l'occhio che uccide regia di Michael Powell Gran Bretagna 1960
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l'occhio che uccide (1960)

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locandina del film L'OCCHIO CHE UCCIDE

Titolo Originale: PEEPING TOM

RegiaMichael Powell

InterpretiKarlheinz Böhm, Anna Massey, Moira Shearer, Esmond Knight

Durata: h 1.49
NazionalitàGran Bretagna 1960
Generethriller
Al cinema nel Settembre 1960

•  Altri film di Michael Powell

Trama del film L'occhio che uccide

Il cineoperatore Mark Lewis uccide una serie di ragazze con una strana arma montata sulla cinepresa. Il rituale prevede che le vittime si vedano allo specchio nell'attimo in cui muoiono. Le ragioni della sua perversione sono da rintracciare nella sua infanzia, sconvolta dalle abitudini sadiche del padre che lo utilizzava come cavia per esperimenti psicologici.

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Voto Visitatori:   8,41 / 10 (58 voti)8,41Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su L'occhio che uccide, 58 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  29/02/2024 19:15:14
   8½ / 10
Film clamoroso, metacinema slasher avanti almeno 15 anni rispetto ai suoi tempi. Alcuni elementi di "M", de "La morte corre sul fiume", ma soprattutto tantissime idee inaudite per l'epoca. Montaggio che non ha davvero nessun senso, solo "Fino all'ultimo respiro" (curiosamente dello stesso anno) osa andare più in là. Procuratevelo, davvero un film fondamentale per qualsiasi cinefilo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/12/2020 23:51:03
   9 / 10
Opera grandiosa di Powell, qui orfano di Pressburger, che gira uno dei thriller che piu' di tutti ha influenzato il genere, vedi "La finestra sul cortile" tanto per fare un esempio.
Probabilmente nasce qui il cosiddetto "Metacinema", un cinema che parla di cinema o con i modi di fare del cinema.
Film dotato di una straordinaria potenza visiva dove luci e ombre sono sempre al suo posto.
Le sequenze drammatiche, molte a dire la verita', sono intense e malgrado i tanti anni passati non sembra invecchiato di un solo giorno.
I video girati dal Padre sono terribili e splendidi.
Stupendo!

Alpagueur  @  30/11/2020 12:09:57
   6 / 10
Dopo aver sentito e letto di questo film per anni, e spinto dalla citazione finale dell'assassino in "Scream 4"alla compagna di classe Kirby (quale primo film del suo genere ad offrire una soggettiva dell'assassino), ho finalmente avuto la possibilità di vederlo questo fine settimana, durante il tributo mensile a Michael Powell. Non vedevo l'ora di vederlo, ma devo dire che sono rimasto un po' deluso. Rispetto a "Narciso nero" e "Scarpette rosse", entrambi film straordinari, "Peeping Tom" mi è sembrato un grande passo indietro. Ho avuto l'impressione che i critici avessero probabilmente ragione, in quanto non si tratta di un film molto buono. Se fosse stato meglio incentrato e scritto meglio, avrebbe potuto fare un'impressione molto migliore sui critici in quel momento, ma così com'è, è sembrata una versione piuttosto noiosa e mal fatta del genere di cose che la televisione britannica specializzata dell'epoca mandava in onda ("Agente Speciale", "Il Santo", "Thriller" ecc.), solo più spaventosa. Carl Boehm è stato interpretato male (si sente troppo il suo accento tedesco nella versione inglese), e la scena con Moira Shearer (Vivian) sembrava durare troppo a lungo, il suo unico scopo sembrava essere quello di mostrare le sue doti di danzatrice. Avrei preferito che lei interpretasse un ruolo più importante. L'elemento investigativo del film era debole al massimo. L'idea di Mark Lewis al chiaro di luna come fotografo cineoperatore/fotografo voyeur (vittima sin da piccolo degli esperimenti psicotici del padre) era interessante, e mi sarebbe piaciuto vederla esplorata un po' di più. Sembrava che il film fosse composto da un sacco di cose in sospeso che non sono mai state messe insieme. Il punto più luminoso è stato il casting di Anna Massey (Helen) come fidanzata di Lewis. Ha portato onestà al ruolo e il suo aspetto semplice ha portato una certa bellezza alla parte che un'attrice più tradizionalmente affascinante avrebbe potuto rovinare. Nel complesso, non è un brutto film, ma neanche un grande film. Molte delle meccaniche sono datate, con un uso maldestro di dialoghi, caratterizzazioni datate e scene a volte troppo melodrammatiche, caramellose, artificiose, forzate, innaturali. In particolare, il killer principale manca di credibilità in questo contesto urbano moderno (siamo a Brookwood, piccola cittadina di poco più di 2000 abitanti nei sobborghi di Londra) ed è un po' unidimensionale. È difficile credere che questo sia un individuo che sente l'insopportabile bisogno di uccidere vedendo la paura in faccia qualcuno (come illustrato nell'ultima scena) o che semplicemente uccide solo per catturare lo sguardo di paura sul volto di qualcuno. In ogni caso se per un attimo sospendete il vostro credo potreste anche trovarlo un film ben recitato e ben diretto, sebbene non sia così creativo o tecnicamente esperto dietro la macchina da presa come Hitchcock, ad esempio, e tutto sommato potrebbe funzionare, in quanto crea un'aria morbosa e sporca di disagio, insolita per un pezzo di questo periodo. Tuttavia, ho bisogno di rivedere il film, poiché ogni film necessita di una visione ripetuta "per connettersi". Il trucco per es. l'ho trovato scadente. La cinematografia è oscenamente appariscente e a basso costo. C'è un limite a chi può essere un antieroe. Identificarsi con Mark è quasi impossibile: gruppi e sottoculture di tutto il mondo hanno escogitato codici di identità comune, ma anche metodi di esclusione; tutti si sarebbero messi in fila per escludere Mark. Mark sembra avere una pelle leggermente viscida, occhi vitrei, labbra di plastilina raccapriccianti. Anche il tanto ventilato "pov" del killer è in realtà il "pov" della cinepresa (che è una cosa ben diversa, in quanto il killer è costretto a seguire la macchina da presa e non viceversa), che alla fine diventa l'unica vera star del plot, in barba ai traumi vissuti nella sua infanzia per colpa del padre, che vengono quasi messi da parte e decontestualizzati. Poi tre quarti di pellicola per avere due omicidi praticamente fuori campo e un paio di riprese in b/n della sua infanzia col geco che gli cammina sul letto è francamente poco per un thriller (anche se psicologico), almeno per il sottoscritto...e qualche abbozzo di colonna sonora comincia a farsi sentire solo durante la visione finale del nastro da parte di Helen, un paio di note di pianoforte che non hanno niente di caratteristico o di inquietante (se non il volume), davvero poco per uno score degno di nota (ho controllato il curriculum di questo Brian Easdale, compositore britannico, ma non ho trovato niente di particolare), rispetto al Bernard Herrmann di "Psycho" c'è una certa differenza. Un'altra cosa che ho trovato irritante è il modo in cui Anna Massey se ne va in giro come un'Alice nel paese delle meraviglie, come a voler dire "Oh Mark, non vedo l'ora di vedere i tuoi snuff film", è un po' una una seccatura e ogni volta che lo fa si esibisce all'incirca al livello di una recita scolastica. L'effetto è grottesco. Ci sono naturalmente anche delle analogie con "Frenzy" del 1972 (a parte la presenza di Anna Massey e l'ambientazione londinese), con questo assassino che soffre di scopofilia (voyeurismo), una sorta di impulso morboso che spinge a guardare. Mi è piaciuto invece questo tripod telescopico "armato" ad una gamba usato dal killer per i suoi delitti. Meno il fatto che la loro esecuzione sia sempre avvenuta fuori campo. È certamente più orientato agli adulti rispetto a qualsiasi altro film uscito all'epoca, ma per esempi migliori del genere vedi "Psycho" (ovviamente), o il sorprendente "La morte corre sul fium" di Charles Laughton. "Peeping Tom" è comunque un film che merita almeno una visione (so che a Martin Scorsese è piaciuto questo film), tendenzialmente mediocre ma con un suo perchè. Ottimo per l'epoca, ma datato (come realizzazione tecnica, trucco, dialoghi, sceneggiatura, score musicali). P.S. dato che la vera 'star' di questo film è l'onnipresente cinepresa, diamole un nome: si tratta di una Bell & Howell Filmo 70DR 16mm Movie Camera 605 (così se qualche collezionista superfan di questo film volesse procurarsela, non ha scuse).

