Il detective Hercule Poirot è a bordo di un affascinante battello in crociera sul fiume Nilo, di cui sono ospiti anche due giovani in viaggio di nozze. L'atmosfera idilliaca, però, è infranta presto da morti violente e da una spasmodica ricerca dell'assassino.
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Sotto l' incombente minaccia di una vendicativa ex , una ricca coppia di sposini in luna di miele in Egitto chiede aiuto a Poirot ....Preannunciato maldestramente già nel finale dell' " Orient express " , ecco il secondo episodio delle avventure di Hercule Poirot nella versione di Kenneth Branagh . Una versione che , come noto , non rispetta molto la tradizione sin dall' aspetto fisico del protagonista , ed infatti pure in questo caso la fedeltà al romanzo originale è saltuaria . Pur nel sostanziale rispetto della trama gialla , spariscono alcuni personaggi ed altri ne sono introdotti o modificati , magari solo per aggiornare la vicenda a certe moderne regole di inclusione che personalmente ritengo a volte esagerate . Persino il " Karnak " , l' elegante battello che fa da location principale al film , stona un po' nella trama con il suo equipaggio fantasma che appare e scompare ( troppo spesso ) a piacere , composto in parte da graziose ragazze mute in calzoncini corti !! Per tacere di una alquanto inutile e fantasiosa introduzione ambientata nelle trincee della Prima Guerra Mondiale , in cui un troppo giovane Poirot è trasformato da capo della Polizia di Bruxelles in un soldatino aspirante contadino ! E solo per giustificare l' esistenza di questi innaturali baffoni a manubrio che Branagh si è scelto come segno distintivo del suo personaggio . Meno male che a compensare queste ( tutto sommato ) piccole modifiche ci sono una scenografia ed una fotografia sontuose . Branagh ha una regia elegante , quasi patinata , e sa sfruttare bene le magnifiche ambientazioni egiziane , anche se spesso sono " aggiustate " con la computer grafica . Il cast stavolta è solo " abbastanza " ricco , con nomi di punta come Gal Godot , Armie Hammer ed Annette Bening ad affiancare Branagh . A quelli della mia età viene naturale fare un paragone con la pellicola omonima del 1978 , interpretata da un cast di alla stars e con Peter Ustinov nel ruolo del detective belga . Tra l' altro , io all' epoca non lo sapevo ma anche Ustinov non era proprio perfetto per i canoni fisici di Poirot . Sarà la nostalgia per l' ormai lontana giovinezza ma io continuo a preferire il film di Guillermin a questa versione aggiornata di Branagh , a cui comunque riconosco qualche merito , tanto da darle un discreto 6,5 .
Meglio di quella mezza tamarrata uscita con "Assassinio sull'Orient-Express" (sempre nella versione di Branagh si intende), però anche in questo caso mi viene impossibile non fare il paragone con le versioni della stessa storia interpretate da Ustinov nel film di Guillermin e da Suchet nella serie televisiva che rimangono nettamente superiori sotto tutti, o quasi, i punti di vista tra cui lo stile più classico che maggiormente rispecchia i romanzi della Christie. Per chi non avesse mai visionato le suddette versioni l'adattamento di Branagh può essere l'occasione giusta per conoscere questa indagine egiziana di Poirot (se non altro per l'ambientazione piena di fascino, nonostante l'uso di CGI), in caso contrario si può invece tranquillamente soprassedere.
Quasi un copia incolla dell'originale, la storia è intrigante ma con una Mia Farrow, un Peter Ustinov e una Bette Davis in meno, solo per citare alcuni nomi. Nel primo si vede la messa in scena di ogni delitto ipotizzato da Poirot e sembra quasi di vedere diversi film insieme uno alternativo all'altro, qui anche se tutto sembra più sfarzoso in realtà spesso si tratta di povera CGI che maschera un certo piattume registico e di montaggio. Inferiore all'originale sotto ogni punto di vista! Recuperatevi quello del 1978 che è un grande classico del giallo, non un filmetto da canale in streaming...
Dei tre di Branagh a mio avviso è decisamente il migliore, sicuramente superiore all'orient express mediocre. Location splendida, non so se riprodotta al computer oppure sono quelle reali. La trans è quella, il paragone con l'originale forse a sto giro regge. Buono.
