Uno studente universitario di umile estrazione sviluppa un'ossessione malsana per un suo compagno di studi, rampollo di una famiglia ricca e aristocratica.
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Ottima messa in scena, non c'è un granello di polvere fuori posto. Un po' forzato il finale, poco realistico, per il resto un film malato come il protagonista.
Molto indeciso sul voto da dare, ha uno stile notevole, la storia prende una piega inaspettata nella parte finale che non mi ha convinto del tutto, cambiando anche praticamente il genere del film. Si lascia ricordare per l'eccentrica borghesia molto spiacevole e ipocrita nei suoi modi di fare. Non mi ha lasciato indifferente e allo stesso tempo non mi ha convinto in tutto tondo. A metà...
Storia di un'ossessione che prende a picconate la borghesia dal centro del suo utero e tralasciando la sceneggiatura e i narratori verbosi di storie alla moretti-allen-etc questo è cinema che sgomita a forza di inquadrature perfette, rimandi, simmetrie, sfrenatezza, ribellioni scenografiche. Ben (venga).
Meglio soprassedere su alcune scelte formali, incoerenti e persino sbagliate (sbagliare raccordi e stacchi di montaggio nel 2023 è roba da ritiro immediato di tutte le macchine da presa). Meglio soprassedere anche sulla "fotografia da instagram" e questi colori sparatissimi che sono talmente abusati da essere diventati irrealistici anche quando usati in senso realistico (e qui bisognerebbe chiedersi se la scena in cui, chiudendo le tende, tutto diventa rosso, sia stata pensata con la volontà di rendere un effetto realistico o meno. Di certo quei rossi proiettati a causa della chiusura delle tende sono totalmente impossibili). Poi ci sarebbe da soprassedere su tante altre cose ma di qualcuna bisognerà pur parlare: e allora basta dire che mascherandosi da critica al mondo della neo-aristocrazia frivola ed eccessiva che vive nei castelli (anche qui, c'è molto di instagram) la scalata di Oliver è girare "Parasite" in Uk, salvo che la Fennell non ha nulla del genio di Bong Joon-ho. Ed ecco qui che a grattare fino in fondo questo "Saltburn" ne viene fuori un film paurosamente reazionario: una piccola borghesia (che ci viene esplicitato non essere povera, ma di certo neanche benestante) che vuole assaltare il castello dei ricchi non perché politicamente motivata a "cambiare il sistema" ma perché parassitaria ("sono un vampiro" dice Oliver, e quindi figura di chi vive del sangue degli altri) e che di quell'aristocrazia vuole solo l'immagine, lo "status". Non contenta la Fennell si degna anche di esplicitarlo con uno spiegone riassuntivo bambinesco da far paura (ma d'altronde è un film pensato proprio per certi adolescenti instagram-fusi che senza spiegazione non comprendono, con buona pace di chi si sentirà toccato da queste parole). E come si "riempie" il nulla? Con immagini catchy, attori in posa e qualche scena "disturbante" (se vi disturba questo significa che di cinema ne avete visto poco).
Pensavo fosse un classico film da college inglese, e invece mi sono ritrovato a guardare uno strano miscuglio di situazioni assurde e strampalate. Il protagonista sveste i panni del bravo ragazzo per rivelare doti sessualmente ciniche: seduce la sorella del potenziale "innamorato", una ragazza splendida ma problematica interpretata da Alison Oliver, ogni tanto punta la madre, impersonata dalla sempreverde Rosamunde Pike, ben meritevole dell'interesse di chiunque, poi prende di mira il ragazzo di colore dell'innamorato. L'unico che un po' chiude la porta della combriccola di malati di mente è il padre. Il film è stracolmo di personaggi inquietanti e ripugnanti, e la storia stessa non si capisce dove intenda andare a parare. Assistiamo pure ad un improponibile karaoke...
