Il giovane sedicenne Liam è determinato ad avere una vita familiare normale quando la madre sarà uscita di prigione, sebbene tutte le difficoltà dovute alla sua giovane età e al duro ambiente sociale, Liam comincia a racimolare soldi per una casa...
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Ken Loach lancia uno sguardo spietato su un certo mondo periferico, marginalizzato in cui gli adolescenti si ritrovano a vivere. Dramma intenso e sconfortante.
E invece SWEET SIXTEEN è tra i migliori di Loach. Il disagio giovanile secondo Loach, giovani generazioni allo sbando che vengono risucchiati dalla malavita, dal male e finisce per pentirsene, ma questo non viene fatto vedere. Il finale poi è molto suggestivo sotto questo punto di vista. Consigliato
Bel filmetto. Carina la storia che tutto sommato intrattiene e interessa. Certo non è un filmone ,ha i suoi difetti però è abbastanza godibile. Sei e mezzo meritato.
Film notevole per realismo e sincerità nel descrivere le situazioni, descrive le situazioni nella maniera più cruda e disincantata possibile, da vedere (lo premierei solo per il fatto che i protagonisti non sono i soliti bellocci imbruttiti con il trucco ma ragazzi credibili)
Esempio di film che prima cura la verità poi lo spettacolo.
Geniale forma di naturalismo moderno che dice le cose senza retorica o abbellimenti estetici, mettendosi da un punto di vista oggettivo.
Sembra di essere tornati al Pasolini più naturalista che vedeva nella cinepresa uno strumento per certi aspetti superiore al libro perchè poteva essere testimone della realtà, dimostrando l'esistenza di ciò che scrutava.
E' un buon film di Loach, tra i suoi migliori che parla di un ragazzo, costretto dagli eventi e dalla disgraziata famiglia che si ritrova, a voler uscire dalla miseria seguendo però un percorso malavitoso e senza speranza. Abbastanza credibile il contesto e molto realista di Loach di guidare la cinepresa attraverso le disavventure del protagonista e la sua combriccola. Anche quiesta pellicola rimane incompleta, perchè non va mai troppo a fondo nella costruzione dei personaggi che rimangono sempre abbastanza abbozzati e mai approfonditi. Un altro bozzetto ambientato nei bassifondi inglesi.
questo film mi è piaciuto, non si tratta proprio della solita solfa sociale. Anzi è una catarsi attraverso il malessere che porterà però verso maggior malessere, un inno alla spregiudicata spontaneità giovanile, dove i buoni propositi si realizzano attraverso l'illegalità e la violenza. L'autodeterminazione di un adolescente, troppo forte per sottomettersi, ma troppo debole per vincere. Loach qui sicuramente si rivela meno "compagno" di altri suoi film
Elogio dell'invettiva sociale o definitiva conciliazione? Non saprei. Certo è che il cinema di Loach dimostra, esprime, racconta, ma la sua vena si è esaurita da anni. Un vero fan, uno che ha visto e amato opere come "family life" o "ladybird ladybird" puo' senz'altro fare a meno di "Sweet sixteen". I neofiti riteranno di avere a che fare con un'opera d'arte, visto il tema trattato, ma non è così. L'analisi di Loach è molto superficiale, a mio avviso, e in suo favore resta la descrizione della provincia scozzese, tra spaccio e povertà. Ma non basta. Se Loach era (è ancora?) l'erede del Free Cinema inglese, non puo' arrogarsi il diritto di "filmare una sceneggiatura scritta dagli attori" perchè il cinema-verità è un'altra cosa. E' facile infatti obiettare che questo Loach insolitamente corretto e neutrale non rientra nei suoi parametri, tantomeno la storia di Liam, che ha a che fare con una parola strana per un ragazzo, la sopravvivenza. Il corpo di Liam è sempre a un passo dalla distruzione, prende calci, pugni, lividi di ogni tipo, che individua nella sua precoce maturità la resa inarrestabile della famiglia a una vita migliore. Rispetto ai francesi Dardenne (puo' sembrare paradossale che un cinema che si opponga a Loach sia quello che fatalmente lo supera nell'interiorità psicologica prima che formale) il regista non prende posizione, anzi trovo deprimente l'aver trasformato il personaggio in una sorta di moderno Antoine (v. epilogo), ma guardacaso condizionando lo spettatore in un'identificazione "morale" con la malasorte. E' un manierismo conciliante, che spera di far riflettere sul senso di alienazione del protagonista e, insieme, sulla bontà d'animo che agisce invano in un contesto negativo, e la dissolve. Quando Liam arriva a compiere quello che molti di noi non speravano, è un'atto che costruisce il "clichè dei grandi sogni che portano a grandi incubi", un'alibi per provare solo un bisogno indegno di pietà. E' un bel cinema ma i tempi d'oro forse sono tramontati per sempre. Se poi la lezione di Truffaut è stata fraintesa (cfr. ancora Antoine e "I 400 colpi") non è colpa solo di Loach, ma forse anche nostra
Storia di un ragazzino scozzese ma che potrebbe essere la storia di tanti adolescenti che abitano le periferie e i sobborghi di molte cittadine.Loach ci regala una pellicola di disagio sociale e denuncia,analizza con pessismo il fatto che le speranze per un futuro migliore sono praticamente nulle se il futuro,impersonato in questo caso dal protagonista,non ha punti di riferimento o i pochi che ha sono pessimi esempi sociali,gente che non vorresti mai come tua vicina di casa,figurarsi come parenti o amici. Loach è bravo a farci capire lo smarrimento e la rabbia del protagonista, giustifica l’attitudine nel vivere la sua vita, che ha come obiettivo un futuro migliore da raggiungersi mediante la via piu’ semplice che ovviamente non è quella del sudore e del sacrificio ma quella del sotterfugio,dell’imbroglio e della criminalita’. Loach pero’ fa anche intuire che non tutto è perduto,anche se non è facile risalire la china se la societa’ ti volta sempre le spalle e ti tratta come l’ultima ruota del carro. Molto bravi gli attori,ottimo il protagonista Martin Compston
Un film crudo e amaro.Sinceramente ho apprezzato i film precedenti di ken loach dove c'era un riscatto del protagonista. In questo film c'è solo disperazione e amarezza
Bellissimo film! Credo sia uno dei migliori di Ken Loach, uno dei pochissimi rimasti ormai a fare film che siano capaci davvero di emozionare e scuotere le nostre coscienze! L'ho trovato + "amaro" del solito: normalmente i suoi film trasmettono comunque qualcosa di positivo, una voglia irrefrenabile di lottare contro le ingiustizie del mondo; in questo caso mi sembra che prevalga decisamente la tristezza, il dolore, l'impotenza di fronte a certe atrocità.