E' vero che, se ad una prima visione col cervello impostato sul risparmio energetico il caso ci sembra non banale, poi in realtà ogni indizio ed elemento importante ci viene sottolineato o evidenziato da alcune parole e da alcune inquadrature scelte appositamente da Kenneth Branagh come una sorta di aiuto a pag. 46 della settimana enigmistica: ad una seconda visione tutto appare ovvio non tanto perché già si conosce il finale ma soprattutto perché ci si accorge di essere trattati come dei bambini a cui si fa l'occhiolino per indicare un suggerimento. Aldilà di questo DEATH ON THE NILE è godibile, l'estetica un po' kitch non rovina un'eleganza che non c'è mai stata e ai personaggi ci si può affezionare facilmente.
Lieto di ricredermi o forse meglio affermare che quello che ho visto è sicuramente un'altra tacca nella formazione del Branagh/Poirot, spiegandomi meglio, tutto quello che concerne il lavoro messo in atto da Kenneth e Green nel servire alla nuove generazioni (anche esterne al mondo della Christie) il detective belga più famoso della storia ha i suoi meriti. In questo caso, quel patinato ritrattato dell'Orient Express viene meno, però fa spazio allo sfarzoso, alla esagerazione e senza ombra di dubbio (e qui il passo è inevitabile) alla pochezza rispetto al film di Guillermin, di cui questo è diretto rifacimento. Non parlerò del cast, sarebbe una battaglia persa in partenza nel solo nominarli a confronto, però ho apprezzato le prove di Hammer e della bellissima Emma Mackey, che ho trovato adatti ai ruoli presi in eredità. Branagh come sempre, anche la sceneggiatura lo ammette, mette lui/Poirot al centro della più totale attenzione sfavorendo la costruzione del restante cast, che risulta solo funzionale e non parte della trama. L'incipit (bellissima come idea, non lo metto di certo in dubbio) della pellicola, come sempre capita, è maestro dell'impostazione susseguente e di conseguenza inevitabile. La fruibilità visiva che si sposa con la messa in scena teatrale mi piace, anche nell'impostazione dei personaggi, questo è di sicuro un vanto (che può piacere o meno) delle variabili introdotte in queste nuove rivisitazioni, solo che cozza in malo modo con le scelte artistiche. Per quanto la CGI può essere utile, non può di sicuro sostituire l'ambientazione evocativa storica che l'Egitto si porta dietro, in questo vi è una grossa pecca e le totali aggiunte che vengono fatte ad essa ne sono l'evidente prova che stonano, meglio quindi gli interni e i luoghi comuni che il contrasto con l'evidente artificiosità delle ricreazione (anche se belle a vedersi talvolta). La trama ha tutto: sesso, soldi e potere ed è anche molto più dark del precedente lavoro, ma a discapito dell'eleganza con cui veniva servita nel film originale, a queste cose si aggiungono poi l'allungamento, talvolta inutile e talvolta superfluo. Nonostante tutto questo, comunque, il diavolo ha il suo fascino e si può anche rimanerne ammaliati quando tocca in modo interessante certe predisposizioni di genere cinematografico. Non male, tra le nuove cose, l'aggiunta della musica black che di sicuro aggiunge più che togliere.
Trama attori e fotografia del vecchio Nilo tutto bene. Finale così così, ma non si poteva fare diversamente. Aspettiamo la prossima avventura di Poirot!
siamo ai livelli dell'altro "Assassinio..." moderno , di certo non un capolavoro ma comunque interessante. Poi, a me questo tipo di film piace parecchio.
Nonostante il film possa vantare diversi aspetti positivi, tra cui una grande interpretazione di Branagh e locations mozzafiato, la storia parte bene con le vicende iniziali della guerra, poi l'introduzione ai vari personaggi che caratterizzano la storia, tuttavia la parte centrale perde parecchio mordente e si risolleva solo nel finale.
Bel film, anche se sotto le aspettative. Aspettiamo tra qualche tempo quello che sembra essere un altro capitolo della saga di Poirot con Branagh.