Goldust  @  05/06/2018 16:51:52
   9 / 10
"L'occhio che uccide" è il viaggio allucinato di un guardone nel buio della propria psiche malata ed allo stesso tempo un finissimo saggio metacinematografico di una intensità emotiva non comune. Chi non l'ha ancora visto lo recuperi, chi lo considera superato ha negli occhi degli stilemi stilistici e contenutistici che crede moderni ma che partono proprio da questo film, chi non considera Michael Powell alla stregua dei grandissimi si riveda le sue opere, influenti soprattutto nel campo drammatico. Cinema d'autore se ce n'è uno, terribilmente inquietante allora come oggi e soprattutto di rara profondità concettuale.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  09/05/2018 14:23:30
   7½ / 10
L'ossessione del guardare che avvicina il protagonista e lo spettatore.
Un thriller psicologico intenso, che mantiene intatto tutto il suo fascino e ha fatto scuola. Notevole.

ferzbox  @  22/06/2015 19:14:51
   7 / 10
Pensavo molto meglio; ho sentito di gente che lo ritiene ai livelli dei film di Hitchcock ma non sono d'accordo; al di là della componente Thriller,il grande Alfred stupiva molto con i movimenti di macchina e le inquadrature,la colonna sonora...non c'è paragone secondo me,inoltre "L'occhio che uccide" gioca su un idea sfiziosa,alcuni momenti sono molto efficaci,però delle volte mi annoiava un pò,anzi,oserei dire che era pure un pò ridondante,non aveva grosse evoluzioni ed il finale era abbastanza scontato.
Che dire,l'ho visto con interesse perchè si lascia seguire,però il lato investigativo l'ho sentito un pò soffocato da un introspezione psicologica del protagonista che,alla fine della fiera,non era nemmeno così approfondita....
Bho,a me è saputo un film discreto,niente di più....

looking-glass  @  29/05/2015 18:32:22
   6 / 10
Premetto che ero partito col massimo delle aspettative leggendone trama e opinioni online ma purtroppo non l'ho trovato questo capolavoro. Ne riconosco l'indubbia importanza su tante delle pellicole successive (sviluppate meglio) a questa ma nonostante l'interessante indagine psicologica, le belle atmosfere e l'ambientazione l'ho percepito non privo di diversi momenti di fiacchezza. Lo dico con dispiacere perchè io amo questo genere. Purtroppo mi risulta invecchiato male rispetto ad altri classici, probabilmente sia perchè proporzionato ai giorni nostri il voyeurismo si è spinto oltre ogni limite sia perchè a parere personale tutto è stato svelato troppo presto lasciando pochissimo mistero. Sicuramente ci sono trovate e scene importanti come nella parte finale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  08/04/2015 02:36:30
   9½ / 10
Il cinema inglese del brivido non si limitava al maestro Hitchcock.
Basta pensare a due grandi film come "La morte corre sul fiume" di Laughton e soprattutto "L'occhio che uccide" di Powell, e non potrete non essere d'accordo.
Che dire, un capolavoro: cinema che indaga sé stesso, che si fa invasore e violentatore di chi osserva, cinema come arma bianca e come estensione del corpo.
Questo è cinema moderno, erede di Hitchcock (vd. Rear Window), suo allievo ma anche innovatore nell'idea di proporre la macchina da presa non solo come testimone del delitto ma come assassino stesso.
Interpretazioni straordinarie, non solo da parte di Boehm.
Scorsese lo definì, assieme ad 8½ di Fellini, il film metacinematografico definitivo.
Io ci aggiungo "L'uomo con la macchina da presa" di Vertov, e la triade è completa.

