a dangerous method regia di David Cronenberg Gran Bretagna, Canada, Germania 2011
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a dangerous method (2011)

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locandina del film A DANGEROUS METHOD

Titolo Originale: A DANGEROUS METHOD

RegiaDavid Cronenberg

InterpretiMichael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sara Gadon, Katharina Palm, André Dietz, Andrea Magro, Bjorn Geske, Christian Serritiello

Durata: h 1.33
NazionalitàGran Bretagna, Canada, Germania 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2011

•  Altri film di David Cronenberg

Trama del film A dangerous method

Ispirato dall’opera teatrale di Christopher Hampton, A Dangerous Method racconta le vicende dei due padri della psicanalisi, Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e Carl Jung (Michael Fassbender), e del loro rapporto con una loro bellissima paziente e allieva, Sabina Spielrein (Keira Knightley), una delle prime donne a diventare analiste.

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Voto Visitatori:   6,62 / 10 (99 voti)6,62Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su A dangerous method, 99 opinioni inserite

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steven23  @  21/08/2014 20:32:41
   7 / 10
Ammetto di non essere uno scarso conoscitore delle vicende che caratterizzarono il rapporto dei due padri della psicanalisi Freud e Jung, però il film devo dire non mi è affatto dispiaciuto. La tematica risulta senza dubbio interessante, il film mantiene una confezione estremamente elegante e la regia di Cronenberg non delude, seppur lontana dai suoi momenti migliori. Unica pecca sta nell'eccessiva staticità della storia che, in alcuni punti, fa davvero fatica a decollare. Considerando, però, che si parla di psicanalisi è un difetto in parte trascurabile.
Circa le interpretazioni ottimi Mortensen e Fassbender, entrambi estremamente misurati e convincenti allo stesso tempo, mentre non mi ha convinto la Knightley; la reputo una brava attrice, ma qui è palese come esageri nell'interpretazione finendo spesso sopra le righe. Il risultato è che, in certi passaggi, rischia persino di far sorridere talmente forzate risultano alcune sue espressioni.

10 risposte al commento
Ultima risposta 24/08/2014 20.07.58
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McLovin  @  20/03/2012 14:26:28
   7 / 10
Film che racconta del rapporto tra tra lo psicologo Carl Jung (Fassbender) e la giovane Sabina Spielrein (Knightley), sua paziente curata con il metodo freudiano. Dopo aver instaurato un rapporto di amicizia con il celebre psicoanalista austriaco (Mortensen), quest'ultimo gli sottopone il caso dello psichiatra tossicodipendente Otto Gross le cui idee provocatorie contro la monogamia lo convincono ad iniziare una relazione amorosa con la ragazza.

Sembra essere il film con cui Cronenberg si discosta definitivamente dal genere che l'ha reso popolare, pur mantenendo però intatti i cardini principali della sua poetica. Il grande regista canadese spinge meno di quanto ci si sarebbe aspettato sul pedale della morbosità ad ogni costo e dirige con grande mestiere supportato da un gruppo di interpreti eccellenti. Delude però Keira Knightley in un ruolo forse troppo difficile per le sue capacità.

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Ultima risposta 29/03/2012 12.07.02
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  01/12/2011 13:04:31
   9 / 10
Cronenberg e il teatro della mente.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 20/04/2013 21.38.02
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marco86  @  06/11/2011 11:55:26
   6 / 10
l'ho trovato piuttosto inconcludente.
scorre via veloce (se siete un minimo ferrati in materia) ma non si capisce bene dove voglia andare a parare.
il pensiero junghiano non viene approfondito per nulla, soffermandosi invece sul rapporto Jung-paziente e su quello Jung-Freud.
scelta legittima, ma il film non riesce a coinvolgere più di tanto, dando la sensazione, specie nel finale, di non averne capito appieno il senso.

