Rupert Turner è sempre stato un grande fan di John F. Donovan, star del cinema e della televisione, morto solo e in disgrazia dopo una serie di scandali che lo hanno coinvolto. Dopo la sua morte, Rupert racconta, in un'intervista con la giornalista Audrey Newhouse, la sua amicizia epistolare con l'attore durata cinque anni e inizia quando aveva undici anni. Attraverso le loro lettere Rupert racconta la sua vita tormentata, tra i compromessi con la fama e pregiudizi che hanno ostacolato la sua breve vita.
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Dolan canna totalmente il suo primo film americano, perdendo di vista l'omogeneità del montaggio. Ci sono le sue scelte vistose, ma non sono giustificate da una storia fatta di personaggi deboli, a cui manca una forte motivazione. Lo stesso protagonista, presente nel titolo, fulcro della narrazione e anche interpretato bene(a sorpresa) da Kit Harington, è un personaggio debole il cui dramma non appare mai forte come dovrebbe essere. Un'altra scelta deleteria è quella di non mostrarci mai la corrispondenza fra i due, che non crea il mistero probabilmente voluto ma toglie interesse e consistenza a ciò che stiamo guardando. Gli attori sono bravi e diretti bene, ma il film non regge, seppur non sia da buttare nel cesso. Il problema è l'omogeneità, sotto ogni punto di vista: colorazione, inquadrature, ritmo, relazioni fra i personaggi... Va benissimo lo stile di Dolan, ma non quando egli stesso non è in grado di giustificarlo nè di fargli generare un'ulteriore costruzione del senso.