Quattro sprovveduti ladruncoli decidono di svaligiare la cassaforte del Monte di Pietà. Si rivolgono così a uno specialista per studiare i particolari ma il piano va a monte...
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Nel 1958 Monicelli dirige una delle commedie più importanti di sempre, che sicuramente merita un posto di riguardo nelle opere fondamentali della fortunata corrente della "Commedia all'italiana", che da qui in poi avrebbe iniziato a proliferare per oltre un decennio sugli schermi del nostro paese, "I soliti ignoti" racchiude molti degli elementi chiave che caratterizzeranno queste pellicole, parliamo di un macigno di storia, scritto, diretto, fotografato, musicato, ma soprattutto interpretato meravigliosamente, ma andiamo con ordine.
Se nello specifico il sottoscritto pensa che il vero film pioniere della commedia all'italiana sia "Guardie e ladri" dello stesso Monicelli e col principe della risata sempre sugli scudi, al film in questione va riconosciuto il merito sia di aver lanciato, complice il grande successo di critica e pubblico, la tendenza delle commedie a sfondo drammatico nel contesto del dopoguerra e del boom economico, sia di aver lanciato nella commedia attori cardine del movimento come Gassman e Mastroianni. Il film nasce come una parodia dei caper movie che erano tipici del cinema francese e americano, prendendo spunto principalmente da "Rififi" di Dassin, ma più in generale da vari autori quali Clouzot, Becker, Melville e via dicendo.
- "Dimmi un po', ragassuolo: tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?" "Qui de Mario ce ne so' cento." "Sì va bene, ma questo l'è uno che ruba…" "Sempre cento so'."
Del film colpisce, oltre che la forte verve comica, il contesto che viene rappresentato, ambientato nella periferia romana, narra di una manica di sbandati che vuole arricchirsi, o meglio ancora, uscire dalla miseria, tramite questo colpo al banco dei pegni, grazie ad una soffiata che Peppe, interpretato da Vittorio Gassman, ruba con l'inganno a Cosimo in prigione, in una scena già di per se esilarante, già nel mentre si cerca di mettere insieme la banda si nota come il luogo e le conoscenze dei personaggi ruotino attorno alla criminalità, la ricerca stessa dell'incensurato sarà molto difficile, con una popolazione ancora sul lastrico della povertà a causa della precarietà sociale e lavorativa e degli strascichi della guerra, è qui però che Monicelli ci mette tutta la sua componente comica, andando a creare un umorismo che si sposa egregiamente col dramma vissuto dai personaggi, che qui comunque sono rappresentati come dei lavativi che evitano il lavoro a tutti costi, basti guardare la splendida scena finale in cui Gassman viene trascinato a forza in cantiere dopo essere finito nella mischia per scappare dai poliziotti. I contesti che erano già stati rappresentati più volte nel neorealismo qui prendono nuova linfa grazie alle trovate umoristiche di una sceneggiatura molto efficiente nell'alternare dramma e comicità, ci vengono presentati una serie di personaggi indimenticabili dal mitico Ferribotte, interpretato da Tiberio Murgia, siciliano all'antica, gelosissimo della sorella, al grande Dante Cruciani, interpretato nientedimenoche da Totò, che in letteralmente tre scene con la sua mimica, col suo carisma e col suo solito accento conquista lo spettatore, io mi ero già innamorato al suo "è una schifezza", poi se ci mettiamo pure la scena della lezione sul terrazzo su come si scassina la cassaforte arriviamo a livelli altissimi.
Se però Totò può essere considerato un comprimario, così come Mastroianni in realtà, il mattatore assoluto e quello che a mio parere offre la prova più convincente del film è Gassman, in uno dei suoi primissimi approcci alla commedia è scatenatissimo, raggiungendo dei picchi di recitazione e versatilità nelle scene in cui deve sedurre Nicoletta, la domestica della casa di cui devono servirsi per arrivare al bottino, cambiando dialetto per fingersi di origine nordica con una naturalezza imbarazzante, fingendo e facendo l'imbranato più volte in una maniera talmente liscia da sembrare quasi non stia recitando, semplicemente gigantesco, con la sua presenza scenica e un carisma strabordante.
Ma non mancano le gag anche degli altri personaggi, da Mario che vuole sedurre Carmelina " Sono mmmichele dddimenticai le chiaviii" alla tentata rapina di Cosimo con la sua pistola beretta ma in cattivissime condizioni, gli daranno mille lire al massimo per quella. Per poi arrivare ad un finale che è semplicemente poesia, da come è gestito registicamente, per le trovate, tra i tubi dell'acqua che vengono sfondati al muro sbagliato abbattuto, al gatto lanciato al portiere, fino ad arrivare a quel momento agrodolce della pasta con i ceci, che racchiude fondamentalmente tutto il significato del film, un dissacrante affresco della miseria dei personaggi, tra il comico e il dramma, dalla disillusione causata dall'aver fallito il colpo alla consolazione di aver comunque trovato un pasto caldo - quella pentola in alluminio ce l'aveva pure mia nonna e vi assicuro che i legumi cotti lì sono buonissimi -.
Un modo di arrangiarsi da cui prenderanno spunto ancora tante volte gli altri grandi della commedia all'italiana e che diventerà un simbolo del nostro cinema, fatto di questi personaggi picareschi, umili e autoironici, disillusi e speranzosi, Monicelli qui dirige una pietra miliare, aiutato da un'ottima fotografia, che ricorda il bianco e nero tipico dei caper movie già citati, molto contrastato e dalle ambientazioni sporche e degradate e una splendida colonna sonora jazzata che restituisce un po' la comicità tipicamente italica che il film vuole far trasparire, la definitiva consacrazione del genere arriverà l'anno dopo con "La Grande Guerra", ma qui abbiamo già delle solidissime fondamenta.
"Ragassuoli, ho paura che abbiamo rotto la cannella del gas"
Intramontabile capolavoro di Mario Monicelli che ci offre un cast eccezionale: Gassman, Totò, un buon Mastroianni e un ottimo Memmo carotenuto. Indimenticabile anche la presenza di una giovanissima Claudia Cardinale e del simpaticissimo Capannelle (doppiato in bolognese). Sceneggiatura e scenografia eccezionale.
