magnificat (1993)

Oddio non mi ha preso per niente sto malloppone di Avati. Intreccio di storie in epoca antica (decimo secolo) volte a mostrare la fede verso la religione nonostante non vi siano prove reali o segni dell'esistenza di Dio. Il suo punto debole è il non avere una trama concreta ma di fare una panoramica generale di varie storielle e situazioni e alla fine vince la noia. Comunque non pessimo, ma ci vuole la serata giusta e deve piacere il tipo di film, altrimenti addio.

Un notevole film gotico di Avati, ma soprattutto una splendida realizzazione. L'intensità filmica di alcune sequenze non ha niente da invidiare a un capolavoro come Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi. Graditissimo rientro di Luigi Diberti al cinema

Nel Medioevo si intrecciano varie vicende con luogo comune la Religione con tutte le sue superstizioni e credenze antiche...
Un Mondo affascinante e pericoloso raccontato da una voce fuori campo , forse troppo presente, che porta il film ad avere un tono documentaristico!
Cast e musiche di buon livello reggono un film curioso e originale!

Interessantissimo ritratto medievale di Pupi Avati, un film meritevole per il taglio del racconto, dal contenuto importante.
Va detto però che se da un lato il taglio documentaristico aiuta molto la resa del ritratto medievale, dall'altro non riesce a giustificarne la durata.

Purtroppo classico film da festival, operazione autoriale meritevole ma che lascia il tempo che trova.
Ha avuto il suo momento di gloria a Cannes, ma come spesso capita per questo tipo di film successivamente, non solo sono snobbati dal pubblico ma sono dimenticati anche da chi ha detto di amarli.

Classico film da cineforum scolastico.

Secondo me uno dei migliori film di Avati, ambientato fra l'altro in un epoca poco conosciuta. Non vengono raccontati episodi particolarmente rilevanti quanto uno spaccato di quotidianeità di un mondo arcaico con forti radici spirituali dominate dal cristianesimo, ma con forti reminiscenze pagane. interessante nell'esporre una costante ritualità quasi propiziatoria, la ricerca di segni e di un contatto con il soprannaturale. Molto efficace inoltre la presenza della morte in molte sue forme: da quella fisica a volte violenta, la morte interiore, la morte anche intesa come mutamento e rinascita. Molto bravo Arnaldo Ninchi nel ruolo del boia.

Il risultato più alto per quanto riguarda l'ottimo cinema di Avati?

Molto probabilmente sì, ma la messa in mostra è comunque molto macchinosa, frammentata, la visione è densa, difficile (tutti questi elementi non son per froza difetti ad ogni modo).

Verissimo, molto indicata la visione scolastica di formazione; film di dramma, ambientato nel passato, molto religioso, a struttura episodica (comunque a volte slegati fra loro); qua e là non si rinuncia però ad un certo semicompiacimento (tipo l'inquadrare le mani rovinate e bruciate di un uomo che ha tenuto un'asta in ferro resa rovente, particolare esploitativo evitabile imho, visto anche il contesto narrativo).

Ottimi gli attori, grandi musiche di Ortolani (proprio in questo periodo stò notando che questo grande compositore ha lavorato spesso con Avati, che dire, ottima coppia) per un film non per tutti, molto impegnato e sentito, di difficile vendibilità e diffondibilità dati i tempi che corrono ma ad ogni modo un filmone.

Interessante quadretto di vita alto-medievale: situazioni plausibili in quel tempo che illustrano i modi di concepire la vita dell'epoca. Da vedere a scuola.