il diritto del piu' forte regia di Rainer Werner Fassbinder Germania 1975
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il diritto del piu' forte (1975)

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locandina del film IL DIRITTO DEL PIU' FORTE

Titolo Originale: FAUSTRECHT DER FREIHEIT

RegiaRainer Werner Fassbinder

InterpretiRainer Werner Fassbinder, Peter Chatel, Karl-Heinz Böhm, Harry Baer

Durata: h 2.03
NazionalitàGermania 1975
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1975

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Trama del film Il diritto del piu' forte

Franz Bieberkopf è un giovane, grossolano omosessuale che lavora alla men peggio a Monaco in un baraccone di un luna park come "Fox, la testa parlante". Quando il proprietario viene arrestato e condannato a due anni di prigione, Franz rimane senza lavoro. Per fortuna vince alla lotteria una grossa somma di danaro: 500.000 marchi. Diventato improvvisamente ricco, riesce ad entrare in un giro d'alta borghesia. Si innamora di Eugen, figlio di un piccolo industriale. Questi, inizialmente realmente interessato a lui, cerca di cambiarne i modi e la mentalità per adeguarlo alla sua nuova condizione sociale; Fox, al contrario, è riluttante e non capisce il modo di fare dell'altro, perché vuole restare così com'è. Intanto il suo patrimonio inizia ad assottigliarsi grazie a spese decisamente eccessive...

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Voto Visitatori:   8,15 / 10 (10 voti)8,15Grafico
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Voti e commenti su Il diritto del piu' forte, 10 opinioni inserite

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Filman  @  20/03/2023 17:45:54
   8 / 10
Tra una visione assolutamente normalizzante nei confronti delle differenti identità sessuali e la voglia critica di passare al vetriolo i diversi ceti sociali, stuzzicandoli e facendoli interagire, quello che viene fuori da FAUSTRECHT DER FREIHEIT (Il Diritto del più Forte) altro non è che il dramma sentimentale secondo Rainer Werner Fassbinder, un dramma sentimentale giovanile e irrazionale, spogliato della volontà di commuovere con fonti di tragicità e tristezza romanzesche e forte della sola devastazione che crea un rapporto d'amore anti-simmetrico: è qui che il più forte prevale. Le capacità tecniche e fotografiche del giovane talento tedesco miglioravano a vista d'occhio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  31/01/2023 22:50:23
   7½ / 10
La critica sociale di Fassbinder è tra le piu' controverse mai viste, questo perche' la inserisce in un terreno poco calpestato e difficile, quello degli omosessuali.

Lui chiaramente lo fa con grande naturalezza e dopo qualche scena di nudo anche il pubblico si trova a suo "agio" in questo ambiente che potrebbe essere qualsiasi ambiente borghese, poco importa la natura sessuale di chi vive in quel contesto.

Il protagonista, molto semplice e all'apparenza ignorante, viene ingoiato e poi rigurgitato da qualcosa piu' grande di lui.

