Nanisca (Viola Davis) è al comando di un'unità militare composta solo da donne e Nawi (Thuso Mbedu) è una giovane ma ambiziosa e volenterosa nuova recluta. Insieme combatteranno i nemici che hanno violato il loro onore, reso schiave le loro genti e che minacciano di distruggere tutto ciò che rappresenta il loro mondo.
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La storia delle "Amazzoni del Dahomey" durante il regno di "Re Ghezo" e la ribellione nei confronti dell' "Impero Oyo" per la loro indipendenza, diretto dalla Prince-Bythewood in maniera avventurosa. Un film che dalle scene iniziali mi ha trasmesso sensazioni positive che si sono confermate fino alla fine nonostante la durata di oltre due ore. Lo stile di vita delle "Guerriere Agojie" viene descritto in maniera abbastanza accurata, scene di guerriglia tecnicamente ben dirette con violenza saggiamente contenuta e le inevitabili sottostorie di amicizia e twist familiari che non stonano. Il cast corale riesce a dare vigore alla vicenda con Viola Davis il generale "Nanisca", le fide guerriere Lashana Lynch "Izogie" e Sheila Atim "Amenza" con la carinissima esordiente nel grande schermo Thuso Mbedu nel ruolo della novizia ma decisa "Nawi". Un bel film che ci fa scoprire una vicenda storica poco conosciuta.
Un epic movie che ricicla tutte le stereotipie hollywoodiane: storiella d'amore inutile, coming of age di riscatto dal passato di violenze, legami famigliari taciuti. Tutto bello e infiocchettato, zuccheroso e patinato, mai spinto sul gore, mai veramente cattivo, mai critico quadro storico. La riflessione sul femminismo e l'antirazzismo è così accessoria e didascalica che finisce finanche per essere banalizzata. Hollywood in caduta libera.
Prodotto dozzinale e un po' artificioso che usa un tema dalle più grandi potenzialità. Sembra uno di quelli fatti con lo stampino hollywoodiano, ciò non significa che non abbia qualità, anzi. Senz'anima e a mio parere queste guerriere la meritavano.
Film piuttosto convenzionale su delle guerriere amazzoni in un villaggio africano al tempo della tratta degli schiavi. Parte finale piena di retorica piatta a favore delle donne, forse anche dannoso per la superficialità con cui tratta il tema dello stupro e delle conseguenze di un concepimento dovuto allo stupro stesso.
Potrei liquidarlo citando Silvio Danese: "Amazzoni contro schiavisti: l'action [militarista] ai tempi del #meToo". Potrei aggravare la stroncatura aggiungendo che l'epico annulla il melò sentimental'e viceversa. Ma la situazione è ancor più seria: una cultura dell'effimero ch'appositamente non lascia tracce di sé poiché sulla desertificazione dei ricordi edifica eterni reboot (si legga l'articolo di Francesco Gerardi su "Avatar 2": https://www.rivistastudio.com/avatar-la-via-dell-acqua/).
Non perfetto in ogni dettaglio ma è un prodotto nato per intrattenere e lo fa bene, mostrando più qualità che difetti, coinvolgendo in maniera più che valida. Storia avvincente, ben costruita, soprattutto sul versante visivo-coreografico, interpretata e diretta bene che riesce a trasmettere sensazioni positive e mantenere vivo l'interesse fino alla fine, nonostante le oltre due ore di durata. Buon film, vale la pena vederlo.
Tralasciando la veridicità della storia del Dahomey (società crudele e cruenta) che passa in secondo piano e che non mi interessa (la tratta degli schiavi era e sarà sempre un abominio),valuto il film solo per ciò che trasmette, e cioè, una versione femminile delle amazzoni e dei guerrieri spartani del film 300, un corpo di guerriere femminili, le Agojie. Ebbene le scene coreografiche sono spettacolari, le guerriere sono altezzose e fiere della loro liberazione da costrizioni e restrizioni. L'interpretazione non è memorabile, infatti nessuna delle attrici supera le altre in bravura, perchè è una recitazione corale più che individuale. Un prodotto Hollywoodiano con molti difetti ma tutto sommato discreta.