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On the road affascinante, quasi onirico nel suo non spiegare realmente il perché dell'accanimento della polizia verso il fuggiasco Kowalski, calmo e flemmatico, affascinante antieroe che incontrerà vari bizzarri personaggi per la strada e si farà amare dal popolo... non a caso è diventato un cult movie. Paesaggi stupendi.
Vanishing Point ritrae l'America di inizio anni '70, col sogno hippie che già iniziava a declinare. Kowalski è l'(anti)eroe degli ultimi, degli emarginati, ed è perciò destinato a essere una figura tragica, dal finale annunciato, come il protagonista della Locomotiva gucciniana: "E intanto corre corre corre sempre più forte / E corre corre corre corre verso la morte / E niente ormai può trattenere l'immensa forza distruttrice / Aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto / Della grande consolatrice". Road movie divenuto un cult nel suo genere, in parte riscoperto anche grazie al citazionismo tarantiniano. Ottima pellicola, godibilissima.
Un rapporto...tra uomo e macchina, come un amplesso consumato su un letto di asfalto: Kowalsky ed una Dodge Challenger sono i due protagonisti di questa storia d'amore su strada. Ma c'è la polizia ed il rapporto diventa una lotta il cui ring è l'autostrada e l'arena gli sconfinati spazi dei deserti americani. Kowalsky corre non sa nemmeno lui il perchè ed i poliziotti lo inseguono non sapendo nemmeno loro bene il perchè, ma è così che deve andare mentre lo sfrenato autista assurge a simbolo di libertà per la gente. Ma Kowalsky fugge principalmente dai fantasmi del suo passato (fallito come poliziotto e come pilota da corsa, un amore perduto per sempre). Non c'è più nulla dietro per lui, allora perchè non andare avanti fino alla fine? Il tutto mentre la strada scorre sotto le ruote come la pellicola che scorre sotto i nostri occhi; si concede un paio di pause, giusto quelle che la vita stessa concede ad ognuno di noi. Richard Sarafian alterna campi lunghissimi ad inquadrature dal basso in cui i veicoli, come giganti, sembrano venirci addosso e travolgerci. La colonna sonora è un perfetto mix di country, soul, rock che si adatta ad ogni scena. Insomma: un film da vivere intensamente! Nel cast un giovanissimo John Amos (il KuntaKinte di "Radici") e Ted Neeley che due anni dopo interpreterà il Cristo canterino nel capolavoro Jesus Christ Superstar.
On the road anarchico e liberale, manifesto generazionale che racchiude tutto lo spirito che all'epoca imperversava in America. La fuga, avvalorata dall'ambientazione assolata e desolata del deserto del Nevada e dalla martellante colona sonora rock, è ancora oggi spettacolare; purtroppo l'assenza di una trama vera e propria che faccia da collante e la ripetitività narrativa generale senza traguardo alla lunga tendono a far calare l'interesse, tanto che al finale, un pochino deludente, ci si arriva abbastanza provati. Il protagonista poi, ammetto di non averlo trovato trascinante ne come personaggio ne come recitazione.
Interessante prodotto inizio 70s del cinema americano (di cui non contesto l'importanza storica) comunque meno memorabile di quanto ti vogliano far credere.
"Sugarland Express" di Spielberg, che in qualche modo ha preso spunto da Spielberg, compenserà senza farsi mancar nulla.
Punto zero è tuttora un cult validissimo per le belle scene di inseguimento, ma si respira in maniera tangibile quell'area di riflusso generazionale post-Woodstock. Hippie, figli dei fiori sono già percepiti, almeno a livello di impressione personale, come dei residuati di un mondo che sarà "passato" nel breve termine e di cui Kowalski, eroe senza la volontà di esserlo, ne é il suo silenzioso e disilluso testimone.
