le lacrime amare di petra von kant regia di Rainer Werner Fassbinder Germania 1972
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le lacrime amare di petra von kant (1972)

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locandina del film LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT

Titolo Originale: DIE BITTEREN TRÄNEN DER PETRA VON KANT

RegiaRainer Werner Fassbinder

InterpretiMargit Carstensen, Hanna Schygulla, Irm Herrman, Eva Mattes

Durata: h 2.04
NazionalitàGermania 1972
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1972

•  Altri film di Rainer Werner Fassbinder

Trama del film Le lacrime amare di petra von kant

Petra Von Kant, una stilista di Brema rimasta vedova dal primo marito e separata dal secondo, si innamora di Karin, più giovane di dieci anni. Petra è possessiva nel suo amore, mentre Karin vuole mantenere la sua indipendenza e sfruttare solo la situazione.

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Voto Visitatori:   8,69 / 10 (21 voti)8,69Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
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Voti e commenti su Le lacrime amare di petra von kant, 21 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  19/03/2023 14:53:31
   7½ / 10
Derivazione palese del kammerspiel, DIE BITTEREN TRÄNEN DER PETRA VON KANT (Le Lacrime Amare di Pietra di Von Kant) è un film d'amore nel senso amaro del termine, fatto di sfumature sentimentali che portano all'esaltazione o alla delusione in base alla visione soggettiva dello stesso sentimento. Rainer Werner Fassbinder costruisce egregiamente la nascita della passione e del suo peso, senza creare chissà quale disamina psicologica o antropologica ma semplicemente focalizzandosi sulla parte umanamente fragile e comune della questione, all'interno di un'ottica progressista e trasversale nei riguardi della sessualità, come quella della Germania liberale di cui l'autore si fa portabandiera.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/01/2022 12:47:54
   8½ / 10
Questo film dovrebbe essere visto da tutti quelli che sognano di fare il regista.

Fassbinder è meraviglioso nell'utilizzare la poca scena, una sola stanza per 120 minuti, solo a suo vantaggio. Utilizza la mobilia, i manichini riesce quasi a farli parlare. Il bordo di un quadro che divide la scena per mostrare la divisione tra le due protagoniste. E vogliamo parlare degli specchi? Utilizzati per inquadrare perfettamente tutta la scena evitando stacchi di macchina, e per fondere insieme le attrici.

Ovviamente non è solo questo che va' ricordato in questa pellicola, da sottolineare la prova della protagonista cosi come il tema trattato. La sottomissione fisica che pretende una star della moda e che a sua volta dovra' elemosinare dagli altri.

Suggestivo il finale che chiude un cerchio perfetto.

Capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/05/2015 21:24:58
   7½ / 10
Possessività, dominio, sottile gioco sadico, il film di Fassbinder è la rappresentazione di tante sfaccettature dell'amore tra due persone che ha come elemento comune una base malata ed ossessiva. Un amore totale ed assoluto che comunque non prevede un rapporto paritario tra partners, ma di assoggettamento dell'uno nei confronti dell'altro. Un rapporto che giocoforza ha una conclusione logica proprio perchè condizionata da un raffinato gioco di potere, in cui le differenze di classe si annullano nel nome di una passione totale ed assoluta dell'uno nei confronti dell'altro. La solitudine è la naturale conseguenza di tali rapporti.
Fedele alla sua struttura teatrale, la pellicola di Fassbinder si sviluppa attraverso una cura dei dialoghi di eccellenza assoluta a cui le attrici donano una profondità di assoluto livello nel far trasparire l'enorme carica emotiva dei loro sentimenti.

Invia una mail all'autore del commento OpheliaQueen  @  15/02/2013 06:04:30
   9 / 10
Magicamente perfetto! Nella finzione e colori di un benessere apparente. I dialoghi ottimi rendono più scorrevole la visione nonostante abbia amato anche gli scenari specie nel finale.
La solitudine non è minimamente compensata e .... il poco amor per gli altri verrà punito contro se stessi nell'alienazione più completa