Leggendaria commedia italiana, davvero divertente e ben realizzata. Un cast straordinario e una sceneggiatura granitica, per un genere che sarebbe bello rivedere ai giorni nostri.
Un gruppo di scalcinati ladruncoli si mette insieme per rapinare la cassaforte del Monte di Pietà a Roma; si assicurano perfino i servizi di un esperto in materia come consulente, per fare in modo che tutto vada come previsto. Gli esiti invece saranno tragicomici... Mai è esistito, né mai esisterà un genere filmico così intrinsecamente legato al suo paese d'origine come la commedia all'italiana, di cui già il nome dice tutto: il suo abile mischiare di atmosfere divertenti e drammatiche, il sottile cinismo al di sotto della superficie fatta di risate e il modo in cui riflette e discute certi aspetti della realtà sociale del paese ne hanno fatto uno dei punti forti del cinema italiano vecchia scuola e, a mio parere, del cinema in generale, sebbene proprio per tutti questi motivi il genere sia fortemente limitato a un pubblico di soli italiani; dubito che esso avrebbe lo stesso tipo di impatto su gente di qualsiasi altra terra o nazione, anche se si può dibattere su questo. Il film del genio Mario Monicelli viene spesso considerato come l'apripista del genere, una sorta di passaggio del testimone dalla commedia più goliardica e leggera di Totò a una più socialmente rilevante e, per certi versi, matura (non è casuale la presenza dello stesso Totò nel ruolo secondario dello scassinatore esperto); ma francamente, anche facendo a meno di sottotesti e discussioni tematiche, "I soliti ignoti" funziona alla grande anche come puro e semplice film d'intrattenimento. La sceneggiatura è brillante, i membri della banda di ladri uno più memorabile dell'altro e gli attori messi in campo un fior fiore dei talenti dell'epoca come Mastroianni, Carotenuto e Salvatori, a cui si affiancano in maniera efficace un Vittorio Gassman agli esordi ma già pimpante come non mai e la giovane Claudia Cardinale. A contendersi la scena con loro un folto gruppo di simpatici caratteristi che a tratti rubano la scena,
Come dimenticarsi del mitico Capannelle che prova a spingere la porta del frigo anziché tirare o del siciliano "Ferribbotte" gelosissimo della sorella?
e il tutto coronato da uno stuolo di battute e situazioni ormai divenute leggendarie e fonte inesauribile di risate.
"Bel piano... me piace!" "Aoh, e 'ndo vai?" "Esco. M'hanno dato sei mesi con la condizionale!" "Ma come s'apre questo affare?" "Ecco, lo vedi lo scassinatore? Devi tirare!" "So' proprio boni!" "Sai, io giusto un goccetto d'olio in più..."
A impedirmi di dare un voto massimo sono comunque alcune incertezze nella sceneggiatura e in particolare nello sviluppo di alcuni tronconi della storia, così come l'utilizzo, sebbene sporadico, di improvvise parentesi drammatiche che poco hanno a che vedere con il resto e spuntano fuori dal nulla, una cosa che a Monicelli riuscirà con maggiore successo l'anno seguente con "La grande guerra".
L'intera sottotrama di Cosimo che cerca vendetta contro i protagonisti all'inizio sembra che avrà un certo peso nella vicenda, ma poi si risolve in un nulla di fatto, con la scena dell'incidente d'auto ed annesso funerale; una parentesi che non mi è mai sembrata ben integrata con il resto.
Comunque si tratta di inezie: il ritmo è veloce e le due ore di durata scorrono via in fretta una volta tanto, sebbene in sé qualche taglio qui e là si sarebbe potuto fare senza arrecare troppi danni. In definitiva, una pietra miliare del suo genere e un pezzo di storia del cinema da ricordare, pur con le sue piccole imperfezioni.
Un classico del cinema italiano di una volta Attori immortali come Carotenuto gassman , Totò, e Mastroianni tanto per citarne qualcuno , che han reso immortale questa pellicola. Ricordo che quando ero piccino , su uno dei numeri del Topolino ,esisteva una storia con i personaggi Disney che prendeva spunto da questo film di Monicelli . Fantastica la trama e la scrittura dei personaggi , certo il siciliano tutto tradizione e cultura del sud ai tempi si portava di più , oggi è qualcosa di anacronistico . Fantastico Totò nei panni del mastro di casseforti !
Che film ragazzi. Che film. A parte il fatto che da il via ad un filone e ad un genere di commedia completamente nuovo e che farà grandissimo il cinema italiano in tutto il mondo. Ma poi... cosa dire degli attori. Gassman, Mastroianni, Cardinale, Totò tutti insieme. Si ride di continuo (non so come faccia ad annoiarsi chi dice che il film è pesante). Bellissimo.
Commedia ben fatta,di certo non si ride(a mio modesto parere) ma fa riflettere molto specialmente alla fine(molto risicato il finale stesso),peccato per la piccola parte riservata a Totò. Consigliata una visione.
È una pellicola che va guardata sotto una luce diversa dal solito. Il suo valore non consta tanto nella realizzazione in sé, quanto piuttosto nell'importanza dal punto di vista storico-cinematografico: è il capostipite di un certo tipo di cinema, "fresco", diverso; un modo di girare e di interpretare i ruoli in via ammodernata; rappresenta il concepimento di un diverso tipo di commedia che ispirerà interi filoni ben più recenti di decine di lustri. Concentrandoci sul film, invece, ho trovato decisamente migliore la prima metà, mentre, man mano che ci si avvia all'epilogo perde un po'. Un voto in più per la premessa iniziale.
Mah, è stato detto praticamente tutto su questo filmone ed è proprio difficile aggiungere qualcosa. Per cambiare potrei scrivere un testo monovocalico in "i", pir isimpii scrivindi in qiisti midi, oppure un testo monovocalico in "o", por osompoo scrovondo on qoosto modo, ma alla fine è inutile stare a ravanare nel fondo del barile. Di opera d'arte trattasi, parodia del già superbo "Rififi" di Jules Dassin. Al solo pronunciare i nomi degli attori viene il mal di testa e quindi non li pronuncio. Intramontabile.
non è la commedia che fa ridere, ma è la commedia che fa riflettere e sognare..ottima pellicola, lontana da quel che sono, ma bella pellicola con personaggi stupendi
Erano tempi difficili quelli che si vivevano in quegli anni ma intramontabili. I valori forti non erano stati ancora oscurati dal progresso e il sorriso regnava soave nonostante i problemi erano all'ordine del giorno. Monicelli aveva inventato un nuovo tipo di comicità ( si ripeterà poi con "La Grande Guerra" e "L'armata Brancaleone" ed altri ), con sapori amari certo, ma vera e senza effetti speciali e il matrimonio con il cast fu cosa azzeccatissima e non solo per l'intesa perfetta che si instaurò. Un capolavoro che non tramonterà mai, invecchiato molto bene e preso come modello d'esempio. Uno dei più bei film del regista.