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Ultima risposta 07/11/2011 13.01.21
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  30/10/2011 02:31:02
   6½ / 10
Il film non mi ha convinta e cerco di spiegare perché.
Da un lato, l'ambientazione storica è ineccepibile, curatissima...e i luoghi sono veramente belli.
Se però vogliamo entrare nel merito, l'interpretazione del pensiero di Freud e Jung è DAVVERO troppo semplicistica. Jung arrivò al concetto di 'inconscio collettivo' attraverso lunghi studi che coinvolsero anche importanti studiosi dell'antichità, come Karl Kerényi...non si trattava solo di 'misticismo', ma di accurata e approfondita ricerca storica.
Che poi Freud metta in guardia Sabine contro gli 'ariani', mi sembra un po' strano....dal punto di vista di un ebreo radicale, un cristiano è detto "goy". "Ariano" è un termine erroneo e fuorviante, coniato in ambiente antisemita e poi, ahimè, nazista.
Sulla passività di Emma ci sarebbe da discutere.
Recitazione: purtroppo non mi è piaciuto nessuno, a part Cassel nel ruolo che gli si addice (trasgressivo e folle). Mortensen (Freud) è monoespressivo e ci può stare, la Knightley nella prima parte sfiora il ridicolo (e non ci può stare), Fassbender è zeroespressivo e purtroppo sembra imitare il Dirk Bogarde di "Morte a Venezia", il che non va bene.
In conclusione, e a mio modestissimo parere, un film di mediocre levatura, che delude i fan di Cronenberg (sottoscritta inclusa).

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Ultima risposta 04/11/2011 16.25.30
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  18/10/2011 08:43:37
   9½ / 10
E' incredibile come le polemiche giornalistiche intorno a questo film ruotassero intorno alla "fondamentale" domanda se fosse un film "cronenberghiano" o meno! Da incondizionato "cronenberghiano" quale sono (come spettatore che ama questo regista fin dai tempi del suo "Stereo", il corto col quale si laureò alla Accademia di Toronto e che lo scoprì adolescente rimanendo folgorato dal profetico "Videodrome") non capisco come ci si possa porre una simile questione vedendo questa magnifica pellicola: è Cronenberg al 100%, anzi, forse al 101%!
Abbandonate le trasformazioni corporee e le loro mutazioni/nemesi, Cronenberg ci propone qui il suo "Crash" delle anime, mettendo in scena gli impatti che tre personalità fortissime (si) provocano nel loro interagire cercando di mutarsi vicendevolmente senza però riuscirci, cosa che li porterà ad allontanarsi in modo inesorabile.
Da "Spider" in poi, Cronenberg si interessa alle mutazioni della mente e dell'anima, e questo è sfuggito a molti (troppi) suoi fans che evidentemente sono rimasti bloccati all'esteriorità barocca delle trasformazioni fisiche che ci venivano "generosamente" mostrate dall'allora giovane regista canadese. Il suo percorso è però quasi da manuale e col tempo non poteva non spostarsi su ciò che di più profondo caratterizza l'essere umano: la sua mente. Manipolando la vicenda del "trio psicanalitico" per eccellenza, Cronenberg è come se si fosse trovato a maneggiare i personaggi-archetipo di tutti gli altri di cui ci ha narrato fin qui. Non so per quale strana ragione, ma questo film mi ha suggerito un immediato parallelo con "Crash", forse il suo film "fisico" più estremo: come in quella pellicola davvero disturbante, anche qui si scava nel rapporto Eros-Thanatos, Eros-creatività. Eros-relazione. Eros-allontanamento (e quindi fine della relazione, cioè Morte). E' un inno alla sperimentazione (dei tre personaggi non è un caso che proprio Jung sarà quello dalla vita più lunga e più "sperimentata", cioè colui che più degli altri avrà saputo porsi dubbi, spingersi più in là rinunciando alla rigidità dell'autorità verso l'autorevolezza della sperimentazione, dell'intuizione, della contraddizione e, in definitiva, del "vivere") anche se la contaminazione sembra latitare, almeno nei suoi aspetti più immediati.
Con una regia che rasenta la perfezione (come non farsi venire alla mente il Polanski di "Carnage"?) e attori totalmente plasmati a essa, il film riesce a toccare le corde dello spettatore "di passaggio" che può assistere a una commedia sofisticata e mai noiosa, così come riesce ad accontentare lo spettatore più smaliziato e conoscitore del suo cinema attraverso i contorcimenti relazionali che si instaurano tra i tre personaggi, tutti resi al meglio dagli attori che li incarnano (chi è il più bravo dei tre? A voi l'ardua sentenza).
Una novità che ho notato nel Cronenberg-seconda fase è l'irruzione del femminile nei suoi personaggi maschili: nel suo cinema giovanile la distanza tra i sessi era evidente e incolmabile, dalla loro interazione nascevano sempre mostruosità (come non leggere "La mosca" come una metafora della degenerazione del rapporto di coppia uomo-donna, per esempio?); in questa pellicola per la prima volta l'unica contaminazione riuscita tra i tre personaggi sta proprio nell'aver assunto quella parte maschile e femminile che ognuno porta con sé, fino a farla creativamente fruttare al massimo nel proprio lavoro-missione della loro vita. Anche da questo aspetto possiamo comprendere tutta la maturità raggiunta dal regista canadese.

