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Secondo atto della saga sul leggendario eroe popolare cinese Huang Fei Hong, questa volta alle prese con i fanatici del Loto Bianco, che dalla loro società vorrebbero cacciare tutti i cinesi accusando loro di essere gli artefici di una rapina in banca. Fei-hong metterà al servizio della sua gente tutta la forza e la saggezza di cui è dotato per smascherare i veri artefici del misfatto. Tsui Hark è il più noto regista honkonghese insieme a John Woo, nonché uno dei promotori del "rinascimento" cinematografico cinese degli anni '80 e '90; nelle sue opere, ritroviamo il wuxia pian, il western all'italiana, le storie di samurai e le arti marziali, ma con nuove forme e nuovi contenuti rispetto alle rappresentazioni dei precedenti registi. Hark, infatti, pensa anche all'aspetto commerciale dei suoi prodotti e aggiunge elementi rapportabili anche alla cultura occidentale: si limita all'essenziale ed evita i noiosi accademismi, purifica anche la singola inquadratura dalle eventuali incrostazioni di maniera, aumenta il ritmo dell'azione anche a discapito della componente drammatica, abbassa i toni di critica sociale per dedicarsi a una rappresentazione più ludica. Ed ecco che il bacino d'utenza si allarga smisuratamente, il genere è apprezzat(issim)o anche in Europa e in America, ma anche nei paesi del Terzo Mondo, e Hark è definito in patria "il più Occidentale dei registi". Parlando del film, sebbene con qualche pecca di sceneggiatura (la traduzione italiana non ha giovato immagino!), non c'è dubbio che sia gradevolissimo e che scorra via in men che non si dica, grazie alla sobrietà del tono (come già detto sopra) e sopratutto alle spettacolari coreografie di Yuen Woo-ping al servizio di formidabili (e impressionanti!) attori, stunt e atleti del kung fu. La sequenza del combattimento finale tra Jet Li e Donnie Yen lascia a bocca aperta. Insomma un film da non lasciarsi scappare, consigliato non solo agli amanti del cinema hongkonghese!