Non mi ha colpito particolarmente, l'idea di base è buona però per come è stata sviluppata la storia mi ha appassionato molto poco. Alcune situazioni molto banali e scontate, un paio di doppiaggi pessimi (la ragazza siciliana quando parla sembra una rumena, la veneta invece sembra sudamericana). Raggiunge la sufficienza soprattutto per il cast maschile e per qualche situazione e battuta riuscite. Fatico però a capire l'enorme successo di questo film.
Devo ammettere di essere rimasto un pò deluso da quello che è considerato uno dei capolavori della commedia italiana. Tempo fa vidi un remake americano ossia "Welcome to Collinwood" e quindi la storia non mi era nuova. Grande cast ma peccato per Totò utilizzato proprio poco. Simpatico ma non irresistibile, la prima parte mi è piaciuta parecchio ma poi mi ha annoiato a tratti e l'ho trovato un pò prolisso e leggermente melodrammatico. Probabilmente non ho insita in me la capacità di apprezzare appieno queste opere che hanno sul groppone mezzi secoli ed oltre.
La pietra angolare della Commedia all'italiana. "I Soliti Ignoti" non è soltanto uno dei più grandi film di Mario Monicelli (probabilmente il migliore insieme con "La Grande Guerra") ma anche uno dei più importanti film della storia del cinema, una di quelle pellicole che ha davvero inventato un nuovo genere, un nuovo modo di fare cinema e, nel caso specifico, di fare commedia. Grazie alla grande ondata del Neorealismo a partire dalla seconda metà degli anni '40 il cinema italiano aveva raggiunto vette altissime di qualità, con i suoi ritratti crudi e realisti come mai della realtà di tutti i giorni della povera Italia del dopoguerra; alla fine degli anni '50 arrivò il momento in cui anche la commedia dovette fare i conti con l'eredità lasciata da quegli strascichi e dal cinema neorealista ed è così che nacque la nuova commedia, la "Commedia all'italiana", è così che nacque "I soliti ignoti" di Monicelli.
Un capolavoro abilissimo nel trattare con ironia e spirito temi che in realtà sarebbero assolutamente drammatici, mescolando mirabilmente una sorta di parodia dei film crime-noir allora tanto in voga in Francia quanto ad Hollywood con le atmosfere, le vicissitudini e i modi di fare tipici dell'Italia e della cultura italiana dell'epoca, unendo elementi tipicamente da commedia con un grande e cupo realismo e con un pessimismo e un'amarezza che a conti fatti pervadono l'intero film.
Con il Boom economico dietro l'angolo è invece un'altra la faccia che Monicelli decide di mostrare: quella della Roma di periferia, malfamata e malandata, i quartieri popolari, poveri, ancora vittime di quella crisi economica scatenata dagli strascichi della guerra, dove si vive alla buona, arrangiandosi, facendo la fame, spesso costretti (o magari anche per indolenza, perché il film non manca di ironizzare anche su questo aspetto) a dedicarsi a piccoli crimini per guadagnare. I personaggi e i volti che Monicelli ci mostra sono quelli dei poveracci, gli emarginati, i dimenticati, i reietti, i ladri e i truffatori della Roma popolare, intingendo il tutto in un'atmosfera realista e amara che tanto si rifà al Neorealismo ma dando al tutto un volto nuovo, un nuovo stile, un nuovo criterio nella scelta degli attori (ne non-professionisti presi dalla strada, ne attori affermati nel comico e nella commedia, semplicemente quelli sui cui il personaggio scritto e caratterizzato nel copione avrebbe potuto rendere meglio e il casting è superlativo infatti) e soprattutto l'elemento commedia, geniale e perfettamente calibrato.
Oltre alla strepitosa regia di Monicelli ad aumentare questa sensazione e questa atmosfera realista e malandata c'è la bellissima fotografia che nel bianco e nero del film restituisce perfettamente il grigio di quella vita in periferia, con le sue difficoltà e le sue situazioni vissute, come dice un genio della California, sul lato sbagliato della strada; una fotografia giustamente cupa, sfuocata, buia, è forse l'aspetto tecnico che mostra meglio il lato realista de "I soliti ignoti", davvero splendida.
Poi ovviamente c'è la commedia, raffinata, concreta e frutto di una sceneggiatura davvero solida e ispirata priva di vere gag o pure improvvisazioni ma con una comicità basata su avvenimenti e situazioni previste dallo svolgimento della trama.
E il cast... Alcuni dei più grandi attori e alcuni dei più grandi caratteristi della storia del cinema hanno recitato in questo capolavoro tra l'altro magnificamente diretti da Monicelli dietro la macchina da presa, un vero e proprio genio nella direzione degli attori, sempre abilissimo nel gestire alla perfezione gli immensi talenti che aveva a disposizione. Un'altra piccola grande rivoluzione de "I soliti ignoti" sta nel protagonista; per interpretarlo infatti fu scelto, dopo varie proteste della produzione, Vittorio Gassman al suo primo grande ruolo in una commedia. Gassman era già da anni affermato come eccellente attore teatrale puramente drammatico (devastante in ambito shakespeariano ad esempio) dotato di timbro possente, dizione perfetta e vena drammatica spaventosa; al cinema invece era già conosciuto per alcune interpretazioni hollywoodiane oppure nel cinema italiano spesso nel ruolo di cattivi e personaggi negativi ("Riso amaro" forse l'esempio più celebre) o comunque sempre impegnato in prove drammatiche e "serie". Destò perplessità e dubbi il fatto che per il ruolo di Peppe, protagonista di quella che doveva comunque essere una commedia, non fu scelto un attore già affermato in campo comico ma un interprete avulso da simili ruoli. La scelta fu ovviamente vincente, Gassman si rivelò per la prima vera volta come uno degli attori più versatili e capaci di interpretare qualunque cosa, passando dal dramma alla commedia con facilità sbalorditiva, capace di variare registro con naturalezza impressionante, in grado di sfruttare la sua infinita gamma espressiva in maniera eccellente anche nel campo della commedia. e sapeva creare e dare vita a personaggi agli antipodi ed interpretarli con la stessa, allucinante naturalezza, disponendo inoltre di un timbro unico, direi ipnotico e un carisma che ho ritrovato in pochi altri attori nella storia del cinema. Inoltre la sua abilità nel saper amalgamare caratteri drammatici e comici fu necessaria per infondere al personaggio di Peppe la comicità e al contempo l'amarezza e la malinconia fondamentali per un film come "I soliti ignoti".
