Quando uno dei suoi studenti viene sospettato di furto, la professoressa Carla Nowak decide di andare personalmente a fondo della questione. Divisa tra i propri ideali e quelli che il sistema scolastico vuole imporre, la donna rischia di non reggere alla pressione cui č sottoposta.
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Un piccolo, grande film sulle conseguenze delle proprie azioni e sulle difficoltà di comunicazione tra adulti e le nuove generazioni di giovani, in un microcosmo, quello scolastico, da sempre delicato per natura. Sembra a suo modo un'evoluzione di un discorso già affrontato in altri lavori quasi analoghi ( mi viene in mente "la classe" ad esempio ) aggiornato però a tematiche oggi più sentite come ad esempio il diritto alla privacy. Una storia che parte da una facezia e che monta inesorabile, ben assecondata da bravi attori e da una scrittura semplice ma precisa. Da vedere.
Una vera sorpresa , fotografia chiara e pulita, regia dinamica con un ritmo che va in un crescendo di situazioni coinvolgenti, scorrendo fluidamente e trasformandosi quasi in un thriller. Film che apre a tante riflessioni per chi conosce bene il mondo della scuola e della "professione insegnante" è facile immedesimarsi e questo film che ti mette davanti a tante domande etiche e morali, sopratutto in questo momento dove la scuola sta attraversando un periodo difficile dove l'autorità dell'insegnante è messo in discussione e quasi preso in ostaggio da genitori e alunni diventa complicatissimo sapersi muovere senza creare spiacevoli situazioni. Merita sicuramente una visione. Peccato solo il finale che tronca di netto senza secondo me chiudere alcune cose.
I ragazzi crescono e perdono l'innocenza, gli adulti si ritrovano di fronte il loro stesso "prodotto" figlio dell'educazione genitoraile che hanno ricevuto. È uno scontro generazionale che però maschera un'altra realtà, ben più preoccupante: "la politica della tolleranza zero" di cui parla la direttrice della scuola rimanda ai metodi del nazismo, all'inconciliabilità dei punti di vista. L'istituzione comanda, sempre e comunque. E la violenza quasi foucaltiana dell'istituzione (in questo caso scuola) si proietta sull'incapacità di accettare il reale (la segretaria accusata di furto). Si nega l'evidenza, un po' come fecero milioni di tedeschi che dissimularono il nazismo di cui però erano partecipi. È un film sulla Germania...
Questo film è un crescendo di situazioni che vanno a minare il sistema scolastico rendendo quasi impossibile la convivenza tra professori, dirigenti scolastici e genitori degli alunni.
Risolvere un piccolo furto diventa quindi una missione di principio per la nuova insegnante che non conosce bene le "regole" della scuola. Come sempre capita quando si vanno a muovere certi ingranaggi c'è il pericolo che il castello di carta possa cadere.
Anche il tema del razzismo è presente ma gestito con le pinze.
Un buon film, scritto e interpretato molto bene e che giustamente è stato inserito tra i migliori film stranieri dell'anno dall'academy.
Discreto prodotto tedesco, che ha generato anche un buon seguito all'uscita con conseguente candidatura agli oscar, l'ho trovato un film di buon livello, forse pecca leggermente di originalità, è un film che segue i modelli di quel cinema socioantropologico prettamente centro-nord europeo, per dare un riferimento, qualcosa simile a Vinterberg, un po' di Von Trier - molto ma molto meno estremo - o anche Ostlund, con questa descrizione dell'ambiente scolastico in una situazione particolarmente problematica, quella dei furti, l'autore si occupa di mettere in evidenza le contraddizioni ma soprattutto le naturali reazioni dei personaggi di fronte a delle determinate accuse, dalla collaboratrice scolastica, praticamente colta in flagrante, al figlio di lei che avrà una forte ribellione, con allo stesso tempo la creazione di schieramenti da parte degli alunni, ma anche dei genitori e degli altri professori all'interno del contesto, furbo ma efficace l'espediente della registrazione, non del tutto lecita, operata dalla protagonista per risolvere il problema, che sposta un po' la lancetta di ragione e torto, mischiando le carte e dando più spunti di riflessione allo spettatore, alla fine, anche lei per risolvere un problema opera in un modo non consentito, dettaglio che nonostante una evidente buonafede può far sorgere qualche scrupolo etico.
