e il vento fa il suo giro regia di Giorgio Diritti Italia 2005
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e il vento fa il suo giro (2005)

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locandina del film E IL VENTO FA IL SUO GIRO

Titolo Originale: E IL VENTO FA IL SUO GIRO

RegiaGiorgio Diritti

InterpretiThierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Aghilante, Giovanni Foresti

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 2005
Generecommedia
Al cinema nel Giugno 2005

•  Altri film di Giorgio Diritti

Trama del film E il vento fa il suo giro

Il film racconta del pastore francese Philippe Héraud che, in seguito alla costruzione di una centrale nucleare, decide di lasciare la regione dei Pirenei per andare ad abitare lontano con la moglie e i tre figli. Tornando da un giro di perlustrazione in Svizzera e Valle d'Aosta capita nelle vallate occitane della provincia di Cuneo e scopre Chersogno, un piccolo villaggio situato nella parte alta di una di queste valli. Qui Philippe incontra alcune persone, tra cui il sindaco, che vogliono facilitare il suo trasferimento: lo aiutano a trovare una casa dove abitare, dei prati dove pascolare le capre, stalle e stanzoni per produrre i formaggi, il tutto sperando che il lavoro del nuovo arrivato serva da esempio e da stimolo per alcuni giovani che rischiano di lasciare i paesi di alta valle. Allo stesso tempo altri, spesso villeggianti del fine settimana, ai quali non piacciono modi e metodi di Philippe, premono per conservare il sonnacchioso status quo della borgata... Piccole vicende si susseguono, che sembrano avere nessuna importanza, ma la situazione evolve...

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Voto Visitatori:   7,74 / 10 (43 voti)7,74Grafico
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Voti e commenti su E il vento fa il suo giro, 43 opinioni inserite

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topsecret  @  21/06/2023 14:09:49
   6½ / 10
Storia di invidia, gelosia, mancanza di empatia e ottusa reticenza all'integrazione con i propri "vicini".
La storia è gradevole nel suo evolversi e nel messaggio che intende proporre ma la mia personale difficoltà a seguirla, essendo quasi interamente interpretata in occitano e francese, senza l'ausilio dei sottotitoli, rende il tutto piuttosto frustrante e, a tratti, fastidioso.
La recitazione è quasi amatoriale, la regia però non se la cava male, anche grazie a una buona fotografia, mentre la narrazione procede in maniera cadenzata ma con qualche incertezza in alcuni momenti.
Tutto sommato, un film apprezzabile nelle intenzioni ma, a mio avviso, parecchio difficoltoso da portare a termine se non si hanno a disposizione i sottotitoli. Discorso diverso ovviamente per gli autoctoni.

Spera  @  01/06/2017 11:31:37
   7½ / 10
Proiettato, su invito, dopo quasi 10 anni ieri al cinema Mexico di Milano.
Fu un evento alla sua uscita nel 2005, il cinema in questione mantenne questo lungometraggio in programmazione per 2 anni (si dico bene, 2 anni senza interruzione) e se ne può capire facilmente la ragione guardandolo.
Un film che non avevo visto e che mi ha lasciato stupito.
Assistervi con la produzione di fianco è stato rivelatorio, capirne i retroscena, conoscere il regista; ancora più incredibile scoprire che questo prodotto è stato registrato interamente con una Panasonic 100A su mini dv.
NON CI VOLEVO CREDERE.
Il lavoro fatto sulla fotografia è stato incredibile, rendere quei colori, imprimere quella ricercatezza dell' immagine su una mini dv è una cosa impressionante, posso solo immaginare che pasta e che resa avrebbe acquisito quest'opera con l'alogenuro d'argento di una pellicola.
Una produzione "arrangiata" dove le medesime persone ricoprivano molteplici ruoli e ci hanno messo l'anima; attori non professionisti che riescono ad essere credibili insieme all'aiuto di gente del luogo come comparse e personaggi secondari; la location difficile da affrontare di un ambiente ostile e isolato.
A tratti non sembra nemmeno un film italiano e spesso mi ha ricordato altri ottimi lavori che trattano temi analoghi.
E' stato bello conoscere e scambiare due chiacchiere anche con gli attori.
A livello di regia si sente un pò il gusto acerbo dell'esordio che però non danneggia il risultato.
Tanta carne al fuoco per un film cupo e intrigante.
Non il solito prodotto italiano.
Da vedere.

clint 85  @  25/09/2015 00:46:39
   8 / 10
Neorealismo allo stato puro.
La frustrazione e il disagio che si scontrano con l'apertura mentale.
L'animo umano raccolto in meno di due ore.
Una pellicola diretta ed interpretata ottimamente.