Gassman è il vero grande mattatore di questo film, magnificamente diretto da Monicelli scopre il suo io comico-drammatico e viene così lanciato nel mondo della commedia. Nel 1959 gli verrà affibbiato appunto il giusto soprannome de "Il Mattatore" dall'omonimo programma televisivo da lui condotto quello stesso anno.
Al suo fianco un altro dei più grandi attori della storia del cinema, tale Marcello Mastroianni, non ancora entrato nelle grazie di Federico Fellini ma già attore di indubbio talento e anche lui di grandissima versatilità, anche lui magnifico nel sapersi destreggiare con pari abilità tra cinema drammatico e commedia, per poi andare anche oltre in futuro, grazie a prove in opere quasi "metafisiche" come "8 e mezzo" in cui la sua interpretazione sarà non drammatica, non certo comica ma "totale" "globale". Anche ne "I soliti ignoti" la sua prova comica (o tragi-comica seguendo l'umore del film) è sublime ed è sublime il modo in cui ricrea il suo splendido personaggio, è amaro ma molto divertente e ovviamente vederlo in coppia con Gassman è pura gioia visiva. Un attore completissimo, già maturo, totale, il più grande del cinema italiano insieme con Volonté, ovviamente a mio parere.
E poi, oltre alla partecipazione straordinaria di Totò, che in un attimo marchia a fuoco il film e marchia a fuoco il suo Dante Cruciani nella mente degli spettatori, c'è la schiera di meravigliosi caratteristi che ruota attorno a Gassman. Tiberio Murgia (esordiente) "Ferribotte" un sardo che è entrato nella storia con la sua interpretazione del rigido siciliano vecchio stampo; Carlo Pisacane, il mitico "Capannelle" di sicuro il carattere più riuscito, esilarante e memorabile di tutto il film; Renato Salvatori come "Mario" a completare la più scalcinata, comica e sfortunata banda di ladruncoli e poveracci che si sia mai vista. E poi Memmo Carotenuto, "Cosimo" forse il personaggio più amaro del film e protagonista della sequenza più cupa e drammatica, perfettamente incastrata nel contesto e nella poetica del film. C'è anche una giovanissima Claudia Cardinale ancora al di la dall'affermarsi e dall'esplodere come attrice di valore (per quello aspettare biennio 1962-1963) e poi Rossana Rory, unico membro femminile della "banda" e Carla Gravina a completare il cast femminile del film. Grazie alla sapiente e abile direzione di Monicelli e al naturale talento degli attori troviamo un cast affiatatissimo, in grande forma, caratteristi indimenticabili, il genio di Totò e l'ovvia grandezza di Mastroianni unita all'esplosione in campo comico di Gassman danno vita a risultati devastanti nel senso più positivo del termine.
Sceneggiatura solida e precisa, capace di ritrarre in alcune precise battute tutta l'anima del film (la battuta sui 100 Mario è celebre ed estremamente indicativa, così come tutta la parte finale al contempo spassosa e amarissima) e capace anche di non perdere colpi per l'intera durata, mantenendo sempre intatto l'equilibrio tra parodia comica, commedia amara e dramma della realtà. La regia di Monicelli regala scorci di una Roma, come già detto meravigliosamente ritratti dalla fotografia, povera e dalla difficile esistenza, a loro modo affascinanti e poetici però tanto quanto cupi e degradati. Monicelli ci regala tante sequenze che restano indelebili, da scuola di cinema, il finale, la lezione con Dante Cruciani, le scene in carcere, quella a Porta Portese sono solo alcune di quelle che sarebbe giusto citare.
"I soliti ignoti" è quindi una pietra miliare del cinema italiano e tutto, un capolavoro ancora meraviglioso da vedere e ammirare, uno dei punti più alti raggiunti da un grandissimo quale Mario Monicelli che bisserà il capolavoro l'anno successivo con "La Grande Guerra". E poi Gassman, Mastroianni, Totò... E quell'esercito di caratteristi che oggi se non sono estinti pochissimo ci manca. Cinema di altissimo livello.
L'idea alla base è ottima, la caratterizzazione dei personaggi pure, ma si ha come l'impressione che difetti di qualcosa per poter essere chiamato capolavoro. Un buon film, più che godibile, ma nulla di trascendentale.
La nascita e la relativa consacrazione della "commedia all'italiana" del dopoguerra. Se dovessi scegliere una singola frase per riassumere questa pellicola probabilmente utilizzerei questa... ma sarebbe lo stesso ingiusta nei suoi confronti, diciamo estremamente riduttiva. Sì, perché qui si sta parlando di molto, ma molto di più. Monicelli non si limita a realizzare un film, ma crea letteralmente un genere che, da qui in avanti, accompagnerà il neorealismo (e non solo) e sostituirà quelli che, sino ad allora, erano stati i canoni della "commedia" tipicamente italiana.
Un gruppo di sgangherati ladruncoli, sfruttando l'idea di uno di loro rinchiuso in carcere, decide di svaligiare la cassaforte del monte di pietà. Per essere sicuri di non incontrare difficoltà una volta arrivati alla cassaforte chiamano persino un esperto di scassi affinché insegni loro qualcosa sull'apertura della stessa. Inutile dire che il piano non va affatto come dovrebbe, così come il bottino risulterà ben diverso da quello sognato.