Prettamente teatrale, molto dialogato e con relativamente poche ambientazioni, è un'opera di discreto impatto capace di coinvolgere lo spettatore a pieno, complice anche un'ottima interpretazione della protagonista, professoressa entrata da poco nella scuola e che sembra un elemento di rottura rispetto alla situazione di stallo che si era venuta a creare, non risparmiando anche scene dalla buona tensione emotiva, basti guardare i confronti tra la protagonista e la collaboratrice accusata, o ancora, la scena considerabile più "forte", la fuga del figlio col laptop della protagonista che finirà nel fiume, atto estremo di ribellione e insabbiamento, ma in ogni caso l'autore è abile nel continuare a porre domande senza dare delle risposte univoche.
Attori bravi Storia che è una rappresentazione, quindi va poi ragionata sul messaggio. Un susseguirsi di eventi in un contesto che ne minano la stabilità se pur tutti lavorino per mantenerla.
Il film ripropone in maniera plastica ciò che avviene all'interno di una realtà lavorativa medio piccola, in cui piccoli comportamenti apparentemente di poco conto alterano il clima e trasformano la realtà sociale e lavorativa in un luogo psicotico e pieno di tensioni. Ciò accade soprattutto all'interno dei contesti scolatici. Non lo definirei un film bello ma sicuramente interessante per gli spunti di riflessione che offre.
Buon film che descrive bene tutte le difficoltà e le contraddizioni dell'attuale sistema scolastico, con tutte le difficoltà dei rapporti tra studenti, genitori e insegnanti. Soggetto semplice da cui si dipana una vicenda complessa. Lavoro ben fatto.
Bel film , attuale , teso e ben interpretato .. Non trovo grandi pecche , forse un po' di lentezza nella prima parte ma tutto sommato estremamente coeso e godibile .
La selezione naturale alias i rapporti di forza darwiniani come legge cosmica di sopruso, sopraffazione, predatorietà, parassitismo è cosa nota, nessuna eterogenesi dei fini, e vederla applicata nel claustrofobico microcosmo scolastico non dovrebbe sortire particolari effetti. Eppure in "Das Lehrerzimmer" il regista tedesco d'origine turca trasferisce l'effetto farfalla di Lorenz in un thriller dal rigore hitchcockiano, e il risultato è ragguardevole anche per merito dell'intero comparto tecnico e della bravura attoriale.
Buon film che ha differenti chiavi di lettura. La morale che ne ho dedotto è che se vuoi cercare di tenere conto di tutto, scontenti molti, i quali avranno molte ottime ragioni di esserlo. Molto brava la protagonista.
Film dal notevole ritmo che, come si dice, tiene incollato alla sedia lo spettatore smanioso di vedere l'evolversi degli eventi, desideroso di sapere come andrà a finire l'intricata vicenda. Saggiamente o furbescamente il regista lascia tutto in sospeso; questo è un po' il trend del momento di fare certo cinema: porre problemi, far riflettere, senza offrire soluzioni, i finali aperti sono meno rischiosi di quelli che chiudono una storia magari in modo non convincente o deludente per il pubblico. Lascia un po' perplessi l'inverosimiglianza di alcune scene, come la disciplina e il rispetto degli alunni verso l'insegnante (la civiltà dei giovani del nord Europa non è evidentemente paragonabile a quella italiana), almeno fino a quando la situazione non comincia a precipitare, così come appare anche improbabile il self-control della professoressa quando il mondo sembra crollarle addosso, difettucci passabili che scalfiscono di poco un film pienamente riuscito, dall'indubbia solidità narrativa e recitativa. Altro aspetto stupefacente è il livello altissimo per studenti di soli 12 anni, capaci di risolvere calcoli matematici complicati, ragazzini redattori di un giornale scolastico, cose impensabili qui in Italia credo nella quasi totalità delle classi medie-superiori, forse la scuola in Germania è così e sono le nostre di un grado inferiore. Del resto è noto a tutti la più alta qualità della vita dei paesi del nord Europa rispetto ad altri Stati come il nostro. La scuola fa la differenza. Altro tema molto interessante trattato è quello della ricerca della verità che ormai non è più una, oggettiva, basata sui fatti, ma ce ne sono diverse a seconda dei punti di vista o meglio degli interessi di ciascuno. Purtroppo questo è lo specchio del decadimento e imbarbarimento della nostra società e anche qui l'Italia si distingue in peggio, probabilmente su questo punto è la capofila in Europa che temo la copi in modo preoccupante
