miracolo a le havre regia di Aki Kaurismaki Germania, Francia, Finlandia 2011
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miracolo a le havre (2011)

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locandina del film MIRACOLO A LE HAVRE

Titolo Originale: LE HAVRE

RegiaAki Kaurismaki

InterpretiAndré Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Elina Salo, Evelyne Didi, Quoc Dung Nguyen

Durata: h 1.33
NazionalitàGermania, Francia, Finlandia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2011

•  Altri film di Aki Kaurismaki

Trama del film Miracolo a le havre

Marcel Marx, un ex scrittore rinomato e bohemien, volontariamente si trasferisce in esilio nella città portuale di Le Havre, dove la sua professione onorevole, ma non redditizia, di lustrascarpe, gli dona la sensazione di essere più vicino alla gente. Mantiene viva la sua ambizione letteraria e conduce una vita soddisfacente nel triangolo formato dal pub dell'angolo, il suo lavoro e sua moglie Arletty, quando il destino mette improvvisamente nella sua vita un bambino immigrato proveniente dall'Africa nera.

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Voto Visitatori:   6,96 / 10 (54 voti)6,96Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Miracolo a le havre, 54 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  23/05/2024 16:44:48
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Kaurismaki in terra francese fondamentalmente ritorna alle sue classiche tematiche, magari con qualche implicazione sociale più contemporanea, trattando delicatamente il tema dell'immigrazione, del diverso e mischiandolo come suo solito a quello degli ultimi, "Le Havre" è un film delicato, genuino, colmo di bontà, che riempie il cuore, se vogliamo anche un po' paracul0, ma è impossibile non emozionarsi di fronte alla vicenda e alla cura con cui viene raccontata, una sorta di catena solidale, con Marcel che prenderà a cura il ragazzino africano dandogli una parte di quel poco che ha, con l'aiuto di personaggi secondari di tutto spessore come i due commercianti amici di Marcel sempre disponibili e pronti a dare una mano, con la controparte negativa rappresentata dalle forze dell'ordine, spietate e ciniche, noncuranti dei sentimenti e dello status di persona, con l'ispettore che potrebbe tranquillamente essere uno dei villain più viscidi degli ultimi decenni, così Kaurismaki da la sua visione politica, non che avessimo molti dubbi dati i trascorsi, ma insomma, riesce comunque nella sua denuncia a far risaltare i sentimenti, dall'ironia leggiadra con cui sono trattate certe situazioni, alla fortissima empatia che si può provare, aumentando il carico nella seconda parte con la malattia della moglie, andando verso quelle sue sfumature agrodolci con le sensazioni che prendono una struttura sinusoidale, gli alti e bassi che si alternano continuamente, ma il finale è una gioia per il cuore.

L'ambientazione, splendida, contribuisce a dare espressività alla vicenda, con la cittadina di Le Havre, freddo porto del nord della Francia, che trasmette tutte le sensazioni di incomunicabilità ed empatia ma anche di vita vissuta, si sposa egregiamente con lo stile del regista, tanto che potrebbe tranquillamente sembrare una città della sua cara Finlandia, e ovviamente non rinuncia ai suoi colori pastellati, ai suoi silenzi, ai suoi piani statici.

Un'exploit di emozioni, non un film perfetto, molto manicheo, con una divisione tra bene e male nettissima, così come l'utilizzo di tematiche cardine, ci mette pure il cagnolino assieme al ragazzino, insomma, è una furbata, ma in ogni caso, è un cinema dove trionfano le emozioni, gli ultimi minuti avevo le lacrime agli occhi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  05/08/2019 20:10:01
   7 / 10
Una favola sobria e diretta al cuore, priva di quei sofisticati decori tipici del cinema mainstream ma non di magia. E in quanto favola le si può perdonare un finale buonista e miracoloso come dice il titolo.
Una fiaba che riconcilia la gentilezza e l'empatia, sentimenti che secondo Kaurismaki vincono sulla disillusione e il nichilismo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  07/01/2019 12:35:28
   7½ / 10
Solito grande Kaurismaki che oltre ai suoi temi più cari cioè la solitudine , la rassegnazione e l'abnegazione del futuro unisce uno scenario moderno al di fuori della solita Finlandia degli altri film .
Minimalista ,compatto e con alcune scene dipinte come dei quadri nonostante il finale debole e scontato è un ottimo film .