In sostanza ci si trova davanti a una commedia che non è più semplicemente tale, ma ricca di realismo e, soprattutto, carica di venature drammatiche. La regia risulta assolutamente impeccabile, supportata da una sceneggiatura solidissima e una fotografia veramente eccellente. E' proprio quest'ultima, unita alla caratterizzazione dei personaggi, a dare quel tocco malinconico e drammatico alla pellicola. L'affresco che si ha di Roma, infatti, non è quello che molti si potrebbero immaginare (diciamo quello che offre Risi ne "Il sorpasso" quattro anni dopo); di benessere non c'è alcuna traccia, così come non si percepisce affatto il boom economico che investirà l'Italia negli anni successivi. Qui parliamo di Roma periferia, dei quartieri degradati e del sottoproletariato; tutto sembra essere estraneo al processo economico, e una fotografia per l'appunto spenta e grigia non fa altro che accrescere questa sensazione. Anche le gag e i veri momenti comici (almeno un paio incredibilmente spassosi) non risultano in alcun modo forzati e vengono inserito nella storia con una naturalezza e un realismo impeccabili.
Ovviamente contribuiscono ad alimentare quel tocco di drammaticità presente nel film anche i protagonisti, tutti quanti, dal primo all'ultimo. Estremamente lontani uno dall'altro per vari motivi, tutti hanno lo stesso qualcosa in comune: non sanno cosa significa ricchezza e benessere, sembrano incapaci di rendersi conto della rapidità con cui la società attorno a loro progredisce e credono nei valori tradizionali. Nel complesso la squadra, malgrado differenze abissali tra i vari personaggi, funziona a meraviglia. La "banda del buco" risulta così irresistibile e il merito, oltre che di regista e sceneggiatori, non può che andare al cast. In una sola parola "Stellare", e dire che la scelta di Monicelli fu presa non proprio benissimo dai critici dell'epoca. Prendere attori già affermati in sostituzione di veri e propri comici rappresentò un deciso azzardo, ma senza dubbio anche uno dei passi più importanti verso la creazione del nuovo filone "commedia all'italiana". Gassman, al suo primo ruolo comico, dimostra ancora una volta come, per me, sia stato uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano. Mastroianni non è affatto da meno, del resto stiamo parlando di due interpreti dotati di grande polivalenza, in grado di passare dal drammatico alla commedia con estrema naturalezza. E poi Murgia (fino ad ora mai visto recitare), Carotenuto e un Carlo Pisacane qui caratterista semplicemente irresistibile. Senza dimenticare poi la parte femminile del cast, messa in secondo piano dalla vicenda ma non per questo priva di importanza. Anche le due donne della pellicola (diciamo ragazze) mostrano una certa tradizionalità nelle loro figure: c'è la dolce e innocente Nicoletta e soprattutto Carmelina a rappresentare il vero legame affettivo. E ovviamente Totò, qui in un ruolo marginale, quasi a sancire il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo. La scena in cui spiega come aprire la cassaforte è fantastica, così come la risposta al brigadiere "... come vede si lavicchia!".
In conclusione direi che, gusti o meno, si parla di un film assolutamente imprescindibile; nessuno che abbia intenzione di gettarsi a capofitto nel mondo del cinema (e non solo italiano) può pensare di tralasciarlo. Se poi penso a dov'era il cinema nostrano in quegli anni e dov'è precipitato oggi, beh... ciò che resta è solo una grande tristezza. Questo, però, è un altro discorso!
Straordinario classico di Mario Monicelli uscito nel 1958 e diventato ormai un caposaldo imitato ed omaggiato in tutto il mondo. Malgrado i tanti anni passati dall'uscita "I soliti ignoti" continua a non perdere colpi e ad essere tremendamente attuale. Girato in una Roma fredda e spenta , lontana dalla sfarzosa capitale descritta da altri titoli del periodo , narra le gesta di una improbabile banda di ladri composta da personaggi ormai entrati nell'immaginario collettivo. La regia di Monicelli , la trama , l'incredibile assortimento di fenomeni della recitazione e una straordinaria vena comica mista , come sempre con il regista toscano ,ad una malinconia alquanto palpabile sono gli ingredienti vincenti di una pellicola inimitabile , ripiena di situazioni ironiche e spassose mai banali o volgari. Si ride molto con questo film , e sinceramente non credevo che un prodotto del 58 potesse riuscire a divertirmi in maniera cosi coinvolgente; il merito va a gag ormai famosissime e ad un gruppo di protagonisti con cui era facile entrare in empatia vista la loro caratterizzazione molto umana e la stretta relazione con la realtà del tempo. Un'opera dunque da vedere per ogni cinefilo che si rispetti.
Senza volere assolutamente disconoscerne i pregi (se ha segnato l'inizio di un genere più di un motivo ci sarà), discostandomi dalle opinioni classiche dico solo che lo reputo uno dei film più sopravvalutati della storia. Dialoghi genuini ma francamente ho sentito di meglio, interpretazioni non di certo superiori a quelle presenti in pellicole dello stesso genere (tutti quei premi mi sembrano un po' troppi), situazioni senza dubbio divertenti ma lungi dal fare sganasciare; alla fine, per quel che mi riguarda il tutto si risolve in un "ho visto di meglio", dunque risulta un film regolarissimo (quanto detto poc'anzi da me parrà a tutti una blasfemia, mi dispiace ma non posso farci nulla). Sarà forse perché si tratta di una pellicola che mal resiste al tempo (questo sempre a mio parere), comunque sia da vedere, ma da giudicare con la dovuta razionalità.
Quello che mi ha sorpreso è l'incredibile attualità comica di questo film. Ho riso di gusto con un film che ha quasi 60 anni. Un cast eccezionale diretto da un regista al top: comicità immortale.
La vetta della commedia italiana nel Mondo, ancora oggi spumeggiante a distanza di tanti anni. Al suo primo ruolo comico Gassman ne è il mattatore, ma il film funziona perchè c'è un grande gioco di squadra e perchè è una fotografia nitidissima di un'Italia ruspante e caciarona. E nonostante i vari tentativi resta un film inimitabile per leggerezza ed eleganza.