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  30/12/2012 18:11:56
   7 / 10
Lory_noir  @  05/12/2012 00:03:31
   7 / 10
L'avrei apprezzato di più nel suo ambiente naturale: il teatro. Comunque un film molto gradevole e intenso, un crescendo. Ammetto però che difficilmente lo rivedrei.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  12/11/2012 18:34:33
   9 / 10
Sono rimasto ammaliato fin dalle prime scene. Dal punto di vista dell'interazione rappresentazione-immagine è perfetto. Gli oggetti inquadrati, il modo con cui vengono inquadrati, il fluire delicato dei punti di vista, i continui rimandi di significato fra parole-espressioni-ambiente-immagine sono quanto di meglio l'arte cinematografica possa esprimere. E' questo il segreto dell'interesse continuo nella visione di uno dei film più teatrali mai realizzati. Dalla prima all'ultima inquadratura non si esce mai dalla stanza di Petra von Kant (e anche questo è determinante per il significato-messaggio del film), eppure non si sente noia, fastidio, rifiuto, proprio perché c'è sempre qualcosa di nuovo, un punto di vista differente, uno sviluppo interiore, un accostamento originale. E' uno scorrere continui di stimoli etici ed estetici. Ecco la grande forza, la perfezione del film.
Il tema trattato è molto interessante, coinvolgente e profondo. Si tratta di una spietata critica all'inautenticità borghese, una crudele disamina degli atteggiamenti di dominio e sfruttamente che questa classe crede di avere sul resto del mondo. Invece si denuda senza pietà l'ipocrisia imperante, l'aridità, la brama di possesso e soprattutto la durezza, la solitudine, la debolezza (proprio in chi si credeva "forte").
La prima parte ci mostra la parte "pubblica" di Petra von Kant (una stilista di successo, molto snob e borghese, di aspetto androgino e dominante), come vuole mostrarsi al resto del mondo: cinica, disillusa, orgogliosa. Tutto nel rispetto delle formalità borghesi (mostrate in maniera quasi grottesca e falsa). Mostra soprattutto una pretesa di controllo su se stessa e gli altri, l'altezzosità data dal raziocinio sicuro di sé, convinto di capire tutto e tutti e di potere dominare a piacimento.
La seconda parte mostra invece (impietosa) il crollo delle illusioni. Petra von Kant perde il controllo dei propri sentimenti, cede agli istinti, alla brama del possesso. Non può pensare di non avere l'oggetto dei suoi desideri (Karin, una proletaria dolce e bella che nasconde invece scaltrezza e opportunismo) e capricciosa e stizzosa cade in una spirale di annullamento di sé e di umiliazione (lei che disprezzava questa parola), non riuscendo a convincersi di essere debole e perdente. Se ne accorgerà in una scena drammatica bellissima, stupenda (viene i brividi a vederla) in cui il dolore della perdita dell'oggetto ambito non le fa vedere che altri invece le vogliono bene. Tutta presa nelle sue ossessioni non se ne accorge.
Lei che pretendeva di vedere e sapere tutto non si accorgeva invece che l'amore abitava già lì presso di lei. Il singolare e affascinante personaggio di Marianne (sempre vestita di nero, mai una parola di bocca, sempre cortese e servile) può significare tante cose. A prima vista rappresenta il lato "masochistico" del rapporto sotterraneo fra Petra e Marianne (con Petra che semplicemente usa e basta Marianne). In realtà la cosa è più complessa, perché quando alla fine Petra sola e completamente a terra si accorge di Marianne e vorrebbe coinvolgerla attivamente nel proprio mondo, lei si ribella e rifiuta. Perché? Perché non ha più il ruolo masochista? Oppure perché semplicemente il suo amore era stato fino ad allora puro, spontaneo, naturale, senza chiedere niente in cambio, soprattutto non "razionalizzato". Quando invece Petra lo vuole portare a galla e lo vuole gestire a suo modo, allora Marianne si sottrae perché sa che non sarà più lo stesso, non sarà più spontaneo e come viene. Entra nella stritolante e arida logica opportunista borghese, che mescola sentimento e affare, fa dell'amore una questione commerciale con dare e avere. Questa è la mia interpretazione.
Questo film è quello di Fassbinder che assomiglia di più a Bergman (una fine disquisizione dei sentimenti con crisi finale) e in qualche maniera anche a Dreyer (l'uso significante degli oggetti e del fluire delicato del punto di vista).
Sotto traccia c'è anche il tema cardine della filmografia di Fassbinder: l'impossibilità di ottenere la felicità e il rifugio nella morte.