Non so se avete letto anche voi la notizia che mi appresto a riportarvi, passata a dir la verità un po' in sordina… Qualche settimana fa i carabinieri di Casarsa sono stati allertati da alcuni cittadini che avevano udito strani ed inquietanti rumori provenire dal locale cimitero. Pensando ad un'intrusione da parte di qualche tossico, satanista o altro simpaticone, i gendarmi hanno perlustrato tutto il perimetro del camposanto e, con grande sgomento, una volta giunti nei pressi della tomba di Pasolini hanno sentito strani rumori provenire dall'interno…subito hanno pensato che fosse qualche animale che si era infilato nel lo**** rimanendo poi intrappolato, ma ad un'analisi più approfondita hanno successivamente appurato che i rumori provenivano proprio da dentro la bara, come si il cadavere del Poeta vi si stesse muovendo forsennatamente. Poi non ho più scoperto com'è andata a finire ma questa cosa mi ha profondamente turbato. Oltretutto, per una "coincidenza" che non esiterei a definire sconcertante, ho poi saputo che pochi giorni prima lo stesso fenomeno si era verificato a Childwickbury, nell'Hertfordshire, nel giardino della villa di Kubrick dove è stato seppellito, per sua volontà, il grande regista. Quindi, in pratica, nello stesso periodo, i corpi ormai sepolti da decenni (ed in teoria decomposti) di due dei più grandi registi del Novecento hanno avuto degli inspiegabili sussulti, un po' come se si stessero rivoltando…davvero inquietante questa cosa… A questo punto personalmente andrei a dare un'occhiata anche ai loculi di Losey, Bunuel (chiedo scusa non sono capace di fare la tilde) e Bong Joon-ho…ah no scusate, l'ultimo è ancora in vita. E volendo anche a quello di quell'altro regista di cui adesso mi sfugge il nome…ma sì dai quello che aveva il vizio di fare sempre gli spiegoni finali nei suoi film per la paura che il pubblico fosse troppo scemo per capirli (fra l'altro trattavasi di pellicole di una semplicità di lettura imbarazzante)…quello là dai, com'è che si chiamava…va beh dai avete capito, poi se mi viene in mente lo scrivo nei commenti…
E' il classico film che fa discutere, girato con il gusto dello scandalo e l'esigenza di firmare la sequenza disturbante. Per quanto il tema di fondo non sia affatto originale poteva essere un piccolo capolavoro, anche perchè tutto il comparto tecnico oltre che le interpretazioni sono a livello d'eccellenza. Ma ho trovato poco genuina questa voglia di stupire e scioccare a tutti i costi, aggiungendo pepe non richiesto a situazioni che ne avrebbero fatto volentieri a meno. Ed infatti il rischio che il film passi più agli annali per ad esempio la scena in cui Keoghan balla nudo sulle note di "Murder on the dancefloor" rispetto alla portata drammatica del plot c'è tutto.
Molti individui quando entrano nei cosidetti cerchi magici vogliono rimanerci. Ed il protagonista di questo film ha tutto il look del loser contrapposto nettamente alla famiglia apparentemente perfetta di Saltburn, magione magnifica nella sua ostentata opulenza. Il giovane Oliver entra lentamente ma inesorabilmente nelle dinamiche dei singoli familiari, appartenenti a quello che può essere una classe parassitaria, ma allo stesso tempo non sono immuni da attacchi parassiti. Qui non siamo in territori pasoliniani (Salturn è un buon film, Teorema un capolavoro), perchè in Pasolini era l'assenza del ragazzo a determinare l'autodistruzione della famiglia borghese, mentre qui è la presenza calcolata e metodica a determinarne la sua caduta, come un cancro che penetra nel ventre molle familiare e ti divora dall'interno. Non ho gradito più di tanto il formato 4:3, forse dovuto ad una scelta più vintage ma francamente troppo di moda, come la tendenza ad essere ridondante, tuttavia il meccanismo funziona e l'atmosfera al vetriolo che aleggia nel film è tangibile. Indovinato il cast ed il finale potrà sembrare prevedibile, però lineare con quanto mostrato. Buon film, nulla da dire.
Fennel ci presenta un film ben sceneggiato e continua la sua "saga" piacevolmente quasi disturbante. a mio pare è uno di quei film di cui non dovete partire sapendo informazioni e scoprire mano mano lo snocciolare della trama rimarrete altamente più soddisfatti.
