Un ispettore ferisce a morte un giovane di colore e la notizia provoca una violenta rivolta nella periferia di Parigi. Vinz, Hubert e Sai vagabandona per la città alla ricerca di un pretesto qualsiasi per scatenare la loro disperazione, la violenza, l'odio.
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Attuale ancora oggi, forse ancor di più, ma pesante ed eccessivamente asciutto. Il B/N e i mediocri interpreti non protagonisti (anche qualcuno tra i protagonisti) non migliorano la mia valutazione.
Uno spaccato interessante, che però non incide quanto avrebbe dovuto. Forse perché più "asciutto" e meno "saturato" rispetto ad un Trainspotting, per esempio. C'è da dire che l'ho visto nel 2024, magari visto all'epoca mi avrebbe fatto un altro effetto. La trama mi ha convinto poco, per quanto serva a poco pare non funzionare come si deve, forse perché ci si concentra praticamente quasi del tutto sulla "quotidianità" dei personaggi. Il film è uno spaccato della società, del resto, però... Il film si fregia comunque di ottimi attori e di una azzeccata scelta del bianco e nero. Non un capolavoro, ma si lascia guardare.
"Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene. Questo per dire che l'importante non è la caduta ma l'atterraggio. " Incredibile pellicola di kassovitz che racconta una storia così semplice ma così complessa e piena di spunti di riflessione allo stesso tempo . Trio di attori perfetto e calato nella parte ,regia e fotografia ad altissimi livelli (non capisco come il regista dopo questo piccolo gioiello abbia potuto sfornare gothika) Il messaggio dietro al film non è difficile da comprendere e viene sparato in faccia allo spettatore in maniera abbastanza semplice e diretta ed è una cosa che apprezzo visto che è coerente con la narrazione e la regia.. Insomma tutto semplice e complesso allo stesso tempo ,pellicola riuscitissima che ancora oggi fa la sua sporca figura in mezzo a un mare di pseudo arte.
ritratto delle Banlieue invecchiato decisamente bene per avere quasi 30 anni sul groppone, alcune scene e situazioni sono decisamente overdrammatiche, ma ha dei dialoghi fantastici nella loro freschezza e naturalezza che elevano decisamente il film
Da non credere, non lo avevo commentato. Beh...veramente eccellente. Da far vedere a scuola per avere un'idea almeno pallida e approssimativa delle realtà delle banlieue parigine.
Kassovitz fotografa il disagio delle banlieu un decennio prima che esplodano delle note rivolte del 2005. Opera di ottimo livello artistico e di sicuro interesse civile. Notevole il giovane Cassel. Pellicola divenuta di culto; peccato che il regista non si sia più ripetuto a questi livelli.
Film illuminante circa il disagio dei nativi di seconda e terza generazione, frutto dello sradicamento culturale e di un contesto sociale che li disconoscere ed esclude, lasciandoli in una terra di nessuno, privi di qualsiasi appartenenza. Mi domando se non ci sia un legame con il fenomeno dei foreign fighters e la violenza jihadista che ha toccato in particolare la Francia nello scorso decennio.
