La guerra di Corea ha lasciato tracce indelebili nella mente di un soldato, che già sul fronte aveva dato segni di turbamento. La sua vita sembra apparentemente normale, ma il suo ex comandante, che si è recato a visitarlo, si accorge che il giovane è in qualche modo collegato a una serie di misteriosi omicidi sui quali la polizia sta indagando. Un senatore del Congresso sembra essere la successiva vittima.
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Film complesso da valutare, pochè regala dell'ottima suspence, ma lascia troppo aperti dei dubbi sul coinvolgimento segreto di personaggi secondari. Resta comunque una visione consigliata, con prove attoriali di alto livello, in particolare Angela Lansbury.
Mi dispiace non averlo apprezzato come avrebbe meritato. Perché da un punto di vista della qualità, è un signor film: in particolare la scena dell'abboccamento tra Janet Leigh e Frank Sinatra è cinema di alto livello.
Peccato per una trama non sempre fluida, forse anche troppi avvenimenti e non sempre logici, per un tema per il quale già in partenza non è che provassi chissà quale attrattiva. Anche i momenti onirici creano più confusione che altro.
Coinvolgente thriller fanta-politico di un ottimo Frankenheimer che porta la guerra fredda Usa/Russia sullo schermo non andando troppo lontano dalla realta' del momento in cui girava il film. Crudele in molti frangenti, vengono eliminati personaggi importanti e anche il finale, non cosi inatteso, regala pathos. Avvincente. Non cosi potente il remake di qualche anno fa.
Diretto bene e con attori perfetti nelle loro parti(direi che sono loro a tenere su il film). Il problema è la trama che mette come sottointeso una tensione da guerra fredda(che ormai nessuno sente più) soprattutto nella prima ora contornata da forzature tra i rapporti dei personaggi abbastanza palesi(spoiler). Detto questo la seconda parte è cinica, tiene bene la tensione e vale la pena.
Alcuni membri di un plotone di soldati rientrato a casa dalla guerra di Corea inizia ad avere incubi ricorrenti sugli accadimenti in merito a una missione di pattugliamento. Uno di loro, il capitano Marco, decide di investigare e scopre un'agghiacciante verità... Uno dei thriller più caratteristici del suo genere, per anni ho associato il suo titolo al remake omonimo con Denzel Washington, di cui ho intravisto spezzoni in televisione per anni senza mai guardarmelo veramente. Ancora adesso non sono molto sicuro di quanto la storia in sé, sia la versione vecchia che quella nuova, goda di popolarità presso il grande pubblico, ma immagino che a lungo andare non abbia importanza. Ciò che conta è che ho sempre avuto l'impressione che questo originale fosse più un film minore che un caposaldo nel vero senso della parola, un'opera di prim'ordine per intenderci, e niente di quello che ho visto mi ha fatto cambiare idea. Ora, non stiamo parlando necessariamente di un brutto film, visto che gli elementi di base sono tutti validi: la regia di Frankenheimer è solida, le recitazioni, Sinatra ed Harvey in primis, sono convincenti ed ispirate e il comparto tecnico è davvero ineccepibile: si distinguono in particolare un bianco e nero che aumenta il senso claustrofobico e paranoico della vicenda e un montaggio a tratti notevole.
In particolare il piano sequenza in cui i soldati del plotone vengono sottoposti al lavaggio del cervello, dove la stanza vera e lo spazio finto ricreato nelle menti degli uomini si alternano senza soluzione di continuità in quella che sembra un'unica sequenza senza tagli.
I problemi, semmai, derivano dalla storia stessa, e più precisamente dal suo svolgimento: di per sé sarebbe già abbastanza intrigante da suscitare l'interesse necessario a seguire le due ore di durata, ma la sceneggiatura nel tentativo di aumentare il clima di confusione sia nei personaggi che nello spettatore sceglie una serie di soluzioni narrative che complicano troppo l'andazzo della trama. Un paio di personaggi e sottotrame di troppo
La ragazza con cui Marco intreccia una relazione che sta lì, tanto per, senza uno scopo preciso oltre quello di esibire un bel faccino o anche l'idea che la madre di Shaw intenda vendicarsi sui comunisti con cui si era messa per aver scelto proprio suo figlio come assassino, messa lì all'ultimo momento senza avere un peso nella storia. Così come il complicato metodo per "attivare" la programmazione di Shaw: non basta la sequenza di parole al telefono, no, quelle lo spingono solo a giocare a solitario finché non spunta fuori la carta giusta, solo allora diventa veramente attivo. Ma farla un po' più semplice no?
Il piano sequenza di cui parlavo sopra avviene nei primi dieci/venti minuti del film e svela, come fosse la più assoluta normalità, l'operazione del lavaggio del cervello ad opera dello scienziato russo. La rivelazione viene fatta troppo presto, togliendo di fatto qualsiasi accenno di suspense che la storia e l'indagine possano provocare, visto che si sa già dove si andrà a parare.
spezzano la fluidità del racconto, e a questo si aggiunge anche un ritmo purtroppo discontinuo e non serrato come dovrebbe; ne risulta che lo svolgimento narrativo diventa alquanto difficile da seguire anche per chi, come me, l'idea di base della storia già la conosce. Alcune bizzarrie inserite qui e là non aiutano a migliorare la situazione.