Anche se non sembra certo predominare sul film, "La sala professori" è un film dove si affronta il tema dell'identità razziale, o per meglio dire l'integrità nella società tedesca multietnica, per questo ritengo sia in parte autobiografico (v. regista) e l'esempio più lampante è dato dai professori di nazionalità diversa, come la stessa professoressa Nowak (polacca di origine). La frase che mi ha colpito principalmente è "parliamo tedesco quando siamo insieme agli altri" come a dire attenti che possono credere che diciamo qualcosa di avventato che non capiscono...lo script non diverge poi molto da quello di certo cinema arabo, o magari dall'inglese Ken Loach, votato a un sensazionalismo, un'urgenza espressiva che, specialmente nella seconda parte, stride con la sua autenticità - perché dannazione questo è sulla carta un film autentico, e di professoresse esaurite e forzatamente pazienti come la protagonista ne ho conosciute tante, anche in Italia - stride, diciamo, rischiando di precipitare nel grottesco. Se nella prima parte abbiamo un film praticamente PERFETTO nella difficile divergenza tra senso del dovere, giustizia equilibrio educativo ma ad alto rischio morale, se troviamo credibile il boicottaggio dell'intera classe davanti a una fiducia smarrita per una verità tutta da dimostrare, verso l'epilogo la censura del "giornalino" - il Piccolo Mondo che sente l'abuso Istituzionale - si traduce in farsa. È davvero troppo...esagerato ed esasperato. Comunque il finale restituisce nel dubbio la credibilità a un film che mette in luce diverse cose veritiere. La stessa Sala Professori è un mondo operativo dove si trova poco spazio per la solidarietà tra colleghi e tanto più per l'Istituzione scolastica e le sue piccole meschinità. La scena più bella, bellissima, è quando la Nowak, in uno dei suoi momenti di perdizione da un'intreccio quasi alla Lumet cammina per i corridoi e si sente "assaltata" da decine di studenti o docenti che non la vedono. Si sente metaforicamente di aver distrutto suo malgrado degli equilibri. Un film ripeto interessante che forse avrebbe dovuto frenarsi prima di calcare troppo la mano. Presumo di essere stato colto da esperienze personali, ma sarei stato più dalla parte dei ragazzini
Ottimo film tedesco che mi ha ricordato molto il cinema di Farhadi, dove da una sciocchezza di sassolino si genera sempre una valanga incontrollabile di eventi, azioni e reazioni. La faccenda dei soldi rubati è solo un macguffin per mettere in scena questo dramma tesissimo sulle dinamiche di potere e di autorità. Dove finisce il nostro dovere di tutelare il prossimo ed inizia invece l'abuso di potere? Dove finisce la verità appurata dai fatti e inizia la verità dedotta dalle supposizioni? Adoro l'idea di una protagonista fallibile e che cade spesso in errore, in un cinema odierno popolato da eroi infallibili. Se solo ...
The Teacher Lounge, che in italiano sarebbe la sala professori, è una lucidità disamina della crisi del sistema scolastico. La scuola come un campo di battaglia in cui tutte le componenti non fanno altro che distanziarsi fra di loro invece di avvicinarsi. Una logica perversa di meccanismi che la giovane professoressa cerca di scardinare dall'interno ma che sortisce effetti opposti rispetto a quelli prefigurati. Un cane che si morde la coda, per dirla con un detto popolare. Ciò che vuole instillare l'insegnante è creare una base solida di dialogo, ma viene frustrata sia dagli stessi colleghi, prigionieri anch'essi di norme scritte e non, sia dai genitori troppo preoccupati per i figli lasciando in disparte il contesto. La condizione di Oskar è esemplificativa tra essere l'alunno più brillante ed allo stesso tempo diventare quello più problematico. E' una strada senza uscita dove ci sono soltanto sfumature di sconfittta e dove il senso di sconfitta è presente. Un film realistico, ben girato e diretto che offre un affresco collettivo di un'istituzione in crisi come fece a suo tempo Luchetti con La Scuola.