il miglio verde regia di Frank Darabont USA 1999
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il miglio verde (1999)

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locandina del film IL MIGLIO VERDE

Titolo Originale: THE GREEN MILE

RegiaFrank Darabont

InterpretiTom Hanks, Michael Clarke Duncan, David Morse, James Cromwell, Bonnie Hunt, Patricia Clarkson, Jeffrey DeMunn, Graham Greene, Jade Herrera, Michael Jeter, Doug Hutchinson, Christopher Joel Ives, Barry Pepper, William Sadler, Sam Rockwell, Rachel Singer

Durata: h 3,09
NazionalitàUSA 1999
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il miglio verde" di Stephen King
Al cinema nel Novembre 1999

•  Altri film di Frank Darabont

Trama del film Il miglio verde

Un gigantesco uomo di colore viene condannato a morire sulla sedia elettrica per l'omicidio di due ragazzine, ed è rinchiuso nel braccio della morte di un carcere. Qui i suoi secondini scoprono che l'uomo, in realtà innocente, è oltretutto un minorato mentale dotato di incredibili poteri di guarigione...Che darà loro una grandissima lezione di vita.

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Voti e commenti su Il miglio verde, 405 opinioni inserite

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hghgg  @  11/04/2015 22:07:17
   7 / 10
Non chiedetemi perché ma ho deciso di farmi una piccola rassegna personale di film tratti da romanzi e racconti del mattacchione del Maine. Ho iniziato rivedendo "Il Miglio Verde" colossale film da tre ore tratto da una delle più riuscite opere di King per quanto riguarda gli anni '90.

A portarlo sul grande schermo ci pensa Frank Darabont, il più fedele traspositore cinematografico di King. Darabont qui si occupa sia della regia che della sceneggiatura scegliendo tuttavia la non fortunata strada della semplificazione retorica e lacrimevole che nella parte finale aumenta esponenzialmente rendendo il film patetico e annullando quanto di buono visto prima. In realtà più o meno la stessa cosa Darabont l'aveva fatta già con "Le ali della libertà" ma lì, per un motivo o per l'altro, il prodotto finale presentava un film comunque una spanna buona superiore a questo del '99. Stavolta il ridurre l'atmosfera cupa e drammatica dello scritto di King ad un interminabile drammone banalizzato e con eccessivi picchi di retorica decisamente non ha pagato e si deve anche tener conto della poca abilità di Darabont nel gestire il ritmo del film davvero troppo dilatato tenendo conto della sceneggiatura debole e sfilacciata, incapace di caratterizzare a dovere tutti i personaggi (cosa che a King riesce dannatamente bene invece) e fin troppo piena di scene riempitivo e momenti morti.

Ho già detto poi dell'insopportabile finale, un ultimo quarto d'ora davvero stucchevole, finto che nulla riporta dell'intensità del romanzo, tutto è semplificato e asservito all'effetto cinematografico della lacrima facile e della retorica tanto palese che verrebbe quasi da dire: "Ma chi diavolo è, Spielberg che ha dimenticato gli effettoni fantascientifici a casa ?"

E a quel punto il film perde molto, non aiutato da un Tom Hanks scialbo e assolutamente privo della personalità necessaria per reggere un ruolo e un film del genere pur non essendo lui stesso supportato da una sceneggiatura in grado di caratterizzare doverosamente il suo personaggio che resta troppo anonimo e almeno a me non ha trasmesso nulla se non irritazione negli ultimi 20 minuti. Poi vabè la faccia da còglione costipato che accompagna il povero Tom è un ulteriore punto a sfavore, Hanks dissemina espressioni (eh, che parolone "espressioni"...) involontariamente esilaranti per tutto il film, tra una pisciata e l'altra, e vogliamo parlare della sua faccia la prima volta che appare in scena ? No dico, avete presente la prima inquadratura di Tom Hanks ne "Il Miglio Verde" ? Epico, davvero.

Peccato però perché il film di cose buone ne ha. Darabont è un buon regista, forse qui si è fatto prendere anche lui dalla stagnazione ritmica del film e del vuoto narrativo (brutta cosa con un ritmo lento) che lo attanaglia ma ogni tanto, quando si svegliava, tirava fuori alcune sequenze notevoli, di quelle che tengono incollati allo schermo e insomma il film di momenti memorabili ne ha pure, l'arrivo di Walton al Miglio ad esempio (o comunque ogni càzzo di scena in cui c'è lui ma lì il merito non è nemmeno tanto di Darabont) oppure la crudissima scena dell'esecuzione di Delacroix; valide anche le scene col topolino, Mr. Jingle, che nel noioso nulla retorico delle scene madri risultano simpaticamente rilassanti e anche divertenti. Peccato che siano alternate a scene totalmente inutili per come sono trasposte (la parte in cui Hanks va a parlare con l'avvocato ad esempio, giusto per rispolverare 5 minuti Gary Sinise).