Bellissimo ritratto di un'America piena di contraddizioni, un mondo in cui la filosofia "cowboy" sta lasciando lentamente spazio ad una società moderna e disciplinata, talvolta negando le sue stesse radici, altre mantenendosi nella forma e sottomettendosi nella sostanza. Kowalski è l'eroe americano di un tempo, puro e che combatte per una giusta causa, ma che oggi si ritrova ad essere solo un emarginato; diviene così il portavoce di tutti coloro che non hanno più trovato la forza ne il coraggio di opporsi attivamente alla corrente dominante, che hanno solo saputo lasciarsi decadere nella degradante condizione di isolamento e nichilismo. Diviene così l'antieroe in una società dove gli unici valori ammessi sono quelli imposti dall'autorità, in cui l'intramontabile patriottismo è ora pilotato e oppressivo... che però si scuote di fronte alla notizia di un uomo che osa sfidare tutto, pronto anche a dare la vita per la sua battaglia. La bellissima colonna sonora rock n' roll e tutti i significati ad essa sottostanti accompagnano accuratamente il rombo del motore V8 anch'esso libero, potente ed inarrestabile. Perché la Dodge Challenger non è una Ferrari o una Lamborghini, non è raffinata come una granturismo europea e fa schifo in pista... ma è rozza e brutale, corre sulla strada come nel deserto e non si ferma davanti a nulla. E' questo il west. Davvero significativo il finale, dove si può ritrovare la maggior parte dei caratteri finora affrontati ed in cui ogni emozione (che sia rabbia, simpatia o speranza) si spegne inesorabilmente lasciando posto solo ad un retrogusto amaro; sembra dire "chissà, forse domani nessuno si ricorderà più nulla di tutto questo, ma ne è valsa la pena comunque".
Road movie serratissimo e asciutto,un concentrato di motori ,ribellione e tanto rock n' roll. Al volante di una splendida "Dodge Challenger" il fuggitivo Kowalski da Denver deve raggiungere San Francisco,braccato dalla polizia a causa di una sciocchezzuola diventerà il simbolo di quello spirito liberale e pacificamente contestatore in antitesi ad una società repressiva e massificante.Beniamino della gente,adottato da chi il coraggio di ribellarsi non lo possiede, affronta la sua personale crociata con il muto ma massiccio consenso dell'opinione pubblica ,ancora disorientata dalla fallimentare guerra del Viet-Nam. Dialoghi stringati,una colonna sonora incredibilmente "cool" ed il cupo rombo del motore accompagnano Kowalski in questa odissea stradale,attraverso le polverose e semidesertiche route americane in cui incontrerà personaggi pittoreschi figli anch'essi di un'emancipazione utopica che di fatto li rende quasi scarti umani,alieni al mondo circostante. Seppur meno noto rispetto ad altre pellicole on the road,e non mi riferisco solo a masterpiece impegnati come "Easy Rider" o "Zabriskie Point", ma anche a pellicole in cui la denuncia socio/politica è più occultata da sfumature action ,come in "Duel" o "Convoy",il lavoro di Sarafian ha il grande merito di essere stato stato fonte d'ispirazione per tanti altri registi.Basti pensare al deejay di colore, praticamente il precursore di Lynne Thigpen,l'indimenticabile speaker de "I guerrieri della notte". Felice la scelta di immergersi subito nell'azione e dedicare i rari momenti riflessivi alla ricostruzione in flashback della vita del protagonista.Poliziotto,soldato,pilota di auto e moto,ora cellula impazzita di un sistema catalogante con più nulla da perdere ,forse solo la scommessa con l'amico pusher. Finale interpretabile e molto d'impatto,non solo in senso figurato.
road movie imperdibile per gli amanti del genere, anche se bisogna contestualizzarlo all'epoca della sua uscita, specie per via della colonna sonora e per i personaggi che incontra il protagonista nel suo cammino; comunque un bel tuffo nel passato. splendida la Dodge Challenger del 1970. da recuperare, ha ragione Tarantino.
credo sia il secondo road-movie dopo easy driver. Questo genere di film deve piacere molto perché è basato esclusivamente sulla guida dell'auto per le strade del west, in questo caso dal Colorado fino alla California. Belli i paesaggi, bella la musica, la trama - come capita in questo genere di film - è semplicissima o quasi. Una sfida alla polizia a raggiungere la meta senza farsi beccare. E' anche una sfida al conformismo dei nostri giorni e di quei tempi, forse l'ultima disperata sfida di una generazione che poi è sparita come neve al sole nel decennio successivo. Forse anche per questo il film può apparire irrimediabilmente lontano dalle nuove generazioni che potrebbero non capire a fondo quell'anelito di anticonformismo e anarchia che si respira dall'inizio alla fine. Il finale mi è piaciuto poco. Sarà forse una profezia di quello che sarebbe stata quella generazione di li a pochi anni? evaporata come il fumo dell'auto dopo l'esplosione.