3 risposte al commento
Ultima risposta 15/11/2012 13.49.55
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  15/10/2012 10:11:56
   8½ / 10
Non è facile la visione, anzi: ma munitevi se necessario di ettolitri di caffè e affrontatene la visione se avete una coscienza che sia una, o almeno credete di averla.
Si tratta del miglior primo Fassbinder, molti dicono si tratti del suo lavoro migliore. Di certo una volta entrati nell'ottica di star vedendo più un film teatrale in cui il mezzo cinematografico non fa sconti che un melodramma come tanti, si viene rapiti da una vicenda magnetica di sottrazione: la sottrazione attorno a Petra, quando da sesso forte diventa quello debole, quando si innamora e fa i conti con una vita che la lascia sola con i suoi vestiti e le sue bambole e i suoi specchi. Al buio.
E sprecare altre parole per descrivere trama e temi di un film basato quasi esclusivamente sulle parole, dallo stampo dichiaratamente teatrale, diventa quasi un delitto.
Si dice che "Le Lacrime amare di Petra Von Kant" sia un film intenso, ma più che altro io lo definirei "denso": di emozioni, tra le quali spiccano la crudeltà, la frustrazione, e mai trova spazio la felicità. Nella sintesi del miglior Fassbinder, ma anche di quello forse più difficile da vedere e a cui approcciarsi.
Una cosa è sicura: non ne uscirete senza ferite. Buona fortuna e visione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  21/07/2012 16:14:26
   10 / 10
Spoiler presenti.

Associo l'amarezza alla coscienza d'aver intessuto rapporti mediocri, a scopo riempitivo, consolatorio, suppletivo di una qualche miseria intima. A volte ci si aggrappa ferocemente a qualcuno solo per possederlo, si vorrebbe che fosse piccolo abbastanza da metterlo in tasca, come uno di quei feticci irrinunciabili la cui mancanza improvvisa genera panico. Nel momento in cui Petra Von Kant viene rigettata da Karin soffre indicibilmente, nella maniera femminile della nevrosi, della convulsione del corpo e della parola. Non tollera eppure abbraccia avidamente il dolore, perché è ciò che tiene in vita l'immaginario del suo amore. Ho il dubbio che nel momento in cui grida "io ti amo e per questo sto così male", Petra intenda in realtà "io non ti amo e per questo sto così male". Sia Petra che Karin sono a mio parere vittime volontarie ma inconsapevoli di una mascheratura, di un inganno reiterato per così tanto tempo e con tale convinzione, da essersi fatto verità. Verità scadente e più dolce che non può durare a lungo. L'ultima sequenza, una delle più belle che il cinema ci abbia mai regalato, mostra Marlene, la serva afasica e onnisciente, lasciare la casa portandosi dietro una bambola nuda, quasi fosse una pietosa effigie-ricordo della sua padrona. Petra Von Kant, la stessa figura che all'inizio del film tiranneggiava nella dimora-gineceo, persuasa della propria levatura, si stende sul letto al buio, accompagnata dalle note amare di "The great pretender".
Mi vengono in mente i ritratti di solitudine di Edward Hopper, specie quelle donne colme di rassegnazione abbandonate al bar, accasciate vicino al letto disfatto, rivolte verso la finestra. Tutte sembrano aver dimenticato la ragione per cui vale la pena alzarsi e camminare.

"Mi faccio piangere per provare a me stesso che il dolore non è un'illusione: le lacrime sono dei segni, non delle espressioni". (R. Barthes)

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  18/07/2012 23:01:17
   10 / 10
Non credo si possano tratteggiare meglio le devastanti conseguenze della passione estrema.
Enfatizzata dall'impronta teatrale che Fassbinder aveva precedentemente disegnato, l'impotenza a fronte del mutare dei sentimenti è il tema portante di questo film straordinario, interamente girato tra le mura di casa kant. Petra è una donna ossessionata dal timore dell'incomunicabilità e dalla perfetta geometria dei rapporti, tutto deve funzionare diligentemente all'interno della sua sfera dei sentimenti, tanto da ritrovarsi sola, con due matrimoni falliti alle spalle, una figlia ed una madre che disprezza, ed una segretaria/serva, Marlene, completamente assoggettata ai suoi capricci.
In questo mondo fatto di figure di cartone, rappresentato sapientemente dai numerosi manichini sparsi per casa, irrompe Karin, una ragazza totalmente priva di quella profondità costantemente ricercata da Petra, apparentemente sembra esserci un abisso tra i modi di pensare delle due donne ma si sa i poli opposti si attraggono e i desideri che nascono da un falso metro di giudizio non conoscono limiti, Karin ha qualcosa, sconosciuto alla razionalità, che fa scattare in Petra la molla irrefrenabile della passione incontrollata, un sentimento nuovo che fa comprendere alla donna che i mali dell'animo non tollerano nessun controllo, impossibile regolarli, Petra si innamora perdutamente della ragazza.
Come spesso succede, il fuoco della passione più è intenso più dura poco, dopo una convivenza di sei mesi ritroviamo le due donne annegate nell'oceano dell' incomprensione e della noia, quello che all'inizio appariva bianco ora appare nero, Karin mostra a Petra il lato oscuro che appartiene ad ogni essere umano e che è balzato fuori nel momento in cui gli stati d'animo che hanno fatto nascere quella passione non sono stati più in suo potere ed hanno cambiato orizzonte, Karin da vittima diventa carnefice, lo stesso destino toccherà in seguito alla devota Marlene.
L' opprimente location non inganni, siamo a livelli superiori di "Carnage" del buon Polanski, nessuno sentirà il desiderio della luce del sole, rapiti da questo sconvolgente ritratto di desideri negati, subordinazioni, gioie infinite e crolli miserevoli.
Straconsigliato.

