l'infanzia di ivan regia di Andrei Tarkovskij URSS 1962
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l'infanzia di ivan (1962)

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locandina del film L'INFANZIA DI IVAN

Titolo Originale: IVANOVO DETSTVO

RegiaAndrei Tarkovskij

InterpretiNikolai Grinko, Nikolai Burlyayev, Valentin Zubkov, Yevgeni Zharikov, Stepan Krylov

Durata: h 1.35
NazionalitàURSS 1962
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1962

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•  SPECIALE L'INFANZIA DI IVAN

Trama del film L'infanzia di ivan

Russia, seconda metà del novecento. Ivan, un piccolo orfano che ha visto trucidare la famiglia dai tedeschi, fa l'informatore per i russi attraversando ogni notte il fiume che separa i due fronti nemici...

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Voti e commenti su L'infanzia di ivan, 42 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  29/01/2023 19:00:24
   8 / 10
Uno dei primi film di Tarkovskij ed è subito capolavoro. Asciutto, mai toccato dalla retorica, fotografato meravigliosamente e straordinariamente recitato dal giovane protagonista.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  16/01/2022 21:34:23
   8½ / 10
Sì, questo è un capolavoro, Tarkovskij ancora alle prime regie eppure già così fluido nel dirigere questo gioiello ambientato in una desolata Russia durante la seconda guerra mondiale.
In ogni suo fotogramma traspare un contrasto tra il fiabesco e il pauroso; un bosco di betulle, un fiume o una catapecchia racchiudono sensazioni contrastanti, di giorno o di notte c'è la paura, la suspense, la non certezza di sopravvivere e allo stesso tempo vediamo l'innocenza di un bambino tramite i suoi sogni (scene oniriche meravigliose) o i suoi giochi d'immaginazione. Un bambino protagonista duro, testardo, un piccolo attore fantasticamente bravo.
Anche negli occhi della giovane infermiera Masha si palesa una deprimente incertezza, ha voglia di scappare dall'oscenità che la circonda, ma non ha speranza.
Una visione scorrevole, un gioiello sulla distruzione da non dimenticare.
Il trampolino di lancio per questo autore, poi in futuro cambierà leggermente strada come tutti sappiamo...

Filman  @  08/12/2021 12:40:08
   9½ / 10
Un capolavoro visivo miracoloso considerando che trattasi di un esordio e nonostante sia l'esordio di Andrei Tarkovskij non è cosa solita in tutti gli esordi vedere movimenti di macchina a voli d'angelo ed una fotografia così perfetta.
Il genere bellico è per eccellenza il genere che qualunque artista può fare liberamente, proprio in quanto è così potente l'idea della distruzione, la più grande distruzione del secolo passato e la più grande distruzione nella storia delle guerre, che diventa poetico anche solo parlarne.
IVANOVO DETSTVO parla per inquadrature fisse, pensate come arte fotografica secondo la tradizione del cinema europeo, parla tramite il contrasto del bianco e del nero, l'ombra e la luce. Perfette le esperienze oniriche e talmente peculiari le ricerche estetiche per le scene, invece, reali da rendere impressionistico tutto il resto, quasi surrealistico.

olikarin  @  04/02/2018 04:07:09
   8½ / 10
Quando il cinema si fa poesia.. "L'infanzia di Ivan" è un film tanto delicato quanto crudo, con un incipit perfetto: due minuti letteralmente da sogno fanno immergere lo spettatore in una dimensione di quiete assoluta. Tarkovskij riesce a rapirci con inquadrature impeccabili, fotografia in b/n, giochi di luci e ombre, inquadrature rapide e movimenti di assestamento della cinepresa. Ivan ride, mentre osserva spensierato una farfalla che vola libera.

Ma a Ivan le ali sono state tarpate. Un grido è lo spartiacque che dal sogno ci fa precipitare bruscamente nella realtà. Il protagonista è la metafora di tutti quei bambini che la guerra l'hanno vissuta, vedendosi privati di un'infanzia fatta di corse in spiaggia e risate. Lui cresce troppo in fretta, è un bambino determinato e con un forte senso del dovere: a soli dodici anni vuole combattere ed è un ribelle che lotta per i propri ideali.

Tarkovkij descrive la guerra attraverso gli occhi di un bambino, perfetto nella sua bellezza davanti alla macchina da presa. Indimenticabile l'abbraccio tra Ivan e Kholin che scalda davvero il cuore. Ogni inquadratura ha un suo perché e un suo fascino. La bellissima sequenza del pozzo si descrive da sola: il rapporto tra Ivan e la mamma viene evocato in tre scene memorabili ed emozionanti. C'è inoltre una forte simbologia: basti pensare al secchio, alla campana, ai cavalli ma soprattutto all'acqua che è in un certo senso coprotagonista.