Partendo da un tema sicuramente non originale (anti-borghese) mette in luce sicuramente anche alcuni aspetti dell'invidia sociale, dell'ostentato desiderio di rivalsa in chiave però antivaloriale, a tratti morboso e disturbante. Al netto di quel paio di scene davvero "fastidiose" (che devono essere tali!) il film scorre via senza pause, con un crescendo quasi musicale fino al climax finale. Non capisco davvero chi si scandalizza.
L'altro giorno mi è capitato di dover pulire lo scarico della doccia. Ecco, diciamo che è uno degli ultimi posti in cui metterei la lingua. Quindi, non è tanto quello che beve Oliver, ma dove lo beve che fa un po' dubitare delle sue facoltà mentali. Stiamo comunque parlando di una falena che si insinua e pianifica la corrosione di una famiglia, portandola a termine in 14-15 anni. Perseverante e metodico, quantomeno. Attendiamo Keoghan in un ruolo meno pazzoide e non alle prese con spaghetti, cervidi e famiglie da molestare. Qualche dialogo interessante su font lapidari e tuffi nel Tamigi. Font araldici nei titoli di testa: no. Formato quadrato 1,33:1: no.
Mhmhmhm per me è un grosso no, Saltburn si fa erede delle classiche pellicole provocatorie, socioantropologiche e antiborghesi - qui addirittura arriverei a parlare di film antiaristocratico - non aggiungendo nulla ma soprattutto lo fa con una narrazione forzata e puerile, una originalità inesistente e una voglia di provocare fine a se stessa, ma andiamo per gradi.
Oliver è una giovane recluta di Oxford, un po' sfigatello, apparentemente senza un soldo, riuscito ad entrare lì grazie alla borsa di studio, che conosce l'affascinante, bello, ricco, popolare, donnaiolo Felix, discendente di una ricca famiglia. I due legano subito e complici delle difficoltà di natura familiare Felix inviterà il suo nuovo amico nell'enorme castello della sua famiglia per l'estate, da qui inizia la subdola scalata al potere di Oliver.
In buona parte del film, almeno per i primi due terzi, assistiamo ad una messa in scena provocatoria della vita aristocratica, fatta delle solite ipocrisie già portate su schermo, da una vita sfrenata basata sulle apparenza, una sfarzosità ridondante, una falsa umiltà e le conseguenti tare che ne derivano, come ad esempio si può vedere nel personaggio di Venetia, la problematica sorella di Felix, affetta da bulimia e ninfomane, due elementi che mostrano quanto possano essere presenti le influenze sull'apparenza e sullo status sessuale, come una ribellione alle pressioni subite.
Il film si dipana tra i contrasti tra i vari membri, specialmente quello tra Oliver e Farleigh, altro invitato e amico di Felix, in continua competizione con Oliver per assicurarsi di essere un beneamato dalla famiglia ed ottenere inviti e soldi - un po' qui viene mostrata, come in molti altri film sul tema, la sottomissione emotiva dei ceti più modesti nei confronti dell'aristocrazia allo scopo di ottenere qualcosa, il capitale viene messo ancora una volta in primo piano e come oggetto della brama - e le scene di festa che nella loro eccessività raggiungono momenti lisergici - è complice un uso ottimale della fotografia -, oltre ad una serie di sequenze ad alto tasso di indignazione che le ho trovate semplicemente ridondanti e messe lì tanto per far parlare del film, chi ha visto il film ha già capito che parlo della sequenza della vasca e quella della tomba, oltre che quella scena sessuale col mestruo, prendendo grossi spunti da Pasolini, che però lo faceva cinquanta anni prima, ma anche da Gaspar Noé, altro autore che infatti non amo per il suo provocare a vuoto.
Poi arriva l'ultima mezz'oretta, quella particolarmente thriller, che per me fa peggiorare parecchio il film, non che prima fosse eccelso eh, con quelle rivelazioni di questo piano che fanno acqua da tutte le parti, allo spettatore serve parecchia sospensione dell'incredulità per accettare che un erede di una famiglia così ricca muoia in circostanze del genere e non venga fatta nemmeno un'autopsia, come serve parecchio aiuto dal fato - per il protagonista - per far si che gli altri tre membri muoiano in così poco tempo, così casualmente, insomma una forzatura dietro l'altra in un finale che sembra quello tipico degli heist movie ma fatto male, almeno narrativamente.