Grande la morale che lascia.

Da far vedere nelle scuole.

pernice89  @  13/01/2015 09:01:56
   9 / 10
Senza parole. E' un film magico, unico, come non se ne sono mai visti prima. Quasi tutti gli attori sono sconosciuti, della zona della valle Maira, nella provincia di Cuneo, nella provincia in cui vivo. Ed è davvero ben riuscito, nonostante tutto, pur non essendo professionisti, rientrano perfettamente nel loro ruolo. Storia emozionante e molto realistica, con dialoghi italiani misti all'occitano. Davvero consigliato.

Elmatty  @  03/04/2014 20:01:15
   8½ / 10
Girato dalle mie parti in Val Maira, provincia di Cuneo, (bellissimi posti) con pochissimi mezzi a disposizione questo film è la dimostrazione che il cinema italiano può sfornare degli autentici capolavori.
La vicenda di questo pastore francese che si trasferisce in questo paesino delle alpi mette in luce un mondo.
Il mondo della montagna: un luogo duro, fatto da gente lavoratrice con un carattere forte, dove tutto è fatto per durare e dove succedono poche cose a sconvolgere la tranquilla vita di paese.
L'arrivo di questo pastore, appunto, rappresenta quasi un shock per il piccolo villaggio di montagna e crea una rivoluzione negli abitanti.
Il ritmo è molto lento ma non annoia e ci fa assaporare l'atmosfera della cultura occitana che, purtroppo, si sta estinguendo piano-piano con l'abbandono di questi paesini a favore della pianura, si respira la tranquillità dei monti, la sua lontananza da questo mondo caotico e pieno di tecnologia che ci ha reso persone peggiori.
Tra i mondi la gente e semplice con saldi principi e difficilmente cambia idea su qualcosa.
Con il passare del tempo il pastore francese deve fare i conti con questi abitanti e sulla loro diversità di vedute.
Questa pellicola è un autentico capolavoro con la C maiuscola, racconta una vicenda semplice che ci fa rappresentare un mondo a se, uno dei pochi ancora dove si può davvero ripescare le proprie origini semplicemente standoci in mezzo.
Ammetto che il voto è un po' più alto rispetto a quello che gli avrei voluto dare ma la pellicola è stata girata dalle mie parti, in posti bellissimi che conosco molto bene e poi io sono un appassionato di montagna e, guardando il film, mi ha fatto semplicemente stare bene mentalmente. A me la montagna e la cultura montana sono tra le cose che adoro di più.
In ogni caso un ottimo film che consiglio assolutamente di visionare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  24/12/2011 15:38:17
   8½ / 10
Quando capiremo che nei licei italiani oltre ad imparare seni e coseni, quartine a memoria e sbarchi dei Mille ci sarebbe anche la necessità di affrontare profondamente e non superficialmente la vita vera e tutte le su problematiche, e quando ci accorgeremo che per far questo non c'è niente di più stimolante ed intelligente del Cinema, allora Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti dovrebbe divenire uno dei "testi" obbligatori da inserire in programma.
L'accettazione del diverso, del forestiero, la capacità di adattamento, l'importanza delle tradizioni e delle radici e la necessità, a volte dovuta ad una costrizione, altre ad una vera e propria volontà, di accontentarsi delle piccole cose della vita, sono solo alcune tra le tematiche affrontate dal film.
Philippe è un pastore francese che decide di trasferirsi a vivere con la famiglia in un piccolissimo borgo di montagna, praticamente disabitato 11 mesi all'anno, della Val Maira, nel cuneese. Philippe è di un'altra nazionalità, Philippe parla un'altra lingua, Philippe fa un lavoro che nessuno nel borgo ama più fare, Philippe è intelligente, Philippe ha una bella famiglia e una bellissima moglie, Philippe non ha niente in comune con i pochi abitanti del luogo. Per lui tutto questo è soltanto uno stimolo, per i paesani un ostacolo insormontabile.