Ho ancora visto poco di questo regista ma il suo stile è gia' inconfondibile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  28/12/2013 11:40:22
   8½ / 10
Leggo da più parti che "Il diritto del più forte" fu il raggiungimento della maturità artistica per Fassbinder. Guardando alcuni lavori precedenti di poco a questo ("Martha", "Le lacrime amare di Petra Von Kant") mi sento di dire che è anzi la conferma della sua piena consapevolezza del mezzo e del modo di esprimersi.
Ancora un melodramma, anni prima che Almodovar seguisse lo stesso esempio (in modo diverso, naturalmente), ma Fassbinder riesce nell'impresa di concepire e girare un film ambientato nel mondo omosessuale senza renderlo spettacolarizzato o alla ricerca di scandalismi che per giunta, per l'epoca in cui fu girato (1975) poi non sarebbe stato cosi fuori dal mondo. Al contrario, c'è nudità maschile, peni in primo e secondo piano in varie sequenze, ma Fassbinder usa la nudità fisica e sentimentale dei personaggi inserendoli del tutto nel quotidiano, quindi non ricercando lo scandalo ma normalizzando l'omosessuale all'interno della società.
Come analizza molto intelligentemente un utente in un commento precedente, l'omosessualità può essere anche un espediente per evitare il sessismo e varie letture distorte che potevano derivare dalla visione di un film che, in ogni caso, non è "solo" un melodramma gay e non va visto in quest'ottica.
"Il diritto del più forte" è un'analisi spietata del rapporto di coppia, e come sappiamo Fassbinder lo intende come una dipendenza che consuma tra un elemento dominante e dominato. Ma principalmente è uno sguardo impietoso verso la borghesia e il suo "rapporto di coppia" col proletariato. Con il genere melodrammatico Fassbinder crea empatia, grazie anche alla sua bravura di attore che si mostra senza filtri, riesce poi a catturare in pieno smorfie e tic delle classi che rappresenta o degli individui che mostra, magari in modo iperbolico ma poi mica tanto...
Il protagonista si chiama Franz Bieberkopf, come il protagonista del romanzo di Doblin "Berlin Alexanderplatz", lettura amatissima da Fassbinder sin dalla giovane età di cui questi ripropone molte tematiche e varianti fino a realizzare, qualche anno dopo, quel mastodontico (capo)lavoro televisivo e cinematografico che è il film tratto dal romanzo.
Bellissime le brutte figure di Franz che non riesce a trattenere la sua impetuosa natura di proletario ignorante, rozzo ma di cuore. Sotto questo aspetto potrà apparire stereotipato un pò tutto il film e tutti i personaggi, quasi archetipi (anche lo stesso Eugene), ma Fassbinder li arricchisce di sfumatura sempre interessanti.
Eccezionale il finale, desolante e come di consueto pessimista (diabolico) come pochi.
Ci ho messo del tempo ma finalmente sono arrivato al meglio della filmografia dell'autore tedesco, e ne è valsa la pena.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  30/11/2012 22:37:31
   7½ / 10
Altra ben fatta opera di Fassbinder sullo scacco di una persona normale, qualunque, una persona "debole" che fallisce nella sua ricerca di identità, di affetto e di verità; viene sfruttato, stritolato dai meccanismi sociali e ridotto a cercare rifugio liberatorio nella morte.
Si tratta dello stesso modello portato alla perfezione emotiva in "Un anno con 13 lune". In questo film il tema in questione s'intreccia con una delle più feroci critiche cinematografiche all'alta borghesia tedesca, ritratta come cinica, opportunista, ipocrita, falsa, nonché schiava delle maniere e degli oggetti, che si traveste di magniloquenza e bellezza mentre in realtà è quanto di peggio possa esistere in società.
In questa sua estetica dello scacco e del pessimismo esistenziale, Fassbinder non poteva che ritrarre quasi esclusivamente personaggi negativi e grotteschi, nonché ambienti degradati ed estremizzati. Ne fa le spese il mondo omosessuale, rappresentato senza pietà, come tutta la realtà e l'intera società del resto. Quindi neanche la categoria a cui Fassbinder faceva parte viene risparmiata dalla sua critica dissacrante e demolitrice di illusioni e certezze. Ciò non fa che mettere in luce la grande onestà intellettuale e l'estrema coerenza di Fassbinder.
Il suo cinema si inserisce a pieno titolo nella temperie stilistica di metà anni '70, in cui si restaurava visivamente il grande cinema del passato, riempiendolo però con la disillusione del presente. Fassbinder è stato il resuscitatore della splendida sintesi visuale raggiunta da Sirk nei suoi melodrammi. "Il diritto del più forte" è uno dei più chiari esempi. Tutte le inquadrature, le posizioni e i lenti movimenti dei personaggi, la presenza significativa degli oggetti fra cui gli immancabili specchi, tutto è studiato e messo in scena con grande perizia e arte. Certo fa veramente impressione vedere le scene una volta dedicate a grandi amori eroici e contrastati ma artisticamente vincenti, adesso rappresentative di duri e inesorabili fallimenti. Invece di procurare commozione, si procura dolore, rammarico e perché no, anche pietà, anche se probabilmente non era certo questa l'intenzione diretta di Fassbinder, che più che altro voleva stimolare nello spettatore la diffidenza verso ciò che appare bello e perfetto, l'avversione verso il potente e l'ipocrita, portare a vedere la realtà umana in faccia senza tante illusioni o false speranze.
"Il diritto del più forte" rispetto ad altri film soffre però di lentezza e scarso sviluppo dei caratteri. La parte centrale si trascina a lungo senza "progredire", riproducendo lo schema già noto allo spettatore fin dall'inizio. Non è uno dei film più riusciti del grande regista tedesco, secondo me.

baskettaro00  @  31/08/2012 12:56:53
   8 / 10
ho intravisto una critica,nemmeno tanto ambigua seppur presente sotto forma di metafora,al sistema capitalista,dove fassbinder rappresenta l'operaio,e il suo fidanzato il padrone,in una storia nella quale il secondo si serve del primo sfruttando tutto quel che può dargli,che anche se in maniera diversa è quel che accade in una società di stampo liberista.
più marcata e diretta è la critica al ceto sociale più elevato,ricchissimo di modi di fare imposti e presi per oro colato(come "la forchetta per il dolce"),nonchè spesso capace solo a guardar l'apparenza e non la sostanza,per questo cito questo illuminante dialogo:


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cattivissimo il finale,che tra l'altro ben si lega a quello già detto,dove i bambini son il padrone e fox l'operaio.