kafka62  @  18/04/2018 11:04:48
   7 / 10
In questi tempi di crisi economica, di disagio sociale, di intolleranza diffusa, c'è più che mai bisogno di voci come quella di Aki Kaurismaki. I film del regista finlandese sono in fondo da decenni delle variazioni su un unico tema: simili sono gli ambienti (stanze squallide e spoglie, con rare suppellettili a fare modesta mostra di sé, quartieri tristi e incolori), simili sono i dialoghi (scarni ed essenziali, illuminati di quando in quando da folgoranti battute di una laconicità beckettiana: ad esempio, «Hai pianto?» «No» «Bene, tanto non serve a niente»; oppure «Ho speranza? «Un miracolo può sempre accadere» «Non nel mio quartiere»), simili sono i personaggi (una umanità povera, impassibile, grigia e deprimente, ma dotata di una insospettata forza d'animo e solidarietà di classe), persino gli attori ricorrono spesso di film in film (in "Le Havre" la Kati Outinen de "La fiammiferaia" e "Nuvole in viaggio" e l'André Wilms di "Vita da boheme"). Eppure, ogni volta, le piccole novità apportate da Kaurismaki rispetto alle opere precedenti sono importanti e significative: nel suo penultimo film, ad esempio, l'ambientazione non è più scandinava ma è spostata in Francia, e, soprattutto, si affaccia per la prima volta il tema dell'immigrazione clandestina. Il malanimo della gente è sì sempre in agguato (l'odioso delatore impersonato dal fido Jean-Pierre Leaud), la burocrazia e le istituzioni sono spietate, le malattie e le ristrettezze economiche sono sempre in agguato (della serie "piove sempre sul bagnato"), ma questa volta il messaggio si offre senza ambiguità e si apre più che mai alla speranza: la comunità in cui vivono Marcel e Arletty (forse un omaggio al realismo francese degli anni '30 e '40, quello di Marcel Carné) si stringe intorno al piccolo Idrissa per aiutarlo a raggiungere, in barba alle autorità, la madre a Londra, il commissario si rivela a sorpresa un brav'uomo (un po' come il capitano Renault di "Casablanca"), e perfino l'incurabile malattia di Arletty guarisce provvidenzialmente, contribuendo ad un happy end un po' alla Frank Capra. La palese artificiosità del finale, con tanto di ciliegio in fiore, non deve però trarre in inganno: Kaurismaki non si è ammorbidito, non si è convertito ad un buonismo deamicisiano, perché il suo è un cinema che oscilla sempre tra realismo e favola, tra concretezza e astrazione, tra verosimiglianza e assurdo, incurante, pur all'interno di coordinate spazio-temporali ben delineate e di una struttura che evidenzia una cura maniacale per i dettagli (si può quasi dire quante banconote e quanti spiccioli abbiano in tasca i personaggi), incurante – dicevo – di talune incongruenze narrative che volutamente squarciano il fatalismo della quotidianità per permettere l'irruzione della speranza, dell'utopia e del miracolo (è lo stesso meccanismo che utilizza Franz Kafka, che non a caso le amiche di Arletty le leggono in ospedale per intrattenerla mentre sono in visita). Se negli altri due imprescindibili film sull'immigrazione clandestina, "Welcome" e "L'ospite inatteso", i protagonisti occidentali scoprivano attraverso l'improvviso e sconvolgente incontro tra culture diverse una nuova dimensione morale, ma i loro nuovi amici di colore erano inevitabilmente condannati alla morte o all'espulsione, Kaurismaki vuole più irrealisticamente, e forse in un certo senso più provocatoriamente, sfidare l'inesorabile logica dell'attualità e della cronaca per dirci che una pacifica, dignitosa e solidale convivenza tra gli ultimi della terra è sempre possibile (e il cognome di Marcel – Marx – è quasi un simbolico messaggio in codice). "Miracolo a Le Havre" è una stupenda parabola etica, ricca di leggerezza e di grazia, da utilizzare come efficace antidoto contro la rassegnazione, l'egoismo e la depressione che questi tempi bui sempre più spesso inducono nei cuori della gente.

DarkRareMirko  @  08/02/2015 00:43:33
   8½ / 10
Probabilmente il miglior Kaurismaki in assoluto, forte di più dinamicità rispetto al solito, accoppiata con ottimi attori (fiore all'occhiello il piccolo Blondin Miguel, poi ritorna un pò Leaud ma manca Pellonpaa accidenti) ed un funzionale stile visivo.

Film ottimista, sull'amore e sulla solidarietà, che parla un linguaggio universale.

90 minuti, mai una sbavatura, e, come detto, allo stile neutro ed essenziale del regista si aggiunge meno staticità e più brio, che giovano molto al risultato finale.

Nulla di troppo originale, ma avercene film così oggigiorno.

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  07/02/2014 22:58:18
   6 / 10
Mi aspettavo onestamente molto di più. Il film è abbastanza noioso e tira molto a campare. Si lascia vedere tranquillamente, per carità, ma forse sono io che ho iniziato la visione carico di aspettative per poi rimanere abbastanza deluso....

tonysoprano  @  21/07/2013 18:43:00
   4 / 10
Peccato, ci sarebbe realmente bisogno di una ben fatta favola moderna in questo buio periodo
Ma il regista non ci riesce

2 risposte al commento
Ultima risposta 21/07/2013 20.28.22
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  01/06/2013 17:47:38
   6½ / 10
Kaurismaki si conferma autore ascritto a certa poetica neorealista, colora un microcosmo solidale con i pastelli, e prende posizione una volta di più a favore dei semplici e degli emarginati.