Certo che ancora una volta il piccolo paese, la piccola comunità, esce completamente distrutta alla prova cinematografica. Impossibile non tornare al Dogville trieriano o allo splendido Cane di Paglia (durante la visione ho pensato continuamente, sbagliando, che la vicenda sarebbe andata a finire come nel film di Peckinpah) ma mi piace anche ricordare quel nero gioiello di Calvaire (e il suo bar, che per un istante ho rivisto nel film di Diritti) o per restare ad un film che ho visto molto di recente, l'ottimo Regreso a Moira. Il piccolo paese chiuso su se stesso, nelle proprie tradizioni o nelle proprie credenze ma anche, particolare da non trascurare, nelle proprie facce, non accetta un figura diversa da se oppure, al contrario, ne è profondamente attratto. Luogo ristretto, mentalità ristretta, sembra una semplificazione troppo netta o un'accusa troppo superficiale ma è inutile nasconderselo, il più delle volte è così. Non è un caso che Diritti veda nel clarinettista di "città" la persona più coscienziosa ma anche che lo "scemo del villaggio", un ragazzo affetto da gravi problemi mentali, sia l'unico a integrarsi perfettamente con la nuova famiglia, anzi,lo faccia in modo così forte da arrivare persino ad averne bisogno.
Tra paesaggi mozzafiato, luoghi e facce che riportano tanto alla bellissima letteratura di Mauro Corona, Diritti racconta con calma ed accuratezza le invidie, le pulsioni sessuali, l'odio e i tentativi di "boicottaggio" che la famiglia di Philippe è costretta a subire per esser mandata via. Qui alal fine non c'è il padre di Grace a bruciare tutto, il paese avrà la sua vittoria. Vittoria effimera però perchè in un finale che è l'insieme di 4 finali, uno più bello dell'altro, anche il paese dovrà pagare lo scotto di quello che ha fatto.
La ragazza più giovane se ne va, proprio mentre torna nel borgo il più vecchio abitante.
Il ragazzo malato di mente appena saputo della partenza di Philippe e della sua famiglia si uccide. Questo suicidio, il suicidio di un proprio figlio, del sangue del proprio sangue, è per il paese la consapevolezza del l'errore commesso perchè, indubbiamente, sono stati loro ad averlo ucciso. Quel ragazzo che non c'è più rappresenta la reificazione di un senso di colpa che deve venir fuori, di una coscienza collettiva che in qualche modo ha bisogno di essere risvegliata. Non è un caso che la vicenda, dall'arrivo di Philippe alla sua partenza, sia racchiusa in 9 mesi, 9 mesi, quanti ne servono affinchè nasca qualcosa di nuovo.
E il racconto che lo splendido sindaco legge in chiesa, un racconto che mi ha messo i brividi addosso per bellezza e profondità, è soltanto il passo successivo di questo bisogno di nuova vita. Tutti gli uomini hanno bisogno di sentirsi uguali, tutti, nessuno escluso, per poter far qualcosa di grande insieme.
E nell'ultima immagine, nel mio personale 4° finale, un ragazzo forse decide di tornare ad abitare là nel borgo, proprio dove è vissuto Philippe, e provare a ricominciare.
Perchè alla fine tutto torna al proprio principio, il vento fa il suo giro e torna indietro.
E se Philippe è stato forse l'uomo che è venuto a ricordarlo ai paesani, con un ritorno anche materiale alla vita di un tempo, forse quel ragazzo è l' Uomo che Verrà a ribadirlo ancora.
Il vento fa il suo giro, tutto ritorna prima o poi.
Magari tornerà anche Philippe.
E, forse, sarà tutto diverso.

