Emiliano Zapata, insieme con Pancho Villa, si ribella al dittatore Diaz e rovescia il suo tirannico regime. Ma il nuovo governo, di ispirazione democratica, non dura a lungo. Zapata, tornato a combattere per l'eguaglianza e la libertà, viene ucciso a tradimento.
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L'habitat di Elia Kazan è sempre stato quello del cinema classico americano e il suo stampo è sempre stato accademico, sobrio e formale. Quasi mai ha portato innovazioni alla tecnica o al genere cinematografico. Questo approccio del regista al genere western ha inevitabilmente un effetto placebo perché i dialoghi e le recitazioni retoriche lo fanno rimanere inchiodato alla retorica epica ed eroica di questa sceneggiatura, senza che al contempo venissero spese risorse, in termini economici e di maestranze, sull'impatto spettacolare del film VIVA ZAPATA! non ha personaggi complessi e non ha in sé un'idea di cinema all'avanguardia. Il risultato è noioso e in ritardo rispetto ai tempi.
Troppi dialoghi e poca azione in questo film di Kazan che si sofferma maggiormente sulle dinamiche che genera la sete di potere, l'arrivismo e l'ingiustizia, contro l'ideale di pace, l'idea di rivoluzione ed equità. Spicca la prova attoriale in questo film dalle emozioni forti, dai paesaggi polverosi e dalla caratterizzazione popolana della forza e della caparbietà nel non arrendersi mai. Un buon prodotto, forse un po' prolisso in alcuni frangenti ma sicuramente da vedere e apprezzare.
Epico film di Kazan sulla controversa figura di Zapata. Il tentativo di ridistribuire le terre ai contadini finisce nel sangue, perche' altro modo non sembra esserci. I continui colpi di stato i tradimenti all'interno del gruppo dimostrano come il "potere" logora l'uomo...tutti tranne lui, l'eroe, qui visto come un "santo". Il suo braccio destro invece cade nella tentazione, in una delle sequenza piu' emozionanti. Paesaggi da cartolina, grandi musiche e un Marlon Brando superbo fanno il resto per mettere questo film tra i grandi classici del cinema.
Visto per caso, Kazan ancora una volta al suo massimo, il regista americano costruisce un film potente, e nonostante il bianco e nero la forza delle immagini è assolutamente preponderante. Anthony Quinn è un convincente Pancho Villa: violento, lubrico, ignorante ma sanguigno e coraggioso ma ovviamente la scena viene rubata DA MARLON BRANDO, un Emiliano Zapata convincente, pensare che l'inizio del film è praticamente quasi senza dialoghi, si arriva alla scena dell'arresto di Zapata da parte degli sceriffi messicani, e allora il POPOLO scende letteralmente in strada, i contadini, le donne, i bambini, accompagnano il prigioniero, la loro massa scoraggia e intimorisce gli uomini che hanno arrestato Zapata, che viene liberato, e comincia la rivoluzione messicana. E un affresco, certo a tratti retorico, ma per l'epoca la sceneggiatura di Steimbeck( lo scrittore di FURORE per intenderci) è perfettamente bilanciata. Accompagna i due protagonisti Villa e soprattutto Zapata fino alla conclusione
e se Villa muore in circostante controverse(crivellato di colpi di thompson dentro un auto)
Zapata viene ucciso ma il popolo non ci crede, scena bellissima, perchè dice il contadino "non possono ucciderlo, e andato via, lassù sulla montagna!" E il suo cavallo come se ne fosse il portatore dello spirito è lì, sulla montagna, perchè ZAPATA VIVE.
Gran bel film diretto da Elia Kazan ed interpretato da un grande cast (Marlon Brando, Anthony Quinn). Una pellicola epica,avventurosa e violenta,un po (parecchio) romanzata ma maledettamente coinvolgente dal primo all'ultimo minuto. Bravissimo Kazan nel mettere in luce l'idealismo che muove Zapata e il lato oscuro e corrotto della politica (della quale lo stesso eroe rischia di restare vittima). Un film che ha fatto scuola,da vedere.