Un film che ha fatto storia, segnando sia il primo capolavoro della commedia di Monicelli, sia il primo ruolo importante di quel mostro della recitazione che è Vittorio Gassman e sia il primo film di un genere molto famoso che è la "commedia all'italiana" che durerà 20 anni regalando al cinema molti capolavori. Qui la storia è bellissima, grandi tutti gli interpreti compresi salvatori, Totò, Mastro ianni e la bellissima claudia Cardinale. Film che ha fatto epoca e che va visto a prescindere sia perchè è un capolavoro e sia perche non potete non conoscere i "soliti ignoti"!! 8,5 e mezzo voto in più per il significato storico
Splendida commedia con un cast di tutto rispetto una delle più belle se non la più bella del cinema italiano. Una commedia che fa ridere di gusto e non annoia. Grandissimi Mastroianni e Gassmann. Da VEDERE !!!!
altra perla di monicelli,con un cast stellare;si ride parecchio(pisacane il mio mito),situazioni entrate nella storia e nell'immaginario colettivo. da non perdere.
Altro capolavoro assoluto della Commedia Italiana, diretto magistralmente da Mario Monicelli, avvalsosi di un cast immenso, guidato da: un grande Vittorio Gassmann, un carismatico ed ironico Marcello Mas*****nni, un simpatico Renato Salvatori, un favoloso Tiberio Murgia nei panni di 'Ferribotte', una splendida Claudia Cardinale e un immenso Carlo Pisacane, dalla storica fame arretrata, contornati dalla partecipazione STRAORDINARIA di Totò, dalla regia lucida e accurata, attenta al dettaglio, di Monicelli e dalla meravigliosa colonna sonora di Piero Umiliani in stile 'blues'. Sceneggiatura formidabile, con un soggetto perfetto, giostrato intorno alle ambientazioni degradate della Roma post-Seconda Guerra Mondiale amare ma suggestive, interpretata al meglio da interpreti brillanti e in formissima. Tra le tante gags comiche entrate oramai nella storia del CINEMA MONDIALE, sono da citare indubbiamente: "Ragazzuolo... mi sai dire se qui abita un certo Mario". "Qui de' Mario, cento ce ne so'". "Si, ma questo è uno che ruba". "Sempre cento, ce ne so'". Sequenza della lezione sulla forzatura di una cassaforte di Totò/Dante Cruciani superlativa. Film (anche se è riduttivo chiamarlo così) da vedere e da rivedere sempre. Arte pura.
tra le migliori commedie nostrane fatte,una trama che forse vista oggi non è molto originale,ma all'epoca lo era molto di più. ottimo caper movie,con dialoghi brillantissimi e un cast di tutto rispetto,una trama con situazioni geniali,veramente una signora commedia! un finale che non lascia speranza,o almeno non la lascia quasi a nessuno..
Vittorio Gassman è sopra le righe in questa commedia all'italiana, ma anche gli altri fanno da ottimo contorno. Ottime idea e realizzazione, e si ride in vari punti...
La regia di Monicelli è attenta a cogliere le diversità nel coro di attori a sua disposizione con Gassman, Mas*****nni, Cardinale, Totò e Pisacane si raggiungono le vette della commedia all'italiana.
La Commedia all'italiana in fondo è la figlia ribelle del Neorealismo. L'Ironia del resto è cosa serissima e amarissima, è il linguaggio attraverso cui parla l'ambiguità. Quella de "I soliti ignoti" fu dunque una grande intuizione, celebrò un approccio nuovo con la grama quotidianità. Un po' come Giano bifronte, Monicelli dipinge uno spaccato italiano che guarda con risentita nostalgia al passato e con circospetta speranza al futuro.
Il cinema italiano lo si può capire da questo film e dai suoi interpreti...film commedia/grottesco ed a tratti drammatico. Inutile citare Gassman e Mastroianni, non hanno mai fallito nella loro carriera. Geniale l'interpretazione di Totò...a suo agio anche con un regista eccentrico come Monicelli. Grande Mario, manchi a questo cinema :(
Capolavoro del cinema italiano. Mastro.ianni e Gassman insieme basterebbero a rendere sublime qualsiasi film. Poi se alla regia c'è Monicelli si raggiunge la perfezione.
Capolavoro del cinema italiano. Mostruosi Gassman e Mastroianni, la Cardinale bellissima e favoloso Totò in quella piccola e magistrale particina. C'era una volta il cinema Italiano.
Questo capolavoro arricchisce la commedia italiana, grande filone della commedia americana e, questo film è davvero spassoso, molto semplice e divertente. Appena uscito, la critica lo aveva definito un filmetto da quattro soldi ma il popolo vinse il confronto e questo capolavoro venne apprezzato sul serio. Il primo film dove recita Gassman che fu scelto da Monicelli quando era in una compagnia teatrale e, sebbene le difficoltà iniziali, V.G. recitò perfettamente con il cuore, ottimi anche gli altri attori e attrici. Questo film dimostra che il cinema è arte e Monicelli la "interpreta" stupendamente.
Classico che coniuga alla perfezione il meccanismo della commedia all'italiana che fu,ovvero la costruzione di una storia piena di momenti esilaranti ma senza nulla di forzato e senza ricorrere a gag facili,rientrando quindi il tutto all'interno di un realismo onnipresente; anzi spesso c'è da pensare e si raggiunge,per quanto con la leggerezza e l'ironia sempre dietro l'angolo,il dramma. Difficile considerarlo una parodia di un caper-movie come doveva inizialmente essere,I Soliti Ignoti assume una forma a sé stante e diventa pietra di paragone con tutte le commedie che seguiranno non solo in Italia ma addirittura nel mondo,universalmente riconosciuto come uno dei capisaldi del genere. Merito di una storia scritta perfettamente ma ancor di più del cast impressionante che raccoglie caratteristi e monumenti della commedia che fu e che sarà; c'è chi non a torto vede in Totò un personaggio che metaforicamente affida la successione cinematografica a Gassman e compagni,in ogni caso il principe della risata è presente pochissimo ma si fa ricordare per sempre (anche qui) con la solita classe. Il suo è un ruolo misuratissimo che ne conferma, se ce ne fosse bisogno, le eccezionali doti di attore in tutti gli ambiti. C'è anche Marcellino,attore che amo infinitamente,e allora che altro si può volere di più?
