venere in pelliccia regia di Roman Polanski Francia 2013
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venere in pelliccia (2013)

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locandina del film VENERE IN PELLICCIA

Titolo Originale: LA VÉNUS À LA FOURRURE

RegiaRoman Polanski

InterpretiEmmanuelle Seigner, Mathieu Amalric

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia 2013
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2013

•  Altri film di Roman Polanski

Trama del film Venere in pelliccia

Il drammaturgo Thomas ha intenzione di mettere in scena una rappresentazione ispirata a un testo di Sacher Masoch ma, dopo una lunga giornata di audizioni, non riesce a trovare l'attrice a cui affidare il ruolo della protagonista. Convinta di essere perfetta per la parte, Vanda,  una delle aspiranti protagoniste che con il suo essere volgare e cervellotica rappresenta tutto ciò che Thomas odia, gli si presenta a sorpresa e tenta di dimostrargli come nessun'altra sia adatta quanto lei. Durante il provino, Vanda dimostrerà di conoscere alla perfezione il testo dell'opera e l'attrazione che Thomas maturerà nei suoi confronti si tramuterà presto in ossessione.

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Voto Visitatori:   7,15 / 10 (56 voti)7,15Grafico
Miglior regista
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior regista
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Voti e commenti su Venere in pelliccia, 56 opinioni inserite

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Mauro@Lanari  @  18/07/2021 01:09:26
   2½ / 10
"Polański, chiacchiere in teatro. Un malizioso gioco a due, in tempo reale, che [...] alla lunga provoca diversi sbadigli" (Massimo Bertarelli). "La Vénus à la fourrure" è soffocato tra una "mise en abyme" metateatrale e la confessione autobiografica dell'alter-ego del regista e di sua moglie; latita del tanto sbandierato scambio di ruoli ("E il Signore onnipotente lo colpì e lo mise nelle mani di una Donna" [Giuditta 13, 15: https://www.biblegateway.com/passage/?search=Giuditta+13%3A15&version=CEI;] è l'unico rapporto di forza inscenato e filmato); mostra un perverso e ossessivo gioco della seduzione come gioco al massacro però dello spettatore, chiamato a essere la vera vittima masochistica della pellicola. "L'autoreferenzialità e la circolarità dei ragionamenti non cert'originali o nuovi tirat'in ballo dal film finiscono col non coinvolgere del tutto chi guarda, il quale viene utilizzato com'una sorta di pedina nel gioco di rimandi" (cit.). Peggio: Polański risolve l'argomento sul piano dialogico, mental'e intellettualistico peculiare d'una narrazione tardottocentesca (Leopold von Sacher-Masoch, "Venus im Pelz", 1870). Non l'aggiorna estendendolo né alla carne né alla carnalità da Velvet Underground, né in chiave ironica ("La dea dell'amore", "Mighty Aphrodite", di Woody Allen, 1995), né in chiave drammatica ("Occhi di serpente", "Snake Eyes", d'Abel Ferrara, 1993, con la "dea" Madònna). "Quest'adattamento ci regala l'arroganza sessuale d'un uomo che sta invecchiando e, francamente, non siamo sicuri che ce ne freghi qualcosa" (cit.).

Mauro Lanari

1 risposta al commento
Ultima risposta 19/09/2023 15.29.55
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Niko.g  @  01/09/2014 10:56:40
   7½ / 10
Masochismo.
Il termine fu coniato dallo psichiatra Richard von Krafft-Ebing durante l'osservazione dello squilibrato Leopold von Sacher-Masoch che, proprio come De Sade, era affetto da una patologia finita dritta dritta nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Polanski, scherzando e facendo sul serio, racconta con beffarda e pungente ironia le dinamiche innescate dal masochismo, giocando tra realtà e finzione con quello che è sì un dramma teatrale, ma allo stesso tempo una formidabile e grottesca commedia.
La sua regia non è mai statica, si muove dal palcoscenico al dietro le quinte, senza annoiare mai.
Ben lontano dalla volgarità e dalle perversioni oggi dilaganti nella subcultura malata del web, il film è tuttavia consigliabile solo a un pubblico maturo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/09/2014 11.50.14
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  21/11/2013 23:19:32
   6 / 10
Essere tra i più grandi registi viventi spinge questi ultimi a fine carriera a lanciarsi in sfide apparentemente impossibili.
Come Francis Ford Coppola ha trovato di stimolo il nuovo cinema indipendente, Polanski si è lanciato della più grande sfida per un regista di cinema: gli adattamenti teatrali.
Se ne "La morte e la fanciulla" riusciva a costruire un vero film riuscendo a far dimenticare l'origine teatrale della sceneggiatura, in "Carnage" e soprattutto in "Venere in pelliccia" questa impronta resta molto forte.
E' inutile girarci intorno il teatro in tv non funziona, così come non funziona qualsiasi tenativo di riproposizione in ambito cinematografico a meno che non ci sia un vero fuoriclasse dietro la macchina da presa come Polanski.
La sfida è stata vinta del tutto con Carnage, qui però si osa troppo, i personaggi passano da 4 a 2 e addirittura l'ambientazione è una sala teatrale quasi a volerci ricordare ogni secondo che il tutto è tratto da una pieace.