InvictuSteele  @  11/11/2014 01:11:26
   8 / 10
Uno dei primi thriller di stampo moderno, dove la psicologia gioca un ruolo fondamentale nella natura deviata del protagonista. Un cult assoluto che risente, in alcuni passaggi, del passare del tempo, non a caso alcune situazioni risultano macchinose e altre troppo lente, con un inevitabile calo di tensione, ma sono piccole pecche che non scalfiscono il fascino di questo film dalla fotografia squisita e dai bei movimenti di macchina. Uno degli ultimi lavori di un maestro come Powell.

GianniArshavin  @  29/08/2014 13:08:42
   7½ / 10
In anticipo sui tempi Powell girò "L'occhio che uccide" , morboso thriller che affronta argomenti scabrosi per l'epoca tramite il mezzo metacinematografico.
Pellicola complessa e dai mille risvolti , "L'occhio che uccide" è un film da recuperare in quanto è un caposaldo del suo genere e per i temi trattati con coraggio dal regista nel remoto 1960.
Powell basa il tutto su un'idea davvero convincente e su uno sviluppo diverso dai canoni odierni concentrandosi prevalentemente sulla psicologia del personaggio principale evitando sangue ed azione. Quest'ultimo ci viene descritto in modo esemplare nei suoi turbamenti e della sua contorta passione per il cinema , che lo porterà a partorire un piano agghiacciante che troverà una conclusione altrettanto forte in un finale da urlo.
L'atmosfera è malinconica e pesante , scelta che non casualmente cozza con una fotografia dai colori accesi e sfarzosi. Bene anche la regia meticolosa e gli attori in palla.
Sfortunatamente i pregi de "L'occhio che uccide" sono anche i suoi difetti visto che l'accurata indagine psichica fatta sul personaggio di Mark da un lato ci rende manifesti i suoi pensieri più reconditi ma dall'altro oscura il resto della storia relegando elementi importanti come tensione e ritmo ai margini col risultato di appesantire un po la visione. Ovviamente non si arriva alla noia ma la componente thriller poteva avere maggiore spazio.
Comunque ci troviamo di fronte ad un bel film invecchiato bene , pieno di spunti di riflessione e dalle moderne idee.

GodzillaZ  @  27/10/2013 20:54:09
   6½ / 10
E'un bel film e ben fatto, ma ahimè è invecchiato male.
L'idea e la storia sono attuali, ma ai giorni nostri il voyeurismo è ben più spinto, di conseguenza il film non colpisce come dovrebbe.
Purtroppo ha la fama del grande classico, ma ammetto che non è riuscito a coinvolgermi e in alcuni momenti è sopraggiunta la noia.
Il ritmo è molto lento ed è tutto incentrato sulla mania del protagonista, ma la totale mancanza di emoglobina e la tensione non sufficiente fanno perdere punti ad un vecchio cult.

vieste84  @  23/10/2013 18:23:37
   7 / 10
L'imperatore docile e romantico della principessa Sissi trasformato in un serial killer che possiede la personalità più complicata e malata di tutta la storia del cinema.......... Nonostante sia vecchio non ha quasi nulla da invidiare ai film di hitchcock e perchè no pure al maestro del cinema malato che risponde al nome di Cronenberg

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  10/01/2013 15:24:06
   9½ / 10
Modernissimo saggio sullo sguardo e le sue implicazioni psicologiche. La tensione non cala mai, la regia attenta non solo alle suggestioni visive, ma al senso di ogni inquadratura.

