un uomo chiamato cavallo regia di Elliot Silverstein USA 1970
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un uomo chiamato cavallo (1970)

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locandina del film UN UOMO CHIAMATO CAVALLO

Titolo Originale: A MAN CALLED HORSE

RegiaElliot Silverstein

InterpretiRichard Harris, Judith Anderson, Jean Gascon, Manu Tupou, Corinna Tsopei

Durata: h 1.54
NazionalitàUSA 1970
Generewestern
Al cinema nel Settembre 1970

•  Altri film di Elliot Silverstein

Trama del film Un uomo chiamato cavallo

Una tribù di indiani Sioux cattura un aristocratico inglese. Trattato come un cavallo da soma all'inizio, dopo qualche tempo acquista una dignità umana, sino a divenire il capo della tribù e a sposare una donna indiana.

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Voto Visitatori:   7,92 / 10 (13 voti)7,92Grafico
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Voti e commenti su Un uomo chiamato cavallo, 13 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  15/07/2025 15:02:59
   8½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Per quanto mi riguarda questo è un western meraviglioso, uno dei grandi esponenti della corrente revisionista che in quel periodo stava sganciando alcuni dei suoi fiori all'occhiello, rivalutando totalmente la figura dei nativi americani rispetto alle pellicole della Hollywood classica, ed il lavoro di Silverstein in questo film è semplicemente encomiabile, tutto l'impegno messo per descrivere attentamente la tribù dei Sioux, trasponendo le loro usanze, lo stile di vita, le credenze, le gerarchie, le regole, ma ciò che apprezzo di più di quest'opera è l'approccio con cui tratta la tribù, senza particolari paternalismi, senza paraculate varie, lo stile grezzo e violento di "A man called horse" mette in mostra una tribù aderente ai principi base della natura, violenta per puro istinto di sopravvivenza, legata alle proprie tradizioni in maniera indissolubile, guerrafondaia, si, come anche l'uomo bianco, è un punto di vista super partes che non vuole scagionare tanto i nativi, quanto mostrarli con gli stessi difetti dell'uomo occidentale, ponendo tutti sulla stessa linea, ma non solo, ponendoli anche sulla linea del regno animale, non sono casuali le sequenze in cui si vede il coyote uccidere cruentemente il coniglio per mangiarlo, i Sioux vengono rappresentati nel loro puro stato brado, portando un discorso espandibile all'uomo stesso ed al contesto in cui si trova.

Tramite il punto di vista di John, giovane aristocratico inglese, particolarmente egocentrico ed arrogante, che durante una spedizione di caccia viene catturato dai Sioux dopo che hanno ammazzato i suoi compagni di viaggio, venendo portato al loro accampamento e diventando una sorta di schiavo, usato come animale da soma, mostrando inizialmente i Sioux sotto una lente particolarmente negativa, enfatizzata anche dall'altro prigioniero, che da anni si trova sotto le loro mani, che li descrive come selvaggi perfidi, ma col tempo le cose cambieranno, John si integrerà molto bene all'interno della tribù e addirittura inizierà a scalare le gerarchie, complici anche svariati gesti eroici per il bene della tribù, fino a diventare un membro di spicco ed avere una vera e propria vita secondo le usanze del popolo, una trasformazione del personaggio che influenza la sua visione e mette anche qualche pulce nell'orecchio allo spettatore, come nell'ammonimento di John all'altro prigioniero, quando lo rimprovera di aver vissuto nella tribù da anni e non aver compreso completamente nulla di loro, ecco diciamo che qui c'è qualche stoccata all'uomo che vede queste tribù da un punto di vista esterno e non comprendendole le etichetta negativamente, allo stesso tempo la narrazione mostra l'adattabilità dell'uomo stesso, ovviamente con una certa fatica, dato che passano anni prima che inizi ad integrarsi, ad uno stile di vita agli antipodi, passando dal cacciare per puro passatempo borghese al dover cacciare per sopravvivenza, sporcarsi le mani, mettendo in mostra una certa dicotomia tra il coraggio del mondo occidentale, spesso nascosto dietro armi e prestigio e quello del mondo indigeno, più atavico, legato alla forza e all'aggressività.