La pellicola non si concentra tanto sugli antagonisti o sulla guerra in sé quanto sugli effetti che essa produce su un bambino. Il regista mette sullo schermo un'infanzia che non è mai stata tale, segnata troppo presto dalla crudeltà della guerra. La scena finale è spiazzante, ma Tarkovskij non ci dà il tempo di soffermarcisi a lungo; in due sole inquadrature c'è un brusco passaggio, sia a livello sonoro che visivo: un'inquadratura mossa lascia il posto a una più stabile, un viso sfinito è seguito da uno candido, uno spazio chiuso cede il passo all'ampia spiaggia.

Il film è scorrevole, forse meno nella parte centrale. Alterna in maniera così repentina immagini contrastanti che è difficile provare una sensazione di shock durante la visione. È una storia che dev'essere interiorizzata, rivissuta a posteriori. Certe scene sono talmente dure che riaffioreranno nella nostra mente prima o poi, magari prima di dormire o guardando la pioggia dietro il vetro di una finestra..

kafka62  @  26/01/2018 16:36:04
   8½ / 10
La macchina da presa mostra in primo piano il volto di un bambino biondo attraverso la sottile ed avanescente tela di un ragno, quindi sale lentamente lungo il tronco di un albero per inquadrare dall'alto un paesaggio bucolico che evoca un'atmosfera di quiete e di serenità; il muso di un capriolo e il volo di una farfalla ci danno la confortante sensazione di essere in un paradiso terrestre, in un luogo magicamente deputato all'armonia e alla pacificazione dei conflitti, e magico è indubbiamente (per la libertà che esprime, per l'assenza di corporeità, per la soprannaturale naturalezza con cui si svolge) il volo al di sopra di alberi e prati nel quale culmina la scena; ad un certo punto appare, con il volto sorridente e contadinescamente pieno di vita, la madre del bambino, che guarda con infinita tenerezza il figlio mentre si sciacqua il viso con l'acqua del secchio; ma tutt'a un tratto, inopinatamente, un rumore secco e metallico rompe l'incanto, l'inquadratura si fa sghemba e il bambino, ora con la faccia sporca e gli occhi inquieti, si sveglia bruscamente dal sogno, catapultato in una realtà completamente diversa: paesaggi desolati e arsi, fango, rovine, carcasse di aerei e cannoni, filo spinato. Con questa famosa e indimenticabile sequenza onirica (una delle più belle dell'intera storia del cinema), Tarkovskij ha fatto il suo eclatante esordio nel lungometraggio, dimostrando, a soli trent'anni, di essere in possesso di uno stile straordinariamente inventivo e originale e di una personalità registica senza eguali. Nel contrasto tra sogno e realtà (sottolineato anche dalla fotografia: quanto il primo ha tonalità chiare e luminose, tanto la seconda risulta livida e grigia) è adombrato, in termini puramente ed esclusivamente cinematografici, il senso stesso del film, vale a dire, da una parte, l'opposizione tra l'ideale (non il trascendente, giacché il Tarkovskij spiritualista era ancora di là da venire) e il mondo sordido in cui esso ambisce a realizzarsi; dall'altra, il superamento del vieto e abusato realismo (e ancor più del soffocante e riduttivo realismo socialista) in favore di un atteggiamento prevalentemente soggettivistico.
Per quanto riguarda quest'ultima caratteristica, essa va intesa nel senso che lo sguardo del regista viene a coincidere, in maniera sistematica e mai casuale, con la soggettività dei personaggi del film (non solo da un punto di vista narrativo, ma anche a livello di semplici movimenti di macchina o di singole sequenze, dai sogni di Ivan che, interrompendo senza soluzione di continuità il flusso della realtà esterna, scandagliano il subconscio del ragazzo alle soggettive di Masha nel bosco di betulle). Non si tratta qui di fare a meno della realtà (ché anzi il film è fatto anche di rumori, di corpi, di voci) e neppure di voler rifugiarsi in vuoti e pretenziosi formalismi (c'è sempre, anzi, la sensazione della necessità stilistica di una data inquadratura, anche quando, magari nel bel mezzo di un colloquio, la macchina da presa si sofferma a perlustrare, con gli occhi di Ivan, ogni piccola macchia del soffitto). Le accuse di estetismo e di calligrafismo rivolte a L'infanzia di Ivan sono a mio avviso il frutto di un malinteso senso del cinema (un certo film è bello se è in