Rivedendo dopo anni "L'Odio", è venuto da chiedermi.. Ma Kassovitz che ha combinato? I successivi "I Fiumi di Porpora" e "Gothika" sono due mediocri film, come può aver compiuto una così marcata parabola discendente? Peccato perchè ne "L'Odio" dimostra di saperci fare sia dal punto di vista tecnico, che da quello creativo. E' un racconto veramente ispirato quello della giornata dei tre sbandati della periferia parigina. Si sente l'odore dell'asfalto della Banlieue, del non saper come passare la giornata, degli scontri con la polizia che sono all'ordine del giorno. Kassovitz è uno dei primi a raccontare la realtà quotidiana dei dissidi in Francia, tema ancora molto attuale. La fotografia senza colori aumenta il degrado e il realismo di una vita senza futuro, anche se Kassovitz manda segnali come quello dei cartelloni pubblicitari mostrati con la scritta "The World is Yours" (poi modificato da Said in una scena...). Regia e sceneggiatura vanno di pari passo, tra virtuosismi (belli e funzionali) della prima e dialoghi assolutamente da ricordare della seconda, fino ad un finale improvviso e scioccante che chiude perfettamente le file della vicenda. Stupende le interpretazioni dei tre protagonisti, colonna sonora da sballo (inclusa la stupenda "Nique La Police" di Cut Killer) e non mancano le citazioni cinefile, tra le più limpide quelle di "Taxi Driver", "Il Cacciatore" e "Non Aprite Quella Porta". "L'Odio" è una di quelle pellicole che più si guardano, più si apprezzano. Ogni volta si aggiunge un momento, un dialogo, una scena che probabilmente si aveva notato solo marginalmente la volta prima. Lo stesso si può dire della regia di Mathieu Kassovitz, che al momento non ha più eguagliato (anche se parlano bene di "L'ordre et la morale", suo ultimo film).
Film che parte a rilento nei primi 20 minuti ma che poi cresce e sorprende. Intrigante il bianco e nero e impeccabile la regia,dialoghi fatti bene,forse la sceneggiatura poteva essere migliore. Bravi gli attori.
Trovi un po' alta la media dell'8 per questo film.... Ok, buono il B/N, buona l'interpretazione dei 3 protagonisti (Hubert a dire il vero non certo eccezionale), ok per la storia sulla violenza pronta ad esplodere etc etc... pero' mi par tutto un po' sopravvalutato...
Pellicola cardine degli anni 90 , di difficile interpretazione e dai molteplici messaggi politici e sociali. Alla regia un giovane Mathieu Kassovitz che sorprese critica e pubblico con quest'opera fuori dagli schemi e dalle logiche di mercato , che racconta una giornata di tre giovani della periferia parigina. All'uscita venne accusato di essere una critica alle forze dell'ordine e alla loro strategia repressiva , mentre negli anni le chiavi di lettura sono aumentate facendo de "L'odio" una pellicola dai tanti risvolti su cui ragionare. Diretto molto bene , ricolmo di frasi e/o momenti ormai entrati nell'immaginario collettivo , fatto di dialoghi volgari e citazioni a famosi film del passato , il titolo in questione scorre via veloce come un treno verso il crudo finale. I tre protagonisti rappresentano ognuno un modo di vedere/interagire col pericoloso e sbandato mondo delle periferie , dei quartieri degradati; ogni membro del trio è caratterizzato benissimo , non ci sono forzature o stereotipi ma solamente tre archetipi realistici e umani. La pellicola di Mathieu Kassovitz malgrado una messa in scena fredda (b/n , una sceneggiatura che non vuole spiccare per la mole di situazioni proposte) riesce a far breccia nei cuori e nella mente dello spettatore , in modo positivo o negativo che sia; infatti è difficile rimanere indifferenti verso questa discesa nella violenza dei tre ragazzi , cosi come è difficile non farsi un'idea sullo scontro frontale fra poveri immigrati e forze dell'ordine e su tutto ciò che ne consegue. Le sequenze estreme non sono poi cosi tante come ci si potrebbe aspettare , anzi il regista francese non eccede per quanto riguarda efferatezze e shock , ma si concentra perlopiù sui dialoghi e sulla psicologia , sulle logiche che governano i quartieri poveri di Parigi e sul modo di pensare ed atteggiarsi di chi li popola. Sicuramente una grande mano alla riuscita del film (oltre alla fotografia e alla incalzante colonna sonora) la danno gli attori principali , fra cui spicca un Vincent Cassel non ancora famoso che ci regala una prova sontuosa nei panni del personaggio apparentemente più banale ma che invece è quello più complesso. Dunque un film simbolo , amato da tantissimi a ragione. Il monologo iniziale e finale , la stessa conclusione , i personaggi e le varie riflessioni che propone rendono "L'odio" un'opera da recuperare assolutamente.