Lontanissimo dai gusti attuali (sangue ed inseguimenti), superbo per come scava nelle ossessioni e nelle frustrazioni del protagonista. Un cult consigliatissimo.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  23/04/2012 18:30:37
   8½ / 10
Davvero uno dei capolavori dell'inquietudine. Del resto Powell è sempre stato un grande regista, uno che riusciva a tirare fuori inquietudini, intense e profonde emozioni anche da semplici favole o da opere liriche o letterarie. Nei suoi film c'era quasi sempre un'atmosfera un po' artificiale, un po' claustrofobica, a volte quasi eccessiva, che rendeva le sue opere emotivamente molto potenti.
"L'occhio che uccide" è forse il suo capolavoro. Anche qui conta molto il fatto di avere girato quasi tutto in studio, di aver giocato moltissimo con le luci e le ombre e infine il sonoro che amplifica l'effetto delle scene.
Powell è sempre stato un regista "di genere", anche qui la mira iniziale era quella di girare un film di genere thriller piuttosto "hard", come se ne facevano allora con successo in Inghilterra. Solo che Powell, grazie al potere evocativo dell'arte in generale, è sempre andato al di là dei generi, per attingere direttamente alle parti "sensibili" dell'animo umano. Per esempio l'incipit è così esplicito e angosciante, da marchiare indelebilmente tutto il film. Il senso di angoscia, di insicurezza, di disturbo e di disagio non molla mai per tutto il film e contrasta con le ambientazioni, le scene, le azioni del tutto normali e convenzionali.
Ecco il grande potere del film: quello di avere messo al posto della figura spesso posticcia ed estrema del serial killer uno di noi, un essere sensibile, vivo, un personaggio in cui ci viene spontaneo identificarci.
Ecco quindi che un comune spettacolo thriller diventa invece la discesa nei meandri umani più reconditi, nei traumi dell'infanzia, nelle ossessioni strazianti, nelle battaglie per dominare gli istinti, buoni propositi inevitabilmente destinati alla sconfitta.
Powell riesce a scodellarci uno dei primi documenti che svelano il potere subdolo dell'immagine, ci fa vedere in maniera pubblica ed evidente i nostri lati "peggiori", come questi si esplichino lo stesso in maniera figurata, grazie alla civiltà dell'immagine. Mark è la parte estrema e patologica di un sentimento che tutti noi portiamo dentro: la voglia di assistere agli atti più atroci, la morbosa curiosità di vedere e assistere alle paure estreme, alla morte. Si tratta di un'attitudine antica quanto l'uomo (le esecuzioni in pubblico) e che la moderna civiltà non ha assolutamente cancellato, ma che ha invece riproposto in forme sofisticate.
In qualche maniera il film ce lo sbatte in faccia in maniera brutale e sofferente allo stesso tempo. Tra l'altro mai serial killer era stato ritratto in maniera così delicata, pudica, simpatica, impersonato addirittura da un attore che poi reciterà in Sissy. Siamo portati addirittura a provare pietà per una tale persona (come prima solo in "M" era stato fatto) e comunque a considerare in maniera più complessa gli istinti dell'animo umano.
Peccato per alcune sbavature di sceneggiatura. Non sempre i personaggi si sono comportati in maniera credibile o conseguente. Troppo debole e "facile" il ruolo della polizia. Piccoli difetti, comunque, in confronto all'immensità del ritratto dell'animo di un serial killer, di uno di noi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  05/11/2011 12:47:32
   6½ / 10
Must per gli appassionati del thriller. Originale per l'epoca, e pensare che fu considerato scandaloso.
Però mi ha un po' deluso lo stile della narrazione: poco entusiasmante, troppo verboso, e secondo me già che c'era il regista poteva spingersi più in là… nelle scene di suspense, intendo.
I colori li ho trovati troppo sfarzosi, non mi sono piaciuti. Bene invece la fotografia.
Migliora verso il finale.

7219415  @  12/10/2011 21:16:38
   6 / 10
lento e soporifero...non si capisce come possa avere questa media...

Oskarsson88  @  12/10/2011 12:36:11
   7 / 10
Sul piano della tecnica nulla da ridire, ma quello che purtroppo manca è la tensione e in un thriller non è cosa da poco. Sappiamo fin da subito chi è l'assassino e di colpi di scena neanche l'ombra. Possiamo dire solo che i personaggi sono fatti molto bene e si ha un riquadro psicologico eccellente, in particolar modo del disturbato protagonista. A tratti un po' troppo lento, mi aspettavo qualcosina in più. Si lascia comunque vedere...

Lory_noir  @  08/05/2011 18:45:53
   5 / 10
Non mi ha entusiasmato. La storia secondo me, avrebbe potuto prendere una storia ben più interessante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/12/2010 00:20:08
   10 / 10
Tanti anni sono passati ma questo film riesce a mantenere tutto il suo fascino perverso. Quel senso di complicità che si instaura fra pubblico e killer nell'identità dello sguardo, ma non è solo questo, perchè i punti di vista sono molteplici, e la complessità di questo film sia nei significati psicologici e metacinematografici meritano più di un semplice commento.
Un film del genere nel 1960 era più di un atto di coraggio, considerato che la carriera di Michael Powell si fermò bruscamente, ma è una pellicola che è stata rivalutata nel tempo e più volte citata: dal tipo di rapporto tra padre e figlio c'è tutto l'incipit di Doppia personalità di De Palma o lo stesso Strange days della Bigelow sulla diversità dei punti di vista.
E' un film troppo importante per non essere visto.

The BluBus  @  10/12/2010 01:05:24
   8 / 10
Ottimo, peccato per dei momenti di eccessiva lentezza e cali di tensione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  19/08/2010 20:33:51
   7½ / 10
Voyeuristico.

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/08/2010 11.56.44
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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  17/08/2010 21:22:44
   7 / 10
Infatti, l'enorme importanza è già stata evidenziata e le analisi orto-iconoclastiche son state fatte, quindi andiamo al sodo: molto interessante per quanto torbido, perverso, morboso e malato sia, difficile restare impassibili di fronte al vittirnefice Lewis. Anche grazie all'ottima interpretazione di Böhm.

Scoptofilia ftw \m/ (cit.)

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Ultima risposta 21/08/2010 16.02.28
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edmond90  @  20/07/2010 09:13:21
   9½ / 10
Penso che la grandissima importanza culturale di questo film sia stata già ampiamente e dettagliatamente analizzata dagli utenti che mi precedono.Posso solo confermare la meraviglia e l'inquietudine che l'occhio che uccide mi hanno provocato,veramente un pugno nello stomaco.Non oso immaginare lo shock per gli spettatori dell'epoca,ma francamente mi stupisce non poco l'assurda ottusità della critica di allora che bollò "Peeping Tom" addirittura come spazzatura.