4 risposte al commento
Ultima risposta 05/05/2012 23.26.40
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spoonji  @  31/08/2011 09:40:14
   7 / 10
Una perfetta fotografia dell'Italia e dell'italiano.

Project Mayhem  @  01/02/2011 10:16:58
   7 / 10
polbot  @  24/11/2010 17:02:16
   8 / 10
Ottimo esordio. Un film che fa riflettere sull'Uomo.. che da sempre è lo stesso nelle sue dinamiche sociali.

bebabi34  @  03/09/2010 10:59:51
   5½ / 10
Spietato ritratto di ottusità, stupidità e presunzione di comunità troppo isolate. Purtroppo il cast non è eccelso, ma il resto della realizzazione non è male. Film meditativo.

ifry  @  27/08/2010 15:59:31
   8 / 10
paesaggi ed ambientazioni magnifiche.
Un film che potrebbe risultare lento, ma non lo è.
Bello il sonoro, a volte sembra che siamo in mezzo ai boschi, cicale, vento, scricchiolii...
e si sente l'odore dell'erba bagnata.
una storia con personaggi ben caratterizzati.
con pochi soldi, del vero cinema!

ste 10  @  26/08/2010 23:23:23
   8½ / 10
L'ho trovato un film di enorme qualità; interpretazioni genuine, storia piena di significato condita da un ritmo giustamente pacato e da un'atmosfera suggestiva

cirus  @  05/08/2010 12:52:58
   9 / 10
Film diverso con un ritmo lento ma mai noioso e necessario per capire. Alla fine della visione si resta un po' amareggiati e un po' con la speranza e la voglia di cambiare certi meschinità umane. Lui, il pastore francese, è una figura così bella, pura moralmente e vitale, che non sembra possibile nella realtà ma è il mezzo idoneo per parlare all'anima di valori persi e naturali, di autenticità, di ricerca di libertà nei rapporti tra le persone. Scenari splendidi, bella - anche se triste nell'epilogo - la figura dello "scemo del villaggio"... All'inizio possono infastidire i sottotitoli per l'occitano, ma poi ci si abitua e si scopre che hanno un senso per calarsi meglio nella realtà montana che sa di antico e purtroppo di civiltà persa.

Jh0n_Fr0m_Br0nx  @  17/06/2010 13:24:29
   7½ / 10
La dimostrazione di come l'integrazione tra varie culture e lingue differenti possa essere quasi impossibile in molti luoghi italiani è solo uno dei punti fondamentali toccati da questo film. Interessante anche dal punto di vista della vita tipo di un paese sperduto tra le montagne, la quale sembra diversa e lontana anni luce del nostro stile di vita.
Molto bravo l'attore che interpreta Philippe, come del resto tutti gli altri attori che sebbene non esperti (almeno la maggior parte) riescono a recitare ugualmente bene.
Infine mi è piaciuto molto il fatto che il dialetto del posto sia la lingua principale di questo film, dando un tocco originale e unico.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  26/03/2010 01:42:39
   9 / 10
E' un vero gioiello l'opera prima di Diritti, nettamente superiore alla sua, pur buona, seconda opera.
Una storia semplice, terribile e vera, sull'intolleranza di una piccola comunità montana.
La fotografia splendida inquadra uno scenario spettacolare in cui si respira l'aria rurale coi suoi odori, sapori in cui gli animali si confondono con quello più spietato: l'uomo.
Un film da non perdere: naturale, potente, asciutto e circolare. Come il vento

Invia una mail all'autore del commento Atton  @  21/03/2010 18:29:14
   9 / 10
Un vero gioiellino da valorizzare e pubblicizzare. Regia sobria ed efficace sullo splendido scenario della Val Maira. Tema interessante trattato con grande delicatezza. Questo film dà grandi segnali per il cinema italiano e merita di essere diffuso e fatto apprezzare anche dal grande pubblico.

TIGER FRANK  @  04/03/2010 21:39:21
   7½ / 10
Un dogville cacio e pecorino ma con una scenografia piu' bella.E anche un po' piu' delicato.

2 risposte al commento
Ultima risposta 16/10/2010 12.46.29
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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  11/02/2010 10:12:15
   8 / 10
Film particolare, gioiellino della produzione indipendente italiana.
Abbastanza difficile da seguire se, come me, lo si guarda senza sottotitoli.
Gli attori non sono professionisti, nemmeno il protagonista. Diritti è praticamente alla sua opera prima e non sbaglia.
Ce ne fossero di realtà come questa nel cinema italiano, dimostrazione che con pochissimi soldi si possono fare comunque ottimi lavori.

suzuki71  @  08/02/2010 09:06:25
   7½ / 10
"Forse ho fatto una follia, ma nella vita secondo me qualche volte si devono fare alcune follie".

"La violenza è figlia della frustazione, e di desideri sessuali non appagati".

Queste frasi in bocca al pastore Philippe suonano ancor più autentiche e fresche come un buon cibo appena fatto, come il desiderio di Vita che ha spinto lontano lui e la sua famiglia a rifarsi una vita, nomadi figli solo di se' stessi, entusiasti attori di un bucolico mondo che non sempre è pronto ad accoglierti.

Un film forse un po' acerbo, con la scenegiatura forse non solidissima, ma sicuramente inetressante, con un azzeccato commento sonoro e una buona fotografia.

Nè tempo nè soldi sprecati, di sicuro.