Film molto originale, sopra le righe forse anche troppo. Un'ottima regia esaltata dalla scelta del bianco e nero, con degli interpreti molto buoni in particolare Cassel, bravo ad esprimere l'odio onnipresente nel film.
Una confezione ottima, ma dentro il pacco si rivela pressoché vuoto. Scene che si susseguono senza un filo logico, alcune piuttosto inutili altre più interessanti (come la scena del bagno), solamente nei secondi finali del film si chiude vagamente il cerchio.
Un film AGGHIACCIANTE , una giornata,stile documentario,con quattro ragazzi drogati e fuori di testa,della periferia di Parigi.Dialoghi insulsi,aspetti sempre che succeda qualcosa e non succede mai nulla,una noia mortale a vedere i protagonisti rovinarsi la vita e non fare nulla.Ma che fotografia della vita e del disagio dei ragazzi delle periferie di Parigi ? Ma quale significato profondo.Quelli che gridano al capolavoro per far vedere che solo loro capiscono il vero significato di questo film che e' troppo "alto" per gli altri mi fanno ridere. I cosiddetti appassionati di cinema,critici cinematografici che apprezzano il bianco e nero della pellicola,come se fosse chissa' quale invenzione.Oppure esaltano la recitazione di Cassel !! Grande "attorone" , davvero ma dove? La denuncia del disagio giovanile delle periferie di Parigi!! ahahahahahahahah vero,se i ragazzi delle periferie di Parigi sono questi stanno proprio messi male.Questo film non ha nulla.Recitazione pessima,senza trama,attori ridicoli e nessun senso.L'unica cosa di giusto che ha e' il titolo "L'odio" , infatti io lo "odio" dal primo minuto fino al finale insulso.
Un bel quadretto del degrado giovanile parigino, dove la vuota esistenza di tre sbandati è seguita passo passo per quasi una giornata intera. E' la cruda rappresentazione di una generazione senza ideali nè modelli, che vive alla giornata sputando odio e che, frustrata, rischia di esplodere da un momento all'altro. Insomma, un salutare pugno nello stomaco. Le scene della toilette pubblica e del furto dell'auto sono a dir poco geniali.
Un film che insegna. Ottimo sotto tutti i punti di vista, però il punto forte del film sono i dialoghi. È uno di quei film che tutti dovrebbero vedere, tipo american history x per citarne uno...
Uno dei miei film preferiti , di sicuro impatto , trasmette tutto il disagio tipico delle banlieu francesi . La scelta del bianco e nero l'ho davvero apprezzata
un bel film di riflessione e denuncia sociale, che alterna momenti quasi geniali e di forte impatto a qualche momento più piatto che non gli permette, per quanto mi riguarda, di raggiungere un voto eccellente, restando comunque molto buono. Si guarda con interesse, per le tematiche affrontate come il disagio e l'emarginazione sociale, scatenanti rabbia e rancori, alimentati da forze dell'ordine che abusano del loro potere. Bianco e nero funzionale, dialoghi riusciti, ottima interpretazione di Vincent Cassel.
Dramma francese di strada realistico più che mai e secondo me è proprio quello il lato più bello del film, la verità del linguaggio, delle movenze, delle presenze sceniche più che le varie vicende prese singolarmente. Crudo e incalzante, assolutamente da vedere.
Ecco la rabbia giovane secondo il buon Kassovitz; magari le velleità di rappresentazione pagano un pò pegno, contrariamente con quanto ha rilasciato il regista, con una voglia ansiosa di trasgredire, però indubbiamente c'è mestiere e Cassell è proprio bravo.
Buon bianco e nero, tanto pessimismo, finale desolante.
Buon film che ricalca un disagio sociale piuttosto evidente. Lampi di genialità mischiati con momenti di pura noia. Questo abbassa inevitabilmente il mio giudizio finale.
Gran film sul disagio sociale crudo,realistico e mai forzato. Bravissimi tutti gli attori, il finale è uno dei più belli e tristi che abbia mai visto e non lascia spazio alla speranza.