Magari tutti i ladri fossero così spassosi e umani: disperati,fannulloni,scansafatiche ma con un senso morale che oggi al cinema non potrebbe più essere rappresentato senza scadere nella parodia,cosa che il film di Monicelli non fece. Allora c'è da pensare anche all'imbruttimento di quell'Italia di allora e di quegli italiani,senza futuro allora come adesso.
perfetta rappresentazione ed incarnazione della prima commedia italiana. Un' ironia mai fine a se stessa ma applicata magistralmente alle scene clou del film. Tra l'altro una menzione particolare per Totò che crea un personaggio indimenticabile come il Cruciani nonostante il poco spazio a disposizione
Da una trama in abbondante stile Caper movie, anche se manca la drammaticità e la violenza, "I soliti ignoti" resta un illustre film degli anni cinquanta/sessanta che, inoltre, segna, irrobustisce, "identifica" un certo modo di far Cinema, spiccatamente italiano, siamo dunque dinanzi ad un affresco della Commedia all'italiana, insomma un'ironia indirizzata in aneddoti reali ma enfatizzati ove emergono a voce alta le difficoltà della società specie quella italiana reduce dalla guerra…
"I soliti ignoti" parte da un cast di grandissimi nomi, in scena anche Totò che dalla sapiente regia di Monicelli viene "usato" pochissimo ed è proprio questo il bello, Dante Cruciani si estranea dal corpo tragicomico dei ladruncoli assumendo sembianze profetiche, quasi da stratega, il tutto, ovviamente nel massimo alone di ironia, di commedia. La trama di Monicelli non delude, il film non annoia, ritmo buono e comicità quasi sempre presente, insomma si ride e ci si diverte. Oltre agli attori e al ritmo incalzante nella cerchia delle positività tecniche rientra una fotografia bellissima a tratti efficacemente "buia" che evidenzia e rafforza un po' il misero ma "devoto" contesto post bellico italiano ma non solo. In grande risalto gli scenari della notte che scandiscono i sobborghi. Si giunge poi ad un finale incredibile, la sequenza dell'abbattimento del muro risulta essere geniale ed unica, regia sopraffina. In queste ultime battute ancora in massima evidenzia la "mentalità" italiana fra delirio ed improvvisazione, fra mangiate di pasta e sogni di gloria mandati a monte, situazioni marchiate da goliardici ed iper incisivi dialoghi.
Questi erano i film del passato, ancora oggi sono interamente godibili, la presenza di grandi attori è uno dei punti base, "I soliti ignoti" resta indimenticabile portando alto non solo per l'Italia, ma per il mondo, il nome di una regia "storica" e di presitgio. Hello Monicelli.
Sicuramente un pezzo di storia italiana, se non altro per il cast. Ai giorni nostri più che ridere fa sorridere, con un Totò un po' fuori forma. Abbastanza gradevole, anche se la prima parte è decisamente più spenta della seconda.
Questi non sono semplici attori, sono attori di mostruosa grandezza! Bastano 5 minuti di questo film per spazzare via l'ignobile cinema italiano degli ultimi 15 anni! Gassman, Totò, Mas*****nni... oggi Mastandrea, Asia Argento, Scamarcio!!! Dalle stelle alle stalle! Anche i cosiddetti "caratteristi" erano meravigliosi: Capannelle, Carlo Pisacane, non può non restare nella mente e nel cuore di chi guarda questa pellicola. Il cameo di Totò poi è una sorta di passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione di attori emergenti, entrambe generazioni irripetibili. E pensare che su Filmscoop c'è gente che concede voti altissimi per filmetti recenti che non valgono niente... Ogni volta che guardo i grandi film del passato, una considerazione nasce spontaneamente: abbiamo perso tutta la nostra umanità!
Uno spaccato della Roma e dell'Italia inizio anni '60 con dalle caratterizzazioni decisamente eccellenti. Il mito Monicelli che trasforma Gassman in attore comico, un Carlo Pisacane (napoletano doc doppiato in romagnolo) che interpreta con maestria Capannelle, un Principe De Curtis d'autore, una Claudia Cardinale d'una bellezza eterea.....insomma c'è tutta la sapienza dell'arte italica nel fare commedie immortali.
Uno dei migliori film italiani di sempre, sul podio delle commedie all'italiana. Fresco, intelligente ma soprattutto divertente in modo genuino e semplice, con dei personaggi stratosferici, interpretati da un cast eccezionale. Un affresco dell'Italia post-bellica che aveva bisogno di ritrovare il sorriso con la dimostrazione che si poteva farlo se le idee (e questo film ne è un torrente in piena) e i mezzi per farlo c'erano. Anche dopo 50 anni non ha perso minimamente lo smalto e la comicità.
Molto probabilmente è uno dei migliori film italiani di sempre, ovviamente sempre girato negli anni 50, e soprattutto da un grandissimo regista di nome Monicelli! Questo tipo di commedia all'italiana ormai e rientrata tra il mio genere di film preferita, e pensare che fino a poco tempo fa pensavo non mi interessava nemmeno! Grandissimo cast di attori, e una regia di Monicelli semplicemente straordinaria. Le risate sono garantite, soprattutto nella parte finale.
Una pietra miliare del cinema Italiano, da vedere assolutamente.
Non sono un patito di questo genere di film(tutt'altro), né è un tipo di comicità che mi ha colpito più di tanto. Però, ragazzi, questo è un capolavoro assoluto del cinema italiano! La parte di Totò, per quanto di secondo piano, è recitata assolutamente da manuale e il cast è indiscutibilmente ottimo, basti pensare a Mastroianni, alla Cardinale e al mitico Gassman. Divertentissimo il finale. Nel complesso, pur non essendo in assoluto tra i miei film preferiti, è davvero un film comico perfetto e già solo il cast è sufficiente a rendere il capolavoro. Questo film è inoltre una rappresentazione, per quanto grottesca possa sembrare(ma è proprio tramite il grottesco che la realtà può essere manifestata e descritta con brutale efficacia, imho), dell'Italia che c'era e che in minima parte ancora c'è. Non è un film che ci appartiene realmente, almeno non a noi ragazzi, non è un film che riflette quella che è la nostra concezione della vita, è un film che dipinge un modo di pensare e di comportarsi ormai andato, ed eppure lo fa talmente bene che il film rende benissimo e la comicità è assicurata. Come voto oggettivo credo il 9 ci starebbe, però a livello personale non mi ha coinvolto moltissimo: è un film perfetto ed è fin troppo buono, però non mi ha particolarmente colpito, anche se questo è semmai un mio limite. In assoluto uno dei migliori film italiani di sempre.