Da un punto di vista squisitamente stilistico-formale, semplicemente geniali i giochi di campo-controcampo che Cronenberg ci regala ad ogni passaggio cruciale della storia (magistrale la sequenza della seduta cui viene sottoposta la moglie di Jung: da studiare fotogramma per fotogramma quanto a costruzione della fotografia e del montaggio, in particolare nella sua interazione col sonoro e coi dialoghi): un plauso dunque alla sceneggiatura. Una nota di merito alla ricostruzione scenografica, al trucco e soprattutto ai costumi di Denise Cronenberg, la sorella del regista. Belli anche i titoli di testa che alludono al foglio bianco su cui vergare con l'atto dello scrivere, riferimento alla nota metafora del bambino visto da Freud.

Dopo la visione di questo film, consiglio vivamente di tornarsene a casa, accendere il proprio DVD e di immergersi ne "La mosca", in "Videodrome" e in "Crash": si comprenderà quanto spessore ha questo Maestro del cinema contemporaneo.

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Ultima risposta 19/10/2011 14.51.50
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR alexava  @  16/10/2011 01:53:45
   5 / 10
Quando mi sono alzato dalla poltrona avevo un senso di magone allo stomaco. Il film ha fatto un buco nell'acqua. Si perde in modo convulso e confuso non nella piscanalisi, ne sarebbe uscito, forse, un film interessante, ma in sé stesso.
Abbindola lo spettatore interpondendo malaternando sulla stessa linea narrativa vicende lussuriose, psicanalisi tecniche, e profili storici traballanti. La figura di freud, meritava un po' di accortezza in più, suvvia. detto questo il film deficita di mordente, di sagace, e in fin dei conti è una poltiglia molto incocludente.

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Ultima risposta 13/10/2014 02.17.55
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  13/10/2011 17:44:31
   6 / 10
Forse se ne sono visti tanti di film su Freud, però non se ne era mai visto uno girato da Cronenberg! :) Dirò, non è che sia un gran film, poteva essere più coinvolgente sia dal punto di vista dei dialoghi che della trama, perché un personaggio sentitissimo come Freud meritava più spazio e introspezione (Cronenberg pensa prima di tutto al sesso, poi al resto)... ma il difetto maggiore della pellicola secondo me è Keira Knightley... la sua interpretazione è troppo forzata, sicuramente la più forzata che ho visto da molto tempo a questa parte. Bene però gli altri.

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Ultima risposta 05/11/2011 00.41.49
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  09/10/2011 15:32:15
   10 / 10
Tantissima cultura, tantissimo cinema e letteratura girano da 100 anni attorno a Freud, figura ingombrante che aleggia anche su tutta l'opera di Cronenberg, e con la quale adesso il regista ha il coraggio una buona volta di fare i conti direttamente, come per provare a liberarsi dal fardello della sua autorità esattamente come volle fare il primo dei "discepoli", Jung, che rifiutò di esserne il delfino.