Buon film che racconta più una condizione di vita piuttosto che una storia in se. Mi è sembrata azzeccata l'idea del bianco e nero, da un tono più marcato a tutto il film. La regia è molto curata e gli attori, seppur giovani, sono molto bravi, in particolare Cassel in questo film mostra di avere il grande potenziale che si rivelerà poi in futuro. Tutto sommato è un film che non credo sia adatto a tutti, motivo per il quale trovo la media esagerata.
Buonissimo film made in France. Ottimo V. Cassel, che francamente non sopporto ma che qui la fa da padrone. Grandissimo il finale e mitico il vecchietto che compare nel cesso e che non c'entra una mazza.
BOOM! L odio è forse uno dei più bei film che ho visto in questo periodo. Un film di un impatto incredibile, ti attacca alla sedia dall inizio alla fine scioccandoti in alcuni punti e facendoti anche ridere in altri!
L odio è un capolavoro! la regia di Kassovitz è epocale, la fotografia qualcosa di più... Ho come l impressione che Guy Ritchie, regista che io adoro, abbia preso molto spunto da questo film.
Da vedere, da comprare e rivedere migliaia di volte...
PS. Non so voi ma alla fine di questo film io ho avuto un ODIO profondo per le forze dell ordine.
Kassovitz, in questa pellicola mostra l'odio generale diviso in più sfaccettature, in una società discendente. Tutto è mostrato in modo perfetto, grandi interpretazioni e buona colonna sonora. La storia di Grumvalski è unica! .
Bellissimo, m'è rimasto davvero impresso. Attori fenomenali e splendida fotografia per un film che, pur nella sua durezza, riesce anche a strappare qualche sorriso per merito di situazioni e dialoghi - valorizzati oltretutto da un doppiaggio italiano spettacolare. Finale che riapre il cerchio in modo spiazzante quanto significativo.
Una pellicola molto interessante che tratta un tema mai preso così tanto in cosiderazione prima: il disagio socio-culturale delle periferie metropolitane, più precisamente quella parigina.
L'uso del bianco-nero crea inevitabilmente un'atmosfera cruda e violenta, violenta come la vita dei protagonisti sempre in cerca di un motivo per battersi per un ideale sconosciuto anche a loro stessi.
L'interpretazione di Cassel dona quel tocco in più al film che lo rende un'OTTIMO film.
Un'ottima pellicola. La storia di ragazzi di strada alle prese con la violenza che gli gira intorno(sopratutto da parte della polizia).Un film ineccepibile dove tutto è perfetto dalla regia ai dialoghi, alla fotografia (in bianco e nero). Per non parlare della magnifica interpretazione di Cassel. CONSIGLIATISSIMO !!
Il tema che apre e chiude ,il film di Mathieu Kassovitz del 1995 , è talaltro quello che riguarda da vicino il titolo. "L'odio" insomma non è solo il titolo del film bensì la sua natura più pura e stagnante che lo porterà fino ad un misero finale. In questo ambito rientrano attori di grande effetto, Vincent Cassel (al tempo giovanissimo) nei panni di uno dei tre protagonisti cardini della pellicola. "L'odio" si dirama in una sceneggiatura che fotografa, dopotutto, la miseria e l'ignoranza che segna, sfortunatamente in modo irrimediabile, grandi fette della periferia parigina. Ovviamente quella francese non è altro una delle tante metropoli colpite da fenomeni del genere. La storia riporta ciò che accade in giorni disperati, la regia presenta a volte sullo schermo pure l'orario. Il tempo per i personaggi passa male e senza proiezione. La violenza, le risse e per l'appunto l'odio sono quelle maledette componenti che segnano il tutto. Il film in pratica non si spreca in difficoltose ed elaborate intelaiature narrative ma si lascia apprezzare solo per le sequenze violenti ed urlate. Il contesto losco è quindi pienamente realizzato.