JOKER1926  @  16/05/2013 01:36:54
   7 / 10
La macchinazione, il processo che comporta ad un film di entrare nella mente, e magari nel cuore, è dettato irrimediabilmente dalla storia; quest'ultima deve saper prendere il pubblico, l'equilibrio e la coerenza della storia sono le cose fondamentali. In "Miracolo a Le Havre" i connotati si verificano, specie il secondo.
Per equilibrio, comunque, intendiamo quella sana narrazione che non vive momenti di estasi e poi di afflosciamento ; per coerenza, intendiamo, lo stile e la natura del prodotto che devono essere portati avanti ininterrottamente. Con Aki Kaurismaki i progetti sono portati al termine con ovvio successo.

"Miracolo a Le Havre" ha tutto per sorprendere, il film è sostanzialmente una commedia d'autore con picchi di drammaticità (potenziale) e con momenti ironici e dolci ove i dialoghi e le sequenze squarciano silenzi grigi. Inoltre la regia imposta il tutto su una linea temporale, quella della proiezione, non immensa, quindi il lavoro cinematografico, risulta per tutto il tempo godibile e brioso.
A debordare fra le tante cose positive, lato contenutistico a parte, una grande confezione estetica. Grande la fotografia che si avvale di una artigianalità di colori impressionante, del resto lontana da quelle platinate di Hollywood. Gli scenari cittadini rappresentano un altro passaggio fondamentale; la scena sempre o quasi si riempie di poesia e romanticismo visivo/scenico, siamo a livelli notevoli.
La regia dà il colpo di grazia proprio nel finale, gli episodi prendono una piega decisiva portando colui che guarda a vivere momenti di speranza e serenità. La retorica non si avverte.
"Miracolo a Le Havre" ha poco da farsi rimproverare, quella progettata dal regista Aki Kaurismaki appare essere costantemente una macchina perfetta, sentimento e animo sempre presenti.
Le peculiarità del successo di questa produzione sono ovviamente correlate all'originalità della stessa, la pacatezza, l'ironia "idealizzata" e la teatralità delle sequenze sono stoccate vincenti.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  12/04/2013 00:38:18
   7 / 10
Finale scontato. Il film però è gradevolissimo.

Oskarsson88  @  21/02/2013 23:19:26
   6½ / 10
Buon film, carino, molto fiabesco e molto da tutto finirà chiaramente bene e saremo tutti felici. Beh, un buon film, come detto, ma non si lascerà ricordare particolarmente a lungo..manca un po' di incisività

Bono Vox  @  07/01/2013 16:59:27
   6 / 10
Tutto è bene quel che finisce bene.. film però parecchio lento e noioso.

Clint Eastwood  @  28/12/2012 22:55:35
   8 / 10
Kaurismaki, un regista che per mia fortuna ho scoperto esattamente un anno fa, in breve insieme ad una decina dei suoi film è diventato uno dei preferiti autori di un certo cinema independente, lontano dagli sfarzi hollywoodiani.

in quanto al film, sebbene è un riciclo di svariati titoli originali e meno del finlandese, è un bel vedere con immediato effetto calmante, illuso, meno del solito ... e il titolo lo conferma

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/12/2012 21:28:18
   7 / 10
Dolcissimo film di Kaurismaki che affronta vari temi come l'immigrazione clandestina e la malattia con la solita delicatezza che gli è nota...non manca quel pizzico di surrealismo che permette al film di innalzarsi al di sopra di una semplice "commedia-drammatica".
Perfetto nella parte il vecchio protagonista che affronta i problemi con estremo garbo e naturalezza.
Un film mai stucchevole che racconta una dolce fiaba.
Purtroppo il titolo "Italianizzato" ci toglie un certo pathos sul finale...

topsecret  @  08/12/2012 21:09:26
   6½ / 10
L'idea di base ricorda un po' WELCOME, ma questo film di Kaurismaki è decisamente meno amaro e cinico.
Una storia godibile, interessante quanto basta, che vede premiare i sentimenti positivi quasi come fosse una favola a lieto fine che renda meno dura e cruda la realtà che ci circonda.

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  22/11/2012 16:43:53
   7½ / 10
Una storia dal sapore di fiaba antica, film dolcissimo. Consolante assaporarselo in questo tempo così negativo e nichilista.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/11/2012 20.17.13
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nyc93  @  27/10/2012 13:33:45
   4 / 10
per me è stato piuttosto noioso.

vale1984  @  26/07/2012 10:05:18
   6 / 10
Un film pacato, sensibile che intreccia storie diverse. Un protagonista che lucida scarpa, un uomo buono che mentre ha la moglie malata e in fin di vita si dedica a salvare un bambino clandestino, un miracolo e delle scene tranquille e tenere. Nel complesso è sensibile ma non particolarmente interessante.

