo possano spiegare a parole (brillante la scelta di far cambiare il percorso attraverso la Foresta Oscura a seconda di chi tiene la mappa, rivelando le paure e i lati più bui di ciascuno di loro).
I personaggi ne escono valorizzati: il Gatto con gli Stivali è spavaldo e spiritoso come suo solito, ma anche sopraffatto dalla grandezza della sua leggenda, messo faccia a faccia con la consapevolezza di una fine sempre più vicina e con gli errori commessi nel passato. Kitty affronta nuovamente i suoi traumi di abbandono e abuso e il piccolo Perrito, bizzarra eccezione alla regola, rimenando sempre lo stesso eterno ottimista riesce a influenzare il cambiamento di entrambi (e non solo). Ma una menzione speciale la merita il villain: no, non Jack Horne, che comunque diverte senza sfigurare troppo. Mi riferisco al lupo bianco, personificazione della Morte dalla fredda e sarcastica presenza, che vive per l'ebbrezza della caccia e che in poche ma incisive apparizioni si impone come uno dei villain più riusciti in casa DreamWorks, alla pari di mostri come Lord Shen o Ramses. Ogni scena con lui protagonista è un intenso concentrato di tensione da brivido.
Da notare lo scontro finale, che si conclude con l'inevitabile verdetto che la Morte e il Gatto si incontreranno di nuovo: la Morte non si può sconfiggere, prima o poi arriva per tutti.
Per anni la DreamWorks ha ristagnato nel relativo insuccesso e in una generale mancanza di interesse; con ben due titoli in un solo anno capaci di mescolare in modo magistrale commedia, azione, dramma e tematiche interessanti con dei personaggi più vividi che mai e uno stile visivo a dir poco scoppiettante, sono tornati in carreggiata e prego che in futuro possano sfornare altre gemme simili. Bentornata, DreamWorks Animation!
Questo seguito così come il primo, vuole tenersi in tutti i modi possibili lontano dai film di Shrek, da cui è chiaramente tratto. Il problema? Seppur resti divertente ed assolutamente spensierato in maniera simile al precedente (forse un po più impegnato), le atmosfere dei film originali restano lontanissime. Seppur questo film voglia tenersi il più distaccato possibile, la mancanza di una concreta atmosfera, così come l'iconicità che legava invece il personaggio al franchise d'origine, qui vengono sacrificati in favore di una storia decisamente poco interessante e personaggi dimenticabili, con l'unica eccezione di qualche chicca sul villain principale, tenuto però come macchietta invece di essere sfruttato al meglio. La nota più interessante rimane sicuramente il lato grafico, un 2.5D niente male ed azzeccato