"L'odio" si forma su un sapiente lavoro tecnico e su una fotografia in bianco e nero che nella fattispecie risulta essere perfetta. Da questo film nascono altri prodotti simili. "L'odio" in effetti è difficile da seguire, ritmo basso e scene sistematicamente ripetitive. Ma è la lentezza e la macchinosità del prodotto a farlo emergere.
Un film dal significato profondo divenuto un cult un po' ovunque ma soprattutto negli ambienti underground tanto che è citato più o meno velatamente in tantissimi brani rap anche italiani. Un cult divenuto tale anche grazie al finale (anche se al contrario di quanto dicono in molti ci si poteva aspettare qualcosa del genere) e alla splendida fotografia in b/n, anche se la cosa del film che preferisco sono i dialoghi davvero belli (alcuni sono molto esileranti).
Indubbiamente uno dei film più interessanti e crudi degli anni '90, una perla underground da vedere e ammirare più volte. Mathieu Kassovitz (che prometteva tantissimo ma non ha mantenuto niente) dirige questo capolavoro del cinema indipendente, in B/N, ritratto socio-culturale notevolissimo per intenti e realizzazioni; a partire dall'intro, uno dei più riusciti del cinema anni '90, di grandissimo impatto per poi passare a tutto il resto. Sceneggiatura e regia strepitose (si stenta a credere che questo è lo stesso regista di quella porcata di "Gotika"), interpretazioni magistrali di attori semi-sconosciuti (compreso un giovane Vincent Cassel). Un film in cui funziona tutto, tutto è al suo posto e lo spettatore è trascinato insieme ai protagonisti in quell'inarrestabile spirale d'odio e rancore che porterà all'inevitabile finale, per altro assolutamente geniale, quello sparo nel buio che può dire tutto e dire niente. "L'Odio" è un capolavoro.
L'Odio di Kassovitz è un film che mostra la purezza di questo sentimento. Il bianco e nero così contrastato della fotografia è una scelta stilistica di una situazione e di un contesto che non presenta compromessi. Il ritmo del film è sincopato dalla musica rap che lo accompagna, ma il suo percorso è lineare perchè la conclusione è quella che uno si immagina fin dall'inizio. Un mondo marginalizzato che esprime un disagio di un qualcosa in rapida evoluzione, pronta ad esplodere in qualsiasi momento, la rabbia di francesi senza patria all'interno della propria patria. Anni dopo l'atterraggio sarà doloroso per tutta la società francese ed il merito di Kassovitz è aver portato alla luce in tempi non sospetti gli umori di una disperazione.
Un bellissimo racconto di alcuni vitelloni francesi mossi da violenza e ingenuità. Un finale amaro e credibile, notevole la prestazione degli attori, ottima regia, musica funzionale. Bello.
Il canto del passero Edith Piaf insudiciato da scratch hippoppettari si innalza nelle periferie parigine: è il simbolo di una grande Francia che cova cancri nelle sue interiora. Kassovitz si perde nelle banlieue della capitale e filma uno spaccato cronachistico della realtà che vi si annida; nessuna mediazione, nè interazione con lo spettatore , solo una didascalia: "questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani..." che apre e chiude, inevitabilmente, il film. Un titolo secco: l'odio, a riassumere quanto emerge dopo un'ora e mezza di grigia messinscena. I colori, se ci fossero stati, non avrebbero aggiunto molte tonalità, in fondo. Attori perfetti. Dopo questo, la copia made in USA American History X scompare.
Film evento che ha sconvolto anni fa. Non voglio dilungarmi più di tanto,dico solo che L'Odio è esaltato alla perfezione dall'entusiasmo giovanile di un regista alle prime armi che stupisce per tecnica e concretezza,anche a livello di trama. Cinema di questo genere che raggiunge tale successo è difficile farne specie nel nostro paese, e non credo che nella Francia odierna di quel buffone di Sarkozy sia oggi più possibile. Certo anni fa mise di fronte ai transalpini e al mondo intero un mondo sotterraneo di violenza,con tutte le polemiche che si tirò addosso (non ultima la famigerata "i panni sporchi si lavano in casa",fantastica). Oggi dissento con chi lo vuole considerare come documentario della Francia del '95 poiché il film ha i suoi meriti artistici ed innovativi: dal Cassel che imita De Niro con il suo personaggio sfrontato e fintamente coraggioso,al monologo che chiude un film con un finale tanto epocale e amarissimo,quanto inaspettato. Peccato che Kassovitz poi abbia fatto solo *******te.
