staying alive regia di Sylvester Stallone USA 1983
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staying alive (1983)

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locandina del film STAYING ALIVE

Titolo Originale: STAYING ALIVE

RegiaSylvester Stallone

InterpretiJohn Travolta, Cynthia Rhodes, Finola Hughes, Steve Inwood, Sylvester Stallone

Durata: h 1.36
NazionalitàUSA 1983
Generemusical
Al cinema nel Luglio 1983

•  Altri film di Sylvester Stallone

Trama del film Staying alive

Tony Manero, ragazzo di periferia, si trasferisce a Manhattan sognando di fare del ballo la sua professione. Jackie, la sua fidanzata, lo introduce a Broadway, dove il ragazzo ha una storia con Laura, capricciosa prima ballerina. Le doti artistiche di Tony vengono notate ed egli è scritturato come primo ballerino. È l'inizio di un trionfo...

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 •  LA FEBBRE DEL SABATO SERA, 1977

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Voto Visitatori:   6,13 / 10 (20 voti)6,13Grafico
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Voti e commenti su Staying alive, 20 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Alpagueur  @  27/10/2020 10:53:08
   7½ / 10
Questo film, diretto da Sylvester Stallone, ha secondo me uno degli incipit più belli della storia del cinema (non solo tra i musical). La tecnica narrativa scelta è quella di raccontare, attraverso diversi stop motion e una base musicale stupenda ('Far from over' di Frank Stallone, che all'epoca spopolava molto), il provino di aspiranti ballerini, saltando tra i diversi stati d'animo di ciascuno, Le evoluzioni dei danzatori (spaccate a mezz'aria, giravolte a terra etc.) vengono 'congelate' ogni tanto da opportuni fermi immagine (a volte, sfocati, mediante la tecnica del 'panning', in modo da conservare comunque una certa dinamicità) che, oltre a permettere l'inserimento dei titoli di testa, enfatizzano l'armonia del balletto. Il tutto con dovizia di particolari e un sapiente uso di mezzi primi piani (cioè dal petto in su) e figure intere (niente primissimi piani). E così seguiamo per tutto il tempo le espressioni facciali del coreografo a seconda delle performance degli aspiranti ballerini, i suoi spostamenti sul palco (a volte sembra scocciato, altre fuma una sigaretta, altre ancora applaude forzatamente, altre sembra dispiaciuto quando congeda con una pacca sul collo una ragazza) le diverse reazioni dei ballerini stessi (mentre si riposano e guardano gli altri compagni ballare, uno prende una pastiglia non so di quale sostanza, un altro ancora guarda una ragazza che osserva a sua volta il balletto, un altro muove simpaticamente le braccia a ruota soddisfatto e contento, un altra è costretta ad andarsene perchè bocciata, altri vanno via con le borse, una ragazza e un razzo parlano fra loro disinteressati al balletto, alcuni provano le spaccate, un'altra ragazza si fa massaggiare i muscoli del collo...). Il tutto inframezzato da un paio di campi totali, nei quali l'ambiente (in questo caso il palco) è rappresentato interamente ma nel contempo le figure umane (ballerini) assumono grande rilevanza. Questo espediente narrativo (stop motion + base musicale) lo ricordo solo in un altro film ('Tentacoli', del 1977), anche li è stato sfruttato ad hoc per permettere allo spettatore di vivere gli stati d'animo di una moltitudine di persone durante un evento importante (la regata). Ovviamente la potenza espressiva/emotiva è direttamente proporzionale alla validità dell'impianto musicale...uno stop motion con una musica mediocre in sottofondo otterrebbe l'effetto opposto! (ridicolizzare il contesto) Ma ho notato che in entrambi i casi le musiche scelte sono meravigliose (S. Cipriani e F. Stallone), per questo gli stop motion hanno funzionato alla grande. Ad un certo punto mi sono domandato come avesse fatto uno come Sylvester Stallone a dirigere un musical così ben costruito, lui che di musica e danza non ci capisce una mazza, e sono andato a cercarmi i suoi collaboratori...ecco che allora è saltato fuori che lo scenografo era un certo Robert Boyle ('Gli uccelli' di Hitchcock, 'Il promontorio della paura' di Thompson etc.) , e ho capito tutto! Fantastica davvero questa opening scene. Parliamo ora di tutto il resto. Questo è sicuramente uno dei film più incompresi mai realizzati. È il sequel del famosissimo "La febbre del sabato sera" (alias "Saturday night fever" del 1978). Tuttavia, "Staying Alive" è spesso considerato un pasticcio rispetto al primo film e questo è molto ingiusto. Mi chiedo se i critici abbiano avuto qualcosa contro il film o lo stesso Stallone. Stallone si era affermato già come un regista molto capace con "Taverna Paradiso" (alias "Paradise Alley") nel 1978, "Rocky II" nel 1979 e "Rocky III" nel 1982. Ed anche qui penso che faccia un ottimo lavoro continuando la storia di Tony Manero (interpretato di nuovo da John Travolta). Se ami la danza, adorerai questo film. Stallone usa la sua macchina fotografica estremamente bene per catturare le sfumature della danza stessa. C'è una sequenza molto forte in cui Tony e la sua fidanzata si allenano per un musical di Broadway che dura poco più di una decina di minuti ed è semplicemente esilarante. Anche la trama è molto bella, la, l'ho preferita decisamente rispetto al film precedente. Tony ora è un istruttore di danza professionista a Manhattan che ha la possibilità di ottenere una parte nel nuovo musical di Broadway più scottante, intitolato "Satan's Alley". Tony si ritrova combattuto tra due donne (la fidanzata, discreta ballerina, e la prima della classe, una ballerina tanto brava esperta nelle performance quanto acida e snob nel carattere) e Stallone si fa molte domande difficili sulle relazioni affettive qui, che forse sarebbero più adatte ad altri generi cinematografici. Travolta è di nuovo sotto i riflettori qui come Tony Manero, un attore minore non avrebbe mai osato smontare il giocattolo, intaccare potenzialmente il successo ottenuto con "La febbre del sabato sera", ma Travolta si assume i rischi e col senno di poi posso dire tranquillamente ne è valsa la pena. La musica (Bee Gees e Frank Stallone) è eccellente e soddisfa lo scopo di questo musica. "Staying Alive" probabilmente non riceverà mai il riconoscimento che merita. Sento sinceramente che questo sia un film eccezionale e che meriti di molto meglio di quanto abbia ricevuto nel corso degli anni. "La febbre del sabato sera" ha lanciato John Travolta nello star system hollywoodiano (aveva appena 23 anni all'epoca, era capellone e disordinato, la sua pista da ballo era quella di una modesta discoteca), ma "Staying Alive" lo ha mitizzato…qui aveva 29 anni, appare decisamente più bello e prestante fisicamente (muscoli pronunciati sia nelle braccia che nelle gambe), il palcoscenico è molto più grande, famoso e suggestivo (l'immenso teatro di Broadway), le sue performance sono decisamente più difficili tecnicamente da eseguire. Il tutto appare piacevolmente amplificato dalle musiche di Vince DiCola, che accompagnano le varie evoluzioni artistiche sul palco nel corso del film (tranne quella iniziale, come già sottolineato), per la gioia degli occhi degli spettatori (e delle spettatrici soprattutto). Insomma, John Travolta al suo meglio!