2 risposte al commento
Ultima risposta 18/07/2012 23.50.22
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Oskarsson88  @  04/08/2011 11:44:23
   8 / 10
Stilisticamente eccezionale, dai contenuti profondi e anche di difficile comprensione. Conosciamo così Petra von Kant, con le sue varie parrucche e la sua fragilità mascherata da persona solida e dura. Pesantuccio, ma più che interessante...

Ottins  @  12/06/2011 19:25:33
   9½ / 10
Per chi vuole avvicinarsi a Fassbinder è forse il film ideale. Attori e regia perfetti. La storia non offre spunti particolari ma è comunque interessante da seguire.

Bathory  @  27/06/2009 21:13:17
   8 / 10
Uno dei film più pesanti e difficili di sempre.
Fassbinder riduce ogni cosa all'osso, difatti il film è ambientato interamente in una stanza, che diviene un micromondo all'interno del quale scorre lenta la vita di Petra Von Kant e di chi è intorno a lei.
Un film che basa tutta la sua forza sui dialoghi, struggenti e delicatissimi, ma che risulta lentissimo e pesantissimo da portare a termine, anche se è un' "esperienza" che almeno una volta nella vita va fatta.

Probabilmente non lo rivedrò mai più, ma non posso non dare un voto alto ad un'opera cosi ambiziosa, cosi estremista, cosi unica nel suo genere.

Inquietantissima Irm Herrman e le bambole..

castelvetro  @  28/05/2009 21:18:44
   10 / 10
Ammetto di aver visto pochi film di Fassbinder e quindi di non sapere
se questo è più o meno valido rispetto alla moltitudine; però mi è piaciuto
non poco. La tecnica di ripresa ha qui infranto una legge che da quando il cinema
è nato penso nessuno abbia mai infranto: Parlo dello zoom sul viso dell'assistente che sta dipingendo e il successivo sfuocare in primo piano
(per poi tornare su Petra). Non avevo mai visto nulla del genere!

10 per i colori, la fotografia e la scenografia (il film si svolge al 99% dentro
ad un'unica stanza, e l'1% rimanente nell'anticamera per arrivarvici: altra
idea forte che denota un forte stomaco!). Solo attrici, niente attori.
Anche la bambola è femmina. Gran dialoghi.

donfabios  @  11/01/2009 03:24:19
   8½ / 10
superata la prima parte, a mio parere un po' troppo dilatata, il film suscita un crescendo di interesse e coinvolgimento. Magistrale la tecnica registica e gradevole lo stampo teatrale del film. Però secondo me non è il miglior film di fassbinder.
E forse è anche un po' esagerato il messaggio che in amore si deve per forza dominare o essere dominati, che non condivido appieno.

xxxgabryxxx0840  @  05/10/2008 15:57:28
   9 / 10
Immenso melodrama tragico di Fassbinder che qui colleziona la sua miglior pellicola. L'unica location del film è la camera da letto di Petra Von Kant per tutte le due ore del girato. Un film non per tutti, ma sicuramente un gioiello di rara intensità e teatralità

paride_86  @  28/09/2008 18:10:33
   8 / 10
Melodramma sull'amore, permeato dal più tetro e cieco cinismo fassbinderiano. Ambientato completamente nella casa di Petra, il film è teatrale e kitsch in tutto: le ambientazioni, i dialoghi e la costruzione delle scene. Meravigliosa la parte dell'invito a cena di Karin, dove la Schygulla emana una carica erotica a dir poco disturbante; Fassbinder riprende le due protagoniste sempre in maniera sovrapposta, come se fossero due teste unite in un solo corpo. Un po' stiracchiata e eccessiva, forse, la scena della disperazione di Petra.
Attrici sublimi.