Film molto bello ma anche molto ambiguo. La bellezza sta tutta nelle splendide immagini. Visivamente è un film di grande qualità. Prima di tutto è girato quasi esclusivamente in esterni e a quell'epoca ad Hollywood era una pratica abbastanza rara (se si escludono i film western). Poi gli esterni usati sono assolutamente realistici. Il paesaggio naturale non sovrasta per bellezza e imponenza (come in alcuni film di Ford), rimanendo comunque molto suggestivo. I villaggi messicani sono molto realistici e si evita accuratamente ogni aspetto da cartolina e qualsiasi stereotipo. Lo stesso dicasi degli interni. Anche le inquadrature sono tutte molto curate e di grande effetto, anche se qui si risente dei tipici abbellimenti e enfasi visive estetiche tipiche dello stile Hollywood anni 40-50. E' la parte ideologica quella meno coerente e chiara. Il film è decisamente a favore delle istanze popolari ed egalitarie contro i tentativi di oppressione e divisione. Nel film però ci sono dei continui distinguo. Prima di tutto si cerca di ritrarre in maniera positiva un tipo di approccio politico fatto di immediatezza, concretezza, e umanità, mentre si condanna tutto quello che è freddo, ideologico, calcolato e astratto. Il film poi è decisamente antipacifista. La morale è che solo con la forza delle armi si riesce a ottenere qualcosa, i buoni e pacifici politici (vedi il personaggio di Madero) sono destinati a essere spazzati via dal più forte e scaltro. Indirettamente si mostrano però i guasti della guerra sulla psiche di chi combatte. Si fa inoltre capire che un popolano, un semplice, non potrà mai un giorno guidare uno stato. I giochi politici rovinano, guastano, trasformano. Non ci si salva. Altra contraddizione è il fatto che Zapata è trattato come un eroe, una persona sopra il comune (e solo lui ha successo), allo stesso tempo nel film si esalta l'idea dell'educazione collettiva come superiore alla guida individuale. Insomma ci sono tanti punti di vista in contraddizione fra di loro che vengono enunciati come "verità". L'ambiguità attraversa i personaggi stessi che esprimono un concetto e agiscono in maniera opposta (gli esempi sarebbero tanti). Completamente inutile la sottotrama amorosa (un sovrappiù inutile e convenzionale) e ridicola la pretesa di Zapata di trasformarsi in un borghese (aderendo all'ideologia che combatte). Sul film pesa comunque la delazione di Kazan nei confronti dei suoi compagni comunisti davanti ai tribunali di McCarthy (fatta lo stesso anno del film). Il personaggio di Aguirre nel film simboleggia direttamente l'odiato e "pericoloso" atteggiamento ideologico "comunista" che Kazan abiura, e indirettamente Kazan stesso che ha "tradito" i suoi compagni e ne ha determinato la condanna. Questa non è che l'ultima di tante contraddizioni e ambiguità che sminuiscono il giudizio su di un film di per sé magnifico.
Magnifico!! Il film ha un grande merito, quello di riuscire a trasmettere perfettamente il forte spirito di solidarietà che animava i contadini messicani costretti a dover combattere per riappropiarsi delle proprie terre, minacciate dai grandi latifondisti; quindi grande capacità di attenersi alla storia (cosa rara nel cinema di oggi....). Poi c'è da sottolineare un altro aspetto, non da meno: la figura (centrale ovviamente) di Emiliano Zapata (interpretato magistralmente da un immenso Marlon Brando) che personifica, come del resto la realtà dei fatti ha sancito, la figura dell'eroe romantico che si batte con tutte le forze contro una società che è fautrice soltanto di disuguaglianze ed ingiustizie... il finale, poi, ha tanto il sapore del "sogno spezzato"... nonchè, allo stesso tempo lascia spazio alla nascita di una leggenda (per molti anni in Messico dopo la sua morte si credeva che fosse ancora vivo). IMPERDIBILE!!!!
Un'altro film straordinario di Elia Kazan, girato proprio in un periodo particolarmente difficile della sua vita privata (imputato nelle commissioni per le attività antiamericane di McCarthy) e proprio per questo ancora più coraggioso ed efficace. Un grande affresco epico e rivoluzionario insieme, sorretto da una fotografia eccellente e dalla magistrale prova di Marlon Brando, grandioso e bellissimo. Sicuramente da rivedere, ma senza cercare troppi punti di contatto con la contemporaneità (v. la magniloquenza denutrita del Che di Siodelbergh)