5 risposte al commento
Ultima risposta 23/11/2020 19.59.54
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scantia  @  22/12/2010 04:44:09
   4 / 10
Stallone infettato dalla febbre del sabato sera è vittima del delirio tipico delle alte temperature e fornisce una versione del cult riveduta e corretta alla sua maniera. Via ogni implicazione sociale, via l'ambiguità del personaggio, via la drammaticità del finale ineluttabile, tutto ciarpame poco adatto all'edonismo mediocre di un autore che da lì a qualche anno ci regalerà perle cinematografiche del calibro di Cobra.
Il suo Tony Manero diventa il nuovo simbolo dell'american dream pertanto non può fallire, e il valore di questa melensa operazione di riscatto è perfettamente rappresentato dal balletto finale che lo lancerà presumibilmente nell'olimpo di Broadway, un concentrato della peggiore estetica kitsch made in 80's.
Insomma, il solito inno al culto dell'impegno maniacale per il raggiungimento dello scopo prefissato, su cui Stallone ha confezionato tutti gli insulsi Rocky, che in questo caso ha come unica conseguenza la distruzione di un'icona pop snaturata persino nella sua fisicità, con un Travolta pompato, sbrilluccicante e oleoso alla stregua del più squallido spogliarellista da 8 marzo.
Negativo e irritante come tutte le operazioni cinematografiche partorite dalla mente binaria di Stallone

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Ultima risposta 23/01/2015 19.41.02
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/07/2007 22:49:51
   5½ / 10
Tony Manero a Manhattan. sei anni dopo il classico di Badham, meno affine alle implicazioni sociali del "vecchio" film e decisamente postmoderno nell'edonismo sfrenato anche del rituale coreografico sulla scia di "fame!".
La cosa sorprendente è che tutto cerca vanamente di ricostruire i fasti del primo film, e il regista è nientemeno che Stallone, apparentemente quanto di più lontano da Broadway e affini si possa concepire.
Errore: forse Manero diventa una variazione glamour di Rocky.
Ne esce un film ridondante e tronfio, vero omaggio ai videoclip e quasi commovente nel tentativo di riabilitare i Bee Gees e altri gadgets caduti nell'oblio già allora, oppure un vettore per l'inconsistente Frank Stallone, fratello del regista e cantante imbarazzante. .
Eppure, nel trionfo kitsch di un'operazione che a volte sembrerebbe girata da Freddie Mercury in persone, tanto è enfatica e magniloquente, un paio di coreografie sono davvero da Antologia, soprattutto quella finale.
Un film-culto suo malgrado, girato con grande professionalità ma anche senza la giusta consapevolezza dei limiti

6 risposte al commento
Ultima risposta 02/08/2007 21.03.45
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  14/01/2007 11:01:41
   5 / 10
Seguito di 'Saturday night fever', risulta una inutile operazione commerciale, dalla fotografia scintillante e l'estetica da videoclip.
Il tentativo del rilancio di un Travolta iperpompato fallirà e il buon John dovrà aspettare qualche altro annetto, e mettere su un po' di pancetta, affinchè venga riconosciuto il suo talento di attore.

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Ultima risposta 26/07/2007 13.00.29
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