Estonia  @  13/01/2010 10:11:37
   7 / 10
Un film sull’intolleranza e la prepotenza che inevitabilmente covano all’interno delle comunità, soprattutto nelle aree più chiuse e arretrate come possono esserlo quelle montane o contadine, in cui il ridotto numero di componenti fa venire spesso allo scoperto le piccole meschinità e la quasi totale assenza di solidarietà nei confronti dell’elemento estraneo che occasionalmente ne viene a far parte. Razzismo e intolleranza che si legano soprattutto all’attaccamento alla proprietà personale e all’incapacità di condividere e di comprendere le ragioni e la presenza di elementi di ‘disturbo’, e quindi destabilizzanti. Razzismo e intolleranza che si trovano anche nei quartieri urbani, nei condomini, nelle comunità più allargate, e che forse sono insiti nell’uomo, difficili da sradicare, soprattutto quando sono supportati dal rinforzo del gruppo di appartenenza.
Un film che pone questioni importanti e attualissime, pur nella sua semplicità austera e lineare.

gandyovo  @  04/01/2010 16:51:39
   6 / 10
film originale con una bella fotografia, però un pò lento e talvolta noioso

vitocortesi  @  29/12/2009 12:34:02
   7½ / 10
Bel film con una trama originalissima e ben recitato peccato sia passato praticamente inosservato al grande pubblico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Blutarski  @  28/04/2009 18:30:08
   7 / 10
In effetti un pò lento e pesante c'è, tuttavia il film ha un suo perchè. Io non conosco la gente di quelle parti ma in loro ho visto atteggiamenti simili agli abitanti dei piccoli paesini che ci sono dalle mie parti e penso sparsi un pò in tutta italia. In particolare credo che sia il concetto di comunità l'elemento centrale di questo film, concetto che per lo più sfugge a chi popola le metropoli. Faccio fatica però a recepire un vero e proprio messaggio che valga le due ore di film, anche se d'altro canto il film vuole essere più che altro poetico, evocativo di un'antica civiltà rurale sacra ma dormiente. E a risvegliare il suo senso originale e profondo è questo pastore francese, che però viene rifiutato perchè 'forestiero' e perchè fa emergere piano piano le ragioni dell'impoverimento della comunità stessa ovvero la perdita del sentimento fondamentale della fratellanza, del 'vivere insieme giorno per giorno'. Il risultato è un paese deserto, abbandonato dai suoi abitanti, avvolto in una glaciale solitudine e i cui superstiti nonostante parlino lo stesso idioma fanno fatica a comunicare tra loro. Buon film dopotutto.

Captus  @  04/01/2009 11:02:17
   7½ / 10
Da vedere per l'originalità del contesto e pel la sua qualità. Ancora più apprezzabile considerato il budget del film.

Titty@  @  01/01/2009 23:23:57
   4 / 10
Lento come la fame e pesante

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/12/2008 22:13:25
   8 / 10
Affascinante pellicola sulla difficile accettazione del diverso, del forestiero come arricchimento culturale e sul senso di solidarietà di una comunità chiusa nella sue ottusità e nelle sue invidie. Girato con pochissimi mezzi e molta buona volontà, è un film da vedere non solo per la bellezza dei paesaggi, ma per la ricchezza degli sguardi, dei suoi silenzi più espressivi di mille parole.

forzalube  @  04/12/2008 13:43:56
   8 / 10
Quando si comincia con il pastore in fuga dalla centrale nucleare alla ricerca di una casa in montagna si inizia a temere il solito ritornello del "come era bello il mondo una volta a diretto contatto con la natura et similia" ed invece diventa una parabola sulla meschinità e la chiusura delle piccole comunità che rifiutano il nuovo ed il diverso e dove tutti badano a curare i propri interessi.
Anche a me questo film ha ricordato "Dogville", che è uno dei miei film preferiti del decennio.
Merita senz'altro la visione ed avrebbe meritato una miglior distribuzione (anche se dopo averlo visto al cinema ieri sera, questa mattina ho visto che in edicola vendono il dvd).

gabbo  @  23/11/2008 22:52:02
   8 / 10
Può non piacere a molti: non è facilmente guardabile e digeribile. Il ritmo lento (e altro non poteva essere) e il dialetto (ma da piemontese capivo tutto) rendono la visione difficile, con rischi di scivolio sul noioso.
Però mi ha piacevolmente sorpreso: alcune scene sono veramente molto belle, la regia è buona. Gli attori (quelli veri) non sono il massimo, ma gli attori (quelli falsi, gli autoctoni) sono veramente molto espressivi. Specie le vecchiette.

Una piacevole sorpresa!