Asciutto, crudo e terribile ritratto del degrado sociale delle periferie francesi - e non solo. Qualche anno fa è stato giustamente trasmesso sul canale parlamentare francese come documentario, e infatti di questo si tratta: è una storia che dovrebbe far riflettere soprattutto chi ci governa. Vincent Cassel è un attore straordinario, e qui ne dà una delle prove più eclatanti. Peccato per il doppiaggio italiano che snatura tutto il particolare slang delle periferie, linguaggio che gli attori avevano riprodotto fedelmente. Per riflettere.
film molto importante per la cinematografia mondiale... crudo e realistico fa vedere uanto possa essere bello un film senza nemmeno un minimo di effetti speciali... i tre protagonisti sono davvero bravi e il messaggio che vuole mandare il film è importante... finale che lascia senza fiato...
Che cosa vuole lasciare allo spettatore questo film?Durante tutta la durata è una che sorge spontanea. Racconta una giornata di tre ragazzi di tre etnie diverse arrabbiati con il sistema, che vagabondano per la città per tutto il tempo, girando senza una meta precisa.
Poi sul finale, si capisce qual' era il senso della storia: è un finale fortissimo alla prima visione, con molta potenza, ha l'effetto di uno schiaffo.
"L'odio" quando uscì scatenò un polverone per aver dipinto i poliziotti in modo disonesto, e vinse il premio per la miglior regia a Cannes: sicuramente è un film che rimane.
Bella la fotografia e ottima regia, grande Cassel e buon cast in generale.
Consiglio di vederlo una sola volta, perchè è uno di quei prodotti che non regge bene troppe visioni, visto che quello che stupisce la prima volta dopo lascia un po' indifferenti. Lo stesso finale, il punto di forza dell'intera pellicola, perde forza se rivisto.
"È la storia di una società che precipita e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, ma il problema non è la caduta, ma l'atterraggio."
Finito il film si sente proprio un senso di amarezza, pochi altri film mi hanno comunicato questa sensazione. Bello il miscuglio tra realismo e scene grottesche.
In un certo senso mi ha ricordato " Mala Leche", ma questo è decisamente superiore. Tra le migliori interpretazioni di Cassel (altro che la moglie tanto osannata...) Un film amaro che non si dimentica facilmente, che alterna momenti ironici a momenti riflessivi.
Mi inchino davanti ad un talento del genere. Bianco e nero sontuoso, attori magnifici e storia da brividi. Un'affresco preciso e scatenato delle banlieu parigine, in un turbinio di avvenimenti tutti eseguiti durante una singola giornata. Un vero e proprio inno all'odio, alla violenza e alla depravazione. Novanta minuti che scorrono a perdifiato tra le stravaganze di tre amici, tutti di estradizione diversa. Si ride, ci si emoziona, ci si commuove. Capolavoro.
Uno dei film migliori dell'epoca. A parte l'ottimo bianco e nero e la bella prova degli attori, si vive davvero un'atmosfera irreale di un mondo di confine dove la guerra è veramente dietro l'angolo. E il finale così inaspettato...
«È la storia di una società che precipita e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio "fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene". Ma il problema non è la caduta, ma l'atterraggio»
«L'odio chiama odio, Vinz.»