Crimson  @  27/11/2007 01:22:37
   9½ / 10
Una location, cinque attrici di cui tre protagoniste assolutamente sbalorditive, e una sceneggiatura eccezionale. E' il lampo di genio del regista, forse il film che adoro di più assieme a 'querelle de brest', ma in tema di 'primo fassbinder', questo è sicuramente il migliore (gli spunti nati originariamente per il teatro, che poi sono diventati diversi film tra i primi del regista, sono spesso molto belli).
Il tema principale dell'abbandono al sentimento in contrasto con la vera natura dei rapporti di coppia secondo il regista, natura perfettamente incarnata dalla Schygulla-arrivista e sfruttatrice, che è solo una sfaccettatura in realtà, per quanto davvero simbolo anche del gusto sadico perpetrato nei confronti di quello che viene trasformato e si autotrasforma in vero e proprio oggetto (Petra), non poi così difforme dai manichini che costellano la sua sfiziosa camera da letto-attico.
Una prima parte illusoria forse, in cui la protagonista razionalmente cerca di tratteggiare il suo precedente rapporto di coppia (col secondo marito), ma in cui rivela già le discrepanze dettate da successo, ambizione, e quei sottilissimi distinguo odio/amore e attrazione/disgusto dipinti sagacemente.
Entra in gioco Karin (una meravigliosa Schygulla, che ripeto, adoro in toto, come attrice, come donna, fantastica) presentata da un'odiosa amica di circostanza, quella di facciata tipica di saloni borghesi, capace solo di disquisizioni laccate e di un ritualismo 'smile' osceno e imbarazzante.
La 'modella' dal passato tremendo è una gallina senza cervello, di una stupidità alla stregua dell'amica Cydonie (come diavolo si scriverà poi), ma si passa ai fatti: ciò di cui Petra parlava riguardo il controllo, la compassione, o meglio il livello successivo - la comprensione, dove finiscono? al servizio della passione devastante e incontrollabile, un'idea(le) che perde totalmente di significato, fino a diventare delirio, in un quadro schizoide e persino con tratti borderline (tutto diviene conforme-dipendente dall'oggetto idealizzato).
E' una spirale, senza via d'uscita. Autodistruzione.
Karin realizza ciò che voleva: un trampolino di lancio, nulla di più. La fedele e complessata Marlene (Irm Herrman - 24 film con Fassbinder, se non un record quasi - che non dirà una sola parola in tutto il film!) è invece la mattatrice assoluta nell'ultima, bellissima e straziante scena.

ds1hm  @  04/09/2006 14:24:04
   9 / 10
bello...però è un mattone, di quelli veramente duri.
Fassbinder e il suo cinema melodrammatico restano completamente ignorati (credo che negli ultimi 10 o 15 anni ci sia stata solo un'intera notte di fuori orario dedicata a Fassbinder).
peccato, anche perchè si perde il gusto di contemplare una delle unioni (con la Schygulla) artisticamente più inscindibili della storia del cinema europeo.
lo ripeto è un mattone, ma è un piacere sbatterci la testa.

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/01/2007 00.28.11
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pabren  @  29/04/2006 01:13:15
   10 / 10
penso sia uno dei piu bei film del cinema sonoro,non lo rivedevo da tempo poi una nostalgia per le cose belle ed autentiche mi ha spinto a ricercarlo cosa aime non facilissima,ma ne valeva la pena.
PETRA sola nella sua illusione di equilibrata esistenza vive una stralunata relazione con MARLENE(vera eroina del film)che è in pratica la sua serva-schiava.
un giorno...sidony con una giovane ragazza karin fa visita a petra che nel frattempo è diventata una stilista inportantissima....
le convinzioni di petra si sgretoleranno......l amore la passione la follia l isteria la rabbia la prevaricazione la sottomissione la paura il possesso la rabbia la frustrazione l orrore la bellezza di ogni storia d amore,
la solitudine.............
una ultima e memorabile scena; musica the great pretender petra sola sul letto ,,,marlene fa la valigia la pistola la bambola il disco e la luce che piano piano si spegne
arrivederci marlene piccola sola anima,fragile e potente come tutti noi stregati dall illusione dell amore.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  18/07/2005 10:09:49
   9 / 10
Melodramma tipicamente fassbinderiano, tratto da una Piece teatrale scritta e adattata per il teatro dallo stesso regista che poi l'ha trasformato pure in un film.
E' un film intenso e coraggioso. Una location, 5 sequenze, 2 ore di durata.
Clautrofobico come pochi, è uno dei film migliori di Fassbinder, che tratta i temi a lui + cari, come il rapporto imprenscindibile tra amore e denaro e l'omosessualità.
Radicale, senza concessioni, è interpretato da attori magistrali e costituisce l'esempio ideale di una tragedia teatrale adattata per il grande schermo.




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