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Matsui non è certo uno degli autori più conosciuti del cinema giapponese, fortemente influenzato dalle opere di Terayama ha realizzato solo quattro lungometraggi nell' arco di oltre trent'anni di carriera. Questo "The Noisy Requiem" è il suo lavoro più riuscito e probabilmente anche il più conosciuto. Si tratta di una pellicola di difficile approccio,dalla durata impegnativa ( ci si avvicina alle due ore e mezza) eppure assolutamente riuscita,nel suo sconvolgente e disturbante viaggio in mezzo agli ultimi degli ultimi che popolano i bassifondi di Osaka ( tra i vari individui alla deriva,nani,mutilati di guerra e un serial killer innamorato di un manichino). Una sorta di racconto corale sulle varie facce della disperazione e sulla solitudine. Con i suoi dialoghi ridotti all' osso e la sua splendida fotografia in bianco e nero l'opera di Matsui si inserisce tra gli ultimi grandi film sperimentali giapponesi,per spettatori preparati.
Si parla molto del sogno americano, ma se esistesse un sogno giapponese Noisy requiem ne rappresenterebbe il suo lato oscuro. Non c'è un barlume di normalità in questi personaggi caratterizzati da una slitudine esistenziale che non offre alcuno sbocco. Il regista narra il loro quotidiano con una regi amolto particolare ed obliqua. Ogni inquadratura èestremamente ricercata come i movimenti della macchina che non sono mai "normali", perchè i personaggi non lo sono. Il ono diventa gradualmente sempre più griottesco e surreale, per non dire macabro. Corpi estranei ed emarginati da una società che indifferenxa se non disprezzo. Visione impegnativa ma molto interessante.
Un complesso dramma surreale ambientato in una fredda e asettica osaka. Girato in uno splendido b/n questa pellicola mette in scena un freak show allucinato e senza precedenti, davvero splendide e stranianti alcune sequenze come ad esempio quella in cui
la nana ''uccide'' il manichino dal quale fuoriesce 1 feto
oppure il bellissimo enigmatico finale. Nell insieme risulta un film molto crudo e cinico, decisamente non adatto ai + sensibili,non solo x alcune scene davvero disgustose ma proprio per l'atmosfera opprimente e sporca che si respira x 2 ore e mezza, una durata davvero troppo eccessiva secondo me dal momento che il film è quasi privo di trama e soprattutto di dialoghi e colonne sonore.
Sconsigliato ai detrattori di un certo tipo di cinema, ultra consigliato ai weird seeker come il sottoscritto anche se vi avverto che puo' risultare parecchio noioso a tratti. Stilisticamente pero' è impeccabile.
Osaka. Strane e grottesche vite si intrecciano tra loro e prendono piega con esiti decisamente folli: un adolescente innamorato di una ragazzina assaggerà il gusto della morte, una nana repressa sessualmente non trova posto nel mondo, un pazzo innamorato di un manichino femminile uccide ragazze per riempire la sua "amata" di organi vitali per donarle la vita, due senzatetto coreani e malati di mente vengono maltrattati da tutti coloro che incontrano...
Dopo "Pig Chicken Suicide", finalmente mi sono ritrovato di fronte al secondo e ultimo film di questo geniale regista giapponese (imdb segnala anche un terzo film, di cui però non trovo traccia). E sono felice di confermare che questo "Noisy Requiem" è uno sconvolgente capolavoro della settima arte nipponica.
Scarno di dialoghi e girato splendidamente in un magnifico bianco e nero, questo caposaldo di quasi tre ore scorre con inquietudine e angoscia, indagando con gusto grottesco le vite di molti "derelitti della società" e le loro perversioni/speranze in un mondo troppo incasinato e dolente per poterci vivere.
Matsui esprime il suo talento, il suo estro visivo ispirandosi vagamente ai colleghi Terayama e Yoshida, rileggendo ciò che i suoi connazionali hanno fatto in passato con geniali originalità e personalità.
Ne esce una magnifica riflessione sulla morte, sulla vita, sul dolore e sulla psiche umana, che ogni minuto che passa diventa sempre più bello, dolente e poetico di quanto possa sembrare. Tre ore che non si sentono, avvolte da un pathos e da una maestria difficilmente riscontrabili in altri film.
Sconvolgente la seconda parte dell'opera, dove la realtà lascia il posto al surrealismo più feroce e geniale che abbia mai trovato casa su pellicola. Il gusto macabro della bellezza. Capolavorissimo.