Un Poirot molto riuscito per quanto riguarda l'attore che lo interpreta, però funziona meno il resto, con un cast che non si amalgama bene e non riesce ad essere incisivo. Nel complesso non è da bocciare ma resta un prodotto dimenticabile, ed è un vero peccato visto i mezzi che c'erano. Gal Gadot stupenda come sempre e riuscita nella sua parte, gli altri molto meno.
Anche se la storia e' arcinota, il film si fa apprezzare per la messa in scena e le interpretazioni. Ottime le recitazioni, forse non perfetti i tempi in quanto la fase iniziale sembra un po' allungata, probabilmente per dare maggiore screen time possibile a Gal Gadot. Piaciuta molto la resa di Poirot da parte di Branagh, che lo rende personaggio molto umano e con cui si empatizza facilmente. La CGI e' invasiva in alcuna scene ma non troppo fastidiosa. Nel complesso una buona confezione e un film che vale la pena vedere.
Seconda trasposizione made in Branagh del fiammingo Poirot ma stavolta a differenza del primo capitolo manca sia di verve che di sostanza. Sicuramente il cast non all'altezza nonostante buona fotografia ed ambientazione di indubbio fascino. La bellissima Gal Gadot non basta per sollevare le sorti di un film abbastanza insulso e privo di qualsiasi interesse colpo di cena compreso anche se la storia è nota per chi ha letto il romanzo o visto le precedenti pellicole. L'insuccesso al botteghino parla chiaro ma nonostante questo sembra che Branagh ci riprova attingendo di nuovo dalla vasta bibliografia della Christie...
Il film in sé è passabile, ma non mi sono sentito assolutamente di dare la sufficienza (e stavo per dare ancora meno) per un unico motivo: la pellicola è purtroppo intrisa della più fanatica oicofobia contemporanea. E' sempre una delusione quando quelle che dovrebbero essere opere cinematografiche con fini artistici, diventano invece un bieco mezzo di celata propaganda. Peccato che la Marvel abbia cambiato completamente rotta da quando non c'è più un padre a difenderne l'integrità: tutti gli ultimi film ne sono la triste e deludente dimostrazione. Bocciato.
Kenneth Branagh miglior Poirot di sempre e fa capire quanta passione per i classici di Agatha Christie. Visivamente molto bello e raffinato, fotografia patinata e curata. Bello anche la scelta di approfondire la figura del personaggio di Poirot e i suoi tormenti interiori. Cast stavolta meno altisonante rispetto al precedente Orient Express. Latita forse il pathos nelle scene finali ma tutto sommato un buon giallo.
Il solito remake Hollywoodiano poco necessario. Il film originale era la classica trasposizione gialla "alla Christie", un genere che viveva in un mondo tutto suo, un cinema di scrittura e attori, un po' piattino ma di sicuro intrattenimento. Branagh tenta di aumentarne la profondità e paradossalmente finisce con l'appiattire ulteriormente il materiale, rendendolo più "carico" in ogni aspetto, visivo, tematico, emozionale, laddove in realtà nemmeno sarebbe servito. Branagh se la cava meglio come attore che come regista, ruolo nel quale lo vedo incartarsi sempre di più con lavori che non riescono ad uscire dalla mediocrità e di sempre maggiore inconsistenza, per quanto lui sia sempre stato più che altro un appassionato traspositore shakespeariano, più che gradevole e capace nella materia, ma che ha sempre scontato una certa piattezza cinematografica e raramente ha trovato brillantezza ("Molto rumore per nulla" ad esempio, è quasi l'eccezione che conferma la regola) e uno stile davvero personale ed efficace, soprattutto quando è uscito dal recinto teatrale. La spettacolarizzazione maggiorata del film contrasta fortemente, in negativo, con la pacata raffinatezza dell'originale e il cast non è assolutamente all'altezza di quello del film del 1978, non che sia gente che non sa fare il suo lavoro eh, però non regge proprio il confronto con la serie di attori e attrici di primissimo livello del film di Guillermin e, in un film di attori, la cosa si fa sentire. Questo è il classico film che va anche bene per una serata in cui non si sa proprio che cosa vedere, ma che il giorno dopo è già uscito dalla memoria.