Due scene, nella polarità fra le quali si può dire si collochi tutto il film.
Scena 1. Sabrina Spielrein espone una sua teoria a Jung, che la ascolta con massimo interesse: la sessualità nella sua essenza più profonda ed estrema, rappresenterebbe per l'ego la propria distruzione: l'annullamento di un'individualità in un'altra. E dunque la rimozione delle pulsioni sessuali non corrisponderebbe alla rimozione di un primario impulso vitale, ma potrebbe scaturire dalla ribellione dell'ego al proprio annichilimento. Sarebbe "il contrario di quanto afferma Freud".
Scena 2. Jung, turbato, racconta a Sabrina che tutti i suoi sforzi sono tesi a fare della psicanalisi non semplicemente il percorso per svelare al paziente la sua malattia, che si contorce come un rospo in una stanza, ma il percorso per indicare al paziente la strada verso la pienezza dell'individuo per essere il quale è nato.
Cronenberg è evidentemente affascinato dalla psicologia junghiana: ci sono territori inesplorati, dentro e attorno l'essere umano. C'è dell'altro, al cuore dell'inconscio, oltre alla pulsione erotica come motore primigenio: qualcosa che ancora non è stato scoperto. Come, per Jung, non esisterebbero le coincidenze, così ciò che sembra appartenere al paranormale attenderebbe soltanto di essere decifrato in termini scientifici.
C'è una nuova tensione interna al cinema di Cronenberg: al regista non basta più svelare l'anima nichilista e autodistruttiva di Eros (ossia affermare che Thanatos non sia tanto l'opposto di Eros, ma ne costituisce l'essenza [vedere "Crash", "M. Butterfly", e più indietro "Videodrome"]. Per la prima volta si fa strada un barlume di positività nel nichilismo. Far luce sui territori inesplorati che si celano sotto le illusioni dell'identità potrebbe non portare solo a osservare un rospo che si contorce, ma illustrare potenzialità ignote della realizzazione di sé.

Naturalmente, i personaggi del film sono ben lontani dall'avvicinarsi a questo traguardo. Tuttavia (ed è il motivo per cui il film è diverso dai Cronenberg più "tipici"), il film si muove dalla metamorfosi "appariscente" per avventurarsi in una spirale che è contemporaneamente involutiva ma evolutiva (alla maniera di Kubrick). Cronenberg abbandona il mostro-Sabrina delle prime sequenze, che in crisi isterica si contorce e si deforma come una creatura mutante uscita dai primi film di Cronenberg, per affondare nel Logos. La Parola esplora i meandri della psiche disposta a smarrirsi in essa, a fare esperienza dello scacco della ragione e dell'imprescindibilità delle esperienze vissute sulla propria pelle.

"A dangerous method" è la storia di una sfida al principio di autorità. E' la complessa vicenda di una sofferta emancipazione da un masochismo intellettuale. Jung si smarca dal padre-padrone Freud, in un processo che passa attraverso l'assunzione di un ruolo sadico con Sabrina (mentre, per Sabrina, i rapporti masochisti con Jung rappresentano lo sfogo, la sublimazione del masochismo patologico che discendeva dal rapporto malato con il proprio padre).

Cronenberg ama ormai sempre di più affondare il proprio coltello in trame "apparentemente" classiche/tradizionali, in cui la trasparenza della superficie serve in primo luogo per affondare chirurgicamente sotto la superficie. E' fare con gli uomini, i loro sentimenti e le loro passioni, ciò che fa con gli insetti l'entomologo (anche se l'immagine è abusata, rende l'idea). E' difficile immaginare una sceneggiatura più trasparente di quella – magnifica, quasi insuperabile per precisione cronometrica – di "A dangerous method". Che capacità di sintesi, che narrazione veloce, saettante, essenziale! Tutto quello che dev'esser detto, senza esser lasciato sfuggire, viene detto a chiare lettere. E così viene mostrato: non ci sono ombre nelle immagini di Cronenberg, tutto è in piena luce, privo di contrasti, quasi piatto.



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"A dangerous method" allude ai germi delle due guerre che sconvolsero l'Europa e il mondo nella prima metà del XX secolo, allo stesso modo di come vi allude "Il nastro bianco" di Haneke.

Cronenberg abbandona poi i suoi personaggi, per riassumerne i destini seguiti "dopo la tempesta", in sintetiche didascalie che sembrano epitaffi. Nell'ultima di esse è evidente la predilezione per Jung, vissuto sino al 1969 divenendo "il più grande psicologo di tutti i tempi". Nel finale abbiamo assistito a un uomo parzialmente sconfitto, ma che si riprenderà, arrivando un po'più oltre, anche se la vita e la Storia consumano tutti, Cronenberg ha composto un inno alla fatica di non rassegnarsi. Le didascalie conclusive assomigliano a quella di "Barry Lyndon": "Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali". Ma il continente che Jung ha intravisto, aspetta ancora di essere esplorato.