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Ultima risposta 20/07/2010 10.02.48
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Drugo.91  @  11/07/2010 15:14:51
   8 / 10
l'occhio che uccide è uno degli ultimi film di Powell, ovvero uno dei più grandi registi della storia
il film è un thriller psicologico dalle ottime atmosfere che sicuramente fà un ottima figura anche rivisto oggi.
resta comunque uno dei film meno affascinanti del regista (non è assolutamente una nota negativa però..) che aveva dato il meglio di se nelle collaborazioni con Pressburger, qui assente.

pinhead88  @  26/06/2010 11:32:01
   7½ / 10
Un tipo di voyeurismo Hitchcockiano completamente privo di qualsiasi tipo di tensione,ma che riesce bene o male ad affascinare per le tematiche trattate.un film di grande classe e una riflessione sul cinema inteso come voyeurismo e l'atto di immobilizzare la vita nel cinema stesso.tutto ciò in un contesto poco approfondito,un vero peccato.

everyray  @  21/01/2010 21:44:43
   9 / 10
Sensazionale pellicola,bella e coinvolgente;davvero innovativa per quegli anni!
A tratti alienante,non ci si crede che è un film che ha ormai 50 anni e che affrontava un argomento tabù per gli standard dei primi anni sessanta...le ultime battute poi mi hanno fatto rimanere letteralmente incollato allo schermo grazie anche ad un Ottimo utilizzo della parte musicale!

Invia una mail all'autore del commento baskettaro00  @  03/01/2010 10:46:40
   9 / 10
Capolavoro del genere senza contestazione alcuna.
Powell realizza un'opera in bilico tra il thriller psicologico e il giallo che andava tanto in voga in quegli anni,riuscendoci perfettamente in ambedue i campi.
Mai una trama ha saputo così coinvolgermi come è successo per questo"L'occhio che uccide";La recitazione a mio parere è ottima,soprattutto l'interprete principale che ho trovato molto nella parte.
Molti contesteranno il fatto che l'assassino si scopre fin da subito,ma a me l'idea è parsa fantastica.
L'appassionato ringrazia:9 pieno.

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Ultima risposta 03/01/2010 14.28.14
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  03/12/2009 10:11:51
   10 / 10
Capolavoro assoluto di Michael Powell. Il voyerismo per Hitchcock era sotteso alla intensità della curiosità con cui si spierebbe un omicidio, la stessa con la quale si guarderebbe da una finestra una persona che rovista in un cassetto. "Powell continua dove Hitchcock si è fermato". Il parallelismo col Genio della suspense calza a pennello, ma da "Rear Window" però. Powell riprende il concetto di voyer per farne un film - a maggior ragione come opera ultima - che è una riflessione metacinematografica sull' Arte e sul Cinema. Se Jeff è un curioso annoiato, Mark Lewis (assistente, che vorrebbe dirigere un film) è un perverso entomologo che studia le reazioni delle proprie vittime per (ri)prenderle, cogliendone il "vero poetico" (eh sì lessi Manzoni anch' io se c' ho capito qualcosa); Mark è già un regista a tutti gli effetti. Lo specchio, il doppio (l' omicidio della controfigura in una location "reale" di una scena scena che si ha da fare), l' inquadratura nell' inquadratura sono tutti elementi che elevano esponenzialmente le tematiche principali sottoponendole a più chiavi di lettura e possibili interpretazioni. Non ultima la classica sottile linea di demarcazione che separa la realtà dalla fantasia, o la madre cieca, che tende a negare il concetto stesso di voyerismo. Tecnicamente ineccepibile, "L' Occhio che Uccide" vanta una perfetta costruzione della suspense con un montaggio metacinematograficamente funzionale alla storia: le sequenze di tensione sono montate principalmente nella saletta di casa per visionare i filmati, che per una major corrisponderebbe proprio alla sala di montaggio.

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Ultima risposta 13/12/2009 20.51.35
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  16/09/2009 20:12:28
   7½ / 10
Ci sono parole che piacciono un sacco a chi commenta e prova a farlo ad un certo livello, come ad esempio: “Voyeurismo”. Allora, venuti a conoscenza dell’espressione e aggiunta al proprio vocabolario, non si aspetta altro che una pellicola adatta dove sfoggiarla. Ecco qui “L’occhio che uccide” di Powell, l’occasione è propizia, non ci penso su due volte, e comincio il mio commento con questo vocabolo:

Voyeurismo

Poi mi accorgo che praticamente lo hanno usato già tutti, ma non fa niente; e cerco un accostamento da fare con un altro grande regista, qualcuno che ancora non ha menzionato nessuno, un nome nuovo insomma, e mi viene in mente:

Hitchcock.

Bello spirito d’osservazione. A sto punto meglio deviare l’argomentazione su elementi tecnici. Ops, non ho mai fatto scuola cinema, rischierei la figuraccia. E’ conveniente non provarci. Magari divagare: ma m’informo, se mai me lo fossi scordato, che odio profondamente le divagazioni. Eppure lo sto facendo.
Divagare intendo, non informarmi, che di me sto già abbastanza informato.
Rileggo. Una vera schifezza. Un sacco di termini e non sono riuscito a piazzare come si deve il mio amatissimo “Voyeurismo”. Di rifare non ne ho voglia. Quel che fatto è fatto. Sono conscio che il commento riguardava un thriller dai risvolti psicologici inquietanti, che poteva suggerire una valanga di acute riflessioni sulla perversione e via dicendo, e che invece s’è limitato a questa frase davvero originale:

Un film sul Voyeurismo, che riporta a Hitchcock. Che soddisfazione!

10 risposte al commento
Ultima risposta 08/01/2010 08.26.56
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Dr.Orgasmatron  @  14/09/2009 15:58:24
   9½ / 10
E' vero. Dove si era fermato Hitchcock prosegue Powell, con una pellicola intrisa di voyeurismo e thriller ad alta tensione. Una delle più belle ed inaspettate sorprese cinematografiche, inspiegabilmente bocciato al tempo

Invia una mail all'autore del commento marcocorsi  @  18/07/2009 19:39:20
   9 / 10
Pellicola che strizza l'occhio a Psyco di Hitchcock, anche se Powell mette come punto focale dell'opera il carattere voyeuristico, che va a braccetto con quello prettamente psicologico. Grande originalità in questo film, purtroppo non riscontrata ai tempi. Karlheinz Böhm è una bella ed inaspettata sorpresa

Tom24  @  28/05/2009 14:05:08
   7 / 10
concordo sostanzialmente con il commento di quadruplo, comunque piuttosto generoso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  28/05/2009 02:22:09
   8½ / 10
Pellicola sadica che divenne un cult solo dopo essere stato criticato bruscamente per via dei temi trattati. Film molto crudo, deviato, allucinato, atmosferico, sessuale e di grande impatto. Mi ha ricordato nell'impostazione Hitchcock. Da vedere assolutamente.