Jumpy  @  15/07/2012 15:18:56
   7 / 10
Un film che, in modo garbato e delicato, affronta tematiche profonde e di grande attualità. Poteva esser un capolavoro, ma, a mio parere viene molto penalizzato da una regia non abbastanza incisiva e molti passaggi eccessivamente irreali e "buonisti".

Burdie  @  12/06/2012 23:49:51
   6 / 10
...per palati molto, troppo fini!!!

guidox  @  11/06/2012 22:56:08
   6½ / 10
si può dire? sono rimasto un po' deluso dal grande Kaurismaki.
tutto quello che è il suo modo di fare cinema c'è anche in questo film, ma non arriva forte e chiaro come in altri suoi lavori che ho apprezzato ed in alcuni casi addirittura amato.
l'inizio è ottimo, ci sono tutti i crismi per sperare in una pellicola che lasci il segno; poi però dopo un avvio scoppiettante è un susseguirsi di alti e bassi, anche se c'è da ammettere che quell'atmosfera dai colori pastello, con alcuni particolari assurdi nella loro unicità (l'ananas...o il concerto di Little Bob) sono pur sempre squarci geniali.
comunque più che sufficiente

xanter  @  05/06/2012 16:32:19
   6 / 10
Buona l'idea e interessante anche la storia, manca però totalmente il ritmo, e così risulta uno di quei film che, se visti ad una certa ora, possono provocare degli "abbiocchi" tremendi.

Elwing77  @  26/05/2012 14:56:59
   7 / 10
Un piccolo mondo costellato di gente umile e semplice che vive la vita tra stenti e fatiche quotidiane senza però dimenticare valori come la solidarietà e la comprensione umane.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  21/05/2012 15:54:08
   7½ / 10
L'individualismo dilagante sembra non tangere il periferico microcosmo dipinto con surreale finezza da Aki Kaurismaki.Sigarette,alcol,rock n' roll ,interni dai colori pastello,automobili e abiti desueti ,tutti elementi spesso ritornanti nella filmografia del filmaker finlandese,impregnata da sempre di tenue malinconia oscillante tra serio e faceto.
Ci sono in ballo ancora gli ultimi della classe infilati in una storia di strettissima attualità in cui la solidarietà tra poveri cristi solleva l'uomo oltre ogni bruttura.La speranza secondo qualcuno in quel quartiere non è di casa,il regista smentisce senza ricorrere a commoventi sotterfugi e per raccontare la sua verità si affida all'ex bohémien Marcel.Ora lustrascarpe alla stazione di Le Havre e dignitosamente consapevole di essere una delle ultime ruote del carro,ostinato nel voler dare una possibilità al giovane clandestino bisognoso di trovare la madre emigrata a Londra.
Sobborghi fuori dal tempo abitati da figure adeguate al paesaggio,quasi fiabesche nella loro semplice essenza basata su ideali che servirebbero davvero tanto per far girare il mondo nel verso giusto.Mica vero che a far del bene ci si rimette sempre,almeno è questo il concetto ribadito dal pittoresco Aki che somministra alla società malata da un cancro in apparenza inestirpabile un po' di umanità.Forse è solo patetica illusione come quel ciliegio in fiore che ci lascia dubbiosi riguardo il pensiero dell'autore.
La favola sembra unico mezzo immaginabile per raccontare una storia di caritatevole fratellanza in una società dominata dal prepotente in cui ormai conta salvaguardare solo il proprio orticello.Kaurismaki forse disilluso ma non sconfitto sogna un mondo possibile disquisendo garbatamente di piccoli grandi uomini,mastica amaro ma non perde la consueta leggiadria con cui dimostra che la via per ripartire non è poi così impercorribile.

davmus  @  01/05/2012 16:23:36
   5 / 10
Mi aspettavo di più.....tipologia di film che non attira i miei favori.

franzcesco  @  08/04/2012 20:42:19
   5 / 10
Mi aspettavo molto di più da questo film e da Kaurismaki.
Tutto troppo buono ed irreale per essere vero.
Gli argomenti e gli spunti per un buon film ci sono, ma non convince e non coinvolge fino in fondo.

baskettaro00  @  07/04/2012 22:57:06
   7 / 10
il regista tratta con simpatia il tema dell'immigrazione,presentando personaggi umanissimi e generosi,in una parte del mondo dove il progresso non ha succhiato il sangue degli uomini.
lungaggine presente nella scena del concerto..
vedrò certamente altro del finlandese..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/04/2012 16:41:56
   7 / 10
Questo film di Kaurismaki può essere interessante per avere un primo approccio con questo regista, al contrario chi lo conosce già non trova sostanziali novità, se confrontati con altre pellicole della sua filmografia. Questa favola surreale che strizza l'occhiolino al realismo poetico francese è un buon compendio dello stile molto riconoscobile del regista finlandese e fedele alle sue tematiche. Una certa disillusione sul mondo, superabile tuttavia da quel senso di solidarietà ormai quasi perduto, tenuto in piedi da un manipolo di protagonisti, che sembrano residuati di epoche passate.