Si potrebbe parlare per ore sulla profondità del soggetto di questo film, sulle mille sfumature dei personaggi o sulle varie interpretazioni ma faremmo mere costatazioni.
Polanski come con Carnage, lavora su testi molto forti, di sicuro vicini alle sue tematiche ma di grande impatto e già abbondantemente collaudati a teatro appunto.
Il suo tentativo è divulgarli tramite lo strumento cinematografico, va detto che questa volta il gioco non riesce.

Il film è verboso ed eccessivamente lungo, in Carnage si limitava tutto a 75 minuti, qui si osa e si supera l'ora e mezza, inoltre si entra troppo nel simbolico e i personaggi restano distaccati sebbene divinamente interpretati.
C'è poco gioco di regia, in Carnage Polanski giocava molto con gli stacchi di camera provando e riuscendo a dare ritmo alla narrazione, qui si limita alla ripresa e ben pochi sono i guizzi.
Insomma "Venere in pelliccia" annoia, stanca ed è di difficile visione.

Emerge un Polanski che vuole battere se stesso e gioca sempre sul più difficile ma sembra anche che in questo adattamente non abbia messo la stessa attenzione e preoccupazione che aveva riposto in Carnage e i risultati sono evidenti.

FILM MOLTO DIFFICILE.

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Ultima risposta 22/11/2013 01.18.45
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  19/11/2013 12:55:30
   8 / 10
Dimostrazione di bravura (se mai ce ne fosse stato bisogno) di Polanski, che con soli due interpreti (ma un solo protagonista) riesce a scarnificare la mente di Thomas, mettendo in dubbio i suoi precetti morali e le sue certezze artistiche. In bilico fra Masoch e Shakespeare tutto ciò che poi ne emerge - alla grande - è il sempreverde inquilino del cinema psicanalitico. Chapeau.

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Ultima risposta 10/12/2013 12.50.24
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Larry Filmaiolo  @  18/11/2013 19:12:36
   7½ / 10
sono di parte. Polanski è il mio regista preferito.
Questo è soggettivo.
Ma Polanski è anche l'ultimo grande araldo del cinema Sensato Europeo. questo è comunque soggettivo, anche se mooooolto meno.
La Seigner è una gn.occa spaziale eccitante oltre ogni immaginazione, questo è più che oggettivo.
Questo film mi è piaciuto, non mi ha per nulla annoiato, mi ha stimolato sotto più punti di vista ma soprattutto ha favorito in me un dibattito interior/riflessivo sul sempiterno simbolismo dei sessi, il loro rapporto nella più atavica struttura e sulle relative morbosità. Finale con citazione euripidea, orgasmo bacchico, sfiora l'8.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/11/2015 13.20.19
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gringo80pt  @  18/11/2013 09:33:38
   2 / 10
A 2 giorni dalla visione ho ancora la nausea di un film che nei primi 10 minuti affascina per la grande recitazione teatrale, ma che immediatamente dopo appesantisce la visione fino allo sfinimento, che sfocia in una bella dormita: un film, 2 attori, 1 sola location non possono trasferire energia e godimento cinematografico.

In sala presenti 5 persone: 4/5 si sono arresi dopo 20-25 minuti, dormendo a più riprese in modo convinto. Io ho resistito per giustificare il prezzo del biglietto e per orientare al meglio lo spettatore, che leggerà questo commento: non fatevi fregare dalla media alta!

Andate a vedere "Questione di tempo".

COLLASSANTE

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/11/2013 12.30.09
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