E lo stile è uno dei punti di forza del film, col suo andamento particolarmente aggressivo, una componente lisergica che ogni tanto fa capolino regalando splendide sequenze - vogliamo parlare delle danze tribali col montaggio che segue il ritmo dei tamburi? Ma anche le visioni di John in preda al dolore in quella splendida sequenza dell'iniziazione in cui viene appeso per il petto, momento cruentissimo - ma non mancano le grandi sequenze di combattimento in cui il regista non risparmia scene dall'estrema violenza, che come detto da molti possono ricordare il grande massacro che si vede in "Blue Soldier", tra l'altro dello stesso anno, componente spesso alternata con le splendide inquadrature dei paesaggi, campi larghi meravigliosamente fotografati che restituiscono anche quella dimensione contemplativa dell'uomo a contatto con la natura.

Film splendido nel suo passare così efficacemente un ritratto realistico dei nativi, lontano da buonismi e retorica, diretto e spietato e che porta a svariate riflessioni, bellissimo.

daniele64  @  29/01/2025 17:15:17
   8 / 10
Un baronetto inglese a caccia nel Far West viene catturato dai Sioux e ridotto a loro schiavo .... Un film giustamente famoso che si inserisce nel solco del cosiddetto western revisionista , in cui si rivalutavano le usanze e le ragioni dei pellirossa . Una pellicola avventurosa che è anche un vero e proprio trattato etnografico sulla cultura dei Lakota , tanto che è stato girato in gran parte nella loro lingua e senza sottotitoli . E mostra senza tante infiorettature anche gli aspetti meno apprezzabili delle abitudini indiane , con tribu sempre in guerra tra di loro per accaparrarsi le poche risorse disponibili e con usanze al limite della barbarie , come l' abbandono degli anziani rimasti senza parenti o l' automutilazione delle madri che perdevano i figli . Ma naturalmente la scena che più è rimasta negli occhi e nella memoria degli spettatori è quella della terribile " danza del sole " , girata davvero in maniera mirabile e realistica . Richard Harris dimostra tutto il suo carisma interpretando un ruolo assai difficile anche dal punto di vista fisico , mentre ascende la scala sociale Sioux partendo dal compito di animale da soma per arrivare a quello di capo guerriero . Intorno a lui invece c' è una vera e propria moria di tutti i personaggi di supporto , tra i quali si fanno apprezzare il meticcio francese ( Jean Gascon ) e la vecchia squaw ( Judith Anderson ) . Del tutto fuori luogo invece la sposa di Harris , interpretata dalla troppo bella Corinna Tsopei , ex Miss Universo greca ! Il regista è l' americano Elliot Silverstein, autore poco prolifico e molto incostante . Buona la colonna sonora molto tribale , opera di Leonard Rosenman e di grande impatto anche l' ottima fotografia del bravo Robert Hauser . Un film che è invecchiato bene e merita un bel 8- .

topsecret  @  24/12/2014 20:53:20
   7 / 10
Buon film interpretato in maniera apprezzabilissima da Richard Harris, una sorta di precursore della sindrome di Stoccolma, capace di rendersi gradevole e fluida nel ritmo e di saper instillare nel pubblico coinvolgimento ed interesse non disdegnando grandi dosi di drammaticità, senza essere però troppo enfatico.
Si segue bene e si fa apprezzare senza fatica.

clint 85  @  24/11/2014 00:13:15
   6 / 10
Storia che sicuramente rappresentò un' innovazione per l'epoca ma che ad oggi risulta tutto sommato semplice.
La fotografia è buona, i costumi non sono il massimo.
Il film dopo una prima parte abbastanza noiosa, si riscatta in parte nella seconda parte.
Personalmente non mi ha coinvolto abbastanza e pur riconoscendolo come un prodotto di discreta qualità non lo riguarderei.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/12/2014 00.46.11
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Neurotico  @  04/09/2014 14:00:32
   7 / 10
Un borioso aristocratico inglese con a seguito servi e scagnozzi arriva in america nel territorio dei Sioux, che uccidono la sua compagnia e lo prendono come prigioniero trattandolo come un animale da soma. Lui si ribella, viene accolto e trattato come un pellerossa e si innamora di una bellissima indiana. Il film ha un buon ritmo, sufficientemente crudo da destar più di un sussulto e coinvolge grazie ad un Harris che nonostante non goda della mia simpatia è bravo a tenere in piedi il film con la sua recitazione. Un uomo chiamato cavallo rientra nel filone dei film western che si mettono dalla parte delle popolazioni indigene d'america (ma ho preferito di gran lunga Piccolo Grande Uomo e Soldato Blu), criticando le gesta dell'uomo bianco invasore.