Asssassinio sul Nilo continua la falsariga di questo riadattamento cinematografico di Branagh dei romanzi di Agatha Christie, con in più aggiungendo del politcamente corretto (coppia lesbo ed amore interraziale). Un'unità di luogo come una nave sul Nilo come il treno Orient-Express che serve a delimitare l'area e dare l'opportunità a Branagh di mettere in scena una piece teatrale di tutto tondo, anche grazie ad un cast di tutto rispetto. Poirot è un personaggio a cui la meccanica del delitto o dei delitti è secondaria rispetto al movente. C'è sempre un movente che può essere vendetta, avidità o amore ed è sempre questa la molla da cui scaturisce tutto. Messa in scena molto glamour ed elegante, ma non c'è nulla da aggiungere rispetto ad Orient EXpress.
Probabilmente rischio di essere banale, ma per me è così: amo l'originale, per fascino, interpretazioni, locations, cast, regia. E qui non ho trovato la stessa magia neppure lontanamente. Branagh è molto bravo, ma purtroppo a volte i paragoni è impossibile non farli.
Non ricordo bene il libro, che pure ho letto, ma ricordo che la versione di Guillermin aveva ben altro star power: è questa la pecca principale del film di Branagh, dove la sola Gal Gadot ad illuminare la scena non è purtroppo sufficiente ( perchè si, nella struttura patinata della pellicola la sua figura viene esaltata in modo prorompente ). L'intreccio ovviamente non si discute ma si procede nella visione quasi per inerzia e non per il gusto di scoprire cosa diavolo succede tra gli occupanti del misterioso battello sul quale si svolgono gran parte degli eventi. Interessante comunque il prologo in bianco e nero iniziale dove si scopre la genesi dei celeberrimi baffoni di Poirot.
Ho letto il romanzo della Christie ed ho visto le precedenti versioni cinematografiche. Quella di Branagh, strano a dirsi, mi è parsa, da un lato, quella esteticamente più curata ed elegante ma, sotto il profilo della caratterizzazione dei personaggi, la più debole e deludente. Il buon Kenneth è un Poirot irreprensibile e ci regala un'ottima interpretazione, ma per il resto, a parte Gal Gadot, una volta terminata la visione, resta ben poco. Anche il ritmo non è ben calibrato. Nel complesso, un film apprezzabile dal quale mi aspettavo molto di più.
Se nella trasposizione precedente il Poirot di Branagh aveva un'etica (cristiana: vedi la conclusiva "Ultima Cena"), in questo ha una psicologia e un cuore, un'affettività ferita, un sentimento colpito a morte. "Il film dovrebb'essere [...] rosso d'amor'e rosso sangue, vendetta privata e melodrammatica, godibile whodunnit e misterioso divertissement" (Simone Soranna). I suoi adattamenti di Shakespeare e Christie sono degl'anacronismi in cui cerca d'inserire ciò che gl'interessa, mi chiedo perché non s'emancipi dai suntuosi canovacci per esprimersi liberamente, in questo caso fornendo la propria versione di "1917", di "Dunkirk" o, meglio ancora, d'"Orizzonti di gloria". Ops: questione di saga, franchise & portafoglio. "Operazione fredda e calcolata" (ibidem). https://www.cineforum.it/voti/film/Assassinio_sul_Nilo
altro grande classico della Christie. altra ottima reinterpretazione di Branagh. il film forse si dilunga un po' troppo nell'introdurre i personaggi, ed esattamente come avveniva con la storia sull'orient express, tutto è fin troppo telefonato, di fatti anche in questo caso la storia è arcinota, ma il film ha il suo punto di forza in una regia perfetta ( per me Kenneth Branagh è una garanzia) una fotografia strepitosa e delle interpretazioni stupende. ho adorato poi l'introduzione in bianco e nero che spiegano i grossi (e per me simpaticissimi) baffi di Poirot e di come Branagh, li leghi comunque all'amore incondizionato, che è il tema principale della vicenda, per me un tocco da maestro. Branagh riesce ad essere sperimentale rimando fedele al testo scritto, e non è da tutti, a questo punto spero in un terzo film
Sono affezionatissimo al film del 1978 (visto una ventina di volte) e quindi per me è stato difficile accettare alcune scelte di Kenneth Branagh specie nel cast... Tuttavia le licenze che si è preso non snaturano per nulla il soggetto, tanto che sapevo a memoria quello che sarebbe accaduto. Visivamente ne esce i maniera egregia...aspetti tecnici molto curati, ottime scenografie e soprattutto la regia di Branagh è una delizia in certi momenti (pianisequenza e movimenti di camera ricercati non mancano) basti anche solo pensare all'inizio in trincea per capire con che regista abbiamo a che fare. Sono contento che lui abbia ripreso in mano i soggetti della Christie e mi auguro il prossimo, e non ultimo, possa essere "Delitto sotto il sole". Peccato un pò per la recitazione non sempre di livello...se Branagh per me funziona assieme anche ai protagonisti Gal Gadot ed Armie Hammer vi sono dei secondari pessimi tipo Russell Brand ed inaspettatamente Annette Bening! Mi è piaciuto più del precedente "Assassinio sull'Orient Express", mi sento di dare 7 nonostante al film del '78 abbia dato solo mezzo punto in più perché purtroppo l'ho rivalutato solo tempo dopo e sarebbe stato almeno da 8. Per me molto valido da vedersi sia se si è visto l'originale sia che non lo si conosca.