sintonia con l'ideologia critica dominante, è brutto se se ne allontana, indipendentemente dal suo intrinseco valore artistico). Ciò che è invece sfuggito a molta gente di cinema è la portata straordinariamente innovativa di quest'opera prima, la quale contiene già, sia nello stile (i meticolosi movimenti della cinepresa, i carrelli all'indietro, le panoramiche e le gru reinventano continuamente l'ambiente filmico, creando complesse relazioni spaziali tra i personaggi, elaborati effetti a scoprire, dinamiche campo-fuori campo mai ovvie e gratuite, o semplicemente angolazioni di ripresa originali e inattese) sia nella simbologia (l'acqua soprattutto, come nella meravigliosa scena del secondo sogno o nell'immagine catartica del secchio pieno d'acqua in cui bagnarsi il viso o nella corsa finale in riva al fiume, ma anche i cavalli, simbolo di libertà e di rigenerazione, la neve, segno del passaggio da un ciclo vitale a un altro, la campana, ecc.), contiene già, dicevamo, i motivi dominanti dei più celebrati capolavori tarkovskijani (le affinità con Andrej Rublev sono addirittura impressionanti). I difetti del film stanno semmai nella caratterizzazione un po' troppo schematica di qualche personaggio (il tenente e Katazanov, ad esempio) e in una struttura narrativa a tratti debole e convenzionale (soprattutto quando non è di scena il piccolo Ivan), ma si tratta di limiti di poco conto, per lo più inevitabili nella situazione produttiva del cinema sovietico degli anni '60, e in ogni caso ampiamente riscattati dalla emozionante dimensione lirica (nell'accezione più sincera del termine) dell'insieme.
Dal punto di vista tematico, più che la novità del soggetto, colpisce il modo antiretorico e antipropagandistico in cui Tarkovskij racconta la guerra. Non solo sono assenti le rappresentazioni dirette di combattimenti, di azioni spettacolari, di morti drammatiche sul campo di battaglia, ma latitano anche gli eroi: al loro posto ci sono solo uomini sfiduciati, confusi, privi tanto di valori morali quanto di sicurezze materiali. In mezzo a loro c'è il dodicenne Ivan, che la guerra ha costretto a diventare grande troppo in fretta, soffocando i suoi legittimi e naturali istinti infantili. Solo nei sogni emerge il suo incomprimibile bisogno di essere ancora bambino, la sua tenerezza, la nostalgia della madre, ma la brutalità della realtà non lo risparmia neppure lì, trasformando le dolci visioni e i protettivi ricordi in incubi terrificanti. L'infanzia perduta di Ivan, anzi dei tanti Ivan di tutto il mondo e di tutte le epoche, invecchiati precocemente e morti (in un lager o in un ghetto) senza essere in grado di capire il perché, è (non diversamente dal suicidio del protagonista di Germania anno zero) un'infamia che nessun perdono umano potrà mai cancellare, un silenzioso grido di dolore lanciato nella Storia (senza sentimentalismi, eppure capace ugualmente di commuovere) a imperitura condanna della guerra, di tutte le guerre. Ma, nonostante tutto, Tarkovskij intende lasciare aperto uno spiraglio di speranza ("Bisogna pensare al futuro" dice a un certo punto, ottimisticamente, il giovane tenente). Con un procedimento esattamente contrario a quello con cui, all'inizio del film, il sogno idilliaco di Ivan era stato fatto trasfigurare nelle immagini luttuose dei campi devastati dalle bombe, così ora dalla terribile immagine del bambino che penzola a testa in giù nella stanza della morte si passa definitivamente alla amata figura materna, ai gioiosi giochi infantili, alle corse a perdifiato nell'acqua, con quel piccolo braccio ostinatamente alzato nell'aria che vuole essere al tempo stesso un'invocazione di aiuto e un atto di fede nella vita.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  10/12/2017 21:15:21
   9 / 10
L'impatto devastante della guerra sull'infanzia di un ragazzo dodicenne. L'approccio di Tarkowskij alla storia rifugge dal dare un tono realistico alla vicenda. La regia ela bellissima fotografia in bianco e nero rendono questo film più onirico che reale. I paesaggi quasi irreali, il nemico pressochè invisibile cui sisentono soltanto le voci. Già da questo esordio il regista sovietico impressionò tutti per potenza visiva ed emotiva, cui offre un preziosissimo contributo la bella interpretazione del protagonista.