Niente male davvero. Road movie di puro intrattenimento nonché un serbatoio dal quale in seguito hanno pescato in parecchi (cavolo vogliamo parlare di Thelma e Louise? sono quasi scioccata). Va visto.
Se vista oggi questa pellicola risulta piuttosto datata (1971), ma è sicuramente la storia che ha fatto da precursore alle ambientazioni di tanti road movie che ritroviamo negli anni '90, con in testa il "Thelma & Louise" di Ridley Scott, ma anche Tarantino, Gus Van Sant e altri.
Non vi sono attori di particolare rilievo, ma il personaggio di Kowalski (Barry Newman), il protagonista, è sicuramente affascinante e gli spazi in cui si muove dominano il nostro immaginario.
Kowalski, paladino senza armi, l'uomo e la macchina, che imbocca la strada della ribellione al sistema partendo per un viaggio senza ritorno nella solitudine del deserto, uno spazio catartico che lo condurrà alla scoperta che una semplice voce fuori dal coro a volte può smuovere le coscienze senza atti di violenza, appagando sé stesso con una sensazione di pura libertà.
Gli avrei voluto dare un 8 per l'incredibile colonna sonora (ruggito della Challenger compreso) e per la fotografia e le riprese, una spanna sopra a tutti gli altri film del genere. Lo ritengo pari ad Easy Rider. Certo, anche qui c'è qualche cosuccia non perfetta (Supersoul lo trovo fastidiosissimo e il finale....)
Amo questo genere di film,sopratutto se vengono usate le Muscle Cars che personalmente Adoro e non me ne f r e g a niente se qualcuno quì in giro lo può ritenere una boiata..A me piace e poi nel suo complesso è molto allucinante.
Bhè la trama non esiste,e tra una corsa e l altra si esprimono molte cose,sentimenti esperienze passate di Kowalski,le cui gesta attraverso un disc jockey radiofonico vengono idolatrizzate,è uno di quei film che inaspettatamente ma inspiegabilmente lo consideri una perla rara soprattutto oggigiorno,molto bello nella sua semplicità,purtroppo conoscevo già il fnale perchè uno dei video degli Audioslave (show me how to live) è praticamente questo film ma in versione cortometraggio.
A modo suo epico. Storia molto particolare e sfumature mistiche. A prescindere da soggetto e sceneggiatura, molto ben girato. Di Gilde Texter così non se ne vedono più, purtroppo. Chicca.
La cosa più spettacolare del film è sentire il rombo della Dodge Challenger di Kowalski, la si può definire la co-protagonista di tutto il film! Devo dire che il film non offre molte ambientazioni, è più che altro una sorta di viaggio verso una meta senza ritorno in cui il pilota in ogni momento ha dei flashback che ripercorrono la sua vita. Il finale lascia di stucco...come in easy rider d'altronde!
Kowalski è pazzo, Kowalski è l'emblema dell'incomunicabilità, Kowalski è contro tutte le barriere. Punto zero è una pellicola figlia degli anni settanta. Critica sociale o semplice film d'azione? Sicuramente un bel film con una trama inesistente e un protagonista inespressivo. Grazie Quentin per il consiglio (vedi Grindhouse)
Ex poliziotto, Kowalski si getta in una corsa spericolata verso la libertà dalle frustrazioni e dalle delusioni passate. "Punto Zero" è un road movie d'annata molto invecchiato, soprattutto negli stratagemmi narrativi, ma si lascia comunque guardare. Un piccolo classico.
Questo film semisconosciuto è stato intrappolato tra altri cult e successi maggiori. Uscito un anno dopo zabriskie point (di cui sembra per certi versi una traduzione road movie), due anni dopo easy riders, anticipa alcuni aspetti di Rambo e dei Guerrieri della notte
il protagonista, reduce del vietnam, ottimo soldato, poco loquace, da solo contro tutti..... .... e per i guerrieri della notte, la radiocronaca personale, gli scontri a tappe con l'obbiettivo di fuggire senza nascondersi.....