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  11/11/2008 12:37:49
   8 / 10
Come già sottolineato da altri commenti, questo film è una sorta di Dogville versione famiglia. Con i dovuti paragoni infatti il film di Von Trier e quello di Diritti raccontano la difficoltà di uno straniero nell'inserimento in una comunità bigotta e restia a cambiamenti.
Sin dalle prime immagini, dai bellissimi paesaggi freddi ma calorosi, il film riesce a rendersi affascinante e soprattutto interessante nelle sue parti più didascaliche. Il personaggio di Philippe è reso benissimo e ogni sua parola è ben ponderata, senza mai scadere in filosofia spicciola.
Con il passare dei minuti si sente il disagio di un uomo consapevole di essere nel giusto, ma finito in un mondo che non gli appartiene.
Suggestivo il finale, con le parole del vecchio che torna nel suo paese natio e dimostra come le cose siano cambiate e gli abitanti corrotti dall'abitudinarietà.

Un plauso a tutti gli attori, soprattutto ai due protagonisti: un Thierry Toscan perfetto e un'Alessandra Agosti bellissima e sensuale, molto più di qualsiasi diva di Hollywood.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  04/11/2008 20:20:08
   8½ / 10
Dogville si è trasferita sulle montagne cuneesi?
All'apparenza sì, e certamente le dinamiche di accoglienza/rifiuto dello straniero nella piccola comunità ce lo fanno subito pensare.
Ma le analogie si fermano qui.
Perchè questo paese ci è incredibilmente familiare e ci si ritrova subito avvinti nell'atmosfera cupa, livida come il paesaggio intorno, della storia; una storia a cui gli abitanti della vallata hanno coraggiosamente ed efficacemente prestato i loro volti e la loro parlata.
Tutti qui hanno dei tratti psicologici ambigui, perfino i bambini nei loro rari momenti di gioco non trasmettono gioia bensì inquietudine; e negli adulti vive una doppiezza che non viene risolta nemmeno nel finale.

Un film molto interessante, ancor prima che bello ( ma che bello è), che agita domande e fa riflettere.

pher  @  21/08/2008 18:46:51
   7½ / 10
FILM REALISTICO DI UNA SEMPLICITA' MAI VISTA.
AMBIENTAZIONE FANTASTICA DI UNA PROVINCIA PIEMONTESE CHE SEMBRA
USCITA DAI PRIMI DEL 900.
DA VEDERE.
UNICA PECCA AIME' CHE LA META' DEI DISCORSI SONO IN UN DIALETTO ASSURDO A VOLTE INCOMPRENSIBILE....MA LA STORIA GIRA BENISSIMO E SI CAPISCE LO STESSO..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/08/2008 21:59:32
   8½ / 10
"Perchè non sono mai riuscito ad amare la montagna?/ho molte ragioni per non amarla": così, in bilico tra dubbio e risposta individuale, ho pensato vedendo questo film.
Per inciso, uno dei più bei film italiani del decennio, opera di rarissima sobrietà in grado di raccontare, emozionando ad ogni fotogramma, l'elemento avverso del difficile passaggio tra il mondo arcaico e il richiamo rivoluzionario (marxista o puramente spirituale?) della (complessa) comunicativa moderna.
In un certo senso questo incantevole film di Diritti è il rovesciamento teologico e teoretico dell'ultimo Olmi, a cui questo cinema squisitamente ambientale e rarefatto si ispira (ma anche al ricatto surrealista-minimal del primo Kiarostami, oserei dire). E' un "mondo perduto" che però non reclama il diritto a ritrovarsi, come in "Cento chiodi".
Un cinema che ha un dono rarissimo: quello di aver assimilato la lezione di Bresson attraverso i miraggi ambientali atti a coinvolgere l'uomo e ad influenzarne le scelte.
Armonia equilibrio contemplazione ma anche un forte senso di disagio, creato più dalle immagini dai gesti che dalle parole: la comunità del villaggio di montagna sembra quasi un gruppo di mormoni sopravvissuti alle lotte esterne (?).
Di difficile lettura, forse, ma come tutte le cose più belle chiede pochi sforzi per trovarlo familiare: l'estinzione della "fraternità" come la preservazione di un'universo estinto.
Piccole o grandi meschinità alla luce dell'unico sacrario religioso che esista, una processione priva totalmente di vera fede.
Un film incantevole che conferma lo stato di grazia del nuovo cinema italiano: qualunque spettatore avverso al nostro cinema dovrebbe riflettere