Non avendo visto l'originale non posso fare dei confronti ma alcuni dettagli mi sono sembrati fuori posto. Nulla che possa invalidare il buon lavoro di Branagh, che sembra intenzionato a ripercorrere il lavoro della Christie riproponendolo sul grande schermo. La realizzazione visiva è buona, così come l'atmosfera di mistero che aleggia dalla seconda parte in poi, mentre il cast fa il suo, anche se con qualche incertezza soprattutto nei personaggi di contorno. Bene anche la regia, mentre qualche effetto grafico non mi ha convinto del tutto. Visione comunque intrattenente in maniera più che degna.
Assassinio sull'Orient Express era stata una piacevole sorpresa del 2017 ed ero felice che Branagh potesse lavorare su un sequel. Uscito due anni dopo rispetto alla data originaria di rilascio Assassinio sul Nilo forse lascia meno stupefatti del suo predecessore ma è comunque un film riuscito e che fa ben sperare per un terzo capitolo. Assassinio sull'Orient Express aveva questa atmosfera fredda, cupa, claustrofobica. Assassinio sul Nilo invece si presenta come un film in Egitto, al caldo, dopo l'ennesimo prologo che ci introduce Poirot. E il detective non è solo colui che indaga in una vicenda dai contorni cupi, ma è lui stesso protagonista della storia. E c'è sempre questa regia da parte sua camaleontica, capace di adattarsi stilisticamente al registro della sceneggiatura. E si legge tra le righe una passione per Agatha Christie non indifferente, seppur semplificando molto i personaggi e dandogli una caratterizzazione molto forte (forse quasi stereotipata). Veniamo agli attori. Il cast di Assassinio sull'Orient Express era magnifico, ognuno poi dava un tocco particolare all'interpretazione. Qui ho trovato tutti molto sottotono. I peggiori sicuramente Gal Gadot (bella ma sinceramente non la trovo ancora un'attrice che merita tutti questi ruoli importanti) e Armie Hammer, uno che ha la faccia da ******* dal primo secondo in cui è in scena. Mi ha stupito invece Emma Mackey: non è la sosia di Margot Robbie che tutti dicono ma, a parte essere una gran bella figliola, illumina sempre la scena con una presenza molto carismatica. Dunque, per quanto Assassinio sul Nilo conservi una certa struttura dal primo film, il bilanciamento dei personaggi e la loro forza è decisamente poco efficace, diventando da contorno rispetto alla figura di Poirot. La storia c'è ma purtroppo la parte investigativa sembra durare troppo poco.
Dunque, partiamo dal presupposto che a chi ha letto il libro, conosce il personaggio e ha già previamente visionato la trasposizione cinematografica del 1978, come il sottoscritto, non consiglierei di guardarlo, o potrebbe cogliervi una psoriasi.