Beefheart  @  22/03/2012 09:52:08
   6½ / 10
Temo che Kaurismaki stia invecchiando... Questo film non è malaccio, intendiamoci, ma ha troppo poco a che vedere con ciò che, negli anni, ha così tanto caratterizzato i film del regista. La mano c'è, ma troppo lieve, sfumata, stemperata, diluita in un'insolita abbondanza di dialoghi e buonismo che più che altro servono a confonderlo con altri. Tanti altri. Il cast è di fedelissimi ed individualmente ciascuno supera la prova brillantemente: il bravissimo Andre Wilms è ormai tremolantemente invecchiato ma non rinuncia a prestare con efficacia il volto al redivivo Marcel, che mancava dai racconti di Kaurismaki da ormai un ventennio, quando fotografato in bianco e nero e personaggio di "Vita da boheme" (citato anche in questo film) sbalordiva e deliziava pubblico e colleghi. Segni del tempo anche sul volto finnico della musa/feticcio Kati Outinen degna interprete della miracolata Arletty, e del grande Jean-Pierre Leaud impegnato in una parte ristretta ma che concentra tutta, o meglio l'unica, essenza di malignità nell'apoteosi dell'ottimismo che è questa pellicola. Ciò che viene a mancare infatti è proprio quel tocco cattivo e disturbante della regia che in tempi migliori sbigottiva con prolungati silenzi eloquenti, lunghe inquadrature fisse su volti tramortiti dalla vita e rassegnati ad essa, ironia e provocazioni pungenti. In questo "miracolo" di tutto ciò rimane ben poco: le battute fanno poco ridere, i dialoghi sono tristemente normalizzati ed in tutto il film si fa fatica a trovarne uno non-buono, non socio-solidale, non pronto ai guai per il gratuito bene altrui. Poco credibile e, soprattutto, poco Kaurismaki.

TheLegend  @  19/03/2012 05:03:34
   6½ / 10
Film con buone intenzioni che a tratti assume le sembianze di una favola.
Non è stato capace, però, di colpirmi per qualcosa in particolare.

ValeGo  @  20/02/2012 20:51:18
   7½ / 10
Delicata storia sulla solidarietà e la bontà nell'aiutare chi ha meno di noi nonostante si abbia già molto poco!

tumbleweed  @  31/01/2012 11:47:27
   7 / 10
I cellulari non esistono e nemmeno i telefoni (la modernità ci pare odiosa). I colori pastello sono fuori dal tempo, ben definiti come i personaggi e il racconto. Gli stereotipi sono decantati e riemersi dall'acqua rinnovati, sogno e speranza di un mondo migliore (che è difficile, ma la buona volontà siamo noi che dobbiamo mettercela). Le viuzze e i negozietti che si fanno largo tra moli e container ci fanno capire che l'immigrazione per un attimo può essere lasciata da un lato (ma non sparisce mai). I preti invece si fanno lustrare le scarpe mentre disquisiscono su Dio. Lo stesso Kaurismaki, ma ogni tanto ci vuole.

Rand  @  07/01/2012 21:15:38
   8½ / 10
Aki Kaurismaki è un regista alla vecchia maniera, per questo lo apprezzo, per la sua onestà, un uomo che pensa ancora che la bellezza può salvare il mondo, per questo e per il fatto che le sue storie sono semplici e dirette non concepisco che nessun festival non lo abbia mai premiato. Perchè i suoi film hanno cuore e il miracolo è sicuramente una bella storia, più che attuale. Un cast di attori perfetti, i buoni e i cattivi, battute ironiche e fulminanti.
" Lei non assomiglia a nessuno di loro!"
"Sono l'albino della famiglia."
Appaiono tutti gli attori feticcio di Aki, più altri, il tutto con le immagini statiche ma allo stesso tempo del regista, gli sguardi fissi, la musica, gli amori, e i miracoli.
Un film d'altri tempi, per questo ancora più apprezzabile al giorno d'oggi.

zeta  @  27/12/2011 13:10:23
   6 / 10
E' un film con grandi potenzialità, capace di creare una bellissima atmosfera e di tratteggiare personaggi romantici, nel senso letterario del termine. Chi guarda il film ha voglia di far parte di quella comunità, di entrare in quel bar, di essere cliente di quel forno e percorrere quei vicoli. Ed è per questo che gli do la sufficienza. Allo stesso tempo, però, il film tradisce le sue premesse, non decolla mai e i tratti della trama e dei personaggi restano in superfice, in alcuni punti anche un po' scontati. Tutto ciò, rende Miracolo a Le Havre una favola buonista, con tutti pro e i contro di questa scelta.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  19/12/2011 19:18:59
   8½ / 10
Là dove Crialese urlava e si agitava per puntare il dito contro i cattivoni razzisti Kaurismaki sceglie la strada delle immagini, dei volti e delle poche parole, e il film non può che giovarne.

Sensibilità e maturità artistica in una storia semplice e piena di speranza.