«Guido un'autodafé, in cattiva compagnia soprattutto se sto solo, negativo come i G in una picchiata, prendo il volo, salgo, stallo, e aspetto il peggio: che non sta nella caduta, ma nell'atterraggio, come dice Hubert» (Frankie Hi-Nrg - Autodafé)
Sicuramente un capolavoro degli anni '90, La Haine è la storia di tre ragazzi delle banlieues parigine pieni di rabbia e di rancore repressi dentro sé. Il mito cinematografico del sogno americano "traviato" di Tony Montana, fatto di potere, rispetto e malavita ("Le monde est à vous"), e della rivolta dell'alienato e depresso Travis Bickle di Scorsese nei confronti di una società malata e corrotta (Cassel di fronte allo specchio), rivive nelle menti di questi giovani, ed in particolare in quella di Vinz, che non vedono futuro né speranza in una vita di strada circondata solo da violenza, rivolte ed abusi di potere da parte della polizia, in una società ormai satura di odio reciproco sul punto di esplodere. Prendendo spunto dalla vera vicenda di un ragazzo ucciso per sbaglio dalla polizia, ed anche un po' le mosse dai film a sfondo razziale del primo Spike Lee, il regista affronta una tematica importantissima quasi come in una tesi argomentativa, al tempo stesso filosofica e sociale, sul concetto e sul problema dell'odio: solo guardando questo film ci si può rendere conto di quanto Kaye sia stato debitore a Kassovitz, imparandone e rielaborandone la lezione, nel girare American History X (nelle tematiche, nella "morale", anche nell'uso del b/n, anche se con una funzione diversa). Malgrado lavorando con una trama tutto sommato povera di avvenimenti, Kassovitz dirige con un tratto documentaristico perfetto, asciutto, straordinariamente distaccato ed intelligentemente privo di alcuna faziosità, e con uno stile registico a dir poco meraviglioso nel suo uso azzeccatissimo, potente e affascinante al tempo stesso, del bianco e nero. I movimenti di macchina, le scelte d'inquadratura e la fotografia sono pregne di una perfezione formale da applausi, e le interpretazioni, specialmente quella di un Cassel indovinatissimo per la parte, sono straordinarie e molto sentite (bravissimi Taghmaoui e Koundé). Tutto sommato c'è poco da dire per un film le cui immagini valgono più di centomila parole. Un gioiello raro. Uno dei migliori film che abbia mai visto.
«Suppongo che a questo punto dovrò dirle cosa ho imparato, la conclusione, giusto? Bè la mia conclusione è che l'odio è una palla al piede, la vita è troppo breve per passarla sempre arrabbiati, non ne vale la pena.» (Danny Vinyard - American History X)
bellissimo film dove vengono dosate alla perfezione drammaticità e ironia. ottima colonna sonora, perfetti gli interpreti. spettacolari le varie scene surreali che si succedono l'una dopo l'altra. da vedere, straconsigliato.
"Il Problema nn è la caduta ma l'atterraggio" e infatti un regista talentuoso come kassovitz si è perso nel nulla. Questo resta senz'altro il suo gioiello.
Caduta nell'abisso dei bassifondi francesi con Vincent Cassel, attore di una pellicola superlativa. Ottime interpretazioni, bella fotografia, scenografia da urlo con il tocco del bianco e nero azzeccatissimo. Un'ottima pellicola a mio parere, sfiancata di tanto in tanto da qualche punto morto, ma che si mantiene sempre all'attenzione del pubblico.
Non gli metto il massimo dei voti perchè alcune battute sono troppo scontate e "da centro sociale" e non in linea con le sensazioni di tristezza e angoscia senza scampo che il film mi ha suggerito...per il resto è veramente un capolavoro...grandissimi i tre attori principali(soprattutto Vinz anche se Hubert ha una personalità più particolare)...scene da storia del cinema...il finale è a dir poco elettrizzante:
quando Vinz non spara al naziskin ci si sente veramente sollevati ma, di lì a poco, la scena finale darà la botta finale. Un'ultima cosa che non ho apprezzato: avrei eliminato la frase finale del "narratore" sulla società e avrei semplicemente ripetuto la "barzelletta" che si sente all'inizio.