david briar  @  24/08/2017 11:07:32
   10 / 10
Uno dei film meno visti del regista sovietico, ma uno dei suoi migliori. Il personaggio di Ivan è semplicemente fantastico, le inquadrature sono tutte perfette. C'è un lirismo dell'immagine veramente emozionante.
Straordinaria la scena del pozzo, e il finale. Subisce in parte l'influsso della Nouvelle Vague per un montaggio piuttosto moderno, ma forse va addirittura oltre i vari film d'esordio di Godard, Resnais e Truffaut: "L'infanzia di Ivan" è un esordio già assolutamente maturo , poetico, emozionante. Fa quello che il cinema sa fare meglio: regala il sogno di una corsa libera in spiaggia ad un ragazzino che è cresciuto a pane e guerra, e se l'è fatto piacere. Da far vedere nelle scuole, di cinema e non solo..

Oskarsson88  @  18/07/2014 20:54:05
   7 / 10
Film, cupo e triste, la storia di un'infanzia rovinata e condita dalla guerra. Francamente un po' faticoso da seguire, l'ho apprezzato principalmente per alcune immagini e per i sogni e le allucinazioni di Ivan, nonchè per le tragiche scene finali. Sostanzialmente ne riconosco l'alto valore cinematografico senza però averlo apprezzato io stesso a pieno.

JOKER1926  @  10/09/2012 23:56:30
   6½ / 10
I moti che attorniano le produzioni del regista sovietico Andrei Tarkovskij si condensano nel nome di una sublimità spesse volte, forse, a parere personale di recensore, fin troppo acuta e speciale.
La componente "particolarità" è parte integrante dello stile Tarkovskij , su questo non ci piove; quando si assiste ad un film della regia in questione si carpisce prontamente la forma e tutte le peculiarità del caso, è davvero importante. Ma, ahimè, spesso la filosofica regia incappa in tunnel pressoché imponderabili.
Uno di questi allaccia indubbiamente la questione del ritmo, irrimediabilmente basso, appositamente e straziantemente basso, ogni volta.
Arrivati fin qui, a questo punto, possiamo inserire nel banchetto teoretico "L'infanzia di Ivan" del 1962.
Fra quelli di Andrei Tarkovskij è quello più "breve" e ciò, logicamente, conferma che il regista ha una comunicazione estremamente "travagliata" col pubblico, nonostante l'ora e mezzo vengono fuori troppe lentezze della camera, troppa metodicità delle scene incentrate su un' oggettiva spossatezza.

"L'infanzia di Ivan" si presenta dunque come film anche, perché no, storico in cui le trattazioni riguardano da vicino la seconda guerra mondiale ove i tedeschi militavano nelle terre sterminate della Russia. In tutto ciò, oltre al contesto storico, traspare una lettura personale (quella della regia) che mette in evidenzia sin da subito alcune icone, fra queste quella di un povero fanciullo beffato dal destino (e specialmente dall'uomo).
Ivan è una spia, un vero e proprio mezzo (trasversale) bellico. Un ragazzo soldato (ce ne sono stati molti) che riesce a farsi rispettare dai grandi e soprattutto entra nella mente dello spettatore. Infatti sarà questa immagine a sostenere tutto il film.
Film che ha delle crepe nella storia, la sceneggiatura sullo stesso piano, la narrazione è troppo dispersiva e da essa, sinceramente, comparisce solo un mucchio di freddezza e cinismo. Particolari, però, i sogni, bagaglio artistico, l'ennesimo del produttore sovietico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  06/04/2012 13:18:24
   9 / 10
Bellissimo film di Tarkovskij, molto profondo e molto interessante e abbastanza breve rispetto ad altre sue "punte di diamante". Il cineasta russo dà in questo film un taglio più "realistico" alla vicenda e anche stavolta non sbaglia il colpo. Un film lodevole sotto tutti i punti di vista, che tratta delle tematiche assai importanti. Molto bello anche il finale.