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Ultima risposta 28/12/2011 19.24.42
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  17/12/2011 12:00:38
   8½ / 10
Aki Kaurismaki ci ha oramai abituato a veri e propri colpi d'ala cinematografici, ogni pellicola è qualcosa che si avvicina di molto al capolavoro non per la regia o per le prove di recitazione, ma semplicemente per la visione del mondo e della società; la valorizzazione di coloro che consideriamo, a torto, reietti e che, invece, nel pensiero del cineasta, costituiscono l'unica speranza per raggiungere un mondo fatto di minori diseguaglianze, lontano dallo sfrenato consumismo che oramai ci accomuna tutti, fa davvero pensare alle parole di Pasolini: "non esiste più alcuna differenza a livello culturale tra operai e borghesi, ma solo economica", ebbene, il film di kaurismaki ci fa pensare, invece, che qualcosa di diverso, lontano dai cellulari, dalle auto di lusso, esista ancora ed incredibilmente sono la parte sana della società. Chapeaux!

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Ultima risposta 17/12/2011 17.35.40
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marinax  @  16/12/2011 15:34:33
   8 / 10
In un'epoca in cui il consumismo si sposa al razzismo (vedi strage di senegalesi a firenze) Kaurismaki con la solita leggerezza ci insegna che forse solo sognare un mondo migliore ci potrà salvare e dopotutto lui è il regista della solidarietà e dell'amicizia, il regista che dà voce a quelli che la società non considera affatto. quelli che non hanno cellulari o macchine costose o liquidazioni da scandalo ma che sanno ancora il valore di un gesto d'amore.
Kaurismaki sarebbe molto piaciuto a Pasolini

Ciaby  @  16/12/2011 11:41:45
   8½ / 10
Lo stile inconfondibile di Kaurismaki si concretizza ancora di più in questa storia, ancora una volta incarnata dalla presenza di un'attrice feticcio come Kati Outinen, splendida nella sua scostante malinconia, e dagli improvvisi primi piani.
Teatrale, volutamente retrò e con scenografie spoglie, essenziali, è impressionante come renda una trama banalissima un universo fiabesco, di personaggi splendidi e indimenticabili e di una sceneggiatura infarcita di grottesco humor non-sense, che da sempre è il perno positivo di ogni film del regista finlandese.

Caustico nel suo tratteggiare le situaizoni, affronta il problema dell'immigrazione e della riconciliazione con la famiglia meravigliosamente senza moralismi.

Un film piacevolissimo, molto lineare e semplice, eppure, come ogni film di Kaurismaki, ricco di potenza da scoprire, soprattutto sul finale. Non il suo migliore , ma sicuramente notevole e da vedere, dove le sigarette perennemente accese diventano il monito per scappare (almeno, mentalmente) dalla realtà.

Eccellente il senso di smarrimento d'epoca che il film riesce a trasmettere: oltre alla già citata tecnica retrò del film (montaggio elementare, pellicola e fotografia d'epoca, musiche invasive), alla mancanza di telefoni nelle case e di bar dove tutti fumano, si associano la presenza degli euro e dei cellulari.

PS: La traduzione italiana del titolo originale, praticamente, rovina il finale del film.

jolly  @  14/12/2011 10:48:31
   5 / 10
Sono sempre più convinto che di cinema io non capisco niente....La storia è di una banalità estenuante, lento,lento da morire.Ho veramente buttato i miei soldi.

willard  @  12/12/2011 17:14:19
   8 / 10
Un'altra ottima storia dal buon Kaurismaki.

Il regista finlandese si riconferma gran cantastorie, ci racconta di immigrazione clandestina e rapporti umani, con la gran capacità di riuscire sempre a farci sorridere pur nella tristezza degli scenari che ci presenta nei suoi film: una scena su tutte il concerto di Little Bob.

Grande cinema (o potremmo dire anche Teatro con la "T" maiuscola, se preferite) senza bisogno di effetti speciali, superstar o controfigure: l'importante è sempre la storia, senza la quale qualsiasi messa in scena perde completamente di valore.

Larry Filmaiolo  @  11/12/2011 11:35:14
   7 / 10
tanto, forse troppo buonismo; ma è un buonismo consapevole, una speranza forse ingenua, ma NECESSARIA, di poter iniettare del Bene nelle nostre vite. E Kaurismaki ci prova (anche se alla fine non è che gliene freghi molto): ci prova con quelle fantastiche, pittoresche faccie, quelle frasi scolpite, quelle due olive e un pezzettino di peperone sul piattino del caffè nel fumo della sigaretta; attraverso la semplicità della vita di Marcel, che poi è la stessa con cui gli eventi si risolvono in un duplice Miracolo (anche se come titolo si poteva lasciare Le Havre). La canzone di Little Bob PWNA di brutto il cammeo di David Byrne in This must be the place. E noi si esce dal cinema dopo un'ora e mezza in cui non hai potuto non esclamare "che figo!" ad ogni inquadratura. Per me molto piacevole, ma non un capolavoro; per un appassionato di Kaurismaki, una goduria continua.