Nel complesso il film è buono, tra alti e bassi, fino alla mezz'ora finale e lì perde parecchi punti anche se una volta o due si può guardare senza problemi è un prodotto in definitiva più che discreto se si vuole chiudere un occhio sul finale o su un po' di stagnazione abbastanza pesante sparsa qua e la.

Gli attori adesso, che ce ne sono tanti... Nessuno fa poi male, alcuni sono molto bravi altri semplicemente troppo anonimi.

Clarke Duncan (ex-bodyguard di Will Smith) davvero bravo e convincente in un personaggio che non mi ha mai catturato ma che senza dubbio il gigante riesce a rendere credibile, molto calato nel ruolo sicuramente la prova della vita. Di Hanks ho già detto, lasciamo stare.

Poi ci sono: James Cromwell un tantino sprecato fa quello che deve fare e via, Michael Jeter che invece è, ancora una volta, molto bravo e ritaglia un personaggio memorabile (i suoi scontri con Percy e la sua orribile fine sono tra i momenti più riusciti del film), Barry Pepper che interpreta la guardia Dean Stanton non fa niente di che ma tre anni dopo lo vedremo bravissimo ne "La 25a Ora" di Spike Lee, questo si un grandissimo film; c'è in una particina quel meraviglioso caratterista di Henry Dean Stanton che non passa mai inosservato (e quando ha fatto il protagonista è stato mostruosamente bravo, come in "Paris, Texas" di Wenders), c'è ovviamente Jeffrey DeMunn ma se riusciste a visionare il filmino della comunione dei figli di Darabont vedrete che DeMunn sarà anche lì, Doug Hutchinson è certamente molto credibile nel ruolo del viscidissimo Percy, d'altronde fu già memorabile caratterista in "X-Files" (Tooms). David Morse invece lo ritroveremo l'anno successivo con Lars Von Trier e Bjork in quell'allegro musical con protagonista la stangona islandese.

Ma il migliore di tutti, ancora una volta, è quel genio di Sam Rockwell. Attore bravissimo certo molto a suo agio nei ruoli da "fuori di testa" ma che in un ruolo del tutto diverso, nel 2009, si è dimostrato in grado di reggere un intero film letteralmente da solo, ed è pure un gran bel film ("Moon" di Bowie jr.). Rockwell in uno dei primi ruoli importanti della sua carriera è anche qui indimenticabile, spazza via una noia che al momento del suo ingresso in scena stava diventando eccessiva e porta al film un tocco di follia necessaria, irrefrenabile e ovviamente molto sopra le righe si rende protagonista di tutte le scene più ritmate, convincenti e pure divertenti del film, ritagliandosi piccoli indimenticabili spazi da protagonista con un personaggio che ai fini della trama è anche "un tantino" importante. Una mèrda umana come poche eppure la trascinante interpretazione di Rockwell e la sua capacità di spezzare la noia del film me lo rende "simpatico". Lo scherzo del tortino, l'ingresso in scena, l'uscita di scena, le scene dell'isolamento, quando fa pisciare sotto Percy ogni volta che c'è lui in scena sai che ti divertirai, almeno da un punto di vista del ritmo. La scena dell'esecuzione di Delacroix è terribile l'ho già detto ma per colpa della parallela esibizione di quell'adorabile bàstardo di Sam Rockwell a me scappava anche da ridere... Un attore che mi piace davvero molto sebbene ogni tanto sia infognato in qualche produzione mediocre di troppo, tuttavia "Moon" mi è bastato e avanzato per consacrarlo.

"Il Miglio Verde" è quindi un film con alti e bassi, pachidermico nel ritmo e nella durata senza essere sorretto a dovere dalla sceneggiatura e con la scelta, funzionale al successo del film, discutibile di Darabont di scivolare mano a mano sempre di più verso la banalità e la retorica per quanto il regista tanto fedele a King sia anche riuscito a dirigere momenti sinceramente intensi e scene memorabili. Buon lavoro anche della fotografia, l'atmosfera del Miglio non si dimentica facilmente.

Non male quindi, nella media dei film di Darabont che solo con "Le ali della libertà" (abbastanza sopravvalutato comunque) si è spinto un po' oltre al suo classico "più che discreto ma poteva esser meglio se..."

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