ValeGo  @  21/02/2012 11:27:40
   9 / 10
Bellissimo, tragico, commovente la figura del piccolo Ivan così indifeso e segnato da una tragedia come la strage della famiglia ma allo stesso tempo così coraggioso e forte tanto da non tirarsi mai indietro, da non nascondersi come un vigliacco come dice lui ,anche se ne avrebbe tutti i diritti essendo solo un bambino, bello bello bello.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  24/10/2011 11:45:30
   9 / 10
Difficile dire qualcosa di profondo dopo aver letto il commento che Sartre fece di questo film.
L'Infanzia di Ivan è un capolavoro assoluto, oltre che un film di rara bellezza e poesia. Per essere così vecchio, non appare minimamente intaccato dall'età. Questo perché la sua vicenda umana, esistenziale e storica va al di là del mero fatto contingente (la II Guerra Mondiale), ma diventa corale (un tratto tipico della poetica russa, fin da Tolstoj). "Di0 mio quando finirà questa guerra?". Amo e invidio i russi per la loro capacità di sentire tutto il peso di un popolo, un popolo lento e riflessivo, ma con una grandissima forza interiore. Tarkovskij ha però saputo rendere Cinema ciò che prima non lo era. Ha dato al Dramma le immagini. E sono immagini, caratteri, musiche davvero splendidi. Indimenticabile il personaggio di Colin, mi ha ricordato la grande Saggezza di Kutusov del grande romanzo tolstojano. Indimenticabile il suo bacio a Masha. Ma indimenticabile anche il suo gesto di rabbia alla fine, e questa strana amicizia con il riflessivo Sottotenente. Sconvolgenti i minuti iniziali, con quel sogno strappato. E devastanti i minuti finali, uno sguardo sul Nazismo mai visto prima. Lì, molto prima di Coppola, c'è l'Orrore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  01/07/2011 16:15:00
   8½ / 10
In esplorazione per conto dell'esercito russo, una pedina strategica permette alle truppe di avanzare e guadagnare terreno. Contrariamente a quanto state pensando, non si tratta di un eroe forte e muscoloso. Ma di un dodicenne di nome Ivan (Kolja Burljaev) verso il quale la vita si è presentata nel modo più spietato possibile, portandogli via entrambi i genitori durante il secondo conflitto mondiale. Lasciando, nel suo animo non più candido, uno scontro perenne che vede prevalere ora il demolito presente, ora il candido tempo andato. I nuovi padri sono tenenti e capitani delle forze armate. Capaci di amare, a modo loro.

Adesso il ragazzo vive dove non ci sono più le allodole e gli animali in libertà dei tempi trascorsi con la madre, in quel crescendo che passava attraverso la venerazione dei frutti, dell'acqua e della natura in genere. E' cresciuta in lui una fantasia corrotta, che non sente più il suono del grammofono e non vede il futuro, tanto da non prestarsi a un istituto scolastico. Gioco ed educazione sono come se non esistessero. Il destino è ben diverso: guadare un fiume diventa una pericolosa e attraente ritualità.

Esordio più che buono di Tarkovskij, "Ivanovo detstvo" cede spesso a un linguaggio visivo sghembo, allucinato, nel quale Ivan è così vicino allo schermo, dandoci l'impressione di poterlo toccare e, un attimo dopo, imprevedibilmente lontano, in un gioco di prospettive formale e funzionale. Il giovane soldatino sovietico è inafferrabile. Stella imprendibile in fondo al pozzo oscuro delle regole del conflitto.

Il racconto della sua esistenza lascia ogni cosa al suo posto (la fatica tra il fango delle trincee e le atrocità di uomini impiccati come barbari trofei a ribadire una folle egemonia) togliendo, allo stesso tempo, quello che ci saremmo aspettati (le scene di guerriglia e la pietà per Ivan). La fotografia attinge all'espressionismo tedesco e, in una scena straniante più che poetica, sceglie di mostrare il negativo della pellicola, a ricordarci che anche i sogni sono ormai un ricordo indelebilmente macchiato dalla realtà.

L'assuefatta quotidianità di Ivan avrebbe meritato almeno un saluto da una delle persone da lui più amate, il soldato Katasonov. Lo strazio di questo vuoto mi è insostenibile. Provo a colmarlo con tutto il bene che posso. "In bocca al lupo, ragazzo".

7219415  @  18/06/2011 10:25:16
   9 / 10
Davvero bellissimo...dopo aver visto stalker ero spaventato dall'idea di riguardare un film di Tarkovskij...invece questo film mi ha davvero colpito...fotografia stupenda...ottime anche recitazioni e regia...alcuni sogni del piccolo ivan fanno davvero venire i brividi...