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  22/07/2008 11:02:25
   8 / 10
Una piccola perla che merita assolutamente di essere recuperata,un lavoro che nonostante una pessima distribuzione alla fine è riuscito comunque a far parlare di sé.Questo grazie non solo ad un fitto passaparola tra gli addetti ai lavori,ma anche grazie all’indiscutibile valore dell’opera.
La storia è quella di Philippe,pastore di capre francese che insieme a moglie ed ai tre figli si trasferisce a Chersogno,piccolo borgo cuneese arroccato tra le Valli Occitane.In un primo momento il suo insediamento non sembra essere visto di buon occhio dalla maggior parte della popolazione,l’uomo però con il supporto del sindaco e di altri paesani,che vedono nell’arrivo dell’allevatore un rilancio delle attività rurali ormai andate perdute,riesce a trasferirsi venendo accettato dalla comunità.L’idillio iniziale durerà però ben poco,la diffidenza verso ciò che non si conosce,l’incapacità di aprirsi a nuovi contatti ed esperienze,la chiusura mentale preventiva nei confronti del nuovo creeranno inizialmente piccole incomprensioni,destinate però a sfociare in un vero e proprio scontro tra il pastore e gli abitanti del borgo.
Giorgio Diritti è autore di un gioiellino di notevole fattura,sfruttando al meglio gli scenari montani a sua disposizione inserisce la storia in un contesto panoramico da fiaba che gli amanti della montagna non potranno apprezzare.La pellicola è ben diretta,fotografata magnificamente e con un gruppo di attori convincenti nonostante per la maggior parte siano non professionisti.Qualche ingenuità è ravvisabile,dovuta ad una certa didascalicità narrativa e a qualche simbolismo eccessivamente insistito,comunque perdonabile considerando che trattasi di un'opera di debutto.
La pellicola non risulta mai arida di contenuti,anzi,induce alla riflessione tramite dialoghi profondi che fanno rimuginare sulla condizione umana in generale,qui limitata ad una piccola comunità che sarebbe lo specchio di un mondo sempre più chiuso ed ostile.
Una piacevole sorpresa da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  03/05/2008 23:29:04
   7½ / 10
Il film di Diritti merita più di un plauso. Innanzitutto è un film a bassissimo budget che riesce a riportare in Italia un certo modo di fare cinema che sembrava essere stato dimenticato e poi si distacca completamente da quelli che sono i temi commerciali del nostro cinema per parlare all'Europa con una storia che ricorda più Dogville che la nostra tradizione. Il risultato è un gran bel film, basato su una storia solida e un ottimo attore protagonista (bravi comunque anche tutti gli attori non protagonisti e non professionisti). Nella sua semplicità riesce bene a mostrare il piccolo mondo nel quale i personaggi vibrano intensi. I miei più grandi complimenti all'autore e a tutta la produzione.

rini  @  02/05/2008 12:41:00
   6 / 10
...come se bastasse l'idioma occitano e la ripresa di un micromondo montano a fare grande un film. Sopravvalutato.

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/05/2008 15.48.09
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SOLO  @  02/05/2008 08:17:55
   7 / 10
Premettendo che i capolavori sono altri e i film da non perdere assolutamente pure....l'opera di Giorgio Diritti piace e doddisfa. Le culture non si mescolano, gli usi e costumi non si mischiano, la negativita' della borgata chiusa e costantemente ostile impera, fino all'inevitabile. Frustrazione e depressione, sia da parte dei due francesi (la bella moglie non e' felice ma bensi' orrendamente rassegnata) che da parte della comunita' montana che preferisce la certezza della sepoltura sui bricchi che provare ad accettare il nuovo e il diverso. Da vedere se capita. Ma forse non adarselo a cercare e' meglio.

pierlues  @  20/04/2008 00:29:59
   10 / 10
Me-ra-vi-glio-so! Trama, personaggi, paesaggi, morale di fondo...triste parabola discendente sulle comunità solidali e attente agli altri. Maledettamente realistico e impressionante nella sua semplicità e chiarezza. Fa riflettere, discutere, arrabbiare...che magnifico film.

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Ultima risposta 02/05/2008 08.25.19
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uecanaia  @  12/03/2008 12:45:23
   8 / 10
Squarcio di vita montana tristemente realistico e insopportabile

Cuba  @  21/02/2008 15:07:17
   10 / 10
Bello....veramente bello. Quando mi capita di vedere film come questo mi riconcilio con il cinema italiano.

Inn10  @  11/12/2007 00:20:24
   8 / 10
Veramente stupendo questo film, peccato che molti non sappiano neanche l'esistenza di questa pellicola.

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Ultima risposta 11/12/2007 00.21.38
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Ma.gnus  @  25/10/2007 12:30:31
   9 / 10
Il voto che ho deciso di dare a"...e il vento fa il suo giro" è da spiegare un po'...

io vivo a circa 70km da Chersogno,vedere questo film dalle mie parti ha un risultato sicuramente più caratteristico...
le frasi,i modi di dire,affermazioni e luoghi comni tipici della zona cuneese mi hanno colpito molto....

il film è bellissimo,la storia di per se sostanzialmente molto semplice,ma la realizzazione è incredibilmente splendida.