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crayon  @  10/12/2011 15:19:14
   6½ / 10
Questo film ama più il cinema in sè che la sua trama. E' piacevole e garbato, ma troppo " Come ce piace er cinema annoi" .

Il protagonista rimane incastrato nel pastellismo generale del film, che ne è una cifra stilistica importante, intendiamoci, ma alla fine ne risente. Agisce come un automa, non ha un momento di guizzo, non ha un conflitto.


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Lo humor non mi sembra così tagliente, anzi, fin banale.

Infine non concordo con quanti lo descrivono come film francese, anzi, mi sembra la parodia (volutamente, spero) stereotipata della francesità anni 50 da parte di chi francese non è: il formaggio a fine pasto, l'onnipresente bicchiere di vino, la baguette, le auto, i volti degli omini del bar. Una specie di pizza, pasta e mandolino d'oltralpe.

Gradevole. Credevo meglio.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  10/12/2011 00:41:28
   8 / 10
Un film semplice, come tutti quelli di Aki.
Penso che pochi registi possano narrare una storia del genere, ma non perché Kaurismaki sia in sé un genio, quanto perché il fiabesco gli si ritaglia molto bene addosso.
Film semplice, dicevo. Ma anche no. Basti pensare alla prima scena. Le favole di Kaurismaki sono solo formalmente semplici. I cliché del genere (come giustamente osservato dalla pierina) ci sono, e si armonizzano efficacemente con la tipica fissità della mdp del regista finlandese.
La presenza di Leaud è l'equivalente di Cenerentola che si perde nel bosco di Cappuccetto Rosso. L'eroe di Truffaut è l'anti-eroe di Kaurismaki. Ma noi questo cattivo non riusciamo a odiarlo. Non è come il lupo cattivo. In questo è l'umanità del Cinema di Kaurismaki. Che le sue favole sono incredibilmente, sconcertantemente umane. Quindi il Miracolo diventa una routine che si accetta senza troppi urrà e festeggiamenti. Si festeggia con le Ore Migliori di cui parlava Giovanni Giudici. "Preparo da mangiare".
"Il problema del nostro mestiere è che nessuno ci ama".

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Ultima risposta 10/12/2011 14.04.40
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h.chinaski  @  10/12/2011 00:02:23
   7 / 10
io non è che lo sopporti tanto sto kaurismaki a dei ritmi tutti suoi...cmq bello anche se la sottotrama del bimbo di colore (sebbene importante per l'inreccio) mi sembra un pò forzata. Fortissimo il cantante rock roberto

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polbot  @  09/12/2011 23:40:16
   6 / 10
Non vibriamo alle stesse frequenze io e questo regista.. così per me il film "non è brutto ma niente di che..".. limite mio probabilmente..

Delfina  @  09/12/2011 18:58:35
   8½ / 10
Delizioso. La trasferta francese dona a Kaurismaki un tocco leggero, divertente e patetico senza mai scadere in un sentimentalismo eccessivo.
Ci immerge in un mondo iconografico che pare congelato agli anni '50, senza automobili, quando non si aveva il telefono in casa e si correva dai vicini per chiamare, ma si indossava l'abito buono per prendere la corriera e recarsi in viaggio.
Fotografia magnifica, attori bravissimi e sceneggiatura all'altezza: un film solare in pieno inverno, ricolmo di speranza.
Decisamente consigliato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  09/12/2011 16:35:51
   8½ / 10
(Spoiler presenti)
Curioso che Kaurimaski ci racconti la città dell'infanzia di Monet tramite impressioni, brevi indugi su figure macchiettistiche e su scorci ambientali. Le Havre, cui s'addice alla perfezione la formula fiabesca "un paese lontano lontano", è il luogo ideale per una vicenda che, sebbene attualissima, sembra avulsa da un vero contesto temporale (particolari magari futili, come le frequenti focalizzazioni sulle banconote in euro, tengono a galla nella mente dello spettatore il legame con la realtà presente).
Il rimbalzo continuo fra ciò che è e ciò che sembra è in effetti la cifra più sorprendente del film. Il cliché in tal senso ha un ruolo straordinario. Parole e azioni dei personaggi sembrano confarsi a determinati stereotipi, finché qualcosa non smonta la nostra convinzione o, addirittura, la riconferma con enfasi sconcertante.
Il messaggio stesso della pellicola è in linea con l'ambiguità di fondo. In apparenza la storia è pervasa da un ottimismo esasperato. L'antagonismo del denunciatore, il dramma di Idrisse in sé, l'inettitudine di Marcel, non riescono ad intaccare l'idillio. Ma l'utopia come la distopia si basa su un principio, se non di irrealtà, di eccezionalità. La solidarietà degli abitanti, l'omertà in positivo dell'ispettore, la guarigione della moglie del protagonista, sono miracoli. E si sa, i miracoli accadono solo in qualche quartiere.