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1 risposta al commento
Ultima risposta 24/11/2014 00.18.24
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Manticora  @  17/02/2013 16:11:29
   8 / 10
Rimane un film che ha segnato la mia infanzia, con un Richard Harris in grande spolvero, in cui la trama è al servizio dei personaggi. Mi è sempre piaciuto il mostrare la societa dei Lakota, pellerossa delle pianure, il contesto culturaòe in cui si muovono, anche la crudelta, nei confronti del bianco prigioniero, trattato come un cavallo. La "scalata" sociale dell'uomo coincide con una presa di coscienza che lo portera ad apprezzare la tribù fino a quando non si integrerà completamente con loro. Ma giustamente le difficoltà non mancano, e quando

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Richard Harris e il resto del cast sono perfetti, ottime location, un classico del western proindiani.

THE_FEX84  @  26/02/2008 22:57:43
   8 / 10
Uno dei primi film western dalla parte degli indiani,qui descritti come un popolo meditativo e dalle ampie risorse umane.Con uno stile classico e quasi documentaristico,il film di Silverstein si distingue dalla media del genere per l'efficacia delle riprese degli squarci paesaggistici(visivamente affascinanti),per le scene di battaglia crude ma sostenute(almeno rispetto al film dalle simili tematiche"Soldato blu",che va famoso per l'eccidio sanguinolento subìto dagli indiani nel finale)e per una morale che invita al rispetto di questo indimenticabile popolo,che in qualche modo ha contribuito a fare grande la storia.Rimarrà epocale per la sequenza in cui il prigioniero inglese,per entrare a far parte della tribù,accetterà di sottoporsi a ogni tipo di tortura fisica(come quella in cui rimane appeso in aria con dei ganci che gli trapassano il corpo):un grande momento forte di un cinema che iniziava a farsi sempre più coraggioso.Uno dei più importanti e famosi ruoli di Harris(dotato di un grande autolesionismo),che grazie a questo film,divenne una celebrità.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  07/08/2007 21:05:44
   8 / 10
Primo di una lunga (ma nemmeno poi tanto...) serie, forma - insieme a "Il piccolo grande uomo" e al maestoso e più recente "Balla coi lupi" di Costner una perfetta Triade sulla Storia degli Indiani d'America, fuori dagli stereotipi e dall'enfatizzazione (razzista) hollywoodiana.
La sequenza dello sterminio ricorda in modo impressionante quella, ben più efferata, del fin troppo celebrato "Soldato blu" di Nielsen.
E Harris straordinario: non sarà stato l'attore più carismatico del mondo ma la sua performance è notevole.
Un film splendido che a distanza di decenni commuove e affascina, stimolando magari una ricerca sulla storia affascinante degli Indiani e sulle ragioni e i torti subìti nella loro storia

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  23/01/2007 17:41:15
   8 / 10
Un nobile inglese viene catturato da un gruppo di indiani della tribù dei Sioux che lo adibiscono a cavallo da lavoro per la madre del capo.
Mano a mano il testardo ed orgoglioso inglese si conquista il rispetto di tutti, diventa uno di loro, sposa una donna indiana e dimentica le sue origini.
E' un western senza eserciti, senza generali e Forti da difendere, non ci sono battaglie ma esplora la problematica indiana in un ottica più etnica.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/06/2014 16.41.38
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  22/03/2006 15:13:29
   9 / 10
per me questo film ha tutto ciò che manca al filmone di kostner: la compenetrazione nell'animo "indiano".

difficilmente riuscirò a dimenticare l'intensità emotiva del suo finale: un uomo che rinuncia ad ogni retaggio della propria cultura yankee per farsi carico di un fardello.
Un atto d'amore non verso una bella donna che ci porta ad accettare la propria cultura grazie all'affeto, ma un atto dovuto verso una dignità, un popolo e un destino.

peccato solo che oggi sia davvero inevitabile sorridere vedendo le facce da wasp mascherate dal fondotinta...

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/11/2013 18.04.49
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pastapasta2  @  17/01/2006 15:56:57
   8½ / 10
uno dei piu bei western della storia del cinema. lo definirei "NATURALE". è UN FILM SEMPLICEMENTE FAVOLOSO PUR NN AMANDO IL GENERE. come nn notare la somiglianza con ultimo mondo cannibale di deodato?

super zik  @  16/06/2005 23:40:27
   8 / 10
Un voto così basso solo perchè sono giovane: questo film dev'essere stato un gran film ai tempi in cui uscì, infatti mio padre mi ha obbligato a vederlo!!!
Anzi: in onore di mio padre alzo il voto facendo una media tra il suo voto (nove) e il mio (sette)... un bell'otto quindi!

Gruppo REDAZIONE maremare  @  04/12/2004 14:00:27
   9 / 10
Bel film, sarebbe piaciuto a Levy Strauss

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