D'altro canto, ho trovato Saltburn un film visivamente molto bello, con quella fotografia barocca che delizia lo spettatore, specialmente le scene notturne tra blu notte e verde petrolio, bellissima ad esempio la messa in scena del rapporto tra Oliver e Venetia, così come le scene diurne che in alcuni punti mi hanno ricordato i paesaggi di Turner. La regia pure è di alto livello, tra una composizione del quadro ricercatissima, dalla carica lisergica e una gestione degli attori molto valida - ad esempio il finalissimo, con quel lungo balletto di Oliver potrebbe essere tra le scene più belle del film - i quali mi sono sembrati tutti a loro agio e in discreta forma, la recitazione istrionica prevale sul formalismo tipico britannico, come fossero delle caricature di loro stessi, buone interpretazioni si, peccato anche qui l'originalità latiti.
Alla fine mi dispiace perché la confezione di Saltburn è validissima, è la sceneggiatura che manda tutto all'aria, tra il riciclo di tematiche in giro da oltre un secolo al cinema a delle provocazioni che francamente risultano ridondanti.
Film molto particolare che, per certi versi, può ricordare altre pellicole (il Teorema di Pasolini su tutti), ma ha una sua originalità. In un'epoca dominata dall'individualismo narcisista più esasperato, il protagonista non può che combattere una sua personale lotta di classe, ovviamente completamente egotistica. Tecnicamente ottimo e ben recitato. Sicuramente tra le migliori cose uscite nel 2023.
"Il Talento di Mr. Ripley va al college (con intermezzi da videoclip)". E' solo una dicitura, ma in parte riassume questo film, che inizia proprio con uno di questi momenti videoclippari, che vuole prendersi quel pubblico adorante di queste cose. Personalmente io questi mezzucci non li apprezzo, troppo facili. Quando si sposta nel villone della famiglia di Felix, iniziano i veri problemi. C'è un compiacimento generale che non si sposa affatto con una critica che non viene affatto centrata. Oltre alle scene che vorrebbero scandalizzare, ma già state realizzate precedentemente e meglio svariate volte, è la credibilità sia del contesto, sia delle cose che si susseguono, che non è praticamente mai associata a qualcosa di plausibile. La pellicola mette sicuramente curiosità, ma è tutto così superficiale da non lasciare nulla, certe immagini sono belle da vedere, ma suona tutto tremendamente falso. Barry Keoghan è bravo, ma è l'unica cosa buona del film. Mi soprende molto che "Saltburn" sia diventato un fenomeno così virale.
Tantissima forma e pochissima sostanza. Sembra un lungo videoclip che non finisce mai, si trascina a fatica alla fine. L'unica cosa che merita è l'interpretazione di Keoghan. Sicuramente è una brutta copia de "Il talento di Mr.Ripley" sovrastato da un ottima fotografia che camuffa il vuoto che pervade questo film.
Esteticamente e tecnicamente perfetto, dagli ambienti della tenuta/villa faraonica, alla fotografia alla cura dei particolari, passando per la musiche. Barry Keoghan bravissimo, come nel Sacrificio del Cervo Sacro, il suo personaggio è inquietante, disturbante/disturbato, estremamente furbo, manipolativo e sottilmente sopra le righe. Il voto è quasi tutto per questi aspetti. A differenza di una donna promettente che, ricordo, aveva un qualcosa di davvero insolito e innovativo, qui si mescloano un po' le carte di vari clichè. Complessivamente si segue con piacere nonostante le 2 ore, ma anche se non si intuiscono tutti i dettagli, l'idea generale di "dove va a parare" il film, diventa intuibile da un certo punto in poi.
Oliver con un sottile gioco di manipolazioni si accaparrerà tutto
Alcune situazioni e le scene, marcatamente e volutamente disturbanti, colpiscono, ma ormai, nel 2024, dove si è visto di tutto e di più, non lasciano il segno più di tanto.