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Ultima risposta 04/11/2011 16.55.50
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  09/10/2011 10:31:18
   8 / 10
Cose così alla rinfusa, appunti, per poi ricordarmi di riprenderli in mano e in testa. Promemoria: imparare la grammatica del tono dela voce. E poi, innanzi tutto la figura di Otto Gross, fenomenale nel film, barbone dell'inevitabilità, paziente e inCurato, sottotetto dell'inconscio, animale manipolatorio interpretato da un diabolico Vincent Cassel: promemoria – approfondire la figura storica. Poi, Freud, un magistrale e contratto Viggo Mortensen, che catalizza il sesso e non scopa, pronto a difendere il suo status evitando di citare le note tendenze cocainomani, tuttavia, l'unico a fumare il sigaro: metafora del *****? In bocca? Promemoria: approfondire lato omoerotico di Freud. Poi Lei, finalmente non la figura di una mentecatta ma di una Persona impatologicabile, un fascio di nervi ognuno dei quali porta il nome Donna e il cognome Essere Umano. Soprannome: con le palle. Promemoria: approfondire e custodire. E poi un Carl G. Jung esaurito, con la contraddizione che divora, borghese piccolo e grande, con l'implacabilità dell'ambizione corretta della conoscenza, l'ineluttabilità delle ancore economico-sociali. E infine: le inquadrature di David Cronenberg, sottilmente violentissime, perversamente sane. Promemoria: chiedersi perché non ricordo i sogni sotto psicoinducenti. Fine delle Impressioni a Caldo.

Otto Gross: il 9 novembre 1913 viene condotto in un manicomio austriaco.

"Mai reprimere Nulla": Otto Gross.

"Die Freie Strasse": rivista gratuita del 1915 – 1916 per divulgare una psicanalisi formulata da Otto Gross: saltando a piedi pari Freud e contro Carl Gustav Jung.

Impressione personale: calcolo indiscreto della possibile potenzialità immaginativa erotica deduttiva e fortemente propulsiva dell'incontro immaginario fra Sabina Spielrein e Otto Gross. [N.B.: In "Al di là del principio del piacere" Freud, riferendosi alla sua ipotesi dell'istinto di morte, ne riconosce la priorità alla Spielrein: "Una parte notevole di queste speculazioni è stata anticipata da Sabina Spielrein, in un lavoro ricco di contenuto e di idee che purtroppo non mi è del tutto chiaro". (Boringhieri 1975, p.88)]

Gross/Cassel: L'animale umano di G. Noé che fa della demarcazione dei confini una pulsione di vampirismo intellettuale dedito al piegamento del polso del "perché no?"

Otto Gross morirà di fame sulla strada il 13 febbraio del 1920: libera associazione di idee "…la realtà e molto più caparbia e infinitamente più paziente. Proprio come un veleno insidioso nella falda freatica può impiegare anni prima di far sentire i suoi effetti, analogamente le conseguenze dei fatti impossibili non sono immediate." Casa di Foglie, Mark Z. Danielewski

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Ultima risposta 09/10/2011 10.53.48
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  07/10/2011 21:33:22
   8 / 10
“A volte bisogna fare qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere”.
Un David Cronenberg al servizio del Cinema classico in un’affascinante ricostruzione romanzata dei complessi rapporti fra due giganti del pensiero Occidentale, con in mezzo la grande mela della discordia femminile. Intepreti sopra le righe, ma un po’ tutto in questo film è sopra le righe.
L’unico difetto che posso riscontrare e che abbassa notevolmente il voto è la eccezionale e sconcertante freddezza del film. Non emoziona, non prende, non cattura. Inoltre si può provare una certa nostalgia per un cinema cronenbergiano, un cinema dalla potenza visiva e concettuale unica, che ora sembra completamente andato perso per una interpretazione più tradizionale di questo mezzo artistico. Tant’è. Grande David comunque.