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Ultima risposta 17/12/2011 18.26.29
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forzalube  @  02/12/2011 11:39:14
   6½ / 10
Favola sulla solidarietà e sull'amicizia, ma nonostante le varie recensioni entusiastiche non mi ha incantato.
Forse non apprezzo granché lo stile del regista e mi irritano i film in cui i personaggi fumano.

marcodinamo  @  02/12/2011 11:04:21
   7 / 10
Il solito vecchio Aki. Sempre piacevole ma un po' meno brillante del solito.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  02/12/2011 00:58:32
   8 / 10
Credetemi, "Miracolo a Le Havre" non ha proprio alcun punto di contatto con F. Capra (quella visione proletaria-borghese della solidarietà era e resta tipicamente made in Usa), semmai un felicissimo revival di un certo realismo francese, che ha Duvivier (mai abbastanza capìto), Renè Clair, Renoir e Marcel Carnè fra i suoi maggiori epigoni. Poi spunta Jean Pierre Leaud (che comunque era già apparso nei film di K.) ed è facile giocarsi la partita con la Nouvelle Vague. Magari, che so, per una certa freddezza dove è facile stigmatizzare le emozioni lasciando il decorso (e i groppi in gola) allo spettatore. Certi momenti alienanti e vagamente retrò forse escono dalle pagine struggenti di La lotta per la vita di Dickens, ma non è detto che siano un difetto. Kaurismaki è e resta uno dei più efficaci cantori della realtà contemporanea, e uno dei più intelligenti cineasti europei delle ultime generazioni.
Sono pennellate "bohemien" che a volte mettono a disagio, per l'ironia fuori posto (la battuta sul fratello albino per esempio), per l'apparente scarsa interazione con personaggi (volutamente) statici a cui lo spettatore reclama il diritto (ah quel diritto che è poi un clichè) di commuovere e commuoversi. Non c'è tutto questo scomporsi - emblematico in questo senso quel finale SUPERLATIVO - ma non c'è nemmeno del buonismo gratuìto. K. aleggia mirabilmente creando un dipinto contemporaneo che guarda al passato (cinematograficamente), ma riesce tuttavia a infondere tutta l'amarezza delle parole, o delle immagini. Non è certo il suo miglior film, ma è ricco di momenti straordinari, e non è poco. Una sequenza su tutti: il protagonista quando parte per Calais e si unisce a quel gruppo di immigrati in attesa di una specie di destino. Un personaggio, ancora: un vietnamita che per avere la cittadinanza ha dovuto cambiare identità.
E con una figura di commissario degna di un romanzo di Simenon, che attraversa doveri stigmatici e autocoscienza nello stesso schema di pensieri

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  29/11/2011 21:47:15
   7½ / 10
"Guarda Marcel!Il ciliegio è in fiore!"

Un soggetto buono ma sfortunatamente evoluto un pò maluccio. Già dalla metà del film si cade nel banale, nel caotico, nello scontato. Salvato però in parte grazie anche alle battute taglienti, ciniche, da humor nero, denuncia diretta a politici, medici, media,.. Scene come la fuga del ragazzino dal container e la guarigione improvvisa della donna alla fine del film e l'ispettore severo che fa finta di non vedere fanno pensare ad un film prettamente hollywoodiano che rovina quello che è invece lo stile di Kaurismaki.
Questi tipo di svolgimento trasforma il racconto in una favola uscita dai cartoni animati Disney e mescolata con un film in stile Rin Tin Tin.

Fortunatamente il film si solleva nella parte artistica dove c'è un ritorno dell'insieme agli anni '50-'60 a partire dalla scelta cromatica e della fotografia. Le inquadrature vengono velate da toni color pastello, marcate da una forte ombra e salati dal rumore.
La colonna sonora ricorda film come COLAZIONE DA TIFFANY, UN AMORE SPLENDIDO,..che viene enfatizzata dalla scelta di inserire pezzi in lingua francese, italiana, inglese, africana.

Probabilmente la scelta di far assumere alla storia un aspetto un po fiabesco, estremamente positivo (riassunto nella battuta finale) deriva dal fatto cha l'autore ha voluto riprendere il cinema degli appunto decenni '50-'60 (che è un'idea originale) ma sinceramente c'è qualcosa che non quadra, qualcosa che stona.

PS: Vivamente consigliato in lingua originale: il doppiaggio è un disastro, troppo didascalico, le battute sono frastagliate, quasi metalliche, poco enfatizzate, molto forzate

7219415  @  29/11/2011 10:10:03
   7 / 10
Mi ha ricordato molto Welcome...

marimito  @  29/11/2011 00:07:49
   8 / 10
Per chi ama i film francesi sa benissimo di cosa stiamo parlando, ma qui la flemma d'oltralpe è l'escamotage perfetto per sottolineare la delicatezza e dolcezza di certi gesti, la profondità di certi argomenti. Davvero un bel film!

Gruppo COLLABORATORI paul  @  25/11/2011 11:09:16
   9 / 10
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