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Il rapporto fra la figura principale (Sigismond-Dalessandro) ed il sesso è tutt'altro che poco fattibile, anzi. Se a casa con la moglie il "consumo" è angelico e beato, nelle vie notturne di Parigi con le cortigiane è trasgressivo e crudo. Niente di più banale ma allo stesso tempo veritiero. Ci sarà una punizione, subito. Incredibilmente. O forse no. E' questo l'interrogativo che seguirà Sigismond per il resto della sua vita, che giustamente si incanalerà sempre di più negli amplessi mercenari. Ben girate le scene erotiche e realistica la relazione sessuale tra Sigismond e Diana (una Krystel in grande spolvero). Si poteva scavare ancor di più nell' inconscio di un individuo sovrastato dall'afflizione, paradossalmente la vita nel bordello è più ricca di dettagli, tutto sommato si tratta di una buona prova generale, che tocca corde estremamente delicate. Particolare la colonna sonora.
Adoro 'il margine' pur nei suoi enormi difetti. Un film amaro, forte (ma non abbastanza) nei contenuti ma così delicato nel gusto formale. Un quadro in movimento di un regista che cominciava ad accusare i primi segnali di decadimento dopo il grandioso e meritato successo del suo miglior film ('La bestia'). Anche questo film rischia di cadere spesso più nella provocazione e nel compiacimento quasi dimenticando i risvolti psicologici del protagonista, che sembrano inizialmente interessare. Sigimond giura fedeltà, sappiamo che qualcosa è dietro l'angolo: la mancanza di godere del vero senso della libertà si trasforma in noia, e la trasgressione è dietro l'angolo. La lettera che riceve sulle sorti di sua moglie e suo figlio, che qui non rivelo, lo spingono a darsi un margine (da qui, presumo, il titolo) di tempo in cui collocare il proprio senso di colpa. Continuare il proprio atto infedele sopprime la coscienza o rischia di esasperare il proprio senso di colpa? Ovviamente c'è una risoluzione plausibile, ma manca quasi del tutto, da un momento in poi, l'interiorizzazione del protagonista. Non di certo aiutato da uno spentissimo e monoespressivo Joe Dallesandro, il film non decolla. Ma che bella e sensuale Sylvia Kristel: il suo personaggio finisce per risultare il più uniforme, e il finale eloquente sulla routine del suo mestiere che l'ha preservata da un coinvolgimento affettivo al punto da rinvigorire un circolo infinito, getta nuova luce sulle ambizioni del film, ossia di divaricare in misura decisamente netta i due mondi morali e psichici dei protagonisti. Alla fine resta tuttavia superficialmente un film di indubbia eleganza, tra sequenze erotiche molto belle, su un taciturno legame che si crea apparentemente per passione ma a volerlo indagare per uno (Sigimond) è il perpetuare di un atto di cui egli cerca una sorta di consacrazione morale che possa giustificarlo ai suoi stessi occhi, per l'altra (Diana) è la possibilità di accumulare compensi sempre maggiori. Il fine utilitaristico in questo caso del sesso, almeno quello, attraverso delle sequenze erotiche così orchestrate, è rappresentato con ineccepibile correttezza. La colonna sonora è meravigliosa, tuttavia non tutti i brani sono collocati nei momenti giusti (non era proprio il caso di inserire "Shine on you crazy diamond" nel momento in cui è stato fatto).