. A parte questi personalissimi collegamenti, è un buon film, visivamente molto incisivo, qualche spunto di riflessione accennato ma subito messo a tacere: dopotutto non importa davvero il motivo, se uno vuole correre, bisogna lasciarlo correre. -----------------------------------------in texas e nelle strade in mezzo al deserto. Chè se fosse in Italia sarei il primo a bloccare la strada con i buldozzer, e non sarebbe un eroe ma un pazzo omicida.-----------------------------------
L'epopea di un uomo sfortunato, tradito dalla società, tradito dalla sorte, che corre per non pensare. forse.
l'approfondimento del personaggio è un po' equivoco... non si capisce se vuole suicidarsi, se è sballato dalla droga, se è ancora innamorato e soffre d'amore..... se era conscio di trasformare questa corsa nell'ultimo grande viaggio, allora perchè non si è lasciato andare con la bella nudista???? Perchè tutti quegli stratagemmi per nascondersi dall'elicottero, perchè fare l'eroe controllando che le quasi vittime delle sue scorribande siano illese???? se invece non voleva morire, ma voleva davvero arrivare a san francisco... bè.... ha sballato totalmente!!! avrebbe consegnato un'auto distrutta, sarebbe finito in prigione, e poi probabilmente morto per l'adrenalina, la mancanza di sonno, e la benzotedrina. ah, giusto, è morto per i bulldozer, che non ha visto. O che pensava di poter superare ( supposizioni non mie ma lette su wikipedia, che le riporta da un critico cinematografico.)
Cult anni '70 riportato in auge da Tarantino che è comunque un piacere rivedere. Indimenticabile il protagonista, Barry Newman, e soprattutto la sua splendida auto; perfetti insieme in una tragica fuga che ci fa respirare un'aria incredibile di libertà e pazzia.
Grande cult anni settanta diretto splendidamente da Sarafian. Un road movie per certi versi indimenticabile, vista l'aria di libertà ed evasione che si respira per tutta la durata. Una vera e propria icona la Dodge Challenger, un mito intramontabile del cinema il suo pilota Kowalski. La storia indubbiamente risente del trascorrere del tempo ma i personaggi sono simpatici e, come detto, la regia è ottima e il film mantiene sempre alto il ritmo negli splendidi inseguimenti e in alcuni flashback molto riusciti. Ottimo il protagonista Barry Newman. Tra i migliori road movie di sempre e con una colonna sonora magica.
Mi aggreggo alla sfilza dei " l'ho conosciuto grazie a Tarantino", e per fortuna direi. Questo è un gran film, un bel road-movie, originalissimo... A mio parere il finale è perfetto... Assolutamente da vedere
E' la storia di Kowalaski, di cui si conosce il cognome ma non il nome: è un ex-veterano del vietnam, ex-poliziotto, ex-pilota da corsa... ex-tutto insomma. Ora trasporta automobili da uno stato all'altro.
Per qualche motivo, gli da' di balta il cervello, e con una meravigliosa Dodge Challanger bianca modello 1970, cambio manuale, targata OA-5599, comincia a correre a tutta gargana per le desertiche interstates, bello fatto di benzadrina. La polizia, ovviamente, gli da' la caccia per tutto il film.
Il film è molto divertente e pieno di cliché del periodo (è stato girato nel '71, ormai quasi quarantanni fa!). Ottima la scelta delle canzoni per la colonna sonora. Suggestivi ed ipnotici i paesaggi delle aree desertiche (Utah e del Nevada). Decisamente consigliabile, se non per tutti, almeno per gli appassionati del genere.
anche io come molti ho scoperto questo film di Sarafian grazie a Tarantino poichè lo dava come uno dei suoi preferiti di sempre e devo dire che se queste sono state le sue ispirazioni...ben vengano film così
Uno dei cult degli anni '70 è indubbiamente "punto zero". Rispolverato recentemente da un fan d'eccezione come Tarantino, il film di Serafian è una sorta di western on the road, che viene dopo "easy Rider", ma ottimamente rispecchia lo spirito di quella generazione. Non è comunque tutto oro quel che luccica: se la prima parte è spettacolare e il protagonista Kowalski e la sua macchina sono un mito, la seconda è + pesante e si trascina, tra un flashback e l'altro, verso un finale prevedibile.