Film stiloso e scritto piuttosto bene con una fotografia stupenda e recitazione molto buona da parte di tutti. Ha ovviamente qualche grave difetto, in primis nella sceneggiatura, che ricorda molto Il talento di Mr. Ripley, e anche nella scelta di inserire alcune scene disturbanti e disgustose messe lì non tanto per caratterizzare il protagonista ma più che altro per "scioccare" lo spettatore e far parlare del film. E' un funambolismo cinematografico di cui non sentivamo il bisogno a mio avviso. Barry Keoghan è un talento talmente cristallino non ha bisogno di questi mezzucci, di quelle tre scene (vasca, ciclo, tomba) per sembrare "strano" e ce lo ha ampiamente dimostrato sia ne Il Sacrifico Del Cervo Sacro che in Banshees of Inisherin
PS: Potrebbe vincere il premio per il colpo di scena più telefonato del 2023 (penso che un po' tutti sapevamo chi fosse il "responsabile", anzi io mi aspettavo un vero colpo di scena ed invece, nel finale, la regista ci ha dato sto strano montaggio riassuntivo come se fosse una sorta di rivelazione che, credo, non abbia stupito nessuno)
la scena della vasca o del "vampiro" o di lui che si masturba con la terra dove è sepolto Felix
, vuoi l'ottima interpretazione di Barry Keoghan già apprezzato nel "Il sacrificio del cervo sacro" vuoi per la maestosa e bellissima colonna sonora che accompagna ed enfatizza le scene del film con i suoi archi e violini( la musica di apertura del film sontuosa ricorda vagamente l'inno della Champions) , ma anche la fotografia , il taglio in 4:3 e l'ambientazione oxfordiana anni 80 (anche se è ambientata nel 2006) che ricorda un pò L'attimo Fuggente, tutto confezionato molto bene. Il tema è interessante ovvero la lotta di classe, l'ossessione per il potere, il sesso perverso. Punti deboli del film sicuramente il ritmo,sbilanciato a mio avviso : parte con la presentazione dei personaggi, rallenta quasi a fermarsi nella fase centrale per poi succede tutto insieme velocemente nel finale in un vortice di eventi che si sarebbe potuto gestire meglio e dare più spazio ed enfasi. Cmq un bel film, forse non originale nell'incipit dell'outsider che entra e si fa spazio in un mondo e in una cerchia sociale distante dalla sua, controverso sicuramente ma si lascia vedere! Scena finale memorabile
Talmente chiacchierato che per cercare di saperne il meno possibile sono arrivato alla visione del film senza neanche vedere il trailer. Mi sorprendono i tanti commenti negativi e non credevo potesse essere un prodotto cosi divisivo: io certe criticità non le avverto nemmeno da lontano. Ogni sequenza provocatoria (a quelle purtroppo non sono riuscito a sfuggire, vasca-bara e vampiri sono un trend-topic ormai) è funzionale a un racconto che non ha nemmeno bisogno di quella sorta di spigone finale tant'è chiaro nelle intenzioni. La Fennell ha girato un film derivativo? Assolutamente si, l'entrata "nel cerchio magico" è un tema abusatissimo. Ma lo fa con una forza allucinante, una messa in scena splendida, un cast sublime, un uso delle musiche e delle inquadrature perfetto e una non curanza nel mettere completamente alla berlina personaggi sopra le righe ma assolutamente mai (e sottolineo MAI) fuori fuoco.
Adoro questa regista, sicuramente "una donna promettente". E Saltburn è un film magnifico.
La messinscena del film da parte della regista è certamente di buonissima fattura...le location, la fotografia, la colonna sonora (che pezzi di storia anni 2000 ragazzi, persino "Loneliness" di Tomcraft nella sequenza del labirinto) e la direzione del cast sono lodevoli. Peccato che la sceneggiatura, oltre che derivativa, faccia acqua in più e più parti e sia alquanto improbabile quasi tutto ciò che vediamo. Inutile spingere l'acceleratore su morboso erotismo, a volte al limite dell'osceno, solo per far breccia sugli spettatori meno navigati...tra l'altro chiunque abbia visto un bel pò di pellicole di certo non sarà stupito dal plot twist di metà film o dal finale! Tuttavia tirando le somme il film mi è piaciuto, anche se non credo meriti tutto questo clamore che lo sta circondando, visto che mi ha appassionato durante la visione e che mi è più volte tornato alla mente il giorno seguente...ma non tanto per qualche ardita sequenza di cui ormai sono abituato ma per i concetti che porta con se! E poi bisogna dirlo...è un bel film, ben fatto, con una soundtrack come poche e recitato benissimo. Per il resto ha i suoi difetti e non lo si può osannare.
