persona regia di Ingmar Bergman Svezia 1966
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persona (1966)

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locandina del film PERSONA

Titolo Originale: PERSONA

RegiaIngmar Bergman

InterpretiJörgen Lindström, Margaretha Krook, Gunnar Björnstrand, Liv Ullmann, Bibi Andersson

Durata: h 1.25
NazionalitàSvezia 1966
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1966

•  Altri film di Ingmar Bergman

Trama del film Persona

Elisabeth Vogel, nota attrice, un giorno incomincia a rifiutarsi di parlare, chiudendosi in un ostinato mutismo. Le viene affiancata un'infermiera che incomincia a raccontarle la sua vita privata. Le confessioni della donna si fanno via via più intime. Ma l'attrice in una lettera svela i segreti dell'infermiera.

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Voto Visitatori:   8,75 / 10 (93 voti)8,75Grafico
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Voti e commenti su Persona, 93 opinioni inserite

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Mavors84  @  19/05/2006 01:22:23
   10 / 10
non vorrei commentare un film su cui è stato già detto tanto e tanto verrà detto... credo "semplicemente" sia il punto più alto del cinema, ma naturalmente è un semplice giudizo. il consiglio (che io trasformerei in ordine) è quello di vedere quante più volte è possibile questa pellicola straordinaria! comunque 10 a questo film è davvero poco!!! :D

chiara_80  @  07/03/2006 14:51:27
   10 / 10
Persona è un film incredibile. Non dimenticherò mai la prima volta che lo vidi. Film di analisi talmente profonda da non avere pari, credo che resterà per sempre ineguagliabile. Bellissima anche l'analisi psicologica del rapporto madre-figlio, lo sento di un impatto talmente forte e crudele per la sua freddezza da lasciare senza fiato sopratutto noi ragazze.

livis  @  20/02/2006 16:43:35
   10 / 10
Che dire..... lo ritengo il punto di arrivo del grande bergman insieme a sussurri e grida, pura genialità.... esteticamente incredibile, il film più sperimentale della sua filmografia come da sua ammissione, ci dona una delle più belle fotografie in bianco e nero di sempre grazie al prezioso aiuto di Sven Nykvist. Potente, inquietante, commovente, è uno di quei film che devi "sentire" addosso, la trama è importante ma fino ad un certo punto, il fulcro sono le sensazioni che epidermicamente riesce a darti....
Siamo nell'olimpo del cinema.... 2001, 8 1/2, ran, andrei rublev... pochi capolavori tengono il passo di Persona.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Antoniusblock  @  31/12/2005 10:41:22
   10 / 10
Le scene sperimentali iniziali sono semplicemente fantastiche, anche se non ho capito se c'è una connessione col resto del film.
Forse in pochi sono riusciti a scavare così profondamente come ha fatto Bergman, dilaniando spirito e carne, mettendo a nudo la nullità e l'insufficienza dell'essere umano.

Feedback  @  23/12/2005 12:34:58
   7 / 10
Scusatemi... forse il mio intervento sarebbe più adatto in un forum...

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2 risposte al commento
Ultima risposta 25/12/2005 10.34.33
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Invia una mail all'autore del commento angel__  @  20/12/2005 15:15:02
   9½ / 10
stupenda pellicola di bergman,profonda e introspettiva.attrici squisite che interpretano il doppio perfettamente.ogni scena e battuta è studiata alla perfezione.grandissimo

ds1hm  @  25/11/2005 09:09:05
   10 / 10
I prmi minuti danno vita ad uno dei prologhi più strani del cinema mondiale. Stupende sono le attrici (indimenticabile la Ullmann). Le immagini, la voce fuori campo e ogni sorta di sperimentazione ritornano con insistenza nella mente dello spettatore che è costretto a rivedere suo malgrado più volte il film. Bellissimo il legame tra il mutismo dell'attrice e le immagini della guerra, sarebbe attuale ma oggi non si ha intelligenza e libertà adeguate per riprendere temi tanto quotidiani.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  06/11/2005 03:07:08
   9 / 10
Questo film è uno dei più sperimentali di Bergman. Bellissimo stilisticamente e recitato in modo impeccabile.
I volti spesso illuminati solo a metà con l’altra parte totalmente in ombra e non visibile danno l’idea della personalità divisa a metà delle protagoniste.
Dolore, angoscia, paura della morte e della procreazione sono i temi tipici del maestro svedese e vengono qui calati nel più cupo pessimismo.
Un capolavoro di sceneggiatura, come ogni suo film. Ogni battuta, ogni singola frase ha un senso perché va ad incastonarsi in quel complesso filo logico tracciato per tutto il film.
Stupendo, grandissimo.


Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  10/08/2005 11:28:59
   10 / 10
Questo film di Bergman è probabilmente il più ricco di introspezioni psicanalitiche. Riguarda il dialogo visivo e verbale di due donne. Dialogo attraversato da un conflitto formatosi a seguito di un'attrazione ambivalente. Il film è credibile, svolge il nucleo di un rapporto di identificazione passionale tra un'infermiera e una paziente. Quest'ultima è una famosa attrice di teatro che ha scelto il silenzio dopo che sul palcoscenico durante la rappresentazione dell’Elettra ha avuto un'improvvisa interruzione recitativa dovuta all'insorgere di incontrollabili emozioni di stupore. Il silenzio le consente di non dover mentire quando le situazioni le richiedono una presenza più comunicativa. Cioè quando il dover essere offusca drammaticamente il proprio essere. Il silenzio è una risposta dignitosa alla crisi di identità di cui soffre.
La relazione tra le due donne si sviluppa lungo lo sfondo terapeutico di una esperienza psichiatrica. Le scene del film avvengono prima all'interno di una casa di cura poi in una villa vicino al mare sulle rive di una spiaggia deserta. Bergman si cala con questo film nel panorama del volto. Inaugura un lavoro sull’immagine dei visi molto curato che influenzerà anche Godard. Un lavoro sull'espressività delle pieghe del volto. Volto significante percorso da una tensione interiore. Il significato iconico delle immagini si combina felicemente con il monologo verbale dell’introspezione. Ne scaturiscono risultati narrativi originali. Essi sono straordinari per l’interesse che suscitano: comunicano con l'ausilio del visivo alcuni aspetti logici dell'inconscio. Con questo film Bergman dà al cinema uno statuto iconico più preciso. Un risultato di identità narrativa chiaro, autonomo come stile e contenuto dalle tecniche letterarie scritte. La sovrimpressione dei due volti di donna è in realtà una sovrimpressione mentale e di funzioni frutto di ambigui processi di identificazione. Processi che si succedono reciprocamente tra le due donne.
Il racconto si snoda lungo un gioco di sguardi, di ricordi, di deliri e sogni che sostituiscono letterariamente le normali conversazioni che possono scaturire dal rapporto tra un’infermiera professionale e la paziente. Si forma un rapporto più autentico e vicino al vero inconscio. Qualcosa di più urgente della cura programmata dagli psichiatri sfugge alle maglie ferree dei ruoli istituzionali. Mostra la reale consistenza del transfert. L'infermiera Alma è inconsapevolmente innamorata della famosa attrice Elisabeth Vogel e spinta dal desiderio di comunicare finisce per svelare i lati più oscuri e ambigui della propria vita. L'attrice accoglie il bisogno di parlare dell'infermiera.
Elisabeth, lungo un controtransfert che rimane per tutto il film prigioniero del silenzio impostosi dal conflitto che sta vivendo, dà ad Alma un ascolto attivo e confortevole, ricco di gesti eloquenti. L'identificazione crea familiarità, confonde i ruoli. Le immagini di pensieri e ricordi si sovrappongono tra le due persone creando conflitti e passioni indicibili. Nell'infermiera si crea una dinamica di emozioni sempre meno controllabili. Il rapporto diviene, da un punto di vista più psicanalitico, un fragile tentativo di guarigione dalle nevrosi che affliggono misteriosamente le due protagoniste. Un tentativo che fallirà ma trasformerà le due nevrosi in qualcosa in grado di dare alle due donne una maggiore coscienza del sé inconscio. Le nevrosi diventeranno, attraverso l'espressione delle passioni che sono in grado di dare, dolore puro. Dolore risanatore con cui risalire verso nuove relazioni. E' un rapporto quello tra Alma e l'attrice che svela lo spaccato contraddittorio e paradossale di una logica dell'amore che nasce da processi di identificazione. Un rapporto che si svolge lungo le spietate dinamiche pulsionali di un inconscio aperto. Aperto dalle crisi di identità delle due donne.
Si delinea allora nelle vite delle due protagoniste una sezione analitica psichica e storica molto precisa. Ricordi di gravidanze indesiderate e traumatizzanti. Di eventi angosciosi come l’episodio dello stupro consenziente e l’immagine del figlio deforme dell’attrice, figlio non voluto che anela amore dalla madre ma inutilmente.
Alma rimane prigioniera di una passione estetica verso la bellezza dell'attrice che la porterà a gesti di aggressività e violenza proprio per la familiarità fittizia creata dall’identificazione in gioco.
Alma è delusa di non aver trovato in Elisabeth una corrispondenza con l'immagine di donna che anima il suo io ideale. Proverà a placare l’odio con forme di moralismo verso l'attrice sempre più isteriche. La rimprovererà di corruzione profonda. Ma sarà inutile. La delusione diviene sempre più angosciosa perché Alma scoprirà l'inganno dell'amore basato sull'identificazione. Inganno che non trova pace nella realtà delle forme comportamentali professionali. Esso risulta composto da una logica contraddittoria che si lega ad una mancanza dove l'oggetto è immaginifico, di impossibile ricomposizione con la realtà.
Le condizioni sociali diverse rendono l’attrice più forte e indipendente di Alma ma grazie al suo silenzio attento e colto si è svolto per entrambe un dialogo importante.