The BluBus  @  29/11/2010 00:02:58
   8½ / 10
Tarkovskij mostruoso.. ogni suo film è una pietra del cinema.
Bianco e nero stratosferico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  06/11/2010 20:28:31
   8½ / 10
Che bel film!
L'infanzia,ma anche tutta la vita,di un giovane Russo catapultato all'interno dell'orrore della guerra che lo rendono parte stessa della guerra trasformando il suo carattere!
Ma il vero ragazzo è quello che vediamo nei suoi sogni,vicino alla Madre uccisa o al suo sogno d'amore...momenti splendidi di cinema!
Tutto il lavoro di regia è ottimo,Tarkovskij ci regala immagini sublimi dove la luce del solo e dei razzi di segnalazione illuminano il degrado e la morte che porta il conflitto!
Bravissimo il giovane protagonista!

pinhead88  @  29/07/2010 18:17:57
   7½ / 10
Non il Tarkovski che preferisco,ma comunque un gran film.

BlackNight90  @  06/03/2010 02:09:22
   9 / 10
Il popolo russo è quello che più ha sofferto il dramma della Seconda Guerra mondiale, in termini di vittime ma soprattutto come trauma nella memoria collettiva. Tarkovskij lo sa bene, ma per fortuna rinuncia a qualunque tentativo di esaltazione patriottica o di propaganda retorica, realizzando, praticamente all'esordio, un film sull'infanzia negata e sugli effetti della guerra sulla psiche di un ragazzo qualunque.
Un vero e proprio grido di dolore nei confronti della barbarie, un poesia di immagini la cui bellezza è amplificata da stupende inquadrature e movimenti di macchina, soprattutto nelle scene oniriche, tra le più suggestive che ho mai visto.
'L'infanzia di Ivan' è un capolavoro che sarà sempre attuale, perché sempre la stessa è la follia dell'uomo. Ho visto pochi film di Tarkovskij, ma questo è quello che più mi è rimasto nel cuore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/02/2010 20:26:19
   8½ / 10
Molto bello questo film russo che racconta una storia difficile con maestria e dolcezza.
Splendide le scene oniriche,fulcro del film,come quella meravigliosa nel pozzo e quella finale,da pelle d'oca.
Tarkovskij è al suo primo lungometraggio e si impone con uno stile magnifico,alcune scene e carrellate sono eccezionali. Anche la storia è sviluppata benissimo e non mancano scene crude,come nel finale.
Trattato sulle barbarie della guerra,incredibile questa infanzia che ci è narrata,allo stesso tempo difficile da considerare tale.

Alla fine non trovo tante critiche da fare all'Infanzia di Ivan perché oggettivamente è uno di quei casi in cui è impossibile negare la bellezza del film. Forse a volte si discosta troppo dal tragico protagonista e dà troppa importanza agli altri personaggi,ma non l'ho trovato un difetto così grande anche perché è un film che riflette sulla guerra.
Dato che trattano un argomento simile,l'ho preferito di tantissimo rispetto ai 400 colpi di Truffaut sia per stile che per come viene trattato l'argomento.

bulldog  @  21/07/2009 03:14:53
   7 / 10
Il meno convincente di Tarkovsky,ottime le ambientazioni

Bathory  @  09/06/2009 01:19:49
   9½ / 10
Nessuno aveva mai raccontato la guerra con una tale delicatezza e crudo realismo allo stesso tempo.
Ivan è solo un bambino, ma le atrocità della guerra hanno fatto si che egli crescesse assai in fretta, difatti possiede la maturità, il cinismo e la risolutezza di un adulto.
Difatti nonostante la giovanissima età viene trattato alla stregua di un soldato, perchè Ivan non ha avuto il tempo di vivere quella che per ogni bambino dovrebbe essere una gioiosa e spensierata infanzia, se non per un brevissimo periodo (di cui abbiamo dei dolorosi e delicatissimi flashback che ci fanno vedere l'intenso rapporto con sua la sua amata madre); la guerra ha fatto nascere Ivan già uomo, già tristemente consapevole delle brutture del mondo, saltando la fase fondamentale della candida innocenza.

Tarkovskij è veramente grande nel delineare la complessissima figura di Ivan, le sue debolezze derivanti dalla giovane età, ma allo stesso tempo grande carisma e forza d'animo.

L'epilogo è devastante, per sempre mi rimarrà impressa l'ultima scena, che per inquadratura, intensità e solennità mi ha ricordato incredibilmente il giovanissimo Jean-Pierre Léaud ne i 400 colpi di Truffaut..