Vedere Frank Sinatra mollare colpi e mosse di karate credo sia una delle cose più surreali che abbia mai visto in vita mia.
Alla fin fine, la baracca la salvano alcune sequenze ben riuscite, soprattutto il finale, qualche buona interpretazione e lo spunto di base, sufficiente a reggere l'attenzione pur con tutte le stranezze con cui è stata condita in fase di sceneggiatura. Così, quello che poteva essere un grande film finisce con l'essere soltanto buono, godibile, accettabile. Ma purtroppo niente di più.
Il thriller fantapolitico per antonomasia. 55 anni e non sentirli. La scena del lavaggio del cervello più la vedo e più la trovo assolutamente geniale, e posso assicurarvi che non sono uno che ama abusare di questo aggettivo. Devo per forza trovargli un difetto?
La liaison Sinatra-Leigh risulta posticcia e fuori contesto…ricordo che la prima volta che lo vidi sperai fino alla fine che la Leigh fosse anche lei in qualche modo coinvolta nel complotto (purtroppo così non è)…sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta di un film che rimane comunque bellissimo e sorprendentemente in anticipo sui tempi.
Ammetto di averlo visto dopo il recente remake di Demme - che non è indimenticabile; Va' e uccidi è caratterizzato da una prima parte molto lenta e descrittiva, in cui si fatica a capire dove la sceneggiatura voglia andare a parare. Poi, quasi d'un tratto, il film svolta e con il suo carico di inquietante drammaticità rapisce lo spettatore fino alla spettacolare sequenza finale. Buona prova di Sinatra ( che come attore non ho mai amato troppo ) e di Harvey specialmente, una specie di automa vivente; la Lansbury, in una parte secondaria, non è mai stata così arpia.
Strepitoso thriller (fanta)politico di Frankenheimer, incredibilmente profetico. Tensione altissima e trama cupa e pessimista, con personaggi ottimamente delineati (la Lansbury su tutti, stellare) ed un finale che lascia a bocca aperta. Una lezione di cinema, nel genere. Unica pecca il personaggio di Janet Leigh, evidentemente posticcio e frettoloso, probabilmente un obolo da pagare al cinema"classico", per dare qualche punto di riferimento allo sconcertato spettatore.
Visto solo ora è stato subito amore. Un thriller di fantapolitica inizialmente snobbato dalla critica ma poi ridistribuito nel 1987. Un film coinvolgente, incredibilmente attuale e straordinariamente interpretato da tre attori in stato di grazia. Cattiva come non mai Angela Lansbury e convincenti Harvey e Sinatra. Sceneggiatura tratta dal romanzo di Richard Condon del 1959 solida e interessante. Consigliata la visione.
La debolezza dell'individuo moderno schiacciato da forze superiori fino a ridurlo a semplice burattino, annullato nella sua personalità. Per chi ama il genere fantapolitico, il thriller di Frankenheimer è un titolo imprenscindibile, un condensato di paranoia che si insinua sotto pelle. Bravissimi tutti gli attori, dalla fragilità di Harvey fino alla perfidia di Angela Landsbury, totalmente all'opposto del volto rassicurnte della Signora in giallo.
Per l'epoca un film geniale e con personaggi notevoli. Non tutto è venuto benissimo e forse lo stesso Sinatra non mi ha convinto del tutto, ma resta un film da vedere assolutamente. Come sempre la Lansbury è eccellente.
Un bel thriller fantapolitico che anticipa alcuni avvenimenti che faranno la storia recente dell’America. Forse eccessivamente tedioso in alcuni momenti, ma teso e angosciante quanto basta, diretto egregiamente da Frankenheimer e ben recitato dagli attori, soprattutto dalla Lansbury.
Gli americani a quei tempi non perdevano alcuna occasione per ostentare le loro tendenze anticomuniste e lo si vede anche in questo film. Ma nonostante questo piccolo (non troppo piccolo in realtà ma sorvoliamo) riferimento politico, Và e uccidi resta un grande thriller, una storia particolare di lavaggi del cervello che ricorda vagamente Arancia Meccanica, un mistero con tanti tasselli da rimettere insieme. E' sicuramente da rivedere. Chissà se il remake con Denzel Washington è all'altezza...
Classico della fantapolitica anni '60, imprenscindibile.
Harvey si aggira con sguardo allucinato, usato come assassino in macchinazioni politiche al di la di ogni immaginazione. "The manchurian Candidate" ha una impressionante forza visiva, è surreale, paranoico, quasi quanto i maggiori spionistici degli anni '70 del dopo watergate, e cioè + di 10 anni dopo.
Alla sua uscita fu snobbato, ma dopo pochi mesi un politico, anzi un presidente fu ucciso davvero sotto gli occhi del mondo. Davvero impressionanti per l'epoca le surreali, quasi wellsiane, sequenze dell'incubo, per non parlare del tremendo, amarissimo epilogo.
Johnathan Demme 2 anni fa ne fece un superbo remake aggiornato però ai nostri tempi sostituendo il trio di protagonisti, la stupefacente Angela Lansbury , Frank sinatra e Laurence Harvey, rispettivamente con Meryl Streep, Denzel Washington e Liev Scheiber. Il confronto regge per tutti e tre.
Frankenheimer era un grande regista e questo rimane uno dei suoi capolavori.