Guy Picciotto  @  03/06/2011 19:31:47
   8½ / 10
Nessuno come Fassbinder ha scolpito meglio su pellicola quelli che sono i tratti più feroci e disumani della classe alto borghese, questo film ne è la testimonianza lampante, non ci è risparmiato nulla su quanto degradante siano le aspirazioni al benessere della classe sfruttata, che deve sottostare anche volontariamente al giogo luciferino e cinico della classe abbiente.
Non basterebbero duemila anni per spiegare i perversi, contorti legami che intarsiano capitalismo e sangue demoniaco... Fassbinder è il Bataille del cinema,
grandissima la colonna sonora con la struggente "a song for europe" dei roxy music e "one night" di Elvis.

paride_86  @  28/09/2008 18:25:31
   9 / 10
Intenso e devastante melodramma di Fassbinder, che racconta la tormentata relazione fra un giovane proletario, improvvisamente arricchitosi, e un altoborghese in disgrazia. Il regista ci ripropone le sua ciniche convinzioni sull'amore e il denaro, ma in questo film fa molto di più, spingendosi su un giudizio decisamente politico. Il proletario è la preda del borghese/avvoltoio, che lo consuma scarnificandolo, fino a quando non ne avrà più bisogno. I pranzi di Fox coi genitori del suo amato mi hanno ricordato quelli descritti da Verga nel "Mastro-Don-Gesualdo", in cui un ricco e rozzo contadino sposava una giovane nobile povera in canna. L'omosessualità non è affrontata come un problema nel film: a mio giudizio si tratta di un ottimo stratagemma del regista per non dare una morale sessista alla storia.
Stupendo e amaro.

Crimson  @  16/11/2007 00:08:25
   8 / 10
Cinico e beffardo, un film che punge senza compromessi, come del resto è il cinema di Fassbinder, qui protagonista, fumatore come di consueto.
La solita fisicità predominante, in una sorta di anticipazione del capolavoro 'querelle..' per alcune sensazioni di sopraffazione della carne sull'intero equilibrio psicofisico. Non c'è sentimento, non c'è la 'felicità' tanto agognata miseramente e stupidamente dal protagonista, reo di illudersi in un sistema più grande di lui e della sua innocenza benevola. E la cantante sottolinea intrepida con le frasi della propria canzone quali metafore della situazione, un pò come Jeanne Moreau fà in 'querelle de brest'.
Carne qui intesa come sopraffazione fisica e morale, brutale, in connubio perfettamente simbiotico con la mentalità borghesotta e lasciva.
Molto più riuscita la seconda parte, l'escalation vera e propria, in cui le distanze tra Eugen e Franz si fanno ancor più nette ed emerge sempre più simbolicamente il dato materiale, fino all'assurdo (e riuscitissimo) finale.
Da mostrare ai borghesotti impellicciati che si rivestono agli occhi della gente di autoelogi sui propri sentimenti verso le loro dolci e tenere metà.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/10/2006 22:14:39
   8½ / 10
"Il diritto del piu' forte" è un film che ha avuto un'importanza radicale nella mia vita, ma soprattutto è tra i pochi capaci di esplorare, con diversi anni di anticipo, la crisi del sentimento prevaricata dall'identità e dal desiderio "unicamente" sessuale.
E' un film perfido, che descrive con cattiveria e un forte realismo l'insensatezza anche classista, anche sociale, di una generazione che ha perduto per strada il significato del "sentimento" e diventa un meccanismo di sopraffazione e morte.
Il protagonista (lo stesso Fassbinder) anima la deriva di un potere universale (l'illusione dell'amore) purtroppo raro e in parte perduto, vittima della sua legittima utopia.
E' un film che appartiene all'immaginario omosessuale ma potrebbe essere benissimo una storia comune di tutti i giorni, tra un uomo e una donna, e sarebbe interessante pensare a chi spetterebbe il ruolo ingrato di "vittima".
E' chiaro che Fassbinder non poteva piacere a tutti: il suo cinema enfatizza il dramma del sentimento manipolandolo e carpendone solo gli aspetti piu' deleteri, ovvero la coercizione del legame

pabren  @  01/10/2006 01:19:10
   8 / 10
la prevaricazione tra maschi omosessuali delinquenti ,un mondo di carne consumata cruda in un cesso o in metropolitana dove non conta nulla l esistenza la qualita umana....non c e tempo...in una squallida umida erezione

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Ultima risposta 06/10/2006 22.07.15
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