L'ho visto e praticamente rivisto, e mi ha sempre tremendamente affascinato. La lezione di Kassovitz deve qualcosa tanto a Spike Lee quanto al primo, sperimentale e struggente Cassavetes ("Ombre", 1959). Ovviamente le citazioni cinefilè sono infinite, ma quasi mai gratuìte e asservite a un modello. Straordinari l'uso del b/n e le performance degli attori. Cassel ha questa faccia da spregevole carogna che verrebbe voglia (per antitesi) di volergli pure bene
bel film di Kassvitz. ottima recitazione e regia e buona la scelta di girare questo film in bianco e nero. estremamente realistico ma, allo stesso tempo, surreale. la scena del vecchio al bagno andrebbe incorniciata.
« Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. »
Tre ragazzi si aggirano per le fredde strade della perfieria Parigina. La città è sotto la guerriglia urbana,in un periodo cruciale per le rivolte razziali nella capitale Francese.I tre giovani sono accomunati da un profondo sentimento,quella sensazione contraddistinta all'amore,"L'Odio".. Odio verso le forze di polizia,i P.s,la guerriglia che ha fatto scattare il campanello d'allarme nelle Banlieu di Parigi,per la morte del loro amico Abdel.
Il film ha un fascino raro ed insolito,con i suoi colori freddi anche se a tinte bianco e nere,proprio come nell'altro American History X. I tre personaggi,caratterizzati da uno spirito guerriero e di supremazia violenta,sono impersonificati molto bene dai tre attori Francesi,specialmente il personaggio ebreo di Vinz,con un Vincent Cassel nella sua interpretazione migliore. Il messaggio è filtrato da una realtà cruda e vera,reale.Nulla è lasciato al caso in questo "Le Haine",un messaggio riflessivo,in un contesto difficile e disperato,dove ognuno cerca vendetta,il male peggiore se non si usa la testa(vedi finale).
A vedere cazz.eggiare quei tre cerca-rogne per tutta la durata del film, m’è quasi sembrato fossero personaggi usciti da una pellicola del primo Spike Lee, catapultati dai quartieri bassi di New York direttamente nella periferia di Parigi. Il contesto è un pochino diverso. E lo stile anche. Dai colori sgargianti del regista americano, si passa ad un asciutto bianco e nero. Ma centrale è pur sempre il tema dell’odio razziale. Nonostante i dialoghi cazz.uti tra i tre regalino momenti di puro divertimento (siamo in media di un ca.zzo-vaffa.n**** ogni cinque secondi), è a modo suo un ritratto inesorabile, duro, spietato di una società che sta precipitando.. ed è prossima all’atterraggio.
a mio avviso il film non decolla mai... è un illusione che da un momento all altro possa accadere qualcosa...
ma in fin dei conti forse è proprio questo il senso del film, come molti hanno già detto molto realistico e sempre rilevante come tema anche ai giorni nostri, l'odio, il degrado e la monotonia quotidiana di questi ragazzi. Nonostante a molti sia piaciuta questa monotonia x me resta una grande interpretazione di Cassel e poco più.
Bellissimo film che intrattiene e fa riflettere, la fotografia in bianco e nero direi azzeccatissima ed ottimamente interpretatato. Il messaggio che lascia è molto simile a quello di "American History X"
Infatti qui invece del razzismo è presente l'odio verso la polizia.... Anche lo sviluppo è lo stesso, perchè entrambi i film poco prima di concludersi sembrano finire con una redenzione del personaggio, ma propio quando il calvario pare essere finito vengono rimescolate tutte le carte... E come in AHX il film non si schiara propiamente da una parte.
Fotografato in un bianco e nero di rara crudezza, "L'Odio" fotografa in modo diretto ed esplicito la gioventù di oggi con un occhio che non vuole nascondere, ma mostrare. Il finale è indimenticabile ed è la scena che rimane più impressa. Culto.
CA PO LA VO RO.....E HO DETTO TUTTO UN FILM KE DEVE ESSERE VISTO DA TUTTI IMPERDIBILE........SPETTACOLARE IL REMIX DI UNA CANZONE DI EDITH PIAF FATTO DA CUT_KILLA