Passi la mutazione di numerosi personaggi del romanzo, a partire dalle due donne di colore e dalle due signore lesbiche, inserite giusto per sensibilizzare il tema del razzismo e dell'omofobia, e per essere perciò in linea con la nuova Hollywood, inclusiva e moralista; aspetti che ho trovato vacui e inconsistenti, dato che siamo nel 1937. Sono parecchie le cose che mi hanno infastidito, una su tutte la caratterizzazione di Salomè Otterbourne, personaggio assai esuberante e divertente nel romanzo, ripudiato da Poirot per il suo essere impudico e sfacciato, qui viene totalmente trasformato e rivalutato, e con la sua concupiscenza riesce addirittura ad instillare nel cuore dell'investigatore belga un sentimento che da decenni non provava più, l'amore...abbastanza ridicolo; o meglio, ridicolo se si ha in mente il personaggio originale, qui del tutto stravolto.
Difatti dimentichiamoci il classico Poirot, buffo, grassoccio, impacciato, contrario a qualsiasi forma di violenza; qui il nostro Branagh, oltre a mostrarci il perchè dei suoi eccentrici baffi (lasciati crescere per celare cicatrici di guerra, a cui Poirot teoricamente non ha mai preso parte), lo dipinge come un uomo ancora affascinante, sì borioso, ma dal cuore tenero, tanto tenero da commuoversi sovente nel corso del film; non solo, è agile come una gazzella, riuscendo a schivare dei colpi di pistola, a correre senza il minimo impaccio, ed a sferrare lui stesso una calibro 45.
Non mi concentrerò sugli aspetti più ridicoli del film, gli errori e le sviste, chi lo guarderà se ne renderà conto da sè. Mi limito semplicemente a dire che l'ho trovato a dir poco soporifero e noiosamente moralista: l'amico che si innamora della ragazza di colore, Poirot che si innamora della madre e poi...TUTTI, ma dico tutti i probabili assassini maschi innamorati della vittima: l'avvocato che la truffava, il medico suo ex amante; per non parlare poi della vittima stessa, nel romanzo descritta come una vipera senza il minimo ritegno, e qui invece povera martire, gentile col prossimo.
Ho poco da aggiungere: sceneggiatura banale, sviluppo lento, noioso, pieno di intoppi ed incongruenze. Salvo sicuramente invece la fotografia e la scenografia, davvero ben fatta.
Ben fatto, ma non ha quella magia del suo predecessore. Forse perché Poirot mostra le sue debolezze, andando a fiaccare quella che é la sua forza magnetica, vista solo a tratti nella conclusione finale.
Nonostante il cast rispetto al precedente sia nettamente peggiorato il ritmo di questo secondo capitolo è decisamente più sostenuto, la fotografia è bellissima cosi come la colonna sonora. Branagh è il solito bravo Poirot, molto credibile nella parte. Il film si perde un pò nel finale quando perde un pò troppo il controllo e si fa prendere la mano dagli eventi un pò troppo forzati. Nel complesso l'ho preferito al precedente per intensità e racconto.
Branagh tenta di bissare il successo dell'Orient Express riadattando un altro classico della Christie già portato sullo schermo più volte, ma se nel 2017 è riuscito a vincere facile (pur restando diverse spanne sotto rispetto al cult di Lumet) grazie ad un cast all-star e ad una trama gialla fra le più belle della storia del genere, qui non si può dire altrettanto, con un intreccio molto meno appassionante e un cast, Bening a parte, di volenterosi ma insipidi sconosciuti. Inutile e pernicioso il tentativo di umanizzare Poirot inventandogli un passato traumatico con tanto di incidente di guerra e amore perduto… il fascino del personaggio sta proprio nel suo essere "disumano", impermeabile ai sentimenti e alle passioni terrene, che lo mette sempre al di sopra delle parti e gli permette di avere un punto di vista non inquinato sulle varie situazioni che lo circondano. Sarà anche questo un successo di pubblico, visto che sta praticamente monopolizzando tutte le sale italiane, ma il passo indietro è evidente. L'eccellente comparto tecnico salva (in corner) la baracca.
Buon film, diretto molto bene, interpretato molto bene, ma come spesso accade con gli adattamenti di Agatha Christie non ci si può aspettare un capolavoro se non sei Lumet.
Tutto molto bello, patinato e spettacolare, con interpreti eccellenti. Ottima la prima parte, quella costruttiva, nella seconda invece la sceneggiatura perde colpi, è fine a se stessa, addormenta lo spettatore ridestandolo poi "nell'arringa" finale.