Mi permetto di aggiungere anche che uno dei road movie più belli della storia del cinema uscì esattamente nello stesso anno. Con il ritratto pessimista dell'America degli anni '70 fatta da Monte Hellman in "Strada a doppia corsia", siamo decisamente su un altro livello.
Comunque al di la dei difetti "vanishing point" rimane un piccolo gioiello, divenuto giustamente un cult.
un film stile telefilm anni 80 dove la trama è tutto un pretesto per i grandi inseguimenti in macchina(tra l'altro ottimi)! bellissimo il personaggio del cieco conduttore radio, veramente simpatico!! per il resto nulla di più, almeno non ci ho visto tutte quelle qualità che è riuscito a vederci tarantino! 7 per la sua capacità di intrattenimento!
bel road movie ri-portato alla ribalta grazie alle pluri citazioni dell'ultimo film di tarantino. film figlio degli anni 70 che ne rispecchia tutti gli attributi
Un grandissimo Cult. Osannato in "A prova di morte" di Tarantino, Vanishing Point è un viaggio verso la libertà eterna raccontato con maestria da Sarafin attraverso flashback e personaggi bizzarri. E molto legato al periodo in uscì ma riesce a trasmettere un senso di libertà e di fuga grazie agli immensi scenari ed alle fantastiche scorrazzate di kowalski sulla sua mitica Challenger. Se non sbaglio esistono due versioni del film. In quella "UK" vi è un scena in più con Charlotte Rampling.
Il finale è un pò ambiguo e dalla libera interpretazione. Che Kowalski si sia ucciso perchè sotto effetto della droga oppure per porre fine alla sua interminabile fuga senza dare soddifazione ai suoi inseguitori ed essere quindi "miticizzato" dall'amarica di quie tempi?
Conosciuto grazie a Grindhouse, Punto Zero è un bel road movie, che pero' non mi ha esaltato piu' di tanto. Il 90% del film è fatto di inseguimenti e corse nel deserto, dialoghi spiccioli e bella musica. Se piace il genere è da vedere, altrimenti si puo' tranquillamente pensare ad altro
"Punto zero", ampiamente lodato e plagiato da Tarantino, è un buon film di genere, e il kowalski di Timothy Scott (ehm gli spettatori sulla quarantina come me non faticheranno a ricordare il volto di tante produzioni televisive piuttosto note, soprattutto western e police-serials) decisamente credibile e affascinante: una specie di figlioccio illeggittimo di Steve McQueen. Il film mostra tutte le sue rughette, ma le sequenze in automobile ne fanno ancora uno dei migliori road-movies dell'epoca.
come sempre tarantino nei suoi elogi si è lasciato un po' andare, retaggio della sua passione per i cult dimenticati che, senza farne un mistero, citare fa sempre molto f.ico. nonostante ciò punto zero è un'ottima pellicola, e la regia di sarafian è davvero degna di nota, tanto negli inseguimenti quanto nelle parti più 'riflessive', come il pestaggio nella stazione radio. ...è però altrettanto vero che il film, come pure un altro cult come easy rider, è troppo figlio del periodo in cui è stato girato, troppo ancorato ad una critica di un'america che ora come ora ha poca ragion d'essere e che non stimola eccessivamente ma, anzi, nel suo spirito hippieggiante, trova un limite che appesantisce la visione. rimane comunque un viaggio a cui partecipare, e mai come in questo caso la frase 'allacciate le cinture' ha calzato più a pennello.
Buon road movie, molto sognante. Bella l'idea di questo personaggio che prende una macchina e corre, non si sa perchè, ma corre per le strade d'america... In certi punti il film però non mi ha convinto appieno. Nel complesso direi è un buon film comunque, sicuro se a vederlo fosse stato un hippie o uno di quelli che sogna ad occhi aperti l'avrebbe apprezzato molto + di me!
P.S. Se non sbaglio gli Audioslave si ispirarono alla grande a questo film per il video di "Show me How to Live"....