Sepultura  @  11/05/2009 00:45:17
   9½ / 10
Mi associo allo sdegno di kowalski: è una vergogna che non sia stato prodotto in dvd. Questa è una delle opere più rappresentative del genere, quasi un nuovo genere, il voyeur-thrill. Angosciante, destabilizzante, morboso ed inquietante. Powell ha fatto un capolavoro

fragolina51  @  26/01/2009 01:43:55
   9½ / 10
Spettacolare thriller voyeuristico di Powell che ha fatto storia e lezione di cinema

paride_86  @  19/01/2009 03:43:21
   8½ / 10
Gran bel film che racconta e indaga la psicologia di un assassino vouyeur, morboso e disturbato. Sicuramente la pellicola sente il peso degli anni, però l'originalità dell'idea e la genialità di alcune trovate stilistiche e registiche ne fanno una piccola perla del cinema.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  19/01/2009 01:50:17
   8 / 10
Delirio voyeuristico, per una piccola pellicola che affonda le proprie radici in Hitchcock rielaborandone le caratteristiche in modo morbosamente originale.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  15/01/2009 23:29:17
   9 / 10
Laddove si era fermato Hitchcock... inizia Powell...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  06/10/2008 11:41:21
   10 / 10
"L'Occhio che Uccide" ovvero il desiderio della visione come fine ultimo; Powell in clamoroso anticipo sui tempi, dirige uno dei film più complessi e intelligenti sul rapporto tra cinema e realtà, portando alla ribalta temi e situazioni ripresi in seguito da decine di registi....solitudine e ossessione senza speranza, il ritratto di uno psicopatico incarnato da un grandissimo Mark Lewis, classica faccia da bravo ragazzo capace di nascondere perfettamente la sua torbida natura. Finale agghiacciante per un film clamoroso.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  03/10/2008 15:06:54
   8½ / 10
Formidabile esempio di thriller psicologico e metacinematografico, in cui il "fagocitante" è anche il "fagocitato" secondo il perverso gioco dello "sguardo nello sguardo".
Opera imprescindibile di Michael Powell, cui è seguita una numerosa serie di epigoni.

Vedi recensione.

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Ultima risposta 22/10/2009 10.34.58
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  01/09/2008 23:16:18
   9 / 10
Chissà cos'è che spinge l'uomo a godere della paura e del terrore altrui nella forma più bieca di voyeurismo, quando allo sguardo non sono sufficienti la pornografia, pratiche di sado-masochismo, oggetti sessuali, per appagare la sete distorta del guardare cose che dovrebbero appartenere soltanto a coloro che le vivono? Mark Lewis ( il protagonista del film ) si spinge oltre, fin da bambino è sottoposto dal padre, psichiatra con qualche rotella fuori posto, ad esperimenti sulla psiche umana e sulle sue reazioni quando questa viene stimolata dalla paura, neanche a dirlo, la cosa viene assorbita dal piccolo in maniera traumatica, una volta adulto da sfogo alle proprie ossessioni documentando la morte e il terrore rimandato dallo sguardo del malcapitato che sta per morire
Capolavoro del cinema visionario, snobbato dalla critica perchè tacciato di volgarità e morbosità gratuite, il film rivela una sensibilità ed un'intelligenza fuori dall'ordinario, anche a dispetto del basso budget e dalla velocità con la quale venne girato, quattro minuti e mezzo di pelicola al giorno.
letteralmente intitolato "Il guardone" la distribuzione italiana non ha avuto il minimo indugio nel rinominarlo "L'occhio che uccide", decisione che può essere condivisa.
Filmare l'espressione di terrore che appare sul volto delle vittime poco prima di essere uccise per poi godere di questa visione nel buio di una stanza è quanto di più perverso può concepire la mente umana. Un cult.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  19/07/2008 13:26:13
   7½ / 10
Alcuni film datati hanno una tempistica e una struttura che si discosta enormemente dai miei gusti personali e pur avendo degli aspetti storici e tematici interessanti riesco difficilmente a digerirli.
Peeping tom è uno di questi. Avantissimo con i tempi, per certi versi attuale, ma estremamente povero di tensione.