Crimson  @  03/06/2005 00:27:15
   9 / 10
Che film allucinante!!! mai visto un film che scandagliasse così in profondità l'identità della persona umana, nei suoi affetti, lati oscuri, angosce esistenziali ed in sostanza nella sua incredibile instabilità. Ci sono scene davvero inquietanti, e mi riferisco soprattutto a quelle in cui le due protagonisti si sovrappongono o anche solo si accostano in un'unica inquadratura. E poi la fantastica sequenza del racconto riguardante il figlio..non voglio svelare nulla, chi ha visto il film sà a cosa sto alludendo..
E voi che non l'avete visto, cosa state aspettando, il viaggio all'interno dei meandri più nascosti della persona vi sta aspettando :)

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  04/04/2005 11:19:51
   9 / 10
Forse il film più rappresentativo di Bergman, scritto in un letto di ospedale, non lascia spazio alla poesia come in altri suoi film, ma affonda da subito il coltello nella psiche della/delle protagonista/e.
8 minuti iniziali di sperimentazione, a cavallo tra il teatro e la semplice immagine, ci anticipano i temi portanti del film: il doppio, la difficoltà di comunicazione, il dualismo realtà/finzione e molto altro ancora...
Quello che colpisce è il rapporto tra le due protagoniste, il loro scontrarsi e compenetrarsi sempre +, il mutismo della prima che genera la follia della seconda, lo scambio intimo delle coscienze in una situazione di reciproca inconciliabilità.
La conclusione catartica sul tema della maternità fa da semplice sfondo ai giochi delle inquadrature: luci e ombre, primi piani essenziali, splendide sovrapposizioni, amplificano ed esasperano il senso di straniameno nello spettatore lasciandolo alla fine spossato e privato di quella traccia di soluzione che attendeva dall'inizio ma che non gli viene offerta.

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/04/2005 00.05.55
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  08/01/2005 16:32:16
   10 / 10
assieme a "sussurri e grida" è a mio parere il miglior bergam. Film di assoluta inquietudine, a partire dalle sequenze iniziali. penso che solo kieslovski abbia tratato il tema del doppio in maniera così magistrale.

4 risposte al commento
Ultima risposta 19/09/2007 14.21.21
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Mpo1  @  08/01/2005 00:06:17
   10 / 10
Persona è uno dei capolavori di Ingmar Bergman, uno dei film più importanti della storia del cinema. Il titolo viene dal latino 'persona', che indicava la maschera degli attori teatrali e quindi il personaggio che interpretavano, e pone l'attenzione sulle maschere che tutti noi indossiamo nella vita, sull'impossibilità di essere veramente se stessi o anche di capire chi si è veramente. La storia parla del rapporto tra due donne, un'attrice che ha deciso di smettere di parlare e l'infermiera che se ne prende cura. Non si sa perché l'attrice abbia scelto il silenzio: forse perché ha capito che le parole non riescono ad esprimere nulla, forse per fuggire dagli orrori del mondo, forse per il senso di colpa nei confronti del figlio che ha respinto. Il rapporto tra le due si fa sempre più stretto e le loro identità si confondono. Il film contiene molte delle tematiche tipiche di Bergman: l'angoscia esistenziale, la mancanza di senso della vita, il problema dell'identità, l'orrore per la procreazione. Il film è anche uno dei più sperimentali di Bergman, realizzato a metà degli anni '60, periodo in cui Bergman gira i suoi film più originali ed estremi. Restano impresse le immagini della pellicola che brucia, o la scena in cui i volti delle due protagoniste si sovrappongono. Un film complesso, affascinante e ricco di spunti, un'opera che va assolutamente vista.


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