A mio avviso il messaggio finale - quello esplicitamente del finale del film, intendo - è, pur nella sua ironicità, emblema di un'Italia che in parte è andata, che non ci appartiene più, eppure d'altra parte questo "accontentarsi", questo "arrangiarsi", io lo associo ad una mentalità comunque italiana, per quanto discutibile possa sembrare questa mia idea.
Fondamentale pellicola dell'età dell'oro della grande commedia italiana esportata con successo in tutto il mondo.Grandissimi tutti gli attori,Gassman in particolare.
LA commedia all'italiana. Ritratto ironico e sarcastico di un'Italia ancora troppo in misera e affamata per colpa di una guerra che ancora riesce a farsi a sentire nei suoi spettri. Ai personaggi, fantasticamente descritti, resta, nonostante le scellerate avventure, la dignità di essere uomini e di non mollare mai. Gassman alla grande, ma magicamente supportato da interpreti che restano il simobolo della vera Italia cinematografica (se si pensa che nel secondo capitolo c'è spazio anche per Manfredi). Cameo di Totò.
Una delle commedie italiane più conosciute, una di quelle che hanno sancito gli albori del genere. Personaggi estremamente "macchiette" e attori di vero spessore, su tutti Gassmann e Mastro.ianni. Una commedia brillante, ma con ampie venature drammatiche. Un bell'affresco temporale di quegli anni risultato tale anche grazie alla azzecatissima scelta di ogni interprete
C'è comicità, situazioni intrigate, ladri, furti, buffoni, si ride e si sta a vedere come va la storia, amici e poi nemici, nuovamente amici. Ottimo in tutto: trama, attori, recitazione.
I Soliti Ignoti è una commedia brillante, una commedia che, volendo, segna la fine del Neorealismo Italiano e apre la grande stagione della Commedia Italiana. Le caratteristiche per essere un film importantissimo ci sono tutte: alla regia c'è un giovane (ma già talentuoso) Mario Monicelli che dirige un cast di tutto rispetto: Vittorio Gassman, Totò, Marcello Mas*****nni, Claudia Cardinale.
Il risultato è un film "storico". Storico perchè segna il passaggio tra l'Italia del dopoguerra e l'Italia del boom economico: in questo senso Totò sembra quasi rappresentare il "vecchio" mentre gli altri attori (tutti giovani) rappresentano il nuovo che avanza, i nuovi attori che avanzano.
Insomma, I Soliti Ignoti è una commedia sì, divertente sì, ma che è nata e si è sviluppata in un contesto molto particolare: un contesto di cambiamenti e di passaggi storici.
Eh eh eh.. ogni qualvolta lo rivedo l’effetto è sempre lo stesso. La “banda del buco” è per me la più divertente, sgangherata, eccezionale, scoppiettante, indimenticabile possibile. E c’è posto anche per un poco di malinconia, che non guasta. C’è da chiedersi come mai alcuni registi italiani moderni (meglio non fare nomi) non abbiano attinto da pellicole come questa, che donano qualità vigorose alla nostra tradizione popolare, cercando invece di risolvere tutto con miseri trucchetti che appaiono desolatamente volgari e quasi ci fanno vergognare. Da antologia tutte le scene. Viva la comicità intelligente! Viva Monicelli! E, una volta tanto, viva l’Italia!
Grande film ,grande commedia attori indimenticabili. I Soliti Ignoti ha lasciato un segno nella storia del ns cinema e come ha gia' detto qualcuno non ha perso fascino nonostante 50 anni siano passati. Un film semplice simpatico che fa intravedere come altri l'Italia che fu. Insomma uno di quei massimo 10 film anni 50/60 italiani che meritano di essere ricordati per sempre. Quasi tassativo trovare il tempo di ammirarlo.
"Dimmi un po' ragassuòlo, mo' tu conosci un certo Mario che abita qua intorno?" "Qui de Mario ce ne so' cento" "Sì va bene, mo questo l'è uno che ruba..." "Sempre cento so' "
Pilastro della commedia italiana del grande Monicelli. Grandissimi attori, risate autentiche e idee davvero originali, quanto di più bello e sincero si possa vedere. Vittorio Gassman al massimo, indimenticabile il personaggio di Totò, poi Mas*****nni, la giovanissima Cardinale e l'ottimo Carotenuto. Che meraviglia di film.
Caposaldo della commedia italiana, capolavoro riconosciuto ed indiscusso. Nonostante tutto non mi sento di assegnare un voto maggiore.....nella mia mente imperversano le commedie di Billy Wilder perfette in tutto e per tutto....e il paragone è purtroppo inevitabile parlando del medesimo genere. Cmq giù il cappello dinanzi a tanta gloria per il cinema nostrano grazie al maestro Monicelli
Grande, grandissimo film, anche se ho preferito il secondo, sia perchè l'ho visto per primo, sia perchè qui non c'era quello che per me è fra i più grandi attori italiani di tutti i tempi, Marcello Mas*****nni.
Non lo considero la migliore commedia all'italiana, ma essendo uno dei capisaldi bisogna vederlo a tutti i costi! La storia è veramente bella e soprattutto è raccontata molto bene, grazie anche a degli attori fenomenali, come un Gassman in forma smagliante. Simpatico il finale!
buon film, divertente.... monicelli ha davvero fatto un buon lavoro e gli attori pure... tuttavia non lo considero un capolavoro, ma solo un bel film per ridere e che rappresenta uno spaccato di società, seppur esagerato come è giusto che sia...
La commedia italiana per eccellenza. Chiunque abbia visto questo capolavoro di Monicelli non potrà dimenticare nemmeno uno dei tanti personaggi disgraziati che animano con la loro pigrizia e la loro voglia di fare il "colpo della vita" questo bellissimo film. Da un Peppe ex-pugile con disonore, vista la sua fulminea carriera, a un Totò scassinatore che tiene lezioni sui tetti dei palazzi, ad un Renato Salvatori che deve pensare a ben "tre mamme", oppure ad un Feribotte, ad un Mastro.ianni con bambino sempre al seguito e a un Capannelle. Divertente, coinvolgente, ironico ed interpretato strepitosamente.