AKIRA KUROSAWA  @  04/06/2009 02:54:17
   9 / 10
bellissmo, il primo film del regista russo e secondo me tra i piu belli.
filmato in uno splendido bianco e nero, con una fotografia perfetta, bravissimo il bambino, perfetta la regia, tarkovskij dimostra di essere un grandissimo regista

drabin  @  23/03/2009 19:49:34
   9 / 10
Un'opera d'Arte, con la "A" maiuscola. Tarkovskij è praticamente al suo film d'esordio (se si eccettua "Il rullo compressore ed il violino"), e già mostra tutto il suo talento, la sua imparagonabile poesia e la sua iperbolica visività estetica. Piani sequenzi da brividi per una storia che facilmente sarebbe potuta scadere nel banale, ed invece, proprio grazie alla forza delle immagini, si eleva ad autentico inno rivoluzionario di libertà e di poesia. Un urlo represso, una vita strappata alla sua stessa natura. Mai nè in precedenza nè in seguito è stato affrontato il tema della guerra con una simile prospettiva. Sono le splendide inquadrature, gli immaginifici movimenti di macchina a spiegarci - senza alcun bisogno di pleonastiche parole - l'essenza della vita contrapposta alla stupida inutilità bellica. Il piano-sequenza nel bosco, in cui il militare cerca un approccio fugace con l'infermierina, dà i brividi: in pochi secondi fornisce uno spaccato unico ed irripetibile, dove l'amore si converte tragicamente nell'orrore della guerra, rappresentato dagli spari che interrompono il tentativo di avvicinamento fra i due. Le immagini disegnano i sentimenti tanto dei personaggi del film quanto i nostri, autentici fortunati a cui è permesso fruire di uno dei più grandi talenti cinematografici di sempre. Tarkovskij saprà fare ancora meglio (v. "Andreij Rubliov"), ma anche questo è indubbiamente un capolavoro, che trascende il tempo e lo spazio, consegnando alla Storia ed alle nostre coscienze una lezione di umanità unica ed eterna.

1 risposta al commento
Ultima risposta 11/10/2009 21.25.12
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Neu!  @  27/02/2009 16:47:38
   8½ / 10
è un film bellissimo... ma mi sembra un pò eccessivo che abbia la media più alta di Andreij Rubliov. non è uno dei capolavori di Tarkovskij, è un film bellissimo, ma anche Solaris e Stalker gli sono superiori

Invia una mail all'autore del commento wega  @  30/12/2008 11:57:39
   8½ / 10
Il primo lungometraggio di Tarkowskij, "L' infanzia di Ivan" è un film trucido e vero, con "La Ballata di un Soldato" uno dei più significativi del cosidetto "disgelo". Guardando questo bellissimo film uguale ad altre mille storie vere di una realtà che a molti è ignota, ho avuto la sensazione che si trattasse di un' opera autobiografica del regista, almeno metaforicamente. Sono già presenti qui le caratteristiche dell' autore russo, come la poesia del linguaggio, la capacità di far confluire i rumori, lo specchio come riflesso ingannevole, e curiosa la presenza abbastanza insistente di una campana. Un film bellico atipico, perchè sospeso tra realtà e fantasia, dal punto di vista di un bambino che ne è il vero protagonista. E come altrimenti raccontare la guerra filtrata dagli occhi pur sempre innocenti dell' infanzia?. Grande profondità di campo, e il Bianco delle betulle non si dimentica in fretta.

Federico  @  29/11/2008 16:46:55
   10 / 10
il voto dice tutto, chi non l'ha ancora fatto veda subito quest'opera

vitocortesi  @  01/06/2008 03:31:18
   9½ / 10
Un film di sublime bellezza con delle sequenze memorabili.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  26/02/2007 23:11:52
   9 / 10
Quando usci' "L'infanzia di Ivan" sul grande schermo, Tarkowskij fu sospettato di eccessive simpatie per l'occidente, di compiacimenti formalistici e di compromissioni con le ideologie piccolo-borghesi, rivelate dal suo disimpegno nei confronti del realismo socialista.
Il senso poetico del film consiste nel denunciare il male della guerra senza tener conto se è una guerra giusta o ingiusta, tenendo ben presente che non esistono guerre giuste.
Il contrasto tra le atrocità della guerra che costringono Ivan a maturare il sentimento dell'odio e della vendetta, ed i flah backs che nel corso del film strappano il ragazzo alla sua condizione di dolore per ricondurlo alla soavità dell'infanzia, agli abbracci della madre, alle corse spensierate lungo la riva del mare è di una bellezza impressionante.
La magia delle immagini, il rumore dei colpi di fucile e dei razzi, i paesaggi devastati, gli acquitrini, i lunghi silenzi, i cavalli che mangiano le mele, il sorriso della mamma morta.
La contrapposizione dell'oscuro sfondo della guerra, con la luminosità dei ricordi felici è qualcosa difficile da dimenticare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/10/2006 11:09:43
   9 / 10
Uno dei pochi film di Tarkovskji trasmesso (almeno fino a pochi anni fa) con regolarità sul piccolo schermo.
Ne conservo un vago ma prezioso ricordo: un'opera bellissima sul mondo dell'infanzia stravolto dalla guerra e dall'abuso di potere (o meglio sull'infanzia che non c'è").
Il tema dell'orfanismo affettivo e sociale è evidentemente molto sentito in Urss, ma qui c'è soprattutto spazio per una forte emotività interiore del bravissimo protagonista, cio' che sorprende è ancora la sua maturità espressiva e, in particolare, il comportamento degli adulti nel film, che con molta naturalezza intercedono con lui come se fosse un loro coetaneo, un'adulto.
Con questo film probabilmente T. avverte la negazione temporale dell'uomo, a causa dei devastanti disastri sociali che ne hanno brutalmente osteggiato lo sviluppo

