marianna ucria regia di Roberto Faenza Italia 1997
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marianna ucria (1997)

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locandina del film MARIANNA UCRIA

Titolo Originale: MARIANNA UCRIA

RegiaRoberto Faenza

InterpretiPhilippe Noiret, Roberto Herlitzka, Laura Morante, Emmanuelle Laborit

Durata: h 1.48
NazionalitàItalia 1997
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 1997

•  Altri film di Roberto Faenza

Trama del film Marianna ucria

Sicilia, prima metà del Settecento. La vita della famiglia palermitana degli Ucrìa, è un susseguirsi di matrimoni, di balli, monacazioni e impiccagioni. Ad una di queste esecuzioni la dodicenne Marianna viene portata dal nonno con la segreta speranza che lo shock possa guarirla dal suo mutismo. Protetta dalla nonna, avvolta dall'amore di una madre disperata e taciturna, la ragazzina è costretta a sposare all'età di tredici anni il vecchio Duca Pietro che è anche il fratello della madre. Diventata una donna apprende da un istitutore francese, il linguaggio dei segni e il piacere della letteratura.

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Voto Visitatori:   7,25 / 10 (6 voti)7,25Grafico
Miglior fotografiaMiglior scenografiaMigliori costumi
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi
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Voti e commenti su Marianna ucria, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

JOKER1926  @  08/01/2021 23:35:32
   9½ / 10
Decretare la grandezza di un film non è mai un processo scontato, ancora più difficile è stabilire la perfezione di un'opera.

"Marianna Ucria" di Roberto Faenza, stringe al cospetto della sua identità entrambe le cose, questo del 1997, è un film che si avvale di tutte le armi più pesanti per la rappresentazione, fra l'immensità e la più aurea compiutezza.

[La sanguinosa constatazione circa "Marianna Ucria" risiede, essenzialmente, nel fatto che questo prodotto sia stato letteralmente abbandonato e dimenticato da tutti. L'unico riconoscimento di prestigio è dato dai premi del David di Donatello.
Nel concetto di arte sublime, però, appuriamo anche un altro cruciale fattore: l'arte non può appartenere a tutti.]

"Marianna Ucria" infatti ha le stigmate del film che si innalza istantaneamente a Capolavoro, la storia trasporta lo spettatore nel contesto siciliano del settecento, i personaggi dell'opera di Faenza sono impelagati in un rigido e barocco contesto sociale d'altri tempi, nel nome di una mentalità a fortissime gradazioni patriarcali.
Il contesto è portato in auge con una forza espressiva madornale, lo spettatore è lanciato in un circuito d'atmosfera incommensurabile e metafisico. La sequenza iniziale della condannata a morte, offre un disegno di remote atmosfere siciliane, sembra di essere lì, "Marianna Ucria", sotto questi aspetti, funge da precisa macchina del tempo. Il pubblico non vede la scena, ma è nella scena.
In questo spaccato storico nasce e vive la giovane Marianna, ragazza sordomuta ma dall'incredibile talento e innata cultura.
Nella stratificazione/gerarchia di una famiglia siciliana, Marianna è la sola a differenziarsi dal gruppone, in ella alberga un forzato e assordante silenzio. Sono poche le figure che concepiscono/carpiscono Marianna, in primis troviamo la figura della nonna e del nonno.
Il plot di Roberto Faenza è molto chiaro, il film non può non partire da un'illustrazione sociale e mentale di una ridondante e trasversale società: schiavitù di uomini, matrimoni accelerati e maschilismo.

La forma dell'opera è di quelle che travalicano qualsiasi concetto temporale, la scenografia e i costumi fanno di "Marianna Ucria" (anche) un fedelissimo ritratto/documento storico. La fotografia tratteggia il resto, coadiuvata, da un gioco coreografico di terminale fattezza. Nasce un'osmosi dal sapore gotico e ampolloso che cristallizza in maniera ideale le intenzioni della stessa messinscena.
E' proprio nella messinscena la prima grande esattezza del film, l'arte accompagnata da un spettacoloso e insuperabile lavoro musicale, consente ad ogni singola sequenza di essere poesia; ogni fotogramma del film, potrebbe essere un quadro da salotto dell'anima.
Il cast selezionato dona prove oltre la media, Emmanuelle Laborit è l'attrice che interpreta la protagonista da grande, ed è anche quella più importante.
Laborit è alle prese con un personaggio non semplice, se la prima Marianna soffre da bambina, quella dell'attrice è invece l'ultima versione umana di Marianna, aumenta il dramma perché aumenta la maturità e la consapevolezza della mente.
Tra gli altri attori, rammentiamo Roberto Herlitzka, prova secca, sofferta e decadente.
Il primo verdetto circa l'analisi "tecnica" offre un responso netto e senza repliche, "Marianna Ucria" è uno dei massimi affreschi cinematografici, fra immagini e musica, della storia italiana.
Sul fronte del contenuto, il film probabilmente si spinge persino oltre.
Quella di Marianna Ucria è un'immagine dotata di una irrefrenabile empatia, crea un misticismo in scena. In ambito cinematografico una tale icona è paragonabile a poche altre, in un discorso di parallelismi possiamo rammentare le donne di "Sussurri e grida", "La fontana della vergine" e "Agnese di Di0." Il parallelismo da noi proposto non è banale, visto che questi film citati fanno parte dell'élite del Cinema di tutti i tempi.

Il film di Faenza è un'antologia artistica di varietas, avvertiamo in questa produzione il tecnicismo delle grandi messinscene come "Barry Lyndon" e di altri film di grandissimi cineasti. La scena qui, a differenza di alcune operazioni furbe e retoriche, coniuga la propria magistrale classe visiva al servizio di una profondità umana che francamente, non abbiamo (quasi) mai visto altrove.

Le tematiche affrontate in "Marianna Ucria", fra illuminismo, sentimenti e lettere, dirottano la pellicola verso un intellettualismo cinematografico che diventa, in maniera indeclinabile, materia trascendentale.

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