Pompatissimo film prime con un cast di eccezione, regia promettente, fotografia bellissima, colonna sonora ruffiana e una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti.
È proprio la atleta a non stare in piedi ed è un peccato perché con alcuni accorgimenti sarebbe potuto essere un buon film.
I punti acquisiti sono per la location, per la fotografia, persino i suoni, i costumi e i bravi interpreti... tuttavia resta una trama davvero insipida, per nulla appassionante, alla lunga noiosissima.
Un film che vorrebbe forse essere provocante e ambiguo ma che è uscito con parecchi anni di ritardo per potersi definire innovativo da questo punto di vista. Le storie di giovani ricchi sfondati che si dileggiano tra alcol e sesso (con tutti gli stereotipi del caso) ormai non scandalizzano più nessuno e anche i presunti, machiavellici, colpi di scena sono sufficientemente telefonati dal momento in cui ci viene mostrata la natura del protagonista. Senza ritornare a "Le Relazioni Pericolose", anche "Cruel Intentions" è un film molto migliore dal punto di vista della narrazione. Tuttavia "Saltburn" ha anche parecchie carte vincenti in mano: innanzitutto un cast che si rivela straordinario (Keoghan su tutti), ma anche una messa in scena sfarzosa, una fotografia barocca, una bellissima colonna sonora molto pop ed una sequenza finale che è già iconica.
Ovviamente il voto di Mauro qui sotto č completamente sballato e figlio dei suoi criteri filosofici: in realtŕ Saltburn č un grandissimo film, molto derivativo, č vero (piů dettagli in spoiler), ma aggiornato ai nostri giorni in modo intelligentissimo, pungente e ficcante.
E poi che bello finalmente vedere un film scritto cosě bene, con dialoghi brillanti che esaltano interpreti in stato di grazia: si sta parlando molto della straordinaria performance dell'ormai maturo Keoghan, ma anche Rosamund Pike č assolutamente strepitosa: praticamente ogni sua battuta č un capolavoro di scrittura.
Devo dire che non mi aveva convinto fino in fondo il primo film della Fennel, Una donna promettente, che ho trovato un po' buttato via soprattutto nel finale: con Saltburn invece sforna un grandissimo film e mostra al mondo di cosa sia veramente capace. Daccene ancora di film cosě, Emerald!
Il personaggio di Keoghan, che ha echi di Mr Ripley, mi č sembrato piů un angelo sterminatore 2.0: ed č impossibile non pensare a Bunuel nel vedere la feroce critica di questa classe ricca, superficiale, fatua ed annoiata. Il gusto per alcune inquadrature e per le tematiche sessuali trattate in modo cosě esplicito, poi, č chiaramente preso da Greenaway (ed in particolare da The Draughtsman's Contract).
Il tema dell'intruso che scompagina tutto č sempre figlio di Teorema (non di Parasite come ho letto in giro, che non c'entra invece niente), anche se le similitudini con Saltburn finiscono veramente qui.
Vomito Non siamo più al tempo del dittico "Come eravamo" (Pollack '73) e "C'eravamo tanto amati" (Scola '74), quando cominciarono i bilanci della ricostruzione postbellica e s'iniziò a comprendere quanto l'assunto "Il nemico del mio nemico è mio amico" fosse vacillante. Col trascorrere del tempo il divisivo tornò a prevalere su affinità e convergenze, sia fra gl'ex studenti pacifisti sia fra gl'ex partigiani. Almeno però agl'integrati (Redford, Gassman) venivano ancora contrapposti i cercatori d'un migliore paradigma civile e socioeconomico. Quest'ultimi non esistono più. È scomparso il senso di dignità (e "orgoglio", cit.) dell'antagonismo e ha prevalso il conformistico senso di vergognosa inferiorità in chi non gode degli stessi benefici dei privilegiati ormai eretti a modello ideale. Nuovi abominevoli film stanno indicando quest'ulteriore imbarbarimento, da "Parasite" a "Saltburn": la lotta di classe perversamente intesa come rivalsa o "revenge movie". Buñuel e Ferreri si rivoltano nella tomba. Enjoy.