JOKER1926  @  03/07/2008 13:31:54
   7 / 10
"L'occhio che uccide" è un film in piccolissima parte sopravvalutato, Michael Powell confeziona una pellicola particolare con una grande trama e purtroppo con un ritmo molto lento...
La fotografia è buona, gli attori recitano bene ma in linea di massima c'è pochissima tensione e la dinamica del film è abbastanza semplice...
Le vittime saranno tutte donne (classico dei film trhiller)...
L'assassino uccide le sue vittime e le riprende con una cinepresa, questa "tattica" del killer è quindi a dir poco particolare, inedita (siamo nel lontano 1960...) ma comunque visionando la pellicola si capisce facilmente perchè l'assassino è "ossessionato" dal macchinario...
Film con poco sangue, pellicola "Old Style" che presenta diverse analogie con "Sei donne per L'assassino" ...
Infatti le vittime sono sempre donne ed esse sono parte "integrante" del film, ovvero le vittime sono sempre presenti sulla scena e l'assassino le "studia" quotidianamente, il killer infatti è a stretto contatto con le sue future vittime...
Anche gli ambienti, i luoghi "artistici" sono simili a quelli di "Sei donne per l'assassino", ma in questo ultimo film la dinamica è più complessa e il ritmo è superiore.
"L'occhio che uccide" quindi è un film discreto, da notare (e da lodare) i vari dialoghi della pellicola...
Bella la parte del film in cui il nostro protagonista (ovvero il Killer) fa visionare alla giovane ragazza i video "misteriosi" del padre( noto biologo...)…
Da questi video "scientifici" il killer prende "spunto" o meglio la sua voglia di uccidere, il suo cinismo, la sua freddezza omicida è in strettissimo rapporto con questi video ...
Il tutto sarà chiaro dopo una visione totale del film, la parte finale della pellicola è ben fatta e la morte del killer è abbastanza particolare...
"L'occhio che uccide" è sicuramente un film innovativo (riferito all'epoca!), Michael Powell riporta nel suo lavoro cinematografico tecnica e idee...
Infatti queste magnifiche idee verranno in seguito copiate e ovviamente elaborate da altri registi...
Nessun regista prima di Michael Powell aveva avuto l'"idea" di "intrappolare" la morte su un nastro...
Infatti il killer nel film è un uomo con evidenti problemi mentali (ma ovviamente in pubblico è una persona impeccabile) e cerca di "studiare" la morte, ovvero vuole "imbalsamare", immortalare questa paura "universale"...
Le vittime saranno le prime ad "assaggiare" il "volto" della paura...
Sono concezioni profonde che possono essere capite, e di conseguenza apprezzate solo dopo un'accurata visione del film...
Bisogna "penetrare " nella mente del killer (che a sua volta è stato influenzato dal padre) e capire la sua "tattica"...
Quindi il film è un mix di idee innovative, futuristiche e di particolarità...
La pellicola comunque è orfana di tensione e di splatter...
Ma ovviamente siamo nel lontano 1960 e quindi è inutile "pretendere" questi ingredienti che con il tempo sono diventati i punti principali, cardini, fondamentali di un buon film trhiller/horror...

La paura è un incubo, essa deve essere "abbattuta", (secondo la concezione del killer) bisogna guardare in "faccia" la paura…
Essa è un "fenomeno", deve essere "studiata", capita, accettata…
Bisogna "convivere" con essa…
Il più delle volte questo problema "universale", ovvero la paura fa rima con morte...

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Ultima risposta 22/10/2009 10.39.29
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popoviasproni  @  19/06/2008 21:16:14
   9 / 10
Minuziosa discesa nella psiche di un deviato.
Teso e morboso, regala uno dei più bei finali di sempre!
Unico e avanguardistico!

phemt  @  14/04/2008 13:07:25
   8 / 10
Seminale lavoro di Powell al tempo alquanto bistrattato, probabilmente perché troppo avanti, L’Occhio che Uccide è un thriller psicologico basato sulle perversioni e sulle psicosi che finirà per influenzare profondamente chi verrà dopo (dall’uso della soggettiva fino ai serial killer movies con protagonista un soggetto psicologicamente disturbato)…
Eccellente la regia (citazione obbligata alla scena iniziale che è davvero notevole), momenti di grande tensione gestiti molto bene, storia affascinante e un pelo misteriosa… C’è naturalmente qualche piccolo difettuccio come il protarsi eccessivo di un paio di situazioni ed un cast non sempre convincente, ma sono piccolezze che finiscono per scomparire davanti ad un prodotto di questo livello…
Powell in grande anticipo sui tempi realizza un thriller modernissimo e basta pensare a cosa è diventato il voyeurismo in questa nostra società fatta di reality e di libero accesso su youtube…
Da vedere assolutamente, imperdibile per ogni appassionato!

Cliff72  @  04/04/2008 18:13:09
   9 / 10
Thriller altamente psicologico in cui la figura delle vittime si confonde progressivamente con quella del carnefice...a tal punto che il carnefice sembra addirittura la vittima.....
Regia mostruosa, attori formidabili, grandissimo film di appena 48 anni fa...

Tony Ciccione90  @  27/03/2008 11:55:21
   9 / 10
Che thriler! SI vive tutto il film con l'ansia addosso:primipiani terrificanti, sguardi spaventosi e spaventati, musica azzeccatissima. "L'amico di Hitchcock" confeziona un thriller meraviglioso, specie se si pensa che è stato realizzato 48 anni fa! La storia è molto coinvolgente e penetra nei meandri più oscuri della psiche umana. Alcune scene sono davvero indimenticabili

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Da vedere!

xxxgabryxxx0840  @  15/03/2008 19:12:41
   8½ / 10
Questo è il capolavoro di Powell. Impossibile non vederlo almeno una volta, è un thriller parecchio psicologico dalle molte sfaccettature. Comunque, a mio modesto parere, non riesce a raggiungere il livello assoluto di "Psyco" del maestro, soprattutto a livello di tensione.

benzo24  @  31/01/2008 12:41:10
   10 / 10
questa è storia del cinema.

lampard8  @  31/01/2008 12:38:41
   9½ / 10
Uno shock. Questo film è pazzesco. Girato benissimo, tensione a mille, claustrofobico, voyeristico. Uno dei film più sadici, torbidi, malati e perversi mai realizzati. Ogni tanto(come nella scena del ballo) la tensione cala ma resta un filmone da vedere assolutamente.