Bravissimi gli attori (che poi attori non sono) che rappresentano la popolazione della borgata,realissimi nei modi dire,di comportarsi....

in generale,lo spettatore gode sicuramente di una pellicola originale,diversa,tpica...se in più lo spettatore è cuneese può veramente vivere delle belle emozioni.

Ottimo.

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Invia una mail all'autore del commento balzac20  @  15/10/2007 14:43:48
   8½ / 10
Il Mexico è un cinema di Milano che spesso offre film indipendenti che non trovano spazio nel circuito principale-
E' veramente una fucina di interessanti esperienze.


Parlando con il proiezionista mi è stato detto che spesso sono direttamente i giovani registi a presentarsi per chiedere che il film venga trasmesso.
Leggenda urbana o meno comunque resta il fatto che soltanto in quel posto a Milano potete sperare di vedere IL VENTO FA IL SUO GIRO.
Sono almeno 4/5 mesi che è in programmazione e per una volta, SOLO GRAZIE AL PASSAPAROLA, il cinema è riuscito a trovare la sua gallina dalle uova d'oro.
...

E' un film ambizioso.
Per la tematica scorre su un binario analogo a quel capolavoro che è stato DOGVILLE.
Dietro a dialoghi non sempre comprensbili (il parlato dialettale è spesso sottotitolato) si celano metafore semplici e dirette.
La musica è assente o quasi.
I paesaggi tolgono il fiato eppure non sono fondamentali.

E parliamo della capacità recitativa dei protagonisti.
E' imbarazzante paragonare le performance di attori professionisti italiani alle capacità di gente che ha sempre vissuto in un paese: questi figuranti non professionisti, arruolati solo per qualche scena, sono strepitosi.
Le "vecchiette" sono agghiaccianti.
E' vero: si chiede loro di non fare quasi nient'altro che comportarsi normalmente.
Ma in alcuni frangenti vanno molto oltre ed offrono scorci di naturalezza più che apprezzabili.

Paese/città -- semplicità/complessita -- locale/esterno -- conosciuto/sconosciuto -- amichevole/ostile.

Le contrapposizioni si ripetono e si offrono in maniera diretta o talvolta nascosta.
Ma alcuni di questi opposti binomi alla fine si sovvertono rivelando esistenze e realtà molto più crudeli del previsto.

Un finale notevole, forse in parte scontato, ma inevitabile.

Da vedere, vedere e vedere.
E infine consigliare.

....



Film come questo non solo non sfigrurerebbero con altri nostrani molto più titolati.
Ma anzi darebbero chilometri a quest'ultimi.
Come sia stato fatto passare sotto silenzio resta un mistero.
Certo che la colpa da qualche parte deve essere trovata perchè la mia opinione in realtà, confrontata con molti altri che lo hanno visto, non era significativamente dissimile.

Allora mi chiedo: chi ha deciso di seppelirlo in questo modo prima che avesse lo spazio per essere visto.

5 mesi ed ancora la gente, solo grazie al passaparola, va a vederlo.

Saluti.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  17/07/2007 01:19:57
   6 / 10
Valle Maira über alles: inizia triste, senile e prevedibile come uno spot del Mulino Bianco per poi sottilmente trasformarsi in un Dogville piemontese (o occitano, più misterioso). Il sentimento della comunità, i suoi riti e le sue regole violente che prevedono sempre e comunque l'annichilimento del diverso qui prendono in prestito una storia implausibile anche per una mente totalmente urbanizzata come la mia. Ma la curiosità turistica, la volontà di rimanere alla finestra a guardare chi litiga per strada non diminuisce e se non sono le storie a distrarti, guardo le gallerie, le strade gelate o come le donne si asciugano i capelli.
I paesi si svuotano, rimangono i vecchi aggrappati alle cose, ai rancori e alle gelosie, lamentosi per la mancanza del nuovo o di qualche distrazione ma sempre maggioranza vincente nel dire no ad ogni mutamento nell'alibi della tradizione o di chissà quale anima mundi scavata in una lingua.
La scena migliore: un villeggiante esperto in barbecue abbandona la griglia al suo destino di carbone per capire da dove venga un forte odore di suino.

Non cercherei metafore, attenderei paziente che tutto finisca in quella mummificazione che ci aspetta.

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