Anders Friden  @  29/01/2006 20:16:24
   9 / 10
Tecnicamente ineccepibile e trama sempre interessante nel condurre una protesta che Tarkovskij avrà probabilmente vissuto in primo persona.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  29/12/2005 12:39:18
   9 / 10
Anche se adoro Tarkosky... su questo film ci andavo un po prevenuto... me l'immaginavo un po didascalico e retorico... invece... mai dubitare del grande Andrei... un film asciutto e cinico.... la guerra in tutta la sua crudeltà...
chissà se anche Nostalghia e il Sacrifcio (su entrambi nutro qualche dubbio)... che ancora mi mancano, non mi riservino altre piacevoli soprese

Rusty il Selvag  @  08/11/2005 23:29:31
   10 / 10
attualissimo dopo oltre 40 anni, scena finale eccezionale insieme alle croci

abbattute tra le trincee.



la mia opinione  @  09/08/2005 22:55:03
   8 / 10
Molto bello, non il miglior film del regista russo ma da vedere, chiaramente l0'invito è rivolto agli estomatori di un certo tipo di cinema, quello takoskiano è nella scena alternativa il migliore.

Dark Funeral  @  16/07/2005 16:51:36
   9 / 10
Bello molto bello, consigliato a tutti.

silvhia80  @  08/06/2005 22:06:09
   9 / 10
E' l'ultimo film che ho visto del regista russo. Bello si come sempre anche se è piu' pesante sia per trama che per altro. Comunque Tarkovsky è un mito.

Moderator  @  04/06/2005 02:50:23
   8 / 10
sempre unico ma ovviamente meno maturo. cmq sia non si discute, questo è cinema

bea80  @  17/04/2005 15:53:57
   9 / 10
Come dicevo questo è il miglior film di tarkovskij insieme a "Stalker". Bellissima fotografia in bianco e nero. Molto bello.

adorno  @  10/12/2004 22:21:11
   10 / 10
La guerra viene messa alla berlina, ancor prima degli orrori del Vietnam, e criticata proprio da quel regista che verra´ giudicato insieme a Stanley Kubrick per molti versi tecnico-cinematografici e altri filosofici, in anticipo sui tempi. Uno dei primi film denuncia su ogni azione bellica, dal fine nobile o bieco.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  20/09/2004 14:30:50
   10 / 10
Un modo nuovo per affrontare gli orrori della guerra, il primo grande film di Tarkovskij, che qui stempera l'orrore della guerra con la poesia e la poetica degli ultimi della terra. La guerra distrugge tutto, e per prima cosa l'innocenza, e tutto inghiotte. La Storia è presente in modo forte ma è simbolo dell'irrazionalità dell'uomo. Questa storia in cui il regista perderà sempre più fiducia e che diverrà nei film successivi sempre più un pallido lume nel desiderio violento di spiritualità.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  03/09/2004 12:28:28
   9 / 10
Film molto moderno nonostante abbia + di 40 anni; una continua indagine della realtà come del resto negli altri film di tarkovskij. Film dall'assoluto candore e dalla stupefacente profondità, racconta il dolore e il silenzio attraverso gli occhi di un dodicenne. Intenso.

hiroshi  @  26/08/2004 20:08:15
   10 / 10
il primo film di tarkovskij, contro la guerra e contro la storia. per la poesia.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/08/2004 22:43:46
   10 / 10
La guerra vista attraverso gli occhi dell'innocenza.
Capolavoro

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