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Ultima risposta 18/10/2011 17.07.35
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  07/10/2011 00:51:10
   8½ / 10
Non capisco la critica mossa dai più a quest'ultimo, splendido film di Cronenberg, giudicato spregiativamente 'tradizionale', 'accademico'. Probabilmente la forza violenta dei suoi ultimi lavori, aggiunta al ricordo di alcuni celeberrimi horror del passato, aveva creato un'attesa errata nei confronti di "A dangerous method", quasi che opere come "M. Butterfly" o "Spider" fossero finite direttamente nel dimenticatoio.
Sta di fatto che, dinanzi a questa magistrale apologia della parola come rimedio per la psiche, si capisce quanto Cronenberg sia diventato artisticamente maturo (per me lo era già da anni).
Al di là della confezione impeccabile (d'altronde produce il fido Jeremy Thomas) e della sceneggiatura magnifica a firma Cristopher Hampton, il film colpisce perché, se seguito con attenzione, si rivela la summa di tutti i temi e le ossessioni del suo autore: i labirinti della mente (citerei il pur mediocre "Scanners" o "Il pasto nudo"), la follia ("Spider"), il sadomasochismo e la sessualità ("Crash" ma soprattutto "Videodrome"), la metamorfosi (direi "M. Butterfly"), il triangolo professionale e i confini deontologici ("Inseparabili"), la scienza come prolungamento dell'uomo ("La mosca" e tanti altri). Su tutto trionfa il potere della mente umana, macchina grandiosa e misteriosa.
Se si è disposti a lasciarsi trascinare da questo fiume in piena verbale, dalle caratterizzazioni psicologiche pregevolmente ritratte, dalla cura dei particolari e dall'eccellente recitazione (straordinaria la Knightley isterica e ringhiante, in sottrazione sia Fassbender che Mortensen), allora la ricompensa per occhi e spirito sarà addirittura spropositata; in caso contrario, preparatevi per una bella pizza.

7 risposte al commento
Ultima risposta 12/02/2012 14.35.34
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Gabo Viola  @  04/10/2011 12:02:30
   4 / 10
Ma crony cosa mi combini? Ci avevi abituato sempre a spingerti e spingerci oltre, il connubio carne/metallo, le letture e trasposizioni colte da Ballard a Burroughs, la tua volontà di usare l' horror come pretesto per sviscerare dinamiche psicologiche. Cosa ne è rimasto? Una algida carrellata di eventi, compressi in 1 h e 30 minuti di fotografia fictionettara, sceneggiatura che racchiude probabilmente in modo fedele l' intreccio Angus Young Freud: se ne sentiva il bisogno? Cosa può aggiungere una diapositiva così sbiadita che non si possa apprendere dallo studio o da una lettura appassionata? Mortale e monocorde il ritmo di narrazione, colori opachi, attori spesso risibili. Keira Knightley nelle sue smorfie mi ha ricordato, a scelta, uno tra Alien e Predator. Il mascellone di Edgar Davids avrebbe dato meno nell' occhio. Questa è gente che si imbelletta la mattina e poi dice "mmm ok, pazza? Mascella di fuori? Ok Crony, sarò la tua pazzerellona dei caraibi". Ciak si gira, il trailer passa la storia come una morbosa relazione sessuale, Keira acchiappa-pubblico, tutti sono felici e contenti. Se questi sono i vecchi mostri del cinema, non prevedo per loro una rosea vecchiaia. Bocciatissimo

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Ultima risposta 08/10/2011 20.35.24
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willard  @  03/10/2011 16:24:44
   7½ / 10
Una vicenda estremamente meditativa che affonda profondamente i denti sulle figure più importanti della psicoanalisi moderna (non "psicanalisi", come sottolinea il professor Freud), ovvero Carl Jung, Sigmund Freud e in mezzo Sabrina Spielrein, una figura femminale che ha contribuito in modo importante allo sviluppo di certe teorie psicoanalitiche del XX secolo.

Inizialmente paziente di Jung, la Spielrein diverrà ella stessa una specialista di psicoanalisi, passando per un triangolo perverso di sesso e teorie (o pseudo-teorie) filosofico-scientifiche, in cui sono coinvolti i tre protagonisti e soggetto principale del film.

La storia è lenta e discorsiva, ma estremamente affascinante, splendidamente interpretata da Michael Fassbender (Jung), Viggo Mortensen (Freud) e Keira Knightley (Spielrein), con una estrema accuratezza di luoghi e costumi in cui si svolgono le vicende (Svizzera e Austria).

