Intellettuale russo viaggia in Italia sulle tracce di un compatriota, musicista del Settecento morto suicida. Gli fa compagnia una bionda italiana, ma la nostalgia per la madrepatria lo consuma.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Nostalghia è un film difficile. E' facile, sostanzialmente sulla scorta di quanto già visto, ritenerlo per un film pretenzioso, snob, irritante e noioso. E' un film sicuramente imperfetto, ove i temi cari al regista sono sintetizzati in modo estremo. C'è chi non capisce nulla e lo reputa un capolavoro, c'è chi si annoia fino all'inverosimile e lo bandisce dalla propria classifica personale, ma lasciatemelo dire: c'è chi, come il sottoscritto, lo reputa un grande film. Tarkovskij è sempre stato molto umile ed autocritico (riconosceva sempre di aver esagerato con certe lungaggini quando queste mettevano a dura prova la pazienza dello spettatore), come lo è un vero artista. Egli riteneva che un film deve mettere alla prova lo spettatore, costringerlo ad essere vigile ed attento per poter dargli una propria interpretazione, quale esperienza di vita. E' facile rinnegare questo film (francamente la prima volta che l'ho visto non mi era piaciuto), quanto lo è morire dissanguati all'ascolto di un'opera di Wagner. Ed è legittimo: per troppo tempo abbiamo visionato film pretenziosi ed inutili, scambiati per vera arte. Dunque Nostalghia può risultare noioso, ma a parere mio (criticabilissimo) v'è, dietro alla sua estetizzante scansione di inquadrature uno sforzo sovraumano: quello di suscitare emozioni autentiche. In pratica nostalghia veicola un grido d'aiuto contro i processi individualistici dell'uomo, mediante l'orrore pubblicitario e mostruoso di un suicidio, sincronizzato ad un messaggio di speranza: il sacrificio di Gorcachov, il russo, idealista forse e irrimediabilmente attratto dalla follia di Domenico. Per la cronaca: in Russia soprattutto i pazzi erano considerati dai più come degli illuminati, in quanto specchio della natura umana. Tarkovskij nel corso della sua durissima e tragica vita (ricordo che a malapena riusciva a pagarsi le bollette della luce) è stato immensamente onesto e sincero ed eroico nel denunciare (nonostante il suo pessimismo) l'esistenza di un processo spirituale fondamentalmente distaccato da quello materiale, e di un forte legame tra noi e la Russia (e quindi tra ogni nazione e l'altra) nell'ultima, struggente inquadratura dell'Izba contenuta dentro la cattedrale italiana. Personalmente mi ha coinvolto e commosso. Punti negativi: lievemente irritante l'apporto di Guerra, un po' frammetarie le citazioni dei suoi temi preferiti. Il personaggio dello scrittore russo a tratti è criptico e "antipatico". Eccessivamente sintetico e misurato. Rimane per me un grande film (imitatissimo il suo stile, soprattutto da gente come Von Trier), sostanzialmente inadatto ad un pubblico ipercinetico-, con tutte le sue limitazioni dovute NON ad un atteggiamento snob, piuttosto, come qualcuno ha suggerito, ad una eccessiva chiusura in sè.
P.s. se c'è un regista da linciare (permettetemi di dirlo) io me la prenderei con Kim Ki Duk e la sua poetica veramente criptica e fine a sè stessa (mi riferisco in particolare al suo Primavera, estate, inverno...e ancora primavera), come omologazione alla "pillola di saggezza orientale predigerita per le mezze calze occidentali"; se siete estimatori di quest'ultimo non potete lamentarvi di Nostalghia!