The Monia 84  @  25/01/2008 16:33:09
   10 / 10
Splendido capolavoro di Powell.
Complessissimo, ricco di risvolti, molto teorico, senza pero' essere presuntuosamente intellettualistico. Un thriller straziante sullo sguardo, sul cinema, sulla necrofilia, sulla patologia, sulla paura, sul conflitto edipico...
Da mettere in cima alla lista dei migliori thriller mai realizzati della storia del cinema, in perfetta compagnia con M - Il Mostro di Dusseldorf e Psyco (uscito lo stesso anno). Bohm perfetto nel rappresentare la sconvolgente doppiezza della creatura che interpreta, come Lorre e Perkins.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  08/01/2008 10:37:04
   9½ / 10
Incredibile caleidoscopio di riflessi di ossessione, a dir poco profetico in termini di voyeuristico culto (psicosi) della morte e dell'immagine.
Da vedere.

Invia una mail all'autore del commento Rusty il Selvag  @  28/11/2007 23:18:23
   10 / 10
L'OCCHIO CHE UCCIDE

Mark è l'assassino o la vittima?

Dopo aver subito un' educazione repressiva, un dominio quasi tirannico,
una persecuzione continua inflitta dal padre, affermato psicologo e padre mostruoso, che tortura psicofisicamente il figlio nel suo delirio di gloria scientifica, come un topolino da laboratorio.

Il povero Mark "sodomizzato" e "castrato" durante la propria infanzia, più volte ferito mortalmente dall'esperimento sadico del padre che utilizzava la cavia-figlio per i propri studi sulla paura.

Ma Mark non riesce a liberarsi dal padre, anche dopo la sua morte la persecuzione continua, nel suo delirio diventa strumento delle follie paterne, per Mark non esiste altra vita ed altra via a quell'incubo, l'amore diventa un pericolo per la propria esistenza, per il proprio mondo di follia, Mark è un inetto non può amare sessualmente una donna perchè ha subito una evirazione ed un accecamento (EDIPO secondo Freud nell'atto di accecarsi si evira), l'unico modo per rapportarsi con il sesso femminile è il "mezzo
artificiale" della telecamera (simbolo fallico della possessione del corpo),
ma possedere significa entrare dentro, trafiggere con una lama,
UCCIDERE nell'atto di entrare e di fissare una cosa in un' immagine.

Ma qual' è l'immagine che si ottiene in quell' istante?

Il VOLTO DELLA MORTE

ma lo specchio a cosa servirà?

Ad ottenere l'immagine della "PAURA DELLA MORTE"

(eterno e supremo terrore)

la più "perturbante" "io mi vedo morire".

Il fantasma del padre domina il figlio impotente d'amare fino all'ultimo tragico

atto della sua triste esistenza.



-Do you love me?-


YES, I LOVE YOU, NICK CAVE.

Sestri Potente  @  25/11/2007 20:34:56
   9½ / 10
Thriller di grandissimo livello purtroppo incompreso. Powell si concentra soprattutto sulla psicologia del personaggio principale, evidenziando praticamente tutto della sua personalità: il lato oscuro (pardon Guerre Stellari) e anche il lato buono. E' proprio questo che mi fa ammirare L'Occhio che Uccide, ma forse qualche scena più "impressionante" non ci sarebbe stata male. In ogni caso è una pietra miliare!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  15/09/2007 23:09:56
   10 / 10
veramente un capolavoro il film di Powell.
ribadisco e quoto i voti precedenti al mio, i torbidi temi presenti nel film fanno scattare lo spettatore mettendolo decisamente in uno stato di angoscia-compassione

peeping tom è da sempre fonte di ispirazione per i più grandi maestri del cinema

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/01/2007 21:27:10
   10 / 10
Immagine come proiezione di morte, di crescita e di follia.
Il capolavoro di Powell è ancora oggi un film destinato a dividere e sconvolgere gli animi sensibili, proiettando (attraverso quello che è forse uno degli ultimi grandi espedienti tecnici della storia del cinema) la dimensione dell'angoscia in una vicenda dove è opportuno citare la psicanalisi e il tema della schizofrenia.
Le ossessioni di Powell diventano anche le nostre: le sequenze in cui Mark Lewis uccide e filma le sue vittime sembrano acutizzarsi al punto che diventiamo noi spettatori "anche" le sue vittime.
La parabola allucinata del cineoperatore mentalmente provato sembra l'ultima volontà dell'artista di uccidere il Cinema, la sua stessa Arte.
Abbastanza risibili i paragoni con Psycho, anche se il film è girato nello stesso anno le due pellicole sono distanti sotto molti punti di vista.
Uno dei piu' grandi film di sempre, scandaloso che non esista ancora una copia in dvd

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Ultima risposta 24/01/2008 14.34.10
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mister_snifff  @  12/09/2006 19:09:32
   8 / 10
A distanza di quasi cinquantanni continua ad essere un film efficace, forse un pò troppo didascalico per la mania del regista di voler spiegare sempre e comunque ciò che accade durante lo svolgersi della trama, manco fosse un trattato di
psicologia. Comunque si può considerare The peeping tom un precursore dei thriller/horror di "suspance", un piccolo cult che affronta l'argomento del voyeurismo e delle pulsioni assassine di un serial killer in modo nuovo, analizzando il territorio dell'inconscio, delle turbe infantili .....ed altri diversi e interessanti spunti

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  05/10/2005 20:52:23
   10 / 10
C'è poco da dire.
"L'occhio che uccide" è l'assoluto capolavoro di Michael Powell (senza Emeric Pressburger), un saggio indimenticabile sul cinema e sul vouyerismo cinematografico.
Avantissimo coi tempi, scottante per la tematica, all'epoca provocò in Inghilterra un forte scandalo per la sua radicalità.
E' forse da confrontare con "la finestra sul cortile" di Hitchcock, e più recentemente con moltissimi film che toccano la tematica.
Prima fra tutti la Bigelow negli anni '90, nel suo splendido "Strange days".

2 risposte al commento
Ultima risposta 09/09/2006 09.05.29
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