Cronenberg non lesina dei primi piani che esaltano la grande espressività degli attori, soprattutto della Knightley/Spielrein nella fase acuta dei suoi problemi interiori; visivamente non ritroviamo il regista trasgressivo a cui siamo solitamente abituati, presente, però, fortemente nelle aberrazioni e nei contorti meandri mentali dei protagonisti della storia.

Un film da vedere sicuramente per gli appassionati di David Cronenberg e di psicoanalisi.

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Ultima risposta 04/10/2011 00.35.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  02/10/2011 12:46:24
   7 / 10
Non si può non rimanere spiazzati dall'ultimo film di Cronenberg, specialmente per chi conosce ed apprezza il regista canadese. Questo A Dangerous Method è sicuramente un buon film, con ottime interpretazioni (si, anche la Knightley se la cava bene), scenografie, etc...Il problema, a mio avviso, è che appare tutto troppo classico per essere un film di Cronenberg, regista che già con i suoi ultimi due film aveva smussato gli eccessi (meravigliosi) del suo cinema, senza però perdere quel tocco autoriale che lo ha reso famoso.
A me è piaciuto, però non posso nascondere di essere uscito dalla sala un pochetto deluso.

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Ultima risposta 05/10/2011 22.06.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/09/2011 23:47:50
   7 / 10
Ammiro molto il fatto che Cronenberg abbia voluto raccontare gli eventi senza espanderli nelle spire del romanzesco, come ha fatto il sottovalutato "Prendimi l'anima" di Faenza, adottando per questo le didascalìe finali pur di non inflazionare la storia. Amo anche questa nuova visione della Parola, capace di costituire un'umanesimo in un mondo scientifico concentrato tra le pieghe della carne, più che della mente. Il film in questo senso è finissimo, ma è come se la recitazione, che non ho apprezzato particolarmente, finisca per impennarsi nel rigore un pochetto stantìo di un certo cinema del passato. A un certo punto non si sa bene se ci troviamo di fronte al rapporto discusso tra due cervelli della psicanalisi o una relazione tormentata con robuste iniezioni di Arthur Schnitzler ("Fuga nelle tenebre" in particolare).
Se fosse la seconda ipotesi, il film sarebbe squisito, nè più nè meno. Invece sono giorni che, indeciso tra passo falso e capolavoro. sono più che mai combattuto. Non è questo il Cronenberg che mi aspetto, non così "classico" e vagamente "professionale". Forse non ha torto chi insinua una barriera labile tra i confini del suo (vecchio) cinema e una contemporaneità che non ha più tempo per stupirsi (di lui)

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/10/2011 16.09.15
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september 5 - la diretta che cambio' la storiasilenzio!sons (2025)sotto le fogliestoria di una nottestrange darling
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una figliauna viaggiatrice a seouluna vita da sogno - l'abbaglio
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until dawn - fino all'albavoci di poterew muozzart!

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A cura di The Gaunt

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SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA
Locandina del film SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA Regia: Tim Fehlbaum
Interpreti: John Magaro, Leonie Benesch, Peter Sarsgaard, Ben Chaplin, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler, Solomon Mousley, Caroline Ebner, Daniel Betts, Leif Eduard Eisenberg, Sebastian Jehkul, Rony Herman, Jeff Book, Robert Porter Templeton, Stephen Fraser, Leon Dragoi, Doris Meier, Mark Ruppel, Christine Ulrich, Günther Wernhard, Antje Westermann, Harry Waterstone, Andreas Honold, Stefan Mittermaier
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

THE ORDER (2024)
Locandina del film THE ORDER (2024) Regia: Justin Kurzel
Interpreti: Jude Law, Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Jurnee Smollett, Alison Oliver, Morgan Holmstrom, Odessa Young, Marc Maron, Philip Granger, Sebastian Pigott, Matias Lucas, Bradley Stryker, Phillip Forest Lewitski, Victor Slezak, Daniel Doheny, Bryan J. McHale, Ryan Chandoul Wesley, Geena Meszaros, George Tchortov, Daniel Yip, Sean Tyler Foley, John Warkentin, Vanessa Holmes, Rae Farrer, Carter Morrison, Huxley Fisher